Non è che il giudice convochi una gallina per deporre

Dopo un anno e mezzo che lavoro alla Sgranocchia&Sottrai è arrivato il momento di parlare di una persona con cui ho la sfortuna di condividere una parte del mio lavoro.

Per comodità narrativa lo chiamerò Magic English (e sarà chiaro tra poco il perché). Anche se, invero, ci sono altri diversi appellativi, poco onorifici, con cui sovente mi riferisco a lui.

Come sintetizzare un profilo descrittivo di Magic English? Diciamo che è la perfetta rappresentazione dell’immagine dell’italiano medio.

Ah, bravo! Fai tanto l’anticonformista, il progressista, il fanculoalmondoista su questo blog e poi te ne esci con banalità e stereotipi!

Persone della Corte, sia chiaro che io qui riporto dei fatti. Poi lascio ai posteri e ai poster attaccati al muro la sentenza. Alla fine della descrizione, vedremo se M.E. è degno di essere uno stereotipo.

1) Il suo inglese è degno della scuola di Renzi, che ha fatto appunto scuola – probabilmente spesso assente – sull’esprimersi nella lingua della Regina.

Una volta avevamo una riunione online io, lui e un collaboratore originario di un altro Paese. Quest’ultimo parla e comprende benissimo l’italiano, lingua in cui stavamo conversando fino a quando non arriva Magic English che comincia a parlare in inglese. Nulla di male, beninteso. Peccato che il suo inglese sia appunto degno del Senatore di Scandicci testé citato.

2) M.E. cerca sempre la scorciatoia, il sotterfugio, la strategia semplificativa; perché il problema è che la burocrazia, le regole, i lacci, rendono tutto più difficile. Nell’eterno dibattito su chi è nato prima, l’uovo o la gallina, io sono quello che pensa che burocrazia e lacci sono nati perché esistono quelli come lui da tenere sotto controllo, lui si sente invece quello che è costretto a diventare “creativo” a causa delle troppe regole.

3) Mentire sempre, anche di fronte l’evidenza. Oppure fingersi morti. M.E. sa che quando prendi una strada, devi seguirla fino in fondo pure se vai a sbattere.

Se io gli dico che il suo ufficio deve spendere un tot di caramelle proprie (cioè provenienti da risorse interne), lui mi dice che non è vero. Io insisto ma lui insiste ancor di più dicendo che non è vera questa cosa. Io gli giro un’email di un anno fa, diretta a lui, in cui c’è scritto che invece deve proprio spendere queste caramelle! Lui sparisce per giorni. Poi ricompare come se nulla fosse, dicendo che queste caramelle le trasforma (un’alchimista?), le sposta, le prende, le dà, eccetera. Supercazzole.

4) Una delle competenze fondamentali per essere come M.E. è quella di saper produrre fuffa e friggere aria. Poniamo che il nostro eroe – a questo punto del racconto ormai stiam parteggiando per lui – abbia l’incarico di occuparsi di un pollaio.

Questo pollaio lui non va mai a visionarlo. Il becchime delle galline? E chi se ne è mai preoccupato? Le galline saranno morte a questo punto, ammesso che esistano. Ebbene, a un certo momento però M.E. riuscirà a essere in grado di dichiarare che lui ha prodotto tot uova grazie a quel pollaio, con tanto di relazione sul processo di deposizione.


Certo, se le uova alla fine ci sono veramente, quale è il problema? A parte che prima dobbiam assicurarci di non far la frittata, ma poi al massimo se le farà dare da un pollaio vicino.


5) M.E. non ha bisogno di leggere istruzioni. Tanto poi alla fine tutto si sistema o lo sistema qualcuno per te.

6) M.E. ci resta male se poi qualcuno lo bacchetta, ma alla fine la colpa è sempre della burocrazia.

Ditemi, allora. Se non è così medio lui, chi è che è più medio di un medio simile?