Non è che siamo un popolo di santi, poeti e Google Maps

Oggi voglio scrivere di un tema troppo poco dibattuto ma che rappresenta a mio parere una grave minaccia per la nostra libertà. Passerò per visionario, complottista, complottario e visionista ma sento il dovere di parlare. Mi riferisco alla dittatura dei navigatori. Sì, avete capito bene. Svolta a sinistra. Prosegui dritto. Alla rotonda, prendi la terza uscita. A chi appartengono queste voci che ci danno degli ordini? Li avete mai visti in faccia? Ovviamente no, perché non hanno un volto.

SONO ARTIFICIALI.

Io sarò anche un ignorante rispetto ai cosiddetti “scienziati”, ma mia nonna mi aveva insegnato che le cose naturali sono le migliori. La scienza vuole per caso andare contro le nonne che hanno costruito questo Paese?

Soprattutto, chi è che paga questi navigatori? Noi no di certo, perché ormai grazie agli smartphone li utilizziamo gratis. È chiaro a tutti che nessuno dà mai niente per niente: se un prodotto è gratis, c’è sicuramente qualcos’altro dietro. Per me è molto probabile che siamo cavie di un esperimento. Sì, avete capito bene: siamo esperimenti di una cavia.

Chi produce i navigatori vuol renderci schiavo di essi. Quando non potremo più farne a meno – ed è vicino quel momento: vedo gente impostare la navigazione anche per percorrere 200 metri – saremo alla loro completa mercé. Potranno disporre di noi come credono. Un uomo privato del senso dell’orientamento è un uomo privato del senso dell’orientamento.

Vi è mai capitato di seguire il “percorso più veloce” consigliato da un navigatore e ritrovarvi su sterrati, mulattiere, canali di Venezia? Servono altre prove per confermare che si stanno prendendo gioco di noi?

Alcuni esempi che la “scienza ufficiale” non ci spiega

Se ancora quanto ho detto non è convincente, provate a leggere al contrario Maps. Sì, avete capito bene: si legge SPAM.

Spamming o spam è l’invio, talora massiccio e ripetuto, tramite operatore o con modalità automatizzate, di comunicazioni non richieste (via telefono, e-mail, fax, sms o mms), senza che il destinatario abbia ricevuto un’informativa sul trattamento dei dati personali o abbia prestato il consenso a ricevere messaggi. Negli ultimi tempi, lo spamming sta interessando anche il mondo dei social network e quello dei sistemi di messaggistica per
smartphone e tablet. Lo spammer – cioè colui che invia lo spam – utilizza riferimenti (e-mail, numeri telefonici, ecc.) per l’invio di messaggi promozionali spesso raccolti in modo non lecito o in maniera automatica via Internet (su gruppi Usenet, newsgroups, forum, ecc.), mediante speciali programmi (spambot, ecc.) o, più semplicemente, facendo invii massivi a caso ad indirizzi e-mail basati sull’uso di nomi comuni. Scopo dello spamming è veicolare messaggi pubblicitari, ma tale pratica è legata anche a veri e propri tentativi di truffa, come il phishing. In Italia l’invio di messaggi automatizzati a fini promozionali non desiderati è soggetto a sanzioni amministrative e penali.

Avete capito?
– Messaggi indesiderati: quante volte la voce del navigatore si dilunga in informazioni sulla toponomastica superflue?
– Automatizzati: la voce appunto del navigatore;
– Truffe: vuoi andare in un posto e poi ti incastri in un sottopassaggio (vedi immagine sopra).
Il tutto avviene alla luce del sole, tanto da metterci anche la firma con spam all’incontrario. Del resto diceva Edgar Allan Poe che «Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista». E lo dice Poe, non un pincopalla qualsiasi. E scusate se è Poe.

Se tutto ciò non vi avesse ancora convinto, vi siete mai chiesti cosa significhi la sigla GPS? Global Positioning System? Questo è quello che ci hanno sempre fatto credere. Forse non sapete che GPS sta anche per General Problem Solver (fonte), un programma per computer creato nel 1959 (in piena Guerra Fredda: coincidenza?) in grado di risolvere problemi complessi, prove logiche, financo risolvere gli scacchi. In parole povere: un sistema di intelligenza artificiale. Sì, avete capito bene: intelligenza artificiale. Sembrava molto promettente, poi a un certo punto non se ne è sentito più parlare. Casualmente, negli anni ’70 è venuto poi fuori il GPS (il global positioning ecc) che conosciamo noi. Altra coincidenza?

Intelligenza artificiale. Posizionamento. Segnali radio. Non basta tutto ciò a far scattare un senso di pericolo in tutti noi?

 Non facciamoci imporre la navigazione. Ribelliamoci.

Svegliatevi, gente!
Meditate, gente!
Fate attività fisica, gente!
Bevete tanta acqua e non uscite nelle ore più calde, gente!

Io ora smetto di scrivere prima che mi rintraccino col navigatore.

Non è che la lumaca sia fedifraga perché ti fa le corna

Un uomo savio mi ha raccontato un aneddoto riguardo certi suoi vicini di casa, che sul terrazzo avevano una capra.

Lo sbigottimento del resto del vicinato era notevole. È comprensibile: la capra non è animale di facile gestione. Anzi, la domesticazione e le origini di tale essere sono argomenti sconosciuti ai più. Ed è per questo che con la massima umiltà ho deciso di colmare un po’ di lacune in merito.

La capra nasce negli anni ’50 nei laboratori sovietici nel deserto del Nevada, in seguito a un esperimento finito male con dei vegetali e dei lupi. Dopo l’iniziale sconcerto per l’apparizione di questo nuovo animale, gli scienziati provarono a salvare capra e cavoli e quello che sembrava un atto di pietà segnò l’inizio dell’infestazione di capre nel mondo.

La capra, infatti, si diffuse rapidamente ai 4 angoli del mondo grazie al paziente 0 : lo Sgarbi.

Nemico giurato della capra è la panca, che uccide l’animale posizionandosi sopra di esso fino a provocarne la morte per schiacciamento. La capra, a sua volta, non fugge la panca ma tenta di soverchiarla stazionandovi sopra per esprimere il proprio potere. Questa eterna lotta e capovolgimento di dominazione tra panca e capra è un fenomeno che gli scienziati stanno tentando di studiare, per creare un motore ecologico a rotazione di capra come si vede nello schema qui sotto.

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La capra è entrata nella vita di molte persone anche nella sfera più intima. Difatti, la capra è una pratica sessuale molto diffusa. La particolarità è quella di svolgersi con un soggetto terzo rispetto al proprio partner, che nell’atto reciterà invece la parte, inconsapevole o meno, del capride, detto anche becco, detto anche cornuto, identificando l’animale con la sua specifica particolarità.

FINE PRIMA PARTE

Non è che al re amante della birra piaccia solo la Corona

Ogni tanto mi vesto anche io da turista e faccio cose turistiche.
Ieri sono andato a visitare il Parlamento ungherese, cosa che in più di un anno complessivo da quando mi trovo qui non avevo ancora fatto. E, citando DFW, è una cosa divertente che non farò mai più.

Il biglietto d’ingresso costa più o meno 7 euro, per mezz’ora di tour in cui vi verranno spiegate le cose che non si possono visitare perché non accessibili al pubblico.

L’acquisto può essere effettuato online o direttamente alla cassa (in questo caso solo per il giorno stesso), selezionando la visita guidata nella lingua desiderata.

All’inizio ero tentato di acquistare il biglietto per il tour in inglese, perché io son cittadino del XXI secolo, la generazione Erasmus, abbiamo imparato la lingua con Super Mario e i porno online, non perdiamo mai occasione di far pratica di lingua perché siamo sempre un passo avanti.

In realtà volevo acquistare il biglietto per la visita in inglese perché detesto i turisti italiani.

Detesto i turisti in generale, chiariamo, ma almeno per quelli stranieri posso evitare di prestare attenzione alle baggianate che dicono, disattivando il filtro linguistico.

Il Parlamento all’interno è suggestivo e la visita fornisce al visitatore dettagli statistici utili per una partecipazione a un quiz a premi.

Alcune pillole:

  • È alto 96 metri come la Basilica di Santo Stefano in centro
  • Le due ali sono simmetriche
  • L’edificio è il terzo più grande del mondo dopo quello del Parlamento di Buenos Aires e quello di Bucarest
  • Il soffitto della scalinata è decorato da 40 kg di oro zecchino
  • Per la sua costruzione sono stati utilizzati quasi totalmente materiali ungheresi
  • La sala a cupola in cui sono custoditi i simboli d’Ungheria (corona, scettro, spada e globo crucigero) sotto una teca è l’unico posto dove non è permesso scattare fotografie

Attendevo con ansia quanto ci sarebbe voluto prima che qualcuno del gruppo venisse redarguito per aver tentato di scattare una foto. Dopo due secondi dall’ingresso nella cupola, una ragazza è stata colta in flagrante.

Un gruppetto di perdigiorno di non più di 25 anni invece ne ha scattata una di nascosto perché “Col cazzo che torno a casa senza, l’ho scattata a (non sono riuscito a capire dove) mo vuoi vedere che qua non ci riesco”. Ho provato a immaginare che il gesto di questo giovane non fosse per sfida ai divieti. Magari ha una triste storia alle spalle, un padre prepotente che lo malmena: “Non ti ho mandato a fare il turista in giro per tornare a casa senza uno straccio di foto!”. Purtroppo la mia immaginazione peggiora sempre più, quindi per me il giovane resta una semplice testa di cazzo.

La croce in cima alla corona dal 17° secolo è inclinata e non è mai stata rimessa a posto. Secondo la guida “Gli scienziati non sono d’accordo sul perché”. Non è chiaro il perché di cosa, il perché sia inclinata o il perché non sia stata rimessa a posto.

Comunque è inclinata perché è caduta a terra. Sappiatelo ma non ditelo alle guide.

L’Emiciclo che viene mostrato ai turisti non è più utilizzato, dato che l’Ungheria ha un sistema monocamerale dal 1944. È osservabile da un balconcino, punto in cui ho scattato questa pessima foto, aggravata dal fatto che lo smartofono con una risoluzione migliore l’avevo dimenticato a casa:

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È vuoto perché sono andati tutti a ka$aaaaaaaaaa1!1!!!!11!!

Alla fine della visita il gruppo ha fatto un applauso alla guida. Calatomi nell’atmosfera, ho applaudito anche io complimentandomi per l’ottimo atterraggio.

Non è che il barbiere cammini radente ai muri

Un’altra esperienza che non avevo ancora provato qui a Budapest, dopo quella di farmi mettere un dito nel sedere da un medico ungherese (vedasi post sull’esperienza), era quella di farmi tagliare i capelli.

Dopo 17 anni di fedeltà assoluta al mio barbiere di fiducia, ieri l’ho tradito. Sono andato nel salone di questa popolare catena ungherese denominata Barber Shop.


Adesso temo il momento in cui mi ritroverò a passare da lui. Pur dopo mesi e varie ricrescite, mi troverà comunque addosso l’odore di altre forbici.


Un cartello sulla porta vieta l’ingresso alle donne. All’interno c’era un tale che suonava la chitarra. L’arredamento è anni ’40 e i “tosatori” all’opera sembrano commessi di H&M. Il proprietario mi ha accolto chiedendomi se volessi qualcosa da bere. Al mio tentennamento, lui ha chiesto Beer? ammiccando col sopracciglio e ho pensato ci stesse provando con me.

Ho mostrato al tosatore una foto del mio taglio tipico, ma il risultato alla fine non è stato proprio somigliante. Sono uscito fuori che non mi riconoscevo più. L’acconciatura era vagamente hitleriana.

In tema di cambi di identità, in settimana ho letto un articolo interessante su Il Post, mia lettura da toilette preferita.

Secondo tale articolo, due sono le preoccupazioni comuni a quasi tutte le persone: la paura di non voler abbastanza bene ai propri cari e la cosiddetta “sindrome dell’impostore”. Quest’ultima rappresenta la condizione di chi si sente arrivato sin dove è giunto solo per caso, per fortuna, perché gli altri non si sono accorti della sua incapacità.

È tutta la vita che convivo con questa sensazione. A scuola, all’università, al lavoro, nelle relazioni. Mi convinco che le cose siano andate o stiano andando bene soltanto perché sono riuscito a ingannare gli altri.

Finché ho cominciato ad avvertire che qualcosa in me stesse cambiando.

Mi sono reso conto che ci stiamo addentrando sempre più nell’era dei “laureati all’università della vita”, degli scienziati da Wikipedia, dei tuttologi di ‘stocazzo.


La volgarità dell’ultima espressione è in maniera pervasiva sovrastata dalla sua portata icastica.


Le persone sono sempre più propense ad addentrarsi in dissertazioni tecniche senza alcuna base cognitiva comprovata. Se parli a qualcuno di un disturbo alimentare, questo, con sicumera, ti dirà che “Dovresti provare la dieta paleolitica o quella del gruppo sanguigno o quella dei peli del culo”.

Allora la mia presunta impostura, lungi dall’essere una debolezza o una condizione socialmente invalidante, può rivelarsi un punto di forza. Ho deciso di lavorare per essere un grande ignorante sapiente, un performer di ruoli. Un po’ come Frank William Abagnale Jr..


Quello del romanzo Prova a prendermi, che ha poi ispirato il film con DiCaprio.


Questo post potrebbe essere tutta una menzogna.