Non è che non lasci le parole al vento perché poi spiffera tutto

In rotazione casuale è passata Blowin’ in the wind, con la sua serie di domande.

E mentre la riascoltavo mi sono venute in mente anche a me una serie di domande e quesiti. Spero che il caro Robert mi perdonerà se l’ho utilizzato come introduzione alle scempiaggini mie che seguono.


Magari lo farà ma non per averlo chiamato “caro Robert”.


Come fanno i sassolini a entrare nelle scarpe – anche in quelle alte?

Perché per vandalizzare pareti, muri, vagoni eccetera si disegnano peni, talvolta un paio di tette, ma mai delle fiche? Posso capire il fallocentrismo causato dal maschilismo della società, ma anche le tette vengono disegnate per lo stesso motivo. E più in basso, invece? Perché non si prende in considerazione?

Se gli abiti più sono eleganti e più sono scomodi, in termini di sudore, dolore, cose che scendono o che salgono, non sarebbe ora di provare a ridefinire il concetto di eleganza o almeno lavorare per conciliarla con la comodità?

Quant’è realmente quanto basta nelle ricette?

Perché lo spam che ricevo nella posta sono due anni che prova a vendermi una torcia tattica? E che cos’è una torcia tattica?


Magari se la comprassi lo saprei.


Fare uno sforzo di comprendere e provare a ragionare con chi crede che coi vaccini vogliono iniettarci microchip per controllarci e a comando farci esplodere può essere una scelta che nel futuro ripagherà?

Come vengono scelti i colori per colorare gli Stati quando si fanno delle cartine esplicative (es. mostrare il blocco dei Paesi UE contrari al Recovery Fund, ecc.)? È facile dire “a caso”, ma se non fosse così?

Ma perché a quelli che “Perché non pensi prima a questo?”, “Perché non fate quest’altro?”, “E allora i dugonghi?” nessuno risponde mai “Ma perché, tu cosa fai, a parte non farti i cazzi tuoi?”?

Ci sarà stato un momento fondativo dei messaggi di Buongiorno corredati da foto a caso con sovraimpresse scritte luminose? Come sarà stata la genesi del fenomeno, casuale o costruita passo passo?

Portare le mascherine incentiverà le persone, che ora respirano il loro stesso fiato, a curare maggiormente l’igiene orale?

Non è che ti serva un rossetto grande per delle grandi labbra

– Senti, debbo domandarti una cosa
– Cosa?
– Allontaniamoci dalle persone
– Perché?
– Poi ti spiego

– Allora?
– Ecco…Io lì sotto sono normale?
– Eh?
– Sì…lì sotto…
– Beh direi di sì, sembra tutto nella norma, nessuna serpeggiante sorpresa virile né Demogorgoni che sbucano all’improvviso da varchi bui e umidi
– Non fare lo scemo. Mi sono guardata in bagno prima e ho come l’impressione…che se ne sia un po’ scesa
– Prego?
– Sì, come se fosse più flaccida…secondo te è possibile che se ne scenda giù?
– Ma cos’è che dovrebbe scendere?…Cioè intendi la parte esterna o quella interna?
– Cioè?
– Ok, sorvoliamo sul mio disagio a parlare di anatomia femminile a una donna. Partiamo dall’ABC. Saprai che lì l’apparato si compone di due parti più esterne e due parti piccole interne…
– Sì, io dico quelle ultime lì: è possibile che se ne escano fuori? Io non voglio, che schifo
– Beh alcune donne ce le hanno più sporgenti, di natura. Altre invece più piccole e ripiegate – che è il tuo caso -, insomma è genetica. Poi che si facciano più sporgenti con l’avanzare dell’età, non so, può accadere, non mi sono mai posto io il problema direttamente!
– No dai che schifo. E come fanno?
– Come fanno cosa?
– Come fanno a far sesso quelle che ce le hanno più fuori? Io mi vergognerei…
– Beh fanno lo stesso…direi

Questa conversazione avvenne realmente. Scoprii che così come esiste un mondo fatto di uomini e complessi fallici, esiste un mondo fatto di donne e complessi vulvari da me sottovalutato a causa della mia scarsa sensibilità.

Sono qui per correggere un errore del passato e analizzare più a fondo la questione.

Gli uomini possano trarre le loro considerazioni dal confronto reciproco e nelle docce e negli orinatoi affiancati, la donna, mi domando, ha modo di trarre conforto (o sconforto) allo stesso modo?

Detto in soldoni: sotto la doccia le donne fanno a gara a chi ha le labbra più corte? Io non credo. Inoltre, i bagni femminili sono sempre singoli e separati, il che pone un’altra questione: perché mai la donna non può usufruire di orinatoi affiancati dove poter, durante la minzione, gettar l’occhio sulla mercanzia della vicina e metter in mostra la propria?

Two-Girls-Using-urinal

Donne felici di poter mingere affiancate

Terza questione: i libri di testo. Io ricordo che sul libro di educazione fisica delle scuole medie, nel capitolo riguardante l’educazione sessuale, la vulva era abbozzata poco più che come un taglietto nel pube. Sembrava un POS dove si striscia il bancomat.

Immaginate una ragazzina che si trova a far un confronto tra la propria vulva e quel taglietto disegnato: si sentirà mortificata come se avesse qualcosa di non conforme alla norma.

Ahimè, anzi, ahivoi, io mi faccio allora portavoce dei dubbi intimi altrui e così come esiste un mondo che giustamente si prende gioco di peni flaccidi e tozzi e ricurvi rendendoli, paradossalmente, sdoganati e normali, affermo che debba esistere un mondo dove si parli di vulve di tutti i tipi e ci si burli di loro. Perché il peccato originale sta nell’aver reso la fica come un qualcosa di eccelso e divino e aver innescato una corsa alla perfezione vulvare.

È ora invece di farla scendere dal piedistallo, perché essa – qui lo dico e non lo nego – è brutta.

Ma ci si consoli: la verità è che è brutta per tutte quante.

Questo avrei voluto dire a quella ragazza a quell’epoca e questo le sto dicendo in questo momento riscrivendo il passato e facendola di sicuro sentire meglio grazie alla mia nuova sensibilità.