Da quando sono qui sto forse guarendo da una mia malattia.
La sindrome della sega mentale da silenzio.
È una malattia diagnosticata per la prima volta nel XIX secolo in Tanz-ania, terra della disco come dimostra questo reperto archeologico a essa dedicato (attenzione, può provocare epilessia, conati e cognati di vomito):
Si narra che la sindrome fece la propria comparsa durante l’incontro tra l’esploratore Henry Morton Stanley e il collega David Livingstone: tutti ricordano la celebre frase di Stanley (il Sig. Livingstone, presumo?). Cosa disse invece Livingstone? Perché nessuno lo rammenta?
Perché non disse proprio nulla! Era troppo preso a farsi le seghe mentali sul cosa dire e sull’aspettativa che l’altro avesse di sentirsi dire qualcosa, una situazione che nella testa degli infetti dal morbo crea un corto circuito nel cervello, che entra in un loop ciclico-ridondante:
Io ne soffro da tempo, ormai non ricordo più quando ho contratto la sindrome.
Parlo poco e a questo non c’è rimedio. Apro bocca se penso di avere qualcosa da dire, foss’anche una minchiata ma una minchiata che ritengo vitale esprimere.
Come un economista keynesiano sa (come cantava Battisti: keynesiano di un campo di grano?) bisognerebbe però evitare rischi di sovrapproduzione di minchiate altrimenti il mercato (il pubblico che ascolta) dopo un po’ non riesce più a smaltirle. Problema che mi è capitato spesso di dover gestire.
Mi pongo però il problema che gli altri si aspettino che io dica qualcosa o che stiano pensando che io non stia dicendo nulla e mi giudichino in base a questo.
Ultimamente si sta verificando un fatto nuovo. Sento di avere smesso di preoccuparmi del dover dire qualcosa. Sarà perché se intorno a me parlano in ungherese sono esentato dal partecipare. Non credo mai imparerò una lingua che ha 44 lettere nell’alfabeto e 18 casi declinabili e che ha degli scioglilingua che parlano di turchi che picchiano greci con sommo godimento*.
* Öt török öt görögöt dögönyöz örökös örömök között. Letteralmente dovrebbe essere: 5 turchi picchiano 5 greci con eterno piacere.
Anche se va detto che almeno una parola nuova al giorno riesco ad apprenderla. Oggi ad esempio ho scoperto che simpatico si dice szimpatikus, pronuncia “simpàticush”, che sembra detta in un dialetto dell’alta bassa valqualcosa lombardoveneta.
Anche potendo parlare in inglese mi sento comunque esonerato dal dover dire molte cose. E, in fondo, l’inglese è più conciso e sintetico dell’italiano. Pensate solo a quante cose può significare get. Lo piazzi lì al momenti giusto e taac hai risolto la frase.
Sono le famose conversazioni “usa e get”.
Giuro che quando l’ho pensata questa battuta mi sembrava migliore.
Ma anche con gli italiani che frequento, che sarebbero CR, L’Ingrugnito, sorella di CR, altri loro amici, mi sento libero dalla paranoia del dover parlare e di essere giudicato.
La sorella di CR è di viso la sua copia ma hanno caratteri diversi. Laddove CR è posata e tranquilla, la sorella sembra più estroversa, incline alle battute e allo sfottò. Poi l’una (CR) è bionda, l’altra si tinge di rosso, il che insieme agli occhi chiari e agli zigomi pronunciati contribuisce a darle un aspetto un po’ vampiresco. Pertanto, ho deciso di soprannominarla LSD: La Sorella Demoniaca.
Non so se sono guarito o se è un effetto passeggero. Non mi sento più preoccupato dall’essere giudicato male dalle persone se rimango zitto. E, in aggiunta, sono giunto alla conclusione che se qualcuno dovesse pensare male di me non è affatto un mio problema.
Quante cose che si apprendono non imparando le lingue! L’ignoranza ci salverà tutti.