Non è che l’agente segreto della DDR stesse fermo perché era in Stasi

Il periodo che stiamo vivendo sta facendo secondo me da terreno di coltura per il proliferare di aneddoti e miti e leggende, da quello che chiede in prestito il cane del vicino per avere la scusa per uscire a quello che è stato beccato dalla Polizia con l’autocertificazione in cui diceva che era sceso per comprare la droga. Tra qualche anno, un po’ come successo negli anni della Guerra, la narrazione si perderà nei si dice e nei si racconta. Ché non si capirà più se era il poliziotto ad aver chiesto il cane del vicino per avere la scusa di dire che era un’operazione antidroga e gli serviva un cane per far scena oppure se uno aveva chiesto un cane e poi era tornato a casa e aveva scoperto che invece era un animale esotico pericoloso e l’aveva gettato nel water.

Altre curiosità a proposito di animali: pare che senza umani tra i piedi la natura stia colonizzando gli spazi urbani, dai pesci comparsi nei canali di Venezia, alle scimmie in centro in Thailandia, ora pare che dei conigli selvatici si stiano inserendo più dentro Milano.

Addirittura sono stati avvistati dei bradipi sonnolenti in un ufficio. Poi è passato un tizio e ha detto no, guardate che quelli sono degli impiegati.

Si narreranno storie di resistenza: i medici, il personale sanitario? No, i Testimoni di Geova, che sono passati dalle visite domiciliari alle telefonate. Stoici.

E poi ci sarà la mitologia sui Sindaci e i personaggi istituzionali in generale, dai lanciafiamme di de Luca a Decaro (Sindaco di Bari), che in strada va a cacciare la gente a costo di prenderli con la mazza.

In fondo com’è quell’aforisma? “Se un popolo non fa quel che dice un governo va cacciato via anche con mazze e pietre”.

Anche qui, si racconterà che non si capiva quando si poteva uscire e quando no, se la corsetta andava bene o meno, eccetera. Che poi era facile dire che bisognava stare dentro casa e basta, il che era giusto e corretto, ma come glielo fai a far capire a tutti? Prendiamo certi quartieri di Napoli, in quelle vie così strette e intricate che il Sole dice No io qua non c’entro, son troppo grosso e non ci passo. Lì dove le persone vivono nei Bassi, monolocali piccolissimi che danno sulla strada, in genere al loro interno divisi in zona giorno e zona notte da un tramezzo, altre volte da una tenda, altre ancora da niente perché tanto se mai arriva la luce come li distingui giorno e notte. Lì la vita si svolge sempre all’aperto, porta e finestra spalancata, col bel tempo sedie in strada e stendibiancheria fuori. Come facevi a dire loro di chiudersi dentro? Non esiste un dentro e un fuori, nei Bassi.

In mezzo a tutto ciò io avevo pensato a un’idea imprenditoriale: per accelerare le operazioni di controllo e soprattutto per tranquillizzare gli agenti della Stasi appostati alle finestre – alias i vicini di casa -, pensavo di produrre delle magliette con l’autocertificazione stampata su. Uno la mette sopra, riempie gli spazi vuoti col pennarello, ed esce bello tranquillo.

Peccato che il testo di questa dichiarazione cambi ogni due giorni, ora l’hanno modificata di nuovo, quindi mi sa che mi hanno boicottato il business.

Infine ovviamente si celebrerà il grande eroismo degli italiani, che per primi in Europa hanno affrontato la crisi. Mentre gli inglesi stavano ancora in cerca della pietra filosofale – l’immunità di gregge – noi già facevamo processi sommari ai runner per collaborazionismo col nemico.

Non è che se ti ritiri da solo a Foligno tu sia umbratile

Le settimana scorsa ero a Perugia per l’Umbria Jazz, concerto dei King Crimson. Combinazione, negli stessi giorni degli amici umbri dei miei erano a Napoli.

Ritornando da giri vari nelle terre umbre, in luoghi in cui ho trascorso per anni le vacanze da ragazzino, mi sono chiesto come sia l’impatto per chi, originario di luoghi come questi, aerosi e statici e acusticamente ovattati, si trova di fronte la chiassosa e confusa realtà partenopea.

Il mio pensiero è che per me sarebbe uno shock. Già a volte in genere ne ho uno quando ritorno da luoghi ameni, in cui mi sono mentalmente sintonizzato sull’equilibrio acustico e urbano dell’ambiente, dopo pochi giorni di assenza da casa. Chissà allora come potrebbe essere per chi ci è sempre vissuto in tali luoghi ameni e si confronta con una realtà totalmente opposta la sua.

D’altro canto sento dire che la vivacità di Napoli è in fondo ciò che la rende fascinosa. Comprendo che in fondo trattasi di una sorta di attrazione per l’esotico e inusitato, laddove per chi ci vive non è altri che la banale normalità.

Il turista nativo di luoghi ameni si giovi allora di queste pillole sulla realtà napoletana che fornisco di seguito, senza anticipare troppo ma per renderlo comunque più coinvolto e consapevole di quel che si troverà di fronte.

Innanzitutto si sappia che molte donne dei quartieri di Napoli a partire dalla pubertà sviluppano l’enfisema vulgaris, altresì dicasi voce sfiatata, ovvero una voce roca e gutturale degna di uno che ha passato la serata a cantare in una cover band di un gruppo brutal metal. L’enfisema vulgaris è permanente, ma ciò non impedisce al soggetto di urlare di continuo le proprie comunicazioni per strada o dal balcone.

L’urlofono è l’immediato mezzo di comunicazione nelle strade, più pratico del telefono e più efficace di un intimo giudiziario.

Per attraversare la strada si fa come i gatti. Ci si lancia tra le auto correndo velocemente verso il lato opposto.

I parcheggiatori chiedono sempre qualcosa a piacere. È sottinteso che però deve trattarsi del piacere suo.

Prestando attenzione alle voci di strada, si noterà che una frase ogni tre è un’imprecazione alla Madonna.


Le restanti due frasi sono discorsi sul calcio.


È ormai diventato un luogo comune banale quello della famiglia intera sul motorino, padre alla guida, madre e figli piccoli dietro. Oggigiorno è il figlio piccolo a guidare e il resto della famiglia dietro.

Se il cibo non ha almeno una di queste caratteristiche, grasso, frittura, sugo, vi trovate in un’altra città e questa lista non fa per voi.

Il babà, la pizza, la sfogliatella. Prodotti tipici che in qualsiasi luogo andrete a mangiare ci sarà qualcuno che, sentendo ciò, dirà che state sbagliando perché il vero babà, la vera pizza, la vera sfogliatella si mangia solo da…


Saluto Foligno e la sua servizievole accoglienza: