In città ci sono diversi monumenti coperti da anni da impalcature e teloni. Su di essi giganteggia sempre qualche modella di una marca di intimo che finanzia la ristrutturazione (la marca finanzia, non la modella. Poi non escludo ci siano modelle filantrope che sponsorizzano restauri). Meno male, direi, altrimenti chissà per quanto resterebbero in rovina. Non ricordo però più l’ultima volta che ho visto quei monumenti prima che li bendassero. È passato davvero tanto tempo. Non ricordo più neanche come fossero. Forse non sono mai esistiti e il finto restauro era solo un pretesto per piazzare i cartelloni. Forse invece nella memoria urbana il monumento è proprio la modella in intimo. A imperitura memoria del pizzo, della guaina avvolgente e serica, perché mai si possa dire di aver dimenticato il contributo all’umanità portato dalla lingerie.
Se, un giorno, i monumenti – sempre ammesso che ce ne siano – torneranno a essere mostrati, la città abituata ormai alla visione ciclopica della guêpière potrebbe esserne delusa.

Foto di ‘monumentando Napoli’, 2016
È un problema, quello dello svelamento e della delusione, che mi affligge.
È uno dei motivi per cui mi sento incapace e goffo nel prendermi i complimenti. Innanzitutto mi imbarazzano perché mi sento al centro di un’attenzione che non avevo richiesto. Sto lavorando su questo tratto del mio carattere per essere meno schivo, perché a volte mi faccio davvero schivo da solo.
L’altra motivazione per cui non so gestire i complimenti è che mi sento come se dovessi vivere, da quel momento in poi, con la consapevolezza e la responsabilità di quell’apprezzamento. Sento il peso di dover essere sempre all’altezza di quella definizione che mi hanno dato e di non doverla disattendere. Mi sento sempre in dovere di performare per paura di deludere le persone.
È vero che siamo pur sempre umani e con licenza di sbagliare. Avremmo pure la libertà di non essere sempre impeccabili. E questo vale sia per le persone comuni sia per la modella della pubblicità che avrà pur il sacrosanto diritto di uscir di casa con le occhiaie, la coda di capelli non lavati e la pancetta da grigliata di Pasquetta senza che qualcuno la fotografi e la sbatta su internet in pasto alle scimmie urlanti dell’etere.
A volte penso sia un bene che i monumenti siano incerottati. Almeno si preservano da incuria, abbandono e vandalismi.
Una mutanda ci salverà.