Mi ritengo una persona educata, nella normalità di quella che viene considerata educazione. A volte commetto gaffes che possono essere scambiate per scarse buone maniere, perché in situazioni di imbarazzo o nel nervosismo il cervello tende a bloccarmisi e cerca la via più veloce per trarsene fuori, tralasciando i modi corretti.
La mente a volte mi va in errore di ridondanza. Un po’ come quando mi contano il resto davanti: io annuisco ma non riesco a seguire il conteggio perché la testa mi si è fermata al primo euro.
Per questo preferisco i conteggi sempre coi resti tondi. Conservo sempre degli spiccioli in tasca da aggiungere al dovuto e aiutare chi è alla cassa ad arrotondare il resto.
E pensare che il cassiere pensa che io lo faccia per gentilezza. Invece è pura necessità contabile mia: chissà quanti soldi mi hanno ciulato coi resti sbagliati nel corso della vita.
Un gesto che invece compio per assoluta e pura gentilezza è quello di tenere aperta la porta per gli altri: uomini e donne, anche se lo faccio più spesso con le donne.
È un atto che mi viene spontaneo, non mi ci sento investito in quanto uomo. Mi rendo conto comunque che in certe chiavi interpretative potrebbe essere valutato un po’ sessista. Benevolo, ma paternalista.
D’altro canto non aprire la porta o buttarsi avanti potrebbe sembrare scostumato.
Per risolvere il problema quindi frequento solo posti dotati di porte automatiche.
Come diceva quel tale, Per non trovarsi in situazioni imbarazzanti bisogna evitare le situazioni che possono creare imbarazzi.