Avevo raccontato dei miei tentativi di approccio alla stampante della sede. Ieri ho fatto una scoperta. Se volessi stampare un’intera collezione di numeri di Playboy in alta risoluzione, scaricati sul pc, non ci sarebbero problemi.
Se invece volessi fare una scansione di un documento avrei bisogno di un badge speciale con un permesso speciale che si ottiene con una richiesta. Immagino speciale anch’essa.
Non mi spiego la ritrosia di una collega a sbloccarmi la stampante col suo badge: «No non vorrei che poi si chiedessero perché Clarabella Cavezza ha visionato questi documenti». Una scansione di una fattura per aghi e provette inviata alla mia mail. Sì, qualcuno indagherà di certo su questo che sembra il tuo collegamento con dei loschi affari che sto gestendo.
Non mi spiego tutto ciò se non col fatto che qualcosa di increscioso deve essere successo. Secondo me qualcuno dev’essersi fotocopiato le chiappe e quando il megadirettore o qualche alto papavero (si sa che i papaveri son alti alti alti) è passato in visita si è trovato il corridoio tappezzato di culi. Sarà sicuramente andata così.
Che poi, magari poteva essere un contributo alla ricerca. Sull’importanza del culo. Non vorrei sembrare monotematico, visto che l’altra volta parlavo di quello di Scarlett Johansson; questa volta rassicuro non c’è niente di libidinoso o di pecoreccio di cui parlare. Più che altro, mi soffermerei sulle importanti funzioni che svolge.
Ad esempio, come ci siederemmo senza culo? Come atterreremmo quando cadiamo o scivoliamo? E, soprattutto, come farebbero alcune persone ad avere una faccia, senza un culo che ne dia le fattezze?
Penso ad esempio ai buoni samaritani. Quelli che ti avvicinano col proposito di darti buoni consigli (sentendosi come Gesù nel Tempio, cantava il cantore), in maniera alquanto impicciona e invadente su cose private tue o della tua famiglia, precisando però che
– È solo un consiglio
– Lo dico per te
– È solo così per parlare
Il più delle volte si tratta di persone che conosci appena o che forse non conosci affatto. Ma loro conoscono te e tutti quelli come te che a loro dire vanno educati, guidati, consigliati, ravanati nelle parti intime con un Moulinex fatto di buoni propositi.
In genere poi si tratta di persone che questi suggerimenti li forniscono in maniera abbastanza passivo-aggressiva, che non tollerano che, al contrario, qualcuno si intrometta nella loro vita e che, in certi casi, non sarebbero manco un modello di buoni sentimenti.
Pensate allora se non esistesse il culo come faremmo a riconoscerli in faccia!
Ho scelto una camicia con una trama particolare, una trama avvincente anche se si perde un po’ nel finale.
Mentre la abbottono scorrono i titoli di testa di un film in tv. Poi appare il culo di Scarlett Johansson, distesa sul letto, in mutande rosa semitrasparenti.
Le miei inquietudini sono come quel culo. Le tengo coperte, ma traspaiono.
Vorrei avere la spontaneità di quelli che liberano i propri guai come fosse togliersi un paio di mutande.
Un conoscente stasera arriva, saluta, ordina da bere, commenta qualcosa su un incontro del campionato di calcio in corso al momento, poi fa “Domani esco con una. Dopo due mesi, mi sono deciso, devo riprendermi, sono stato troppo male adesso dovevo fare qualcosa dovevo darmi una mossa e ripartire”.
Ecco, così si fa. Ci si denuda senza fronzoli.
Non come il culo di Scarlett Johansson che è lì, è presente, è vivo sullo schermo mentre scorre il film, ma non si mette allo scoperto.
Ma io lo preferisco così. Perché io sono come quel culo. Anche se mi vedi, non mi coglierai a nudo.
Ho impiegato un mese solo per raccontare che avevo un nuovo lavoro. Per dire. Ho i miei tempi per mettermi a nudo.
Nel frattempo, resto statico come un fermo immagine mentale. Come quello di Scarlett Johansson sul letto che continuo a figurarmi.
Tra i consigli sulle cose da fare in questo periodo oggi voglio parlare di cinema.
Ho selezionato una lista di film che sono perfettamente a tema, ma l’elenco è aperto a consigli e suggerimenti.
La finestra sul Covid
James Stewart è un fotografo che dal suo appartamento spia le persone del condominio di fronte che escono di casa. È convinto che alcuni di loro stiano uscendo senza certificazione o senza motivo valido ed è certo di coglierli sul fatto. Non è dello stesso avviso la sua fidanzata, interpretata da Grace Kelly. Ma presto dovrà anche lei convincersi che c’è qualcosa di strano…la gente esce troppo spesso…
Un grande thriller firmato Alfred Hitchcok.
La leggenda del podista sull’oceano
Tim Roth è Novecento, un amante del jogging confinato su una nave da crociera, che impiega il tempo correndo su e giù per il ponte.
Memorabile il celebre monologo del film:
– Nonno, non te lo sei mai chiesto perché le persone vanno a correre?
– No, veramente
– A me m’ha sempre colpito tutta questa faccenda dei runner.
– Ma che cazzo c’entra il runner?
– C’entra…perché a Novecento quella famosa notte andò come va per i runner. Stanno su dentro casa per anni e poi senza che accada nulla ma nulla dico… RUN!
L’impero starnutisce ancora
Camminatori intenti a sanificare
A mio avviso il miglior film della Trilogia originale di Guerre Stellari. A differenza delle atmosfere della prima pellicola, qui è tutto molto più oscuro e tragico. Il malvagio Darth Vader, ossessionato dalla paura del contagio, invia sul pianeta dei ribelli i Camminatori per sanificare le strade. Fa ibernare Ian Solo in un blocco di grafite per tenerlo in isolamento. Al termine di un duello con le spade laser, mozzerà la mano a Luke temendola contaminata.
Lost in isolation
Bob (Bill Murray) è un attore fallito che si trova a Tokyo per girare uno spot. Charlotte (Scarlett Johansson) è al seguito del marito, fotografo. Si ritrovano a passare la quarantena rinchiusi nello stesso albergo. Del film non ricordo altro perché la mia concentrazione resta fissa sull’inquadratura del fondoschiena di S.J. in mutande rosa trasparenti, in apertura del film.
Trainspotting
Diretto da Danny Boyle, è la storia di un gruppo di ragazzi con una dipendenza da running – sono infatti dei runnoinomani – nella Scozia in quarantena. Famosissima la scena iniziale in cui Mark Renton (interpretato da Ewan McGregor) corre nonostante il divieto.
Citazione cult: Chi ha bisogno di ragioni quando ha il jogging?
C’è pasta per te
Tom Hanks va al supermercato e trova solo penne lisce. Quindi inizia a fare la spesa online e si innamora dell’assistente virtuale sul sito, interpretata da Meg Ryan.
I decreti di Brokeback Mountain
Due cowboy vengono ingaggiati per condurre un gregge – in cerca della famosa immunità del gregge – nella località di Brokeback Mountain e si ritrovano in isolamento per decreto presidenziale. La vicinanza fa scoprire ai due un’attrazione reciproca, ma finito il periodo di quarantena si separano e si trovano a perdere i contatti a causa di un nuovo decreto che proibisce gli spostamenti.
Incontri ravvicinati (ma a un metro di distanza) del terzo tipo Dopo Lo squalo, Steven Spielberg inizia il filone fantascienza (qualche anno dopo girerà ET), raccontando la storia di un contatto tra una civiltà extraterrestre e l’umanità, con il massimo rispetto però della distanza di sicurezza.
Salò o le 120 giornate di quarantena
Il testamento artistico di Pier Paolo Pasolini. La trama: il Duca (il potere), il Vescovo (la Chiesa), il Presidente della Corte d’Appello (potere giudiziario) e il Presidente della Banca Centrale (potere economico), rinchiudono un gruppo di giovani in una villa e, per ingannare il tempo in attesa della fine della quarantena, organizzano dei flash mob e dei giochi di gruppo in diretta Instagram.
Roma città chiusa
Un capolavoro del neorealismo. Una straordinaria Anna Magnani. La struggente sequenza della sua corsa per strada senza autocertificazione e l’esercito inviato a pattugliare le strade che la falcia a mitragliate. Che altro dire?
È da molto che non vado al cinema. In verità cose che mi interessino non ce ne sono molte: negli anni sono diventato più selettivo (e anche schizzinoso, a dir il vero). Pagare un biglietto per vedere dei mappazzoni non è che mi stimoli molto.
Tra gli ultimi film che ho visto al cinema c’è stato Ghost In The Shell, in Ungheria. Lì non ho resistito: era per l’ammirazione che ho verso l’opera originale, un capolavoro dell’animazione nipponica.
Il film non era un granché: visivamente molto accattivante, con parecchie strizzate d’occhio all’opera originale, perdeva però un po’ quel che era il sostrato filosofico che c’è nell’anime. Sono dell’idea che certe cose debbano rimanere confinate nella nicchia per nerdoni e non possano essere trasposte pena delle perdite rilevanti nella conversione per il grande pubblico.
Inoltre avevo notato una certa monotematicità delle inquadrature: ogni tre scene una ripresa di spalle sul culo di Scarlett Johansson. Non sono un ipocrita, ammetto che il fondoschiena di SJ abbia una sua forma (artistica) e sappia bucare lo schermo con prepotenza.
Un po’ deluso comunque dal panorama cinematografico attuale, ho deciso di buttar giù qualche idea per pellicole che possano portare una ventata di freschezza nel mondo hollywoodiano e non solo.
SCI-FI
Terminator 6 – La rivolta ottuagenaria
Dato che sembra impossibile far fuori Sarah Connor, le macchine scelgono un’altra strada per impedire a John Connor di dar vita alla resistenza. Si sostituiscono agli anziani con lo scopo di ostacolare JC e fargli perdere tempo bloccandolo sul pianerottolo, alla posta, al supermercato, in qualsiasi luogo, con discorsi soporiferi sui nipoti, sui tempi della Guerra, sulla prostata e l’incontinenza urinaria. Arnold Schwarzenegger, nei panni di un cyborg novantenne, riuscirà a bloccare le gerontomacchine con un inganno, invitandole a seguire un cantiere della Metro C di Roma, ignare del fatto che non sarà mai completato.
SCIENCE FANTASY
Ma chi vi si incula: a Star Wars Story
Altro spin-off di Star Wars, che narra storie parallele (oppure prequel) della saga originaria. In Ma chi vi si incula scopriremo in modo più approfondito personaggi marginalizzati nelle precedenti trilogie: come era da adolescente l’Ammiraglio Ackbar? Lo pigliavano per il culo per la sua pronuncia? Come hanno messo su una band gli alieni jazzisti della Cantina a Mos Eisley? Gli Ewok hanno le pulci? Questo e altro nel nuovo capitolo spin-off della Saga.
Un gruppo di Ewok impagliati per il divertimento di George Lucas
EROS
50 sfumature di arcobaleno
Martina è una studentessa fuori sede iscritta al DAMS fuori corso dal 2004. È una ragazza normale, ogni anno bisestile un esame, ogni semestre uno shampoo, ogni sabato sera che termina abbracciata alla tazza a vomitare il duodeno.
Un giorno dimentica di usare l’acchiappacolore Grey e l’intero suo bucato diventa un quadro di Pollock. Abbigliata come un clown scolorito, attirerà le attenzioni e le avance di un suo coetaneo, feticista dei capi sbiaditi. Solo che Martina è asessuale perché ha letto su GQ che è il nuovo must dell’estate 2017, quindi non se ne fa niente.
PAOLO SORRENTINO
Le conseguenze dell’odore
Toni Servillo è Giangi, un esteta edonista annusatore di intimo di belle donne star del cinema. Mentre un giorno passeggia tra le vie di Taormina – pausa con ripresa a 360 gradi del tramonto sul mare – declamando poesie di Archiloco, incontra Marianunzia, ammaestratrice di giraffe – pausa con piano sequenza sulla giraffa che va a brucare da un albero centenario – che sogna una carriera cinematografica.
Giangi ne è estasiato o forse è l’effetto della coca che lei spaccia per mantenersi. A questo punto pensa che il non plus ultra sarebbe poter annusare le mutande di una star prima che diventi star.
Una sera dopo una cena elegante – pausa per ripresa panoramica sulla cucina del ristorante con dissolvenza sulla frittura di calamari – lei si immerge in una fontana come Anita Ekberg in La dolce vita. Le scene diventano in bianco e nero in modo gratuito. Dopo essersi fatta il bagno, lei si sfila le mutande e le offre a Giangi, che, dopo una pausa di riflessione di un quarto d’ora, esclamerà
“Eh no, mò le hai lavate, non sanno più di un cazzo”.
ANIME
L’Attacco dei Gitanti
Un tranquillo borgo di origine medioevale dove il tempo pare essersi fermato, una vecchina taglia la droga ogni giorno come si faceva un tempo, un artigiano fabbrica bong di ceramica, un bar serve Amaro del Capo per colazione. La calma e la pace vengono improvvisamente turbate dall’arrivo di un’orda affamata: i Gitanti.
Centinaia di Gitanti trasportati da torpedoni prendono d’assalto il borgo, schiamazzano, scattano foto, scattano foto schiamazzando, fanno il pediluvio nelle fontane. Solo un giovane potrà porre rimedio, un abitante del borgo che si scopre essere stato anche lui un Gitante, quella volta che partecipò a un campo estivo in colonia marittima con gita organizzata alle rovine di una città, che prima non erano rovine ma si sa come sono i ragazzini.
Un Gitante tedesco che si è scordato di mettere la crema solare prova a portarsi via una pietra del muro di cinta come souvenir
FILM INDIPENDENTI
(un titolo a caso che non c’entra nulla col film)
Un adolescente che ha perso i propri genitori al poker.
Una ragazza affetta da una rara malattia genetica che la porta a credersi Vittorio Sgarbi ogni volta che osserva un quadro.
Due città diverse.
I due non si incontrano mai perché ovviamente non si conoscono e il film potrebbe finire qua. Invece va avanti per un’ora e mezza con inquadrature con filtro vintage Instagram mentre viaggiano in autobus con la testa appoggiata al finestrino lercio accompagnati dalla allegra colonna sonora scritta da Thom Yorke.
(un altro titolo a caso che non c’entra nulla ma fa molto indie)
Una quattordicenne che scrive poesie sui rotoli di carta igienica e che è muta da quando i genitori si sono separati – erano gemelli siamesi – vive con lo zio trentenne, musicista negli Afflato Anale, una garage-band che sogna di sfondare e dai garage passare ai parcheggi delle pompe di benzina.
Lo zio all’improvviso muore per overdose di Coccoina e al funerale la ragazzina a un certo punto sembra aprir bocca per dir qualcosa ma in quel momento parte These Days di Nico con dissolvenza finale sui titoli di coda e non si saprà mai se avrà parlato o no.
La pellicola non verrà mai distribuita perché nel mezzo c’è una scena senza senso in cui lei e lo zio fanno il bagno nella vasca insieme. Tutto ciò – compreso il fatto che non l’abbia visto nessuno se non al massimo piratato – lo renderà un capolavoro del cinema non mainstream.
Non parlo quasi mai di politica qui, anche perché, a prescindere di come la pensano gli altri, a prescindere non mi piace sapere come la pensano gli altri.
Ci sono però delle volte alcune cose che mi offrono spunti di riflessione.
Un politico italiano, ad esempio, ha scritto questo su facebook:
La cosa mi ha fatto parecchio riflettere. E ho riflettuto su tutte le cose che mi fanno parecchio riflettere e così le ho messe in una lista perché non si sa mai se qualcun altro potrebbe parecchio riflettere sulle mie riflessioni.
10. Bruxelles/Strasburgo: nelle stesse città il Parlamento Europeo e politici italiani che ricevono lo stipendio pur non presenziando mai. La cosa fa parecchio riflettere.
9. Norvegia: nello stesso Paese il primato nella produzione di salmone d’allevamento e il killer di Oslo. La cosa fa parecchio riflettere.
8. Groenlandia: nello stesso Paese gli inuit e un alto tasso di suicidi. La cosa fa parecchio riflettere.
7. Toscana: nella stessa Regione i natali di Dante Alighieri e del Mostro di Firenze. La cosa fa parecchio riflettere.
6. Perugia: nella stessa città l’Eurochocolate e Amanda Knox&Raffaele Sollecito. La cosa fa parecchio riflettere.
5. 1985: nello stesso anno sono nato io e una clamorosa ondata di gelo ha travolto l’Italia. La cosa fa parecchio riflettere.
4. USA: nello stesso Paese Scarlett Johansson e l’incontrollata diffusione di armi. La cosa fa parecchio riflettere.
3. Estremo Oriente: nella stessa area geografica il sushi e un tizio con un taglio di capelli orribile che gioca con razzi di cartapesta. La cosa fa parecchio riflettere.
2. Uretra maschile: nello stesso condotto il passaggio dell’urina e dei cromosomi trasmessi ai figli. La cosa fa parecchio riflettere.
1. Internet: nella stessa rete la presenza di vastissime fonti di informazione e la presenza di tanti minchioni. La cosa fa parecchio riflettere.
Potrebbe andare avanti a piacimento ripartendo da capo, ma mi fermo qui. La cosa fa parecchio riflettere.
Non guardo molto la televisione, anche perché è sempre uguale.
Forse dovrei accenderla, qualche volta.
L’altro giorno però ho visto in tv una cosa che mi ha sorpreso: la pubblicità di un dentifricio per soli uomini.
Dopo un iniziale stupore, un sopracciglio inarcato e una grattata a una chiappa, ho realizzato che fosse una grande idea.
Ho capito finalmente perché al mattino si incontrano uomini con l’alito che falcia teste: si vergognavano a utilizzare un dentifricio normale, loro erano maschi e necessitavano di un prodotto adatto alle loro esigenze.
La confezione, pardon, volevo dire il packaging, ha un design moderno e accattivante: nera con inserti blu elettrico. È elegante e soprattutto maschile: si può portare finalmente il dentifricio con sé, al lavoro, in palestra, ovunque, sfoderandolo con orgoglio.
Era ora di basta! con quelle confezioni bianche e verdino, bianche e rosato, bianco e azzurrino sbiadito che devono aver causato degli imbarazzi all’orgoglio di noi maschi.
Io sentivo che al mattino ci fosse qualcosa che non andasse. Davo la colpa al lunedì mattina, all’afrore di plastica bruciata che aleggia nell’aria dalle mie parti, al litro di birra la sera precedente, alla congiuntura economica, all’Europa, agli spoiler sulle serie tv.
Invece era il dentifricio sbagliato.
Immagino ora invece ci sia qualcuno che tira fuori in pubblico il proprio dentifricio da uomo: sicuramente alla vista del prodotto lo farà qualcun altro e ci si potrà scambiare un cenno d’intesa, una pacca sulle spalle, un cinque, una fraterna toccata di pene.
Ho letto un po’ di ironia in rete: che gusto avrà? Whiskey? Falegnameria canadese? Pube di Scarlett Johansson?
Che poi sono sempre restìo a idealizzare così, solo perché magari è Scarlett Johansson o chi per lei. Magari invece nel suo intimo non c’è Chilly, chi lo sa.
Immagino invece avrà il gusto da dentifricio normale: sono lontani, purtroppo, i tempi in cui era in vendita questo:
Questo era l’unico, vero, originale dentifricio da uomo: per il maschio che voleva sentirsi sempre fresco e alla moda come una bettola del Tennessee con delle ballerine in burlesque. Hi-hah!
Gli esperti di marketing plauderanno invece a questa scelta di genderizzazione del prodotto, perché in questo modo l’azienda si differenzia innanzitutto dalla concorrenti creando una novità e, in secondo luogo, sembra che oggi paghi differenziare i prodotti per sesso.
Io penso sempre che il marketing sia quella cosa che ti vuol convincere di aver bisogno di qualcosa anche se non ne hai bisogno.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)
Come quelle coperte, formate da tante pezze colorate, cucite insieme tra loro.
Tessuti diversi, di colore e materiale eterogeneo, uniti in un unico risultato finale: la coperta.
Così il mio blog, fatto di tanti aspetti della vita quotidiana, sempre la mia.