Ho una sorta di ipocondria cinematografico-letteraria. Tendo a ritrovarmi in personaggi non dico negativi ma alquanto disfunzionali.
Ad esempio, ieri mattina in una inutile domenica mattina – inutile come soltanto una domenica mattina può essere – ho ingannato il tempo riguardando Bianca di Nanni Moretti.
Il personaggio di Michele Apicella, il protagonista, è un individuo disturbato. Disturbato da sé stesso. Ha dei problemi relazionali. È un uomo non abituato a essere felice che, quando lo è, ne è tanto terrorizzato da doverne fuggire rovinando tutto prima che qualcosa rovini tutto.
E, soprattutto, è una persona che deve incasellare le persone sulla base di indicazioni ricavate dal modo in cui si presentano vestiti (in particolare il tipo di scarpe).
Non sono maniacale a tali livelli ma, giusto di recente, mi è capitato di cadere in errori di valutazione su basi del tutto futili.
Il contesto: mi sono tatuato.
Sono andato in uno studio un po’ lontano da dove abito, dopo aver svolto alcune ricerche. Avevo scartato ben 3 studi nel raggio di un paio di km da casa mia che, a giudicare dalle foto dei loro lavori, sembravano più adatti a sbozzare il marmo che a far disegni sulla pelle altrui.
Dopo aver individuato lo studio che mi sembrava adatto e preso contatto, sono andato a parlarci di persona esponendo in dettaglio il progetto di tatuaggio che avevo già anticipato alla titolare.
Mi è stata presentata quella che sarebbe stata la mia tatuatrice, una ragazza che avevo già visto su facebook quando ho esaminato i tatuatori che lavorano in quello studio.
Dorme semisepolta nel terreno, in abito da sposa. Almeno così si presenta online.
Di persona era ancora più netta la sua goticità. Bianca come il rumore bianco e vestita di nero dalla testa ai piedi. Collare da dobermann al collo compreso.
Qualcuno dirà: Gintoki, non ti si faceva così superficiale. Hai trovato sgradevole questa persona solo per come si presenta?
Al contrario.
Io la trovavo adorabile.
Stavo già pensando ai nostri figli vestiti da Jack e Sally ad Halloween.
Non troverei mai qualcuno sgradevole per come si veste. A meno che non indossi la maglia della Juventus, ma quel caso è giustificabile.
Il fatto è che pensavo che a una persona fortemente autocaratterizzatasi come lei un tipo tutto sommato ordinario come me avrebbe causato disprezzo. Magari pensava Guarda un po’ se devo sprecare la mia arte per un simile parvenu. Magari essendo abituata a disegnare madonne che piangono squarciandosi il petto nudo – un quadro suo – avrebbe odiato me che mi son presentato con un gatto come soggetto. Magari le stavo semplicemente antipatico perché esistevo.
Parlandoci, invece, si è rivelata una persona veramente amabile, molto timida e gentile e capace di metterti immediatamente a tuo agio. Inoltre era entusiasta di disegnare un gatto essendo una gattara. Insomma alla fine le ho dato più che rilassato la mia pelle. Per fini artistici, intendo.
Sono stato vittima dei miei schemi mentali: proprio come quella volta che fui vittima dei miei schemi mentali, ma questa è una storia che narrerò al prossimo film che mi ricorderà degli schemi mentali.