Non è che ti serva una scarpa per la tua impronta ecologica

Ho comprato degli spazzolini di bamboo. Voglio cercare di dare un contributo alla diminuzione della mia impronta ecologica.

Poi magari per produrre un singolo spazzolino – proprio quello che ho in mano io – hanno versato nell’atmosfera la CO2 per produrre un SUV, chi lo sa.

Il discorso riguarda il sentirsi in grado di poter fare la propria parte partendo dalle piccole cose, quelle che oggi qualsiasi sito o giornale consigliano: e non lasciate il caricabatterie nella presa, e spegnete il pallino rosso del televisore (molti apparecchi, oggi, non hanno più i pallini rossi), fate pipì mentre fate la doccia.


L’ultimo punto realmente viene consigliato, per salvare un tiro di sciacquone.
Anche fare la doccia in due fa salvare acqua.
Fare la doccia in due e pisciare in due insieme attiva un sensore a forma di smile sulla mappa mondiale che ha Greta Thunberg in cameretta.


La questione del proprio contributo personale viene messa a dura prova ovviamente da tutto un insieme di cose che vanno in direzione contraria.

Per dire, ricordo che in un supermercato di una grande catena molto diffusa a Milano ho visto in vendita fettine di mela tagliate, in una bella confezione di plastica.

Ora, io comprendo che a Milano sono tutti di fretta, lavorano sempre – e via di altri luoghi comuni – ma che il milanese ora non abbia neanche il tempo di tagliarsi una mela o mangiarla a morsi mi sembra un po’ eccessivo.


Poi magari la mela a fettine la vendono anche a Crotone, per carità, sta di fatto che, per ora, l’ho vista solo a Milano.


Quindi ciò mi porta a pormi la domanda se realmente fare la propria parte serva a qualcosa.

Anche se tutta la città in cui vivo si servisse di spazzolini di bamboo, riuscirebbe a compensare quel che fa la grande fabbrica che abbiamo in questa stessa città?

La risposta probabilmente è Ni.

Ma in realtà la domanda non è proprio da porsi.

Se spegniamo il pallino rosso o se pisciamo nella doccia alla fine è per avere un’illusione di controllo. È come quando si dice di no una sera alla frittura perché ci illudiamo di poterci allungare la vita. Poi magari nel nostro DNA c’è scritto che a 60 anni il diabete ci farà secchi, a prescindere dalle fritture cui rinunciamo.

Ovviamente non sto dicendo che l’attenzione agli alimenti, a una vita sana, sia una cosa inutile: chiariamo che non è assolutamente in discussione questo. Dico solo che noi abbiamo necessità di vivere con l’illusione di avere controllo, a prescindere che serva o meno a qualcosa.

Poi ci sono quelli cui non importa niente di niente. Ma più che persone che vivono libere dall’idea del controllo, credo sia solo gente che vive facendo del disimpegno e dello sbattersene per il pene una ragione di vita. Chi mi viene a dire Tanto è tutto inutile che compriamo spazzolini di bamboo se poi la Cina inquina per me sta semplicemente cercando una scusa per non fare un cazzo, perché è molto più semplice e immediato.

C’è un vero motivo per cui fare una riflessione sugli spazzoli di bamboo: in bocca mi danno la stessa sensazione dell’abbassalingua del medico, una delle cose più brutte che io abbia provato in vita mia da bambino.

Il medico che mi ficca quella stecchetta legnosa in gola che mi causa conati di vomito è uno degli incubi che ancora mi perseguita.

Al che io vorrei dire: ce la metto tutta per avere una coscienza ecologica, ma è possibile che si debba lottare contro la Cina, i SUV, le fettine di mela tagliate nel supermercato e financo pure con la sensazione di legnetto in gola?

Allora ditelo, eh.

Non è che ieri stavo ‘npiedi perché l’otto m’arzo


cit. Andrea Pazienza:


Ogni otto marzo ascolto le polemiche di quelli che dicono che è una festa consumista; di quelli che dicono sia una scusa per dare sfogo a istinti ancestrali repressi; di quelli che ci tengono a erudire il prossimo spiegando l’arcinota verità che è solo una favola la storia delle operaie chiuse nella fabbrica incendiata con l’albero di mimosa accanto e io ogni anno ascolto la stessa lezione dalle stesse persone, che non so se mi ritengano vittima di una lesione nell’area della memoria che mi porta a dimenticare gli eventi oltre i 364 giorni e quindi sentano il bisogno di ripetermi la spiegazione oppure siano loro a essere mentalmente lesionati.

E poi c’è chi ripete che dovrebbe essere 8 marzo tutto l’anno e chi invece dice che non ci dovrebbe essere un 8 marzo perché dovrebbe essere un fatto normale e non eccezionale.

Io, molto confuso da tutto ciò e non sapendo come comportarmi, tento di tenermi fuori dai guai semplicemente rivolgendo un cordiale Auguri alle persone (persone di sesso femminile s’intende, anche se vige ancora quella goliardata che vuole che un maschio spiritoso ti dica auguri e allora pure tu gli dici auguri e tutti e due insieme perpetuate l’universo parallelo da scuola media in cui spesso i maschi entrano) che incontro e mantenendo un atteggiamento di onore e rispetto per tutto l’anno, ben conscio di dover migliorare giorno per giorno perché nella mia vita ho purtroppo mancato di rispetto e, data la mia natura fallibile e fallata, temo possa ancora accadere.


A mia discolpa tengo a precisare che non è una questione di contrapposizione uomo-donna: io manco di rispetto in maniera indistinta, spesso pecco e faccio gaffe in buona fede, ma in generale ho una cattiveria che si esplicita in senso democratico. Segue, in parole povere, un principio di maggioranza – mi piace mettermi sempre contro la moltitudine perché sono masochista (50 sfumature di micio) – ma temperato dalla garanzia della tutela della minoranza¹, quindi, per non far sentire escluso nessuno, offendo anche tutti gli altri.


¹ Tra parentesi la gente, chissà perché, tende però a dimenticare questa seconda parte, ritenendo che democrazia = la maggioranza vince e tutti gli altri restano zitti.


Quella di fare gli auguri è un’usanza che seguono tutti.

Io però, ad esempio, non faccio gli auguri di compleanno a chi mi sta sulle palle, per coerenza. Alcuni ci riescono lo stesso. Assumendo che la logica giusta sia quella di avere un atteggiamento lineare, credo che allo stesso modo dei compleanni non a tutte le donne vadano rivolti gli auguri l’otto marzo in virtù dell’idiosincrasia espressa nei loro confronti in altri frangenti.


È come vedere tanti ergersi a difesa dei bambini¹, salvo poi avere un atteggiamento di indifferenza quando poco lontano dalle nostre coste quegli stessi bambini finiscono a fondo con una barca. Se va bene è indifferenza, altrimenti è un vivo compiacimento perché secondo costoro è un problema in meno per noialtri. I più pietosi invece plaudono a un annegamento salvifico che li preserva da una vita di stenti.


¹ Credo che prima gli adulti dovrebbero pensare a difendere loro stessi da sé stessi.


Per suffragare la tesi testé enunciata mi rifaccio ad affermazioni che ho udito con gli occhi di questa faccia o che ho letto con le orecchie della medesima, procedendo a sottrarre dal novero delle donne meritevoli dell’Auguri alcune categorie:

– Innanzitutto quelle vittime di strupri o percosse o omicidi che, diciamocelo, un po’ se la vanno a cercare, dai.
– Quelle che, seppur non vittime di violenza, in ogni caso lo fanno apposta a provocare.
– Quelle che tu gli dici “Mi piaci” e loro ti rispondono che “Mi dispiace, mi sei simpatico ma…” che è proprio da stronze. Ti butto fiori e tu mi rispondi picche?
– Quelle che tu le guardi o ne richiami l’attenzione per strada e non ti filano o sembrano addirittura infastidite: ma chi si credono di essere? Ringraziassero di essere guardate.
– Quelle che sono acide, isteriche, nervose e volubili durante quella rottura di palle che noi uomini dobbiamo sopportare ogni mese che si chiama mestruazioni.
– Quelle che sono acide, isteriche, nervose e volubili perché di sicuro hanno le mestruazioni.
– Quelle che sono acide, isteriche, nervose e volubili perché non fanno sesso abbastanza.
– Quelle cui piace il sesso e quindi son troie.
– Quelle che non dicono che a loro piace il sesso ma tanto, eh? – Gomitatina, occhiolino, risatina – Lo sappiamo che sotto sotto – eh? – son troie.
– Quelle che stanno causando una decadenza della società perché non assolvono più al compito di donna che accudisce la casa: oggi tutte fissate con la carriera.
– Quelle che di sicuro han fatto carriera con chissà quali mezzi…eh? – Gomitatina, occhiolino, risatina.

Procedendo per sottrazione, direi che a questo punto rimanga solo mia Madre: su di lei posso garantire personalmente, altri casi non so. A chi ha qualcosa da ridire, citando Ferenc Pápa (come lo chiamano in Ungheria), tiro un cazzotto.

Quindi volevo far sapere che mia Madre ringrazia tutti per gli auguri.


Questo post che avevo in mente da un paio di giorni giunge tardivo: oggi Saverio Tommasi ha scritto su Facebook un post da cui io, una volta letto, ho pensato di attingere per rimpolpare il mio elenco. Quindi è doverosa la citazione per onestà:

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Anche se Saverio Tommasi mi infastidisce per questa sua velleità da supereroe della morale, che ne fa un aspirante santone – cioè un Roberto Saviano – che non ce l’ha fatta¹.


¹ L’evoluzione stile Pokémon dovrebbe essere: supereroe della morale -> santone. Io mi rendo conto a questo punto di essere un aspirante Saverio Tommasi che non ce l’ha fatta, purtroppo.


² Su Roberto Saviano ho una opinione né positiva né negativa che sarebbe troppo lungo sviscerare qui: diciamo che tendo a scindere il giornalista dall’uomo della predica.