Ah!utunno.

L’arrivo dell’autunno porta con sé tante cose. Riprende il lavoro, la scuola, arrivano cambiamenti, si mettono in cantiere progetti, per le strade si sente odore di mosto (per chi abita in campagna o piccoli centri). Ci sono altre cose che tornano puntuali e che non cambiano mai e che mi spingono a chiedermi: non sarebbe ora di mollare certe tradizioni?

mostri-suv-mammaLa prima cosa che mi viene in mente sono le giovani mamme che accompagnano e vanno a prendere i figli a scuola col Suv. Ho simpatia per le giovani mamme e anche per i loro frugoletti (tranne quelli che rompono i maglioni in luoghi pubblici col beneplacito dei genitori che pensano “ah, finalmente si sfoga con qualcun altro”) ma sul Suv proprio no. Voglio risultare antipatico ma almeno essere sincero. In città già è complicato parcheggiare una Smart, figuriamoci un transatlantico su ruote. Ogni Giovane Mamma deve poi fare a gara con le altre Giovani Mamme a chi riesce a portare più vicino all’ingresso il proprio figlio: se potessero, sfonderebbero il portone col paraurti pur di vincere.

Poi ci sono quelli che cominciano con entusiasmo il conto alla rovescia per Natale. Sono gli stessi che, con l’approssimarsi delle festività natalizie, si lamentano della mancanza di soldi e delle spese da affrontare per regali e cenoni.

I giornalisti intanto sono obbligati a parlare di “autunno caldo” riferendosi ad agitazioni e rivendicazioni di lavoratori e studenti. Anche quando protestano i bambini di un asilo nido di Vergate sul Membro perché i Lego non bastano per tutti sarà per la stampa un autunno caldo.

Nel piccolo di ogni essere umano invece prende forma l’esistenziale dilemma del sabato pomeriggio: la lavo o no la macchina? E se cambia il tempo?
A questa schiera appartengo anche io e ci tengo a precisare che se vado in giro con l’auto rivestita di uno strato di sabbia sporca è solo appunto per incertezza climatica, non pigrizia.

Con l’arrivo del fresco il giacchetto di mezza stagione esce finalmente dall’armadio ma verrà indossato sì e no un paio di volte: il resto del tempo lo passerà sul tuo braccio o sulla spalla per una salutare passeggiata, perché indossato porterà troppo caldo. Quando sarà più fresco, sarà invece del tutto inutile perché non copre abbastanza. E tornerà con mestizia nell’armadio sino a marzo/aprile. L’errore sta secondo me nel considerarlo un capo d’abbigliamento: è invece un mero accessorio decorativo, da portare sulla spalla col braccio piegato all’indietro e la posa da gatto che non deve chiedere mai.

(la parte che segue ora è molto local: mi rendo conto che per mezza Italia sia autunno inoltrato)
Il sole d’ottobre, la gente in spiaggia e i servizi dei telegiornali sulla gente in spiaggia. Io l’ho capito, eh: manipolano il clima per poter riempire i tg di servizi sulla gente in spiaggia e distoglierci dai veri problemi. SVEGLIA! CONDIVIDI! INCREDIBILE! GUARDA I VIDEO CHE IL TUO METEOROLOGO NON VORREBBE FARTI VEDERE!

Ancora il sole d’ottobre: è il 18 ottobre e io faccio ancora merenda con una pesca gialla. Ad agosto Madre comprava pesche gialle dicendo: son le ultime, mangiamole finché son buone. Sono tre mesi che sono le ultime. Vorrei poi dire: ma per caso si stanno estinguendo o stiamo per estinguerci noi? No perché la cosa del “mangiamole, son le ultime” mi mette un’angoscia, suona tanto da imminente apocalisse.

E, per finire: ancora il sole d’ottobre e quelli che si lamentano perché non vedono l’ora di mettere i maglioni. Salvo poi lamentarsi del freddo.

Loro nemici sono quelli che invece si lamentano che le giornate si accorciano, fa freddo e debbono mettere i maglioni. Va bene, quest’anno l’estate è stata così e così (il prossimo che parlerà ancora de “l’anno senza estate” verrà messo in ginocchio sui ceci per 48 ore), ma anche quando c’è stata un’estate lunga da marzo a ottobre con la siccità e la terra spaccata dal sole, c’è stato chi se ne è lamentato della fine!

E, infine, tornano gli ipocondriaci da malanno di stagione: oh no, ho preso vento. Oh no, ho sudato. Ecco, sento già pizzicarmi la gola, adesso mi ammalo, lo sapevo.

Mi presento: sono uno di quelli. Appena s’alza un po’ di vento comincio a mettere il miele dappertutto: tè, latte, ci farei anche la pasta. E ho scoperto pure che esistono varie ricette col miele: primi piatti al miele. Se qualcuno vuole testare e farmi sapere, è ben accetto.

Butta la Posta

Per necessità sto tentando di aprire un conto bancoposta. Dico tentando, perché la procedura mi ha destato non poche perplessità.

Compilo la richiesta online, al termine della quale fisso un appuntamento all’ufficio postale (un ufficio lungo una strada desolante fuori dalla mia città, perché purtroppo lì ho anche un’altra cosa in corso e avevo necessità di recarmici), dove, stando a quanto dice il sito, devo consegnare i documenti e null’altro.

Vado sabato scorso, consegno i documenti e l’impiegata mi dice di ripassare lunedì quando c’è il consulente finanziario.

Consulente finanziario? Per far che, non dovevo solo consegnare i documenti per farli poi spedire?

Mi presento lunedì e mi fanno accomodare alla scrivania del consulente. Un tizio che sembra più un giovane ministro di Scientology, il quale, dopo le presentazioni di rito, parte subito in quarta:
– Allora Gintoki, io volevo parlarti di questo, tu non hai una sim postemobile, giusto? No perché se facciamo la sim, tramite poi il bla bla bla (parole che ho perso per strada) possiamo aprire subito il conto oggi stesso. Tu che tariffa hai?
– Io veramente starei con l’Operatore Arancione, pago 8 euro per internet, chiamate ed sms.
– E ti trovi bene così. Mh. No perché tu con 10 euro puoi avere questa sim e noi la colleghiamo al conto, 5 euro vanno sulla sim e 5 euro sul conto e te lo apro immediatamente, poi puoi anche controllare i movimenti con l’app, ecco guarda ti faccio vedere, peccato solo qua dentro non ci sia campo e non mi posso connettere (mi agita davanti lo smartphone mostrandomi la meravigliosa app delle poste).
– No ma sarebbe uno spreco fare la sim, non la utilizzerei, comunque.
– Come preferisci. Io lo dico per farti un favore, perché sennò devi inviare la raccomandata coi documenti, aspettare la risposta, io invece te lo aprivo subito. Puoi anche dare la sim a tua madre o a chi vuoi.
– Ma per me non è un problema aspettare.
– Come vuoi. Io ti proponevo questa cosa per te, anche perché con la raccomandata andresti a pagare molto di più (nota: la raccomandata, compresa la busta, è venuta 6 euro. Molto di più?)

Dopo mezz’ora di questo siparietto, andiamo al dunque: io pensavo che lui potesse risolvere un piccolo problemino: sui documenti da stampare avevo sbagliato a inserire la data di scadenza della carta d’identità e non potevo modificarli né produrne altri. Lo spiego al consulente, che apre la pratica online e, dopo averci smanettato un po’, la stampa tale e quale a prima, cioè, con l’errore. Indi per cui, corregge a penna e mi fa firmare sotto la correzione.
Era necessario il consulente per fare ciò?

Dopo quest’operazione, ricomincia di nuovo a propormi la sim, a dirmi che così eviterei di perdere tempo e quant’altro. Il tempo intanto me lo fa perdere lui, perché mentre compilo i dati per la raccomandata, mi blocca perché afferma di non essere sicuro di dove vadano spediti. Gli faccio notare che è scritto in bella vista sul modulo, ma non è persuaso. Poi ci pensa su e si convince.

Compilato il tutto, mi manda a rifare la fila per inviare la raccomandata (fortunatamente l’impiegata mi fa passare avanti).

Quel che non mi spiego: in base a ciò che avevo fatto tramite il sito delle Poste, avrei dovuto solo consegnare dei documenti all’ufficio postale. Invece mi sono dovuto presentare due volte, fare due file, per parlare con un consulente che non ho ben capito a cosa mi sia servito. A parte tentare di vendermi una sim.

Mah.