Mood Music-ma-è-una-carica-di-elefanti-o-viene-dal-tuo-stereo Tag

La poliedrica ladykhorakhane mi ha nominato in questo gioco, il Mood Music Tag. In che consiste? Non l’ho ben capito quindi faccio copia-incolla e spero poi di indovinare bene le regole:

– Per partecipare devi essere stato taggato almeno una volta.
– Scegli almeno 5 tracce musicali (o più) che rispecchino alcune emozioni o stati d’animo al positivo.
– Tagga almeno 5 blogger (o anche di più ) e avvisali di averli taggati.
– Cita il mio blog all’interno del tuo articolo con link diretto o esteso: GHB Memories https://ghbmemories.wordpress.com, scrivendo che l’idea è partita da qui.
– Se vuoi spiega anche brevemente perché hai scelto alcune tracce piuttosto che altre.

Quindi senza indugio, senza tema e senza senso provvedo subito all’elenco delle canzoni, che sono più di 5 perché non sapevo quali scegliere.

1) Bon Jovi – Bad Name

Avevo 9-10 anni e un walkman con la radio incorporata, col quale mi ammazzavo di musica dalle varie emittenti radiofoniche. Questa canzone, pur essendo degli anni ’80, è un classicone e mi capitava spesso di ascoltarla. Mi metteva sempre una bella carica addosso. Non capivo nulla di ciò che diceva, infatti io canticchiavo “iuli-o-ohh, benny benny” (you give love a bad name).

2) Nirvana – Lounge act


C’è un momento nella vita di un adolescente in cui tocca passare ai Nirvana. Ecco, io per ricordare quei momenti dovrei mettere tutto Nevermind perché è l’intero album un simbolo dei ricordi, ma se devo pensare a momenti positivi penso a Lounge Act e al basso di Krist Novoselic: ricordo mettevo in loop l’intro per sentirlo fino allo sfinimento. Poi andavo in giro facendo con la voce tun-tututun tutututu tutu tutu-tun imitando il basso e a volte anche i miei amici facevano tun-tututun tutututu tutu tutu-tun quando uscivamo insieme il sabato sera, a volte eravamo in 3, a volte in 5, a volte in numero variabile ma sempre maschi senza donne e forse era perché facevamo troppi tun-tututun tutututu tutu tutu-tun difatti quando poi ho smesso le donne sono arrivate. Quindi la conclusione è che forse alla donna non piace l’uomo-basso.

3) The Rembrandts – I’ll be there for you

Mi chiedo sempre quanti ricordino gruppo e titolo della canzone e non la conoscano semplicemente come “la sigla di Friends”. Ebbene, in termini di positività, non posso fare altro che citare questa come la mia allegria assoluta, per ciò che identificava: sognavo un divano e un bar e un gruppo di amici eterni adolescenti, per me rappresentava l’ideale della felicità raccolta direttamente dalla pianta, confezionata e venduta in bustine da 10 grammi da fumare. Ah no, forse quella è un’altra cosa. Piccola chicca, dato che io sono un canticchiatore professionista tanto da aver suonato al conservatorio (ma non mi hanno mai aperto), la canzone era da me storpiata in “Il bidet for youuuu”.

4) Moi Dix Mois – Monophobia

Per la maggior parte delle persone credo che questa musica sia una trashata e basta, inascoltabile. Io invece presi una fissa per il visual kei, ancora oggi mi interesso un po’ (ci sono gruppi come i Dir En Grey che sono cazzutissimi e musicisti molto versatili e abili). Questa canzone mi ricorda la Micia. Lei per un periodo scriveva su un forum firmandosi Monophobia. Ah, i forum! Un tempo ero frequentatore assiduo.
Alla Micia piacevano il visual kei e il goth loli e il cosplay. Andammo anche a un Lucca Comics dove Lei partecipò alla sfilata Lolita. Ci ho messo un bel po’ a poter arrivare a considerare certi ricordi con un sorriso e non con dolore per la mancanza. Ecco, quindi visto che sorrido, oggi nella lista pubblico del visual kei, ripensando a un amore. O forse all’Amore.

5) Ska-p – Intifada

Ancora indietro con gli anni, tra i 18 e i 20, in cui il mio impegno politico (o più correttamente il mio presunto impegno politico) consisteva nell’ascoltare canzoni di protesta e urlare slogan alle manifestazioni. Un vero rivoluzionario, non c’è che dire, un Che Gattara de’ noantri. Peccato non ci fosse facebook, già mi vedevo altrimenti a pubblicare link: condividi! sveglia! resisti! ribellati! È così che si cambia il mondo. Come dite? Da quando avevo 20 anni non è poi cambiato? E mica posso far tutto io, scusate!

6) White Stripes – Seven Nation Army

Sì lo so cosa pensate. Mondiali del 2006, poo popopo po poo. Sbagliato. Io ascoltavo i White Stripes prima che diventassero famosi e conoscevo questa canzone da quando uscì, cioè nel 2003. Mi rendo conto di aver detto la classica frase dello stereotipo indie, ma è così. La ricordo perché fu la prima canzone che imparai a fare sulla chitarra (non è che ci voglia molto) e anche una delle poche che imparai prima di appendere le corde al chiodo. E sì, poi mettiamoci anche il 2006 perché fu un’estate divertente, anche se per me un po’ meno perché passai il periodo dei Mondiali chiuso in casa a causa della mononucleosi.

7) NIN – Copy of

Questa mi ricorda la primavera scorsa, per la precisione il Primavera Sound e un pogo spettacolare sui NIN, fatto partire da noi 4 scalmanati, mentre intorno c’era gente tutta composta e ingessata: ma si può? Li abbiamo fatti sgombrare a forza di pogo, attirando altre bestie da concerto. Quel festival è stato fantastico, Barcelona con la giusta compagnia una bella esperienza, tra serate alcoliche, figure di merda e tanta musica. E i panini del Cafe Viena poi sono un orgasmo culinario.

Ecco, ora dovrei nominare altri blogger: ma dato che questa cosa sta facendo il giro già da qualche giorno e tra quelli che conosco vedo già nomine e contronomine, facciamo che cedo a tutti coloro che vogliono un numero illimitato di biglietti con scritto “valevole per una nomina per il Mood Music-ma-è-una-carica-di-elefanti-o-viene-dal-tuo-stereo Tag” utilizzabile da oggi sino al 31 maggio 2015 (le promozioni mica son per sempre!).

Bidet for you!

Un viaggio parte dal punto in cui hai lasciato te stesso l’ultima volta

Ancora qualche giorno e mercoledì poi volo a Barcelona. Destinazione Primavera Sound. Cos’è il Primavera Sound? Secondo me sarà tipo il gay pride degli hipster. Non lo dico in senso dispregiativo, è bello che ci sia una manifestazione dove possano riunirsi, esternare la loro hipsteria, toccarsi la barba a vicenda. Gli hipster sono persone come noi e non vanno discriminate. Io poi penso di essere metrohipsterosessuale: non sono hipster, ma ho la barba* e le camicie a quadretti come un hipster e frequento posti da hipster.
* Ci tengo a precisare che la barba la taglio stile Wolverine: meglio passare per nerd puro e semplice che per un indieman.

Io ci vado per i seguenti 5 motivi:

Queens of Stone Age
Arcade Fire
Pixies
Slint
Nine Inch Nails

Il resto, a parte qualche cosa che mi incuriosisce, fottesega, come dicono a Parigi. L’indie ha preso generalmente a darmi sui nervi. Ne ho piene le tasche di gruppi da due PLIN PLON in croce, la voce lagnosa tipica di chi ha appena scoperto che i jeans preferiti sono ancora stesi ad asciugare e una tastiera rarefatta, col delay che suoni una nota oggi e campi di rendita per 3 concerti.

Eh, però son geniali!
Per cortesia, allontanati, mi provochi un rash cutaneo.

Noto che una particolarità dell’epoca in cui viviamo è la facilità con la quale si concedono le etichette di “arte” e “genialità”. A me piacerebbe premiare cotanto talento in questo modo:


L’altro motivo di interesse per me sarà rivedere Barcelona, che mi piacque quando ci son stato 2 anni fa. Mi sentivo a casa. È una città simile a Napoli, per clima (anzi, fa più caldo e piove meno), carattere delle persone e quant’altro, però più sviluppata e organizzata. Lo dico con un pizzico di mestizia.

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Roarrrr…sput sput – Parc Güell 2012

Non andrò da solo, saremo in 6. Confesso che, in realtà, non mi sento tanto motivato. Provo nostalgia di un viaggio in solitaria. Sarà che mi sono abituato a viaggiare da solo e soltanto di recente ho viaggiato in compagnia. Quando non ero single non sono mai riuscito a fare un viaggio con lei. Io per sua madre ero un bravissimo ragazzo, serio, educato e bla bla. Tranne quando si trattava di fare un viaggio in coppia: lì – immagino – io perdevo tutta la mia serietà e dormire insieme era da maleducati. Tra l’altro, son discorsi che lasciano il tempo che trovano, perché tanto comunque non è che si possa impedire a due persone di passare del tempo da sole. In fondo, però, come si dice: occhio non vede…occhio non vede. Ma lasciamo perdere.

Viaggiando da solo, dicevo, ho sviluppato ritmi e abitudini non conciliabili o conciliabili solo in parte con un viaggio in comitiva:

  • Mi piace l’idea del distacco totale e l’immersione in un’altra realtà.
  • Mi piace mandare all’aria i programmi e orientarmi a sensazione. In realtà sono il tipo che scrive tutto nel dettaglio, compresi mezzi da prendere, zone, ecc., ma poi, una volta arrivato, il programma si dilata, diventa elastico, va a parare altrove.
  • Mi piace fermarmi a guardare un quadro in un museo per tutto il tempo che voglio.
  • Mi piace all’improvviso sedermi su una panchina sotto un albero semplicemente per godere dell’ombra, del vento, del profumo del mare/dei prati, senza dover rendere conto a qualcuno.
  • Mi piace, per una mera questione di sopravvivenza, essere “costretto” a parlare con gli sconosciuti, in un’altra lingua.
  • Mi piace poter osservare. Cogliere dettagli della vita di una città diversa dalla mia, senza essere distratti da qualcuno.
  • Mi piace fermarmi a riflettere davanti a un tramonto, una lapide, un paesaggio, una qualsiasi cosa che mi sia d’ispirazione.
  • Mi piace visitare i parchi cittadini, controllare se c’è uno specchio d’acqua e guardare che pesci vi nuotano dentro.

Un giorno vorrei farmi inghiottire da un posto qualsiasi nel mondo e non tornare mai più.