Non è che si tiene al decoro durante un conflitto perché è sì una guerra ma civile

L’altro giorno un conoscente mi parlava della situazione geopolitica esistente nel parco dove vive.

Per lavori di manutenzione (cura giardino, tinteggiature, ecc), si rivolgono a lavoratori esterni, originari dell’Africa sub-sahariana. Mi raccontava il tipo che per il suo vicinato non sono tutti uguali.

I vicini tendono infatti a distinguere tra il ne*ro e il ne*retto. Il primo è quello normale (non ho chiesto cosa intendessero per normale), il secondo è quello simpatico, che fa battute ed è sempre allegro.

Dato che i lavori che vengono commissionati sono spesso molto pesanti – in particolare la cura del giardino è sfiancante – in genere la famiglia del mio conoscente tende a corrispondere al lavoratore un compenso maggiore di quanto pattuito.

Ciò però ha sollevato delle proteste da parte dei vicini: la maggiorazione del compenso, infatti, rovinerebbe il mercato. Il lavoratore che ha ricevuto la gratifica la volta successiva se lavorerà per un’altra famiglia pretenderà lo stesso trattamento. Ma c’è di più: potrebbe spargere la voce tra la sua comunità e innescare una spirale di rivendicazioni salariali di gruppo che è chiaramente inaccettabile.

Mi raccontava allora che hanno dovuto pensare a compensazioni alternative: offrire pranzo/cena, regali, insomma trattamenti non pecuniari che non causassero uno squilibrio nel mercato con conseguenti proteste del vicinato.

Tutto ciò potrebbe sembrare un’allegoria del sistema economico e/o politico mondiale, invece accade realmente in un semplice complesso abitato. Sono rimasto affascinato. Ho chiesto di vedere questo posto: ho viaggiato molto ma non sono mai stato nell’Alabama degli anni ’60.

Ho provato a immaginare un seguito di questa vicenda.

Il vicinato contrario agli aumenti salariali dei lavoratori a chiamata a un certo punto proclama la secessione dal resto del parco, rivendicando il proprio diritto a una gestione autonoma dell’economia interna.

Il resto del parco non ci sta e ne scoppia una guerra tra le villette confederate e gli appartamenti unionisti. Trincee scavate tra le linee di bosso e lanci di artiglieria pesante fatta da avanzi dimenticati in frigo. Cucchiare sguainate e bidoni dell’umido come fortini.

Come andrà a finire? Solo la storia ce lo dirà!

Non è che se riduci il coffee break allora sei in meno-pausa

Io e il Sam Tarly che ho in ufficio cerchiamo ancora di trovare la giusta lunghezza d’onda. Credo lui stia profondendo sforzi in timidi tentativi di stabilire contatti con me.

Adesso la mattina, appena arrivati in ufficio, mi fa una piccola rassegna stampa.

Mi ha detto del ragazzino che ha vinto una fornitura di pollo fritto per un anno per aver ottenuto il record di retweet. Chissà poi quanti tweet otterrà per commemorare il suo fegato.

Stamattina mi ha chiesto se fossi a conoscenza della storia di Cicciolina che è stata morsa da un cane e ha chiesto un risarcimento ma si è scoperto fosse una truffa.

Insomma, come si può notare si interessa di grandi temi di attualità e geopolitica.

Ieri mi dice:
– Stavo seguendo i risultati delle elezioni francesi…
– Ah, bene – penso io –  allora si interessa di politica internazionale!
– …incredibile…il nuovo Presidente sta con una di 24 anni più…
– …più grande di lui, sì, lo so.

Mi ero illuso.

Va detto che, su Macron, questo è l’argomento di cui parlano tutti. È il solo argomento che sembra interessi a tutti: Sta con una vecchia.

A tal proposito devo contraddire il mio conterraneo fumettista Natangelo, l’argomento infatti non è al centro del dibattito solo in Italia. È arrivato perfino in Ungheria.

Da una parte lo capisco, il buon Sam Tarly. Non mi posso aspettare certo grandi analisi da parte sua.

Ha l’aria di uno che ha smesso di guardare il volley femminile quando le atlete hanno cessato di giocare in mutande per passare ai calzoncini.


Ah no, quello ero io.
Ma erano tempi difficili nella mia adolescenza, senza internet, senza Instagram, senza più Postalmarket. C’erano solo Studio Aperto e il volley, di giorno, per allietarsi. Ma io cercavo anche un po’ di approfondimento di attualità e cultura. E quindi guardavo il volley, non Studio Aperto.


Inoltre, in fondo si sa che alla gente interessa veramente un’unica cosa. Non importa chi tu sia o cosa tu faccia nella vita. Importa cosa fai del tuo pene e cosa fai della tua vagina.

Che non sono neanche veramente tuoi. Anche se ne sei il proprietario nominale e li porti in giro in modo gaudente, sono organi di dominio pubico, sempre sulla bocca di tutti.

Io credo, ad esempio, che il problema degli Adinolfi e di tutti quelli che pongono e si pongono tanti problemi riguardo l’omosessualità sia una semplice reazione di rifiuto legata al visualizzare mentalmente peni con peni e vagine con vagine. Io non visualizzo peni, talvolta vagine ma solo a tarda ora, ma altre persone invece hanno una fantasia molto più accentuata e impressionabile. Se fossimo tutti lisci come Ken e Barbie a nessuno importerebbe invece che Ken abbracci Ken e Barbie abbracci Barbie!

Quindi la soluzione è: togliamo il pene agli Adinolfi e staremo meglio.

Tornando a Sam Tarly, sono rimasto scioccato quando, sempre parlando di Macron, ha aggiunto:

– Io poi non capisco a volte come uno faccia…cioè lui sta con una in menopausa…I mean…He cannot have sex with her.

Ho riavvolto il nastro mentalmente per riascoltare ciò che aveva detto, perché forse avevo capito male.

HE CANNOT HAVE SEX WITH HER.

Sono rimasto un attimo in imbarazzo. Una goccia di sudore mi colava lungo la fronte. Non sapevo se dir qualcosa o tacere.

Pensavo di uscire dall’impaccio con una battutina, del tipo: Beh magari con del lubrificante…, ma mi sembrava alquanto sessista e anche presuntuoso. Che ne so io della Signora Brigitte Trogneux? Lei potrebbe benissimo rispondermi Ue pirletta, il lubrificante lo dai a tua sorella, io sono al top, t’è capì? Taac e farebbe anche bene.


La signora nella mia mente ha ascendenze meneghine.


Ho anche pensato di inviargli via Skype dei video didattici di YouPorn dove delle signore, coetanee di Brigitte Trogneux, mostrano in dettaglio ai giovani inesperti cosa sia il sesso. Però questi video mi sembravano un poco falsi e costruiti ad arte e poco adatti a supportare la mia tesi; la qualità video invece di quelli garantiti come artigianali (in che senso, poi? Saranno bio? Senza glifosato?) non sembrava eccelsa.

Alla fine però ho pensato di farmi i fatti miei.
Cosa posso mai saperne se non si tratti magari invece di una questione religiosa? Forse c’è un qualche principio che stabilisce che non si può più far niente in menopausa. Io lo ignoro in quanto non addentro alla materia teologica: figuriamoci, se fossi una donna concorrerei per il concorso di miss-credente.

Quindi alla fine ho taciuto evitando di offendere le convinzioni altrui.

Allah è grande e Gheddafi è il suo profeta*

* una vecchia canzone dei CCCP

La principale suddivisione storica della Libia

La fine di Gheddafi (politicamente, s’intende) è sempre più vicina, dopo mesi di guerriglia e interventi NATO. È lecito chiedersi, però, se questo coinciderà con la fine vera e propria della guerra all’interno del Paese o se, invece, porterà ad un nuovo Afghanistan o Iraq o, peggio, ad una nuova Somalia. Per chi non lo sapesse (visto che è difficile sentirne parlare), la Somalia oggi è uno Stato che in realtà non esiste più, diviso in 6 Stati Autonomi in cerca di riconoscimento internazionale. Ecco, suddividendo la Libia come indicato nella cartina, vorrei chiedermi se una situazione simile a quella somala potesse verificarsi anche qui. Fu alla fine della II Grande Guerra che poteva ipotizzarsi una spartizione territoriale, con la Gran Bretagna che aveva avuto in amministrazione fiduciaria Cirenaica e Tripolitania e la Francia il Fezzan.

Il post Gheddafi – Il problema sorge (sorgerà?) nel momento in cui ci si dovrà mettere all’opera per la costruzione del Paese nel post-regime; prevarrà la strada unitaria della conciliazione o prevarranno le rivalità interne? Bisogna tenere in conto, soprattutto, la suddivisione tribale del Paese, fonte di contrasti che erano stati in qualche modo spenti dalla dittatura (non che questo sia stato un fatto positivo, ovviamente!), ma che potrebbero riesplodere. Tutto dipenderà dalle scelte dell’Occidente, se decidere di tenere in vita uno stato fantoccio (se dovesse configurarsi in questa maniera) o passare per amministrazione suddivisa in zone d’influenza (smembrando, di fatto, la Libia).

Amministrazione indiretta – La seconda ipotesi va ponderata con attenzione; l’America (Obama) non ha intenzione di impantanarsi in un altro Iraq (ad un anno e poco più dalle elezioni) e quindi dovrebbe cedere la mano. Lo scenario possibile sarebbe quello di una missione dell’ONU con osservatori, con un ruolo di primo piano affidato a Stati come la Turchia.

Gheddafi è finito? – Tutto questi conti sono da considerarsi fatti senza l’oste: cioè, se Gheddafi non abbia abbandonato una resistenza considerata inutile per ripiegare e riorganizzare le forze per scatenare una contro-guerra una volta che la NATO avrà esaurito il suo compito. E questo è lo scenario più pericoloso.