Non è che per spiegare una tovaglia serva un professore

Conversazione su Skype:

– Figlio, perché non ti vedo dalla videocamera?
– Madre, per l’ennesima volta, lo sai che sul mio portatile a volte si accende e altre dieci no
– Ma se io clicco sulla telecamera dovrebbe partire
– No, Madre, anche se clicchi non si accende da quest’altro lato
– Ma io mi vedo
– Perché è la tua “telecamera”, la mia non si accende. Dobbiamo stare qua a provare tutta la sera?
– Ma io non capisco perché se premo sulla telecamera non si veda
– Madre, ti ricordi quando tu aprivi l’acqua calda in cucina mentre stavo facendo la doccia e mi sentivi imprecare in sumero perché a me restava l’acqua fredda?
– Sì ma che c’entra?
– Ecco, qui non funziona così. Adesso puoi aprire tutte le volte che vuoi il rubinetto, da quest’altra parte non succederà un bel niente
– Ah, mò sì.

Disse una volta il filosofo del ‘600 Carlo Bucolico, conosciuto anche come Enrico Cinasco:
Il genio è un uomo capace di dire cose profonde in modo semplice.

Io spesso non mi so spiegare, se non con irriverente saccenza. E, per di più, mi spazientisco quando non capiscono ciò che intendo dire. Fortunatamente spesso mi giungono in soccorso gli esempi.

L’esempio è una cosa vitale. Anche la similitudine più banale e astrusa può essere fonte di insegnamento e può aiutare a chiudere una conversazione che si sta trascinando per le lunghe.

Purtroppo, non sempre funziona.

Una volta all’università per un esame lessi anche un libro che il professore aveva inserito come facoltativo per i corsisti.


Ho sempre avuto un deficit di concentrazione sul particolare tale da rendermi dispersivo l’apprendimento. Ho la necessità di saperne il più possibile su un determinato argomento per poter avere il quadro completo. Come diceva un proverbio cinese: Non insegnare a un uomo a pescare, prima insegnagli tutti i tipi di pesce che ci sono nell’oceano.


Qualche giorno dopo mi telefonò un collega che si stava preparando per lo stesso esame:

– Ma tu ti sei fatto anche il libro che non si doveva fare?
– Me lo son giusto letto
– Ma secondo te va studiato?
– No, io me lo son letto per approfondire, ma se ne può fare tranquillamente a meno
– Come l’hai letto, te lo sei studiato?
– No, l’ho semplicemente letto una volta, velocemente
– Ma le cose che ci stanno scritte te le ricordi?
– Beh sì, una volta letto, qualcosa ti rimane impresso
– Quindi te lo sei studiato?
– No no, l’ho letto e basta
– Ma come l’hai letto?
– Una parola dietro l’altra, come dovrei leggerlo?
– Ma le cose poi te le ricordi?
–  Sì, come ti dicevo, se leggi ti rimane impresso qualcosa
– Ma l’hai sottolineato?
– No, ho letto, l-e-t-t-o, hai presente quando leggi sulla Gazzetta i voti del Fantacalcio e poi ti ricordi che Vigiani della Reggina ha preso 6,5 + assist? L’hai imparato a memoria? L’hai sottolineato? Ti sei fatto lo schemino? No.
– Ah ho capito
– Assafamarònn*
– Ma dici che dovrei farmelo ‘sto libro allora o no
– …
– Va be’ ià non me lo faccio
– Bravo
– Ma io non ho capito come te lo sei letto
Clic.


* Trad.: E quindi uscimmo a riveder le stelle!


Quelli che si fanno foto in campagna sono dei selfie della gleba?

Ho realizzato che dall’età infantile a quella dell’epoca digitale foto di me stesso sono assenti o rare. Il che forse non è un male, perché con lo sviluppo (non quello delle foto) per un periodo ho attraversato una fase in cui sembravo Milhouse, da cui ne sono uscito anni dopo.

Fino alle scuole medie ero un bel giovinetto, perennemente abbronzato perché passavo ore a giocare fuori. Poi son diventato più chiaro e miope, due cose che si potrebbero imputare entrambe ai computer.

Attualmente, nell’epoca del contagio digitale, esistono invece molte fotografie che mi ritraggono. Pur non avendo il culto della mia immagine – anzi, spesso quando vogliono ritrarmi esprimo tutto il mio vaffanculto – ogni tanto vengo colto dallo strano piacere del farmi catturare da un obiettivo, purché sia gestito da altri. Non amo gli autoscatti perché devo avere entrambe le mani libere e intente a far qualcosa di estremamente importante, come reggere il mento o la testa o un bicchiere o le tre cose insieme.


Reggere mento e testa insieme con una sola mano è molto semplice. Il pollice è sotto la mascella inferiore e non esercita pressione, il mento deve essere semplicemente poggiato ma non a peso morto: bisogna raggiungere la condizione di compiaci-mento, mentre indice e medio leggermente flessi indugiano sulla tempia. Le altre dita sono piegate su sé stesse. L’altra mano regge un bicchiere o è poggiata placidamente su un oggetto quale un sasso, un albero, un mobile, un soprammobile in vera finta porcellana. La posa va accompagnata da uno sguardo serio e pensieroso: non malinconico, non severo, soltanto serio e pensieroso. Per esercitarsi, basta figurarsi nella mente una domanda, quale Chi schiero al fantacalcio? o Che maglia metto su quel pantalone?. Esercitatevi su tutti gli esempi che ritenete opportuni.


A volte mi soffermo a pensare (con sguardo serio e pensieroso), cosa ne sarà di tale overdose di immagini che stiamo producendo.

Una volta – ancor oggi vedo che accade, a dir il vero – poteva capitare di trovare vecchie foto in giro per casa, in soffitta, in cantina.

Domani nessuno scaverà tra scatole e mobili e ne tirerà fuori per caso vecchie immagini: un mio discendente non rimarrà sorpreso esclamando Toh! Guarda il prozio Gintoki con lo sguardo serio e pensieroso!. Quando il mio hard disk passerà a miglior vita, io sparirò con esso. Magari resterò tra i meandri di un social network, ma a che pro se nessuno andrà a scavare per ritrovare il mio sguardo serio e pensieroso?

Ma poi avrà tanto importanza se sullo stesso schermo ci saranno 10-100-1000 altri sguardi seri e pensierosi confrontabili? La specificità del ritratto dovrebbe risiedere nella sua unicità: nel mobile di casa mia c’è il mio prozio, nel mobile di casa tua, il tuo.

Nel mondo digitale, saremo tutti con tutti nello stesso posto. E senza mobili.

Perderemo la mobiltà.

Questa storia dell’olio ha rotto le palme

Sottotitolo: la Cina è in cucina.

Mio nonno diceva sempre che bisogna scegliersi le proprie battaglie.
Non è vero, non me l’ha mai detto, ma avrebbe potuto farlo mentre mi insegnava a fare il vino o le conserve di pomodori.

Oggigiorno il mondo sembra impegnato in tante battaglie. Uno dei nemici odierni che ho scoperto recentemente, più dannoso del Da’ish*, più infestante della cellulite e più noioso di un comizio elettorale, a quanto pare è l’olio di palma.
* acronimo di al-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāq wa l-Shām, Stato Islamico di Iraq e Grande Siria.

A prescindere da come la si pensi in merito, credo che al giorno d’oggi se si vuol esser certi di cosa si stia consumando bisognerebbe ritirarsi in un rettangolo di terra con un paio di animali e un orticello.

Ci ripensavo quando sono entrato l’altro giorno in un negozio bio e ne sono uscito bestemmiando contro bio per i prezzi da gioielleria che ci sono all’interno. La qualità si paga così come si paga la quantità di lavoro che c’è in quel prodotto, certamente. Ma se volessimo essere tutti bio ci vorrebbero stipendi da ingegneri (ingegneri non italiani perché ho visto ingegneri qui lavorare gratis o a 1000 euro al mese). Quindi tocca accontentarsi delle confetture industriali che costano meno e che sull’etichetta scrivono “con vera frutta!” come se fosse un valore aggiunto**
** Il che apre considerazioni inquietanti: sulle altre c’è della finta frutta? Mi ricorda quando comprai uno yogurt Muller. “Alla ciliegia” era scritto sulla confezione. Poi leggo l’etichetta e c’era scritto “con 33% di frutta (di cui 39% ciliegie)”. E quindi il 39% di ciliegia su un 33% di frutta (ripeto, non il 39% sul 100% di prodotto, ma il 39% del 33!) ne farebbe uno yogurt “alla ciliegia”? Più che fate l’amore con il sapore, è fate sesso con gli sconosciuti.

D’altro canto ammesso e non concesso che i costi fossero accessibili, mi chiedo se di prodotti naturali e non industriali ce ne sarebbe abbastanza per tutti. Mi piacerebbe, ad esempio, che il resto d’Italia sapesse quanto è buona una Margherita col pomodoro datterino giallo***, ma credo che se tutta Italia volesse pizze col datterino giallo neanche se ci limitassimo a un pomodoro a testa ciascuno la produzione basterebbe a soddisfare la richiesta.
*** chiamato anche Lemon Plum, è una varietà di pomodoro dal colore giallo ambrato-arancio coltivata secoli fa e che si riteneva scomparsa.

A proposito di pomodori, a Casa Romana sono arrivate due cinesi. Una è una vecchia amica di Coinquilino, insegnante di canto, che accompagna la sua discepola, futuro astro nascente della lirica del celeste impero che è a Roma per perfezionarsi. A quanto pare Astro Nascente resterà a lungo qui, anche se non so quanto.

Ebbene, Maestra e Astro Nascente hanno portato con sé in valigia due barattoli di salsa di pomodori cinesi. Forse pensavano di non trovarne in Italia?

E voi, mangereste pomodori cinesi?****
Io no per diversi motivi, ma forse sono vittima di luoghi comuni.
****Magari ne ho/avete già mangiati a mia/vostra insaputa in un ristorante italiano o in una pizzeria.

È un luogo comune quello che mi faceva ritenere le cinesi tutte graciline e piccoline. Poi ho visto Astro Nascente e mi son reso conto che al confronto sembro io il cinese. I cinesi stanno crescendo.

Io non sono così piccolo, anzi, fossi cresciuto una-due generazioni fa sarei probabilmente stato considerato alto.

Il problema delle generazioni odierne è che sono grosse, troppo. Mi hanno detto che per colpa loro hanno anche ridefinito le taglie delle scarpe. Non so se sia vero, ma fino a una decina d’anni fa io compravo sneakers numero 44/45. Poi un giorno provandolo in negozio il 45 ha cominciato a farmi l’effetto delle scarpe di Pippo. Oggi porto 43.

Dev’essere colpa di tutti gli ormoni che hanno assunto col cibo. Io ricordo alle scuole medie le mie compagne erano piatte, a parte due-tre sviluppate e una che invece era veramente molto avanti. Quest’ultima aveva anche una cotta per me, pare, ma a 12 anni purtroppo pensavo al fantacalcio e non alle fantatette.

È impossibile controllare ciò che assumiamo, ergo, e ciò apre delle questioni: un mio futuro figlio nascerà già dotato di baffi e fluente barba? Se sì, esistono camicie a quadri per neonati? È un problema notevole, qualcuno dovrebbe interessarsene.

Il tifo è una brutta malattia

È ricominciato il campionato di calcio, purtroppo o per fortuna (ai poster attaccati al muro l’ardua sentenza!) e son tornate ad aggirarsi tra di noi, se mai si fossero nascoste, le specie animali vittime del tifo che vado di seguito a elencare.

Il Carbonaro – Come l’appartenente a una setta, pratica il tifo di nascosto quando la propria squadra affronta periodi bui. Se glielo si chiede, mostrerà scarso interesse o addirittura negherà la propria fede calcistica. Quando invece la squadra a cui tiene salirà agli onori della ribalta, romperà i maglioni a tutti in maniera irruente esibendosi in spudorate esultanze e manifestazioni di gioia.

Mastella – Degno del miglior trasformismo politico cambia casacca con una regolarità disarmante. Per lui non c’è gusto a stare con chi perde, quindi si allena con costanza nella specialità olimpica del salto sul carro del vincitore. Ogni volta, ovviamente, dirà che in realtà sotto sotto ha sempre tifato per quei colori.

Tutto il calcio minuto per minuto – Lunedì: risultati del fantacalcio. Durante la settimana, coppe europee e messa a punto delle puntate da fare da Eurobet. Venerdì, formazione del fantacalcio. Week-end: campionato, of course. Nel tempo libero si dedica a lavoro e famiglia. Quando si ricorda di averli.

“È rigore!”

Dr Jekyll & Mr Hyde – L’uomo che durante la settimana ha l’aspetto placido e tranquillo di un impiegato del catasto sotto cloroformio ma che quando gioca la propria squadra si trasforma in Hulk. Urla, si agita, grida indicibili improperi, le vene del collo gli si gonfiano come palloncini sul punto di esplodere. La Meliconi ha creato apposta per lui dei gusci per il telecomando che resistono anche al lancio contro il muro. Nella trance agonistica potrebbe divorare il televisore dalla rabbia. Terminate le ostilità, poi va in chiesa a confessarsi per le bestemmie che si è lasciato sfuggire.

Il finto disinteressato – Il finto disinteressato sembra non seguire lo sport. Sembra, per l’appunto. Le sue orecchie riescono a intercettare meglio dell’NSA: se qualcuno intorno a lui sta discutendo di calcio, lui orienta il proprio udito per captare ogni singola parola. Si avvicina fischiettando e con nonchalance introduce l’interessata domanda “Ma com’è finita la partita…?”. Altro suo superpotere è l’occhio da camaleonte: quando si trova in un luogo dove una tv trasmette la partita, riesce a seguire l’incontro con la sua vista in grado di ruotare a 360° senza farsi scoprire da nessuno.

Il pluripentito – Quello che afferma di essere stanco del calcio, perché non è uno sport, non ha valori, vi gira troppo denaro intorno e poi non è concepibile che per una partita di calcio si scateni una guerra. La domenica successiva sarà di nuovo a seguire gli incontri, salvo poi pentirsene un’altra volta e così via per il resto dell’anno.

Pessimismo cosmico – Lo scontento perenne di come vanno le cose per la propria squadra: guarda la campagna acquisti estiva e dà già per certa la retrocessione, si lamenta di continuo della dirigenza e auspica la vendita della società a un ricco magnate (o magnaccia) russo o a un petroliere arabo: evento molto probabile, il mondo è infatti pieno di sceicchi che sognano di acquistare la A.S.D. (Associazione Sportivi Disperati) Vergate sul Membro Football Club. Ogni domenica chiede la testa dell’allenatore e l’allontanamento di una decina di calciatori per scarso impegno.

Il Lord – Quello che segue solo calcio inglese, sogna di intonare cori ubriaco in un pub di Liverpool, ama il gioco maschio e le entrate a gamba tesa al limite della scomunica. Nel 99% dei casi uno stadio inglese l’ha visto solo in foto.

Quello che la fa fuori dal vaso – A luglio è convinto che il prossimo sarà l’anno buono, che non ce ne sarà per nessuno; va in giro a dire agli altri di prepararsi a nascondersi perché “quest’anno vi facciamo neri”. Ad agosto comincerà ad avere qualche perplessità ma continuerà a esternare ottimismo e a esibirsi in spacconate. A settembre sarà già depresso e comincerà a dire “quest’anno  è così ma vedrete il prossimo…”.

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“Aaah!  Dobbiamo segnare dall’altro lato!”

La fidanzata del tifoso – Buuh, i soliti luoghi comuni! Anche le donne seguono il calcio! Ci sono donne più competenti degli uomini!
Calma.
È vero, ma è anche un dato di fatto (e test clinici lo dimostrano) che si annidi sempre da qualche parte una fidanzata del tifoso. Quella che, pur di stargli vicino, si interessa – o finge interesse – delle passioni calcistiche del partner, tanto da fargli compagnia durante la visione della partita. In genere l’interesse della fidanzata dura i primi dieci secondi dopo il calcio d’inizio: il tempo di chiedere Da che parte dobbiamo segnare?, poi la sua attenzione calerà. Se ci sono altre donne (altre povere fidanzate), chiacchiererà con loro.  Se non ci sono altre occupazioni, ogni tanto proverà a mostrare il proprio impegno nell’interessarsi ponendo domande come Perché è fuorigioco? o Perché passa la palla invece di andare a segnare? oppure esibendosi in incitamenti inutili verso i giocatori quando magari il pallone è fuori o il gioco è fermo.
La fidanzata esordiente che fa il proprio ingresso ufficiale nell’ambiente sportivo per la prima volta la si riconosce da una domanda dal vago sapore esistenziale, cioè: Noi chi siamo?, magari posta a metà secondo tempo, quando si accorgerà di aver tifato per tutta la partita per la squadra opposta.

La moglie del tifoso – Se gli resiste abbastanza a lungo vicino, la fidanzata del tifoso diverrà una moglie del tifoso. Dalla prima si distingue perché, avendo ormai conquistato il proprio uomo, non deve più fingere interesse per le cose che fa. Anzi, ritrovandosi in casa una tal specie di fastidioso ominide, vivrà gli appuntamenti calcistici come un momento di libertà e di respiro: due ore (e anche più, se va allo stadio) senza il coniuge tra i piedi in casa. Momenti di difficoltà si vivranno purtroppo invece durante le partite serali in settimana, quando lei vorrebbe vedere come va a finire la puntata di Un posto al sole e lui si è già sintonizzato sul prepartita con le immagini trasmesse direttamente dagli spogliatoi dei calciatori che si infilano i calzini ai piedi e le dita nel naso.

L’esteta – Quella che tifa una squadra perché c’è un calciatore figo che le piace. Quando l’oggetto del desiderio cambierà squadra lei cambierà fede calcistica: in ciò è molto simile al Mastella, tranne per il fatto che non è che le interessi proprio vincere. Vorrebbe solo trombare.

Generazione ribelle – Quello che se il padre è milanista, lui è interista, se è romanista lui è laziale e così via. Il figlio bastian contrario che fa sì che stare a casa di domenica sia un’attività amena e tranquilla come trovarsi al confine di una zona di guerra.

Esemplari social che ti rendono asocial

La bellezza (o la bruttezza) di Fb è che ti fa scoprire cose sulle persone che conosci di cui non avevi alcun sentore o sospetto. Il che ti lascia con la domanda: ma davvero ho questi personaggi tra le mie cerchie?
Mi sono addentrato nel loro habitat naturale a rischio della mia incolumità per cercare di carpirne i segreti.

Il Dagospia – Il contestatore, il “Vergogna!”, quello che “Chissà cosa c’è dietro”, l’uomo del “Quanto hanno speso?”. Solitamente si interessa all’attualità, spaziando tra politica ed economia. A volte commenta la cronaca nera per dire la sua versione che non coinciderà ovviamente con quella degli inquirenti. Non definitelo giornalista mancato, perché odia i giornalisti. Quando è stanco utilizza la tecnica del “Show, don’t tell” e diventa contestatore silenzioso: non scrive alcun commento per le cose che pubblica ma si limita a condividere articoli, immagini, video scomodi o provocatori per dimostrare qualcosa. Romanziere.

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Quello delle verità nascoste – L’unico scopo della sua presenza su Facebook è quello di rivelare a voi comuni mortali la presenza di basi militari segrete sotto le vostre cantine, esperimenti per creare ibridi uomo-Borghezio, tunnel sotterranei creati da un popolo mitico per evitare i caselli autostradali. La sua distribuzione di bufale supera quella di un caseificio di Agropoli, trovando anche consenso tra qualche suo contatto che condivide perché “non si sa mai, magari è vero”. Coincidenza? Io non credo.

Il buon pastore – Non passa giorno che non ricordi ai suoi contatti la grandezza di Dio, citando qualche passo del Vangelo o pubblicando immagini di Angeli e Gesù. Sostanzialmente innocuo, può diventare rancoroso e feroce in presenza di temi scottanti e molto sentiti. Può occasionalmente entrare in contrasto con Quello delle verità nascoste quando si ritrovano in territori di interesse comune: il Vaticano, la Bibbia, i miracoli e così via.

Il ninja – Non aggiorna il proprio profilo da quando si è iscritto, non pubblica nulla dal 2008. Qualcuno pensa che sia estinto, qualcun altro ha dimenticato anche di averlo tra gli amici. In realtà la sua caratteristica principale è quella di essere invisibile ma presente. Quando lo incontri per strada ti dirà cose del tipo “Ehi, ti ho visto in foto con quella tizia, quella che frequenta il corso di accordatura di violino ed è stata a Orgiate di Sopra, è la tua ragazza?” e tu cerchi di ricordare a cosa diavolo si stia riferendo e perché sappia più cose lui di te. Inquietante.

La Volina – Quella che passa le proprie giornate a condividere immagini artistiche di un uomo e una donna abbracciati/che si tengono per mano/che si baciano, magari nudi in penombra, con accanto scritte del tipo “L’amore vero è quello che bussa alla porta e ti prende e ti porta via e la vita è un mazzolino di speranze nell’angoscia della notte”. Il suo guru è Fabio Volo, del quale oltre a condividerne estratti dei libri comincia a imitare lo stile, scrivendo perle di saggezza del tipo “Se non hai emozioni non ti emozioni”, “Se non ami non stai amando”, “Se non hai chiuso il gas occhio che ti scoppia la casa”. Si consiglia di assumere Brunello Robertetti.

La bocciofila – Quella che cambia immagine del profilo due-tre volte al giorno, rigorosamente mettendo in primo piano le sue generose ghiandole mammarie. Il commento tipico alle sue foto (proveniente dal pubblico maschile) è “Come sei bella!”. I più originali tentano di sviare dall’oggetto delle loro attenzioni scrivendo “Che bel sorriso!” o “Che begli occhi!”. I più arditi si lanciano in un “Bellissima, sei un amore”. In realtà stanno pensando tutti a una cosa sola e non è la squadra del Fantacalcio da schierare domenica. Il nemico tipico di questa donna è Il Dagospia, che nella sua veste di moralizzatore e contestatore pubblico le farà notare con tono pungente l’uso e abuso delle bocce. Al che la nostra eroina reagirà rivendicando la libertà di una donna di esibire quanto le pare le proprie mammelle e aggiungendo che se uno si focalizza solo su quelle è evidente che sia un cosiddetto morto di f. e così via, perpetuando uno scontro che va avanti dai tempi di Adamo ed Eva (che mostrò le sue grazie al serpente tramite Whatsapp).

Il collezionista Per lui Facebook dovrebbe chiamarsi Fuckbook, da bambino collezionava le figu, ora da adulto colleziona le fighe; l’elenco degli amici è in realtà un catalogo IKEA dove andare a pescare i pezzi più convenienti tra un vasto assortimento. Cacciatore instancabile, la sua tecnica si basa sulla quantità: più contatti uguale più possibilità. La sua preda preferita è La Volina, da lui ritenuta ingenua e desiderosa di attenzioni e perciò cedevole. Il suo nemico naturale è La donna cornuta, per questo motivo la specie del collezionista non gode di un’elevata longevità. Non è inusuale, infatti, che un esemplare finisca spesso pubblicamente sputtanato da un’amante tradita o raggirata. Ho visto account craccati dove donne furiose rivelavano tutte le trame di questo individuo. Ma come l’araba fenice, Il collezionista è in grado di risorgere dopo un periodo di oscurità sotto le spoglie di un altro account. Per ricominciare imperterrito.

Il PR – Appena dopo che l’hai aggiunto dovrai immediatamente bloccarlo, perché comincerà a inondarti di notifiche. Il PR si nutre di eventi, da lui organizzati o pubblicizzati da altri. La sua tecnica è la raffica di inviti. L’habitat naturale è costituito da un divano e un tavolino basso. Presente in migliaia di foto sempre con un sorriso a 64 denti come un politico in campagna elettorale, ha il suo alleato principale nella Fashion Victim che partecipa alle sopracitate serate, quella che non va in discoteca ma va “nel locale”, perché discoteca è un termine antico. La F. V. pubblica regolarmente reportage fotografici dei suoi fine settimana, passati sotto una decina di filtri Instagram che, aggiunti agli strati di trucco – pardon, di make up – del soggetto, le donano l’aspetto del clown del McDonald’s.

L’aquila – È responsabile dei maggiori traumi da craniate sul muro, perché quando vedi una persona che non è in grado di afferrare concetti elementari o di cogliere l’ironia, l’unica reazione possibile è una testata contro il cemento per dimenticare. Vive in simbiosi con Quello delle verità nascoste, come il pesce pilota per lo squalo o l’uccello-guardiano per il rinoceronte: per la sua boccalonaggine è infatti il primo a cibarsi delle baggianate del sopracitato individuo.

ScroogeWebEbenezer Scrooge – Quello che passa il tempo a contestare tutte le mode e le tendenze della rete, a denunciare futilità e consumismo delle feste comandate, a etichettare tutto come una fandonia, una bubbola. Ovviamente odia tutte le categorie presentate qui sopra.

E adesso provate a indovinare che tipologia sia io 😀

CV: Curriculum Verità

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L’altro giorno ho letto un post di Ale22andro che consiglio di leggere: Se il curriculum dicesse la verità. Al che ho pensato di produrre anche io un curriculum il più brutalmente onesto possibile. Questo è ciò che ne è venuto fuori.

Curriculum Vitae

Nome: Gintoki
Specie: Gatto domestico (Felis Silvestris Catus)
Nato a: Napoli Quando:  l’età sufficiente per ricordare il 2° scudetto del Napoli ma non il 1°
Telefono: lasciami il tuo e se sei una donna e ti richiamo
Automunito: quando non serve ai miei
Patente: B in zona retrocessione
Disponibile a trasferte: no perché sono contro la Tessera del Tifoso
Disponibile al trasferimento: sì ma solo a parametro zero

Istruzione e Formazione
Università degli Studi di Napoli Federico II (sono recidivo e poi era comoda)
Laurea magistrale in: Scemenze Politiche II – Il ritorno
Tesi in: Politiche Strategiche di Economia Europea applicate al Tasso di Cambio Lira/Euro che poi i Commercianti ci hanno Marciato sopra Fissando i Prezzi 1000 lire = 1 euro
Titolo: Potrei recitarvi le formazioni di Ungheria – Germania finale dei Mondiali del ’54 e manco ve ne accorgereste
Voto: 110 con calcio nel deretano accademico

Università degli Studi di Napoli Federico II
Laurea Triennale in: Scemenze Politiche, Indirizzo Studi In…utili
Tesi in: Storia delle Relazioni Complicate tra Uomo e Donna da quando è stato inventato il Cavallo
Titolo: Ma davvero vi interessa ‘sta roba che se l’è dimenticata pure quello che ha scritto il libro dal quale ho attinto?

Liceo Classico intitolato a uno scrittore misconosciuto
Diploma di Immaturità

Esperienze professionali
2012-2013
Azienda: Dammi i soldi & Ti rovino Inc. …ulata
Ruolo: Junior Usurer and Extortionist
Potrei dire di aver messo in luce ottime doti di team working e problem solving, se ne avessi capito bene il significato. Sono sempre stato il primo ad arrivare sul luogo di lavoro e l’ultimo ad andarmene, perché purtroppo essendo soggetto agli orari dei treni questi ultimi partivano sempre o troppo presto o troppo tardi.

2011-2012
Azienda: Un uomo con i piedi nel forno acceso e la testa nel congelatore statisticamente ha una temperatura media S.p.A.
Ruolo: Addetto a farsi i cazzi altrui
Tra i miei compiti rientrava quello di inserire i dati mancanti usando la fantasia, attività in cui mi sono distinto per proattività, proditorietà e protervia.
Ho ricevuto attestati di stima per la mia discrezione e riservatezza.Quindi con quelle voci che ho messo in giro sparlando delle persone che ho incontrato, non c’entro.

2004-2010
Giornalista. La mia attività si svolgeva prendendo notizie da internet e riscrivendole cambiando le parole per renderle originali. E quando non le trovavo anche qui bastava usare la fantasia.

Lingue
Napoletano: madrelingua. Buona conoscenza delle radici etimologiche di termini offensivi quali ad esempio Chiattillo, Vajassa, Zandraglia
Italiano: buono. So dire parole come otorinolaringoiatra senza incespicare
Inglese: oh son stato a Londra per ben due settimane
Spagnolo: oh son stato a Barcellona per ben due settimane
Francese: conosco i nomi dei vini e come ordinarne un bicchiere
Tedesco: conosco i nomi delle birre
Giapponese: sufficiente per provarci con una giapponese ma non abbastanza per non andare in bianco

Conoscenze informatiche
So usare Word. Excel lo utilizzo per la squadra del Fantacalcio.
Una volta avevo imparato a usare Access, poi l’ho dimenticato.
Ottima conoscenza di software tecnico-gestionali quali Emule, µTorrent e JDownloader per scaricare utilizzando contemporaneamente ed2k, torrent e link diretti.
Utilizzo la Posta Elettronica, il più delle volte per cancellare lo spam o newsletter inutili.

Competenze relazionali e comunicative
In possesso di grandi doti nelle relazioni pubbliche, mi si nota di più quando non ci sono.
Sono in grado di parlare di cose che non conosco ma per un periodo di tempo limitato.
Ottima capacità di fingere interesse anche quando ascolto discorsi di cui non mi frega una mazza.

Competenze organizzative e gestionali
Una volta mi sono occupato di raccogliere i soldi per un regalo di laurea. Ci siamo ridotti all’ultimo giorno ma alla fine il tizio ha avuto il regalo. Per il resto preferisco sempre delegare l’organizzazione di feste, regali, serate ecc. ad altri: ottime doti di team leading nella supervisione di compiti ingrati da sbolognare a terzi.

Hobby e Interessi extraprofessionali
Mi sono dedicato all’onanismo, disciplina nella quale ho ottenuto soddisfacenti risultati.
Pratico la corsa, in particolare quella per raggiungere il treno.
Ho giocato per anni a calcetto a livello amatoriale, cimentandomi nel tempo in vari ruoli. Attaccante. Difensore. Portiere. Spettatore.
Appassionato di letteratura, cinema, musica a 180° perché mi interesso di tutto senza pregiudizi ma solo a metà.

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali purché non mi mandiate le offerte di abbonamenti Sky