Non è che se sfondi una porta aperta vieni accusato di vandalismo

Mi ritengo una persona educata, nella normalità di quella che viene considerata educazione. A volte commetto gaffes che possono essere scambiate per scarse buone maniere, perché in situazioni di imbarazzo o nel nervosismo il cervello tende a bloccarmisi e cerca la via più veloce per trarsene fuori, tralasciando i modi corretti.

La mente a volte mi va in errore di ridondanza. Un po’ come quando mi contano il resto davanti: io annuisco ma non riesco a seguire il conteggio perché la testa mi si è fermata al primo euro.

Per questo preferisco i conteggi sempre coi resti tondi. Conservo sempre degli spiccioli in tasca da aggiungere al dovuto e aiutare chi è alla cassa ad arrotondare il resto.

E pensare che il cassiere pensa che io lo faccia per gentilezza. Invece è pura necessità contabile mia: chissà quanti soldi mi hanno ciulato coi resti sbagliati nel corso della vita.

Un gesto che invece compio per assoluta e pura gentilezza è quello di tenere aperta la porta per gli altri: uomini e donne, anche se lo faccio più spesso con le donne.

È un atto che mi viene spontaneo, non mi ci sento investito in quanto uomo. Mi rendo conto comunque che in certe chiavi interpretative potrebbe essere valutato un po’ sessista. Benevolo, ma paternalista.

D’altro canto non aprire la porta o buttarsi avanti potrebbe sembrare scostumato.

Per risolvere il problema quindi frequento solo posti dotati di porte automatiche.

Come diceva quel tale, Per non trovarsi in situazioni imbarazzanti bisogna evitare le situazioni che possono creare imbarazzi.

Non è che pianti una persona affinché cresca un po’

Una volta ho mollato una ragazza.

Detta così può far pensare a un triste momento. Pianti, recriminazioni, litigi, voli di piatti ed editoriali di Gramellini.

No, io l’ho proprio mollata fisicamente. Alla fermata dell’autobus.

Ero preoccupato di aver già troppo abusato del suo tempo, speso per portarmi in giro dato che non ero del luogo. Avevo il timore che non potesse rimaner fuori ancora a lungo e si sentisse in imbarazzo a dirmelo per non piantarmi lì.

Quindi per non essere mollato, ho preferito mollarla prima io alla fermata dell’autobus. Si fa sempre così.

In realtà poi c’è un’altra scuola di pensiero che prevede che invece di mollarla alla fermata dell’autobus avrei dovuto costringere lei a mollarmi alla fermata dell’autobus, ma a me non piacciono queste vili schermaglie.

Così, camminando, giunti alla tanto citata fermata dell’autobus, la scena è stata questa:

Lei: Dove vorresti andare ora?
Io: Beh…tu prendi l’autobus qui per tornare, giusto?
Lei: Oh…beh sì
Io: Ok…Cioè nel senso se devi andare…
Lei: Ah…Ok…allora io vado…

Visto che poi non mi sembrava volesse trattenersi, non l’ho trattenuta.

Visto che avrà pensato che la stessi cacciando, non si è trattenuta.

Poi il giorno dopo ci siamo chiariti chiarendo che siamo entrambi due imbecilli. Forse io di più ma il mio era un eccesso di gentilezza. E la gentilezza non è imbecille: è tonta.

È come quando ci si trova di fronte una porta a due ante e si incrocia qualcun altro e allora gli si tiene un’anta per farlo passare e lui tiene quell’altra per farvi passare e nessuno passa, salvo poi decidere entrambi di passare nello stesso momento e rischiare una collisione.

Quindi la soluzione è: essere irremovibili. Una volta che avete deciso che il tizio deve passare, voi rimanete piantali lì finché non decide di schiodarsi da quella cavolo di porta. Perché quel tizio lì è maligno: lasciandovi passare vuol mettersi in posizione di vantaggio e rivelarsi più gentile di voi.

Allo stesso modo, se per un equivoco, perché avete la testa piena di onanisti dediti all’onanismo mentale, decidete di mollare qualcuno alla fermata dell’autobus, siate coerenti e irremovibili nel difendere la vostra posizione di individui gentili che mollano le persone alle fermate dell’autobus e non permettete di farvi mollare!