Eh eh eh ehtciù. Raffreddore? No, è allegria.

Ieri sera Soldato Joker mi dice che non sono un tipo allegro.  Non ho detto nulla, ho solo abbozzato un sorriso e null’altro. Io e Soldato Joker non siamo in confidenza tale da permettermi di introdurlo in una dissertazione sul concetto di allegria e i miei stati d’animo.

Senza titolo-2Mi ha dato da riflettere, comunque, sul significato da dare a questa parola: “allegria”. Mi chiedevo se avesse senso definire una persona “un tipo allegro”. Per me, ad esempio, non esiste un individuo così, è un falso. Ben fatto, ma pur sempre un falso. L’allegria è legata a una situazione concreta e, in quanto tale, tendente a esaurirsi: mi rende allegro ciò che dici, mi rallegra questa situazione, questo vino mi dà allegria, eccetera. È come il senso di sazietà, lo si avverte dopo un pasto. Non si è sempre sazi, chi dice così o riempie lo stomaco di continuo o mente. Così è per il tipo allegro, è un artificio, si nasconde dietro una maschera.

Vero è che chi mi guarda in faccia potrebbe pensare che non mangio da una vita. Aggiungiamo anche che non riesco a rendere imperscrutabile il mio volto, delle volte mi sento come Giacomo di cristallo, mi si legge tutto. Il fatto è che la mia mente non sta mai ferma, mentre mi trovo in un luogo qualcosa o qualcuno dentro di me comincia a rovistare negli archivi della mente e mi propone di continuo immagini, pensieri, sensazioni, riflessioni. Quindi, chi mi osserva mi vede fisicamente presente, come può esserlo una sagoma di cartone, ma con la testa altrove. Incline alla malinconia, forse, ma è colpa di alcuni pensieri dominanti e, in ogni caso, a mio avviso la riflessione tende sempre a ridurre il buonumore in qualunque individuo.

tumblr_lqb9sw3HyP1qmusrao1_500Rene Magritte, Décalcomanie, 1966

Scriveva Leopardi

quando l’uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente in generale l’infelicità nativa dell’uomo, e questo è quel sentimento che si chiama noia

Le mie riflessioni convergono sempre sullo stesso punto, facendomi percepire un senso di inadeguatezza tra la realtà percepita e la realtà concepita; può darmi allegria qualcosa (torniamo al discorso che facevo all’inizio), ma non trovo realistico mantenere uno status di allegria costante, né, d’altro canto, ne avverto i presupposti.