Non è che il musicista sia contento se suo figlio a scuola sia pieno di note

Avevo deciso di vendere la chitarra. Ce l’ho da 14 anni ma non ho mai imparato seriamente a suonarla, con costanza e regolarità. È come nuova in effetti.

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Dopo alcuni tentennamenti (“e se poi mi venisse di nuovo voglia di suonarla?”), l’ho messa in vendita su un sito specializzato. Poi però non ce l’ho fatta. L’ho tenuta. Ho ripreso a provare a suonare qualche giorno fa. Mi fanno male le dita e ho un polpastrello sbertucciato che sanguina.

Una cosa che sento mi manca al momento è la magia che infonde il musicista. Il suono, in breve, non è una semplice sequenza di note. Posso riprodurre tale sequenza ma non è detto che all’orecchio suoni come la suonerebbe – bene – un altro. E non è questione di ritmo o di effetti: è questione di metterci qualcosa in più per colorare quelle note. Altrimenti, saranno soltanto suoni in fila.

Nella vita stessa compiamo atti mettendo in sequenza un insieme di gesti. I risultati, però, non sono gli stessi per tutti né a volte li troviamo soddisfacenti.

A volte provo invidia per quelli che riescono a mettere sempre del colore in ciò che fanno.

Non che io sia abulico e grigio e amorfo. Anzi, credo a volte al contrario di essermi trovato in difficoltà pur essendomi spremuto molto il tubetto.


Non è un doppio senso, anche se spremersi troppo il tubetto fa diventare ciechi, don’t try this at home.


Indovinare la melodia (melodia? Selotenga) giusta nella vita non è semplice. Alla fine non è che uno abbia velleità da rockstar che riempie gli stadi: basta anche solo nel proprio piccolo riuscire ad avere le sonorità giuste.

Altrimenti si resta col tubetto moscio in mano.

Non è che il blocco note sia il divieto di diffondere musica

Ho acquistato un piccolo taccuino con penna incorporata, investendo ben 1 € da Tiger. Carta riciclata perché ho una coscienza. Carta riciclata probabilmente impastata da un bambino bengalese.

Ho deciso di portarlo sempre con me e provare a prendere nota di tutto ciò di cui prenderò nota.

Ho deciso di portarlo con me ed evitare di tenere a mente quel che devo ricordare.


In genere prendo appunti solo mentali. La memoria mi ha sempre funzionato bene. Soltanto che, per evitare di dimenticare ciò che ho mentalmente appuntato, le cose continuano a girarmi in testa e rimescolarsi e venire su come dopo aver mangiato la peperonata. Voglio quindi verificare se, scrivendole, io riesca a scaricarle dalla testa e ad avere la mente più libera.


Ho deciso di portarlo con me e fingere che mi interessi ciò che mi stanno dicendo tanto da prenderne nota.

È vero che potrei segnar le cose con il cellulare. Purtroppo su alcuni aspetti sono conservatore. Antico. Vecchio dentro.


Seppur una cassiera di Mercato Trionfale due giorni fa porgendo una bottiglietta si è riferita a me esclamando Questa è der ragazzetto. Non so se una persona debba offendersi o inorgoglirsi, in questi casi. Ma per quel poco che ho imparato da Roma ho capito che in realtà, così come qui a Napoli, ci sono cose che non bisogna chiedersi. È così e basta, non c’è giusto, sbagliato, brutto, bello, nero, bianco: Napoli e Roma sono fenomeni quantistici, dove tutto è niente e niente è tutto.


Le cose scritte a mano sono le migliori – Dinosauri conservatori contro la modernità

Ad esempio non mi trovo bene con gli ebook e credo che continuerò ad avere libri cartacei.

Ho deciso inoltre che la prossima casa in cui traslocherò dovrà avere un giradischi perché Spotify mi ha stancato.

Le persone hanno bisogno di un’àncora di sicurezza. Io ho bisogno di un ancòra. Che qualcosa ancora ci sia. Che qualcosa ancora prosegua.

Ho ancora dei posti miei.

Ho ancora delle persone vicino.

Ho ancora degli insegnamenti da ricevere.

I Melvins ancora fanno uscire dischi.

Tutto ciò è rassicurante. E degno di nota.

Non è che “via dei Fori!” sia un incitamento sessuale


NOTA INTRODUTTIVA
Questo post sarà ricco di note come il registro di una classe indisciplinata.


“Ehi, Mister! Can you help me?” esclama indicando una enorme Reflex.
Siamo all’altezza del Vittoriano, di fronte al Foro Traiano. Un giovane dall’aria affabile, con i capelli sparati in aria tipo Saiyan, dei baffetti da portoricano e un abbigliamento che costerà quanto un’automobile, richiama la mia attenzione per farsi scattare una foto con sullo sfondo le rovine romane.

Non l’avevo proprio visto, primo perché era in un cono di buio oltre l’illuminazione stradale e secondo perché camminavo con la mente impegnata nell’analisi semantica di una frase di Tutor. Quando sono immerso nei pensieri innesto il pilota automatico e la mia mente incrocia le braccia dietro la testa, allunga i piedi poggiandoli sul tavolo e si mette a guardare il soffitto, cogitabonda.


FLASHBACK
Brevemente, quando le abbiamo detto “Scusa se ti facciamo fare tardi, avrai la tua vita”, lei ha risposto “Macché, figuratevi, non c’ho proprio nessuna vita” con aria rassegnata. Mi interrogavo se per caso fosse quindi andata male nei giorni scorsi col suo sconosciuto conquistatore.

Oppure poteva significare altro, essendo in quel periodo nel mese voleva dire che per stasera niente vita: plaid e tisana sul divano e via a dormire.


NOTA AL FLASHBACK
Quella sull’attuale attività ormonale di Tutor è una mia deduzione basata su un esame estetico-comportamentale sommario.


NOTA DELLA NOTA AL FLASHBACK
La nota precedente potrebbe sembrare vagamente inquietante, ma io, in generale, come si vedrà anche dal prosieguo della storia qui sotto, tendo a scannerizzare le persone che ho di fronte.


NOTA DI AUTOCRITICA
Ok forse ciò è inquietante lo stesso.


Mi sono quindi fermato ad aiutare il giovane, avendolo giudicato non pericoloso in base a un veloce scanner biometrico. Non sono diffidente a prescindere con gli sconosciuti, io li squadro e cerco di valutarli. È difficile da spiegare, ma diciamo che essere stati abituati a Napoli ti fa comprendere in genere di chi ti puoi fidare quando ti fermano per strada.


Con l’affermazione qui sopra potrei contribuire ad alimentare immagini distorte di Napoli che circolano spesso tra chi non l’ha mai vista: non è questa la sede per fare classifiche e statistiche di pericolosità o vivibilità, però un dato che ritengo certo è che Napoli è una buona palestra di vita per insegnarti a campare. Prendete la viabilità, ad esempio: guidare al Sud ti allena ad avere riflessi pronti e occhi sempre vigili. Rimango sempre sconcertato nel constatare che al Nord ci sia troppa fiducia nel codice della strada: chi ha la precedenza si immette nella corsia senza decelerare e io penso sempre che se comparisse qualcuno che non rispetta la precedenza sarebbe la fine. Dalle mie parti invece anche se hai diritto a passare abbiamo l’abitudine di rallentare e controllare se la strada è libera. Questo evita molti problemi.


Gli ho specificato di non essere Steve McCurry (lui ha riso) e che inoltre quando tocco macchine così sofisticate vado in crisi perché non so che pulsante premere.

Abbiamo dovuto rifare la foto molte volte, perché: a) era troppo scura; b) era troppo luminosa; c) l’avevo fatta venire sfocata; d) è passato un autobus in quel momento coprendo il Foro; e) sono passate delle persone in quel momento davanti all’obiettivo; f) due o più degli inconvenienti descritti in precedenza insieme.

Durante i tentativi ha scambiato qualche parola con me. Mi ha detto che viene dal Brasile, è in giro per l’Europa (prima Parigi, tre giorni a Roma e poi Amsterdam), gli piace viaggiare, cose così. Mi ha chiesto se fossi single e che donne mi piacessero. Poi mi ha detto: ieri sono stato con un’asiatica, da urlo, amico. Però io voglio divertirmi e fare esperienze – ha proseguito – Oggi voglio proprio cosare un coso.


Ho provato a pensare a molte metafore per riportare la cosa senza essere troppo sfacciato o scollacciato, ma mi venivano sempre esempi che si riferivano all’ingerire ortaggi o prodotti di origine suina oblunghi, quindi ho lasciato perdere.


Mettere un riferimento nelle note potrebbe essere stata la soluzione, in quanto la nota è più discreta e timida.


E poi mi ha chiesto: dove posso andare stasera per cosare un coso? Io gli ho risposto che non ho idea perché non mi sono mai preoccupato di simili interessi. E lui ha replicato:
– Dovresti provare.
– No amico (ridendo), preferisco le donne.
– Certo, anche io. Ma poi ho scoperto che provando cambia tutto. Un uomo sa meglio di una donna cosa piace a un altro uomo (abbassa gli occhi verso la mia cintura).
– Sarà anche così, ma
– Non vorresti provare? (mi interrompe)…Sai, io ho proprio voglia di cosare un coso (abbassa di nuovo gli occhi).
– Mi dispiace, senti ho l’autobus che mi parte.
– Ok amico, bye, grazie di tutto (saluta stringendomi calorosamente la mano).

L’unico dubbio che mi è rimasto è se mi avesse fermato perché mi aveva notato o perché ero il primo che capitava: no perché cambia tutto tra l’una e l’altra cosa, è comunque una questione di orgoglio. La mia eleganza (ben evidenziata da un giubbetto comprato in saldo in una nota catena di moda giuovine, una pashmina a quadretti e quadrotti, un jeans sdrucito e un paio di scarpe simil Converse consumate) e il mio nobile portamento (le mani perennemente nelle tasche e l’incedere di uno che sta andando a fare una rapina ed è nervoso perché non l’ha mai fatto prima) devono essere apprezzate per quel che sono, perbacco!

Trasformazioni o cose di karma e sangue freddo

Al liceo era alquanto sbruffone e arrogante.
Non era un bulletto, ma amava far battute stupide e scherzi. Si riteneva molto simpatico. La sua simpatia a volte poteva danneggiare l’intera classe, come quelle volte che ci si beccava note sul registro o interrogazioni a sorpresa a raffica a causa delle bravate sue e dei suoi due sodali durante il cambio degli insegnanti.

Nonostante una simpatia discutibile, con il nucleo consistente della classe era in confidenza, tanto da partecipare alle loro feste. Feste dalle quali noialtri eravamo esclusi in quanto personaggi poco interessanti. Comprendo che fosse più interessante chi dimostrava di poter produrre eruttazioni senza coca cola o altra sostanza ruttodopante, sono abilità che fanno invidia. Io però so arrotolare la lingua a U, solo che non me ne sono mai vantato, mannaggia.

Ricordo quando al terzo anno si mise con una della stessa sezione ma di un anno avanti.

Al quarto anno fu sospeso tre giorni per aver abbandonato l’edificio scolastico un’ora prima, solo per saltare l’ora di religione. L’aveva fatto altre volte ma in quell’occasione fu, come si suol dire, sgamato. Cambiò scuola, o meglio, la famiglia gli impose di andarsene in un paritario.

Non mi dispiacque affatto. Chi è causa del suo mal….

Capita oggi che, per conoscenze comuni, ci si ritrovi a frequentare lo stesso giro e quindi ci si incontri per strada o a casa di un amico di entrambi. Sta ancora insieme a quella ragazza, si sono sposati e ora hanno anche un bambino.

Tutte le volte che l’ho visto non ho potuto far a meno di notare una cosa. Parla poco e niente e ha sempre lo sguardo da cane bastonato. A volte lo vedi seduto con la testa leggermente bassa e il busto curvo. Non è l’anima del gruppo, non fa battute, non socializza. Ad una festa si presenta giusto per presenziare, sta in disparte e poi scappa via molto presto. È chiaro che, essendo un padre di famiglia, non possa a 29 anni mettersi a fare la vita di un 18enne e stare fuori tutte le sere sino alle 4 del mattino. Ma la vita non è fatta di estremi.

Una persona che conosco, amica della sua famiglia, ha incontrato di recente lui e la moglie. Per tutto il tempo ha parlato solo lei, seppur tra la mia conoscente e la suddetta non ci sia confidenza, anzi non si conoscono affatto.
“Stiamo parlando di tuo figlio, di’ qualcosa anche tu!” pensava la persona che li ha incontrati. Invece nulla.

Mi hanno detto che a casa porta lei i pantaloni.
Non fatico a crederlo, dato che è lei a mantenere la famiglia mentre lui è ancora all’università.

Come è strana la vita.