Non è che serva un prete per convertire la produzione

Importanti fabbriche italiane stanno riconvertendosi o destinando reparti alla produzione di materiali utili per l’emergenza. A loro va ovviamente un ringraziamento.

Con le mie telecamere – installate su droni con regolare permesso di circolazione – sono andato a vedere come stanno andando le cose.


A beneficio degli avvocati dei marchi che cito, informo che le presenti cazzate sono state scritte da un mio amico. Fuggito in Messico. Che soffriva già di precedenti idiozie.


Bvlgari ha deciso di produrre flaconi di gel disinfettante; l’Eau de Amuchine della casa di lusso romana si presenta classica, con note di sensualità dalla persistenza intensa. Adatto a Lui, pardon, Lvi, e Lei, per chi vuol mostrare classe anche nella disinfezione.
Note di testa: essenza di etanolo vulgaris
Note di cuore: assoluta di candeggina notturna
Note di fondo: glicerina officinalis
Costo: 100 € per 100 ml

La Ramazzotti nello stabilimento di Canelli (provincia di Asti) sta producendo bottiglie di liquido disinfettante. Assicurano gli esperti che potrà essere utilizzato anche come digestivo per l’igienizzazione dell’esofago.

Armani ha convertito i propri stabilimenti per passare dalla produzione di vestiti a quella di camici. Per la Primavera/Estate 2020 l’infermiere che veste Armani mescola innovazione e tradizione; i pantaloni sono dal taglio ampio, a palazzo, a paracadute, a sbuffo con richiami orientali: insomma, devono avere spazio per nascondere il pannolone necessario quando si lavora 20 ore di fila perché manca personale per i turni.

Prada sta producendo mascherine; molto apprezzata è stata la presentazione della maschera in pelle morbida di pitone, noto predatore di pangolini untori del virus.
Prezzo: 190 € (monouso).

Si unisce alle case di moda anche Calzedonia; disponibili già da subito pratiche mascherine autoreggenti e camici coprenti 30 denari. Nelle forniture assicurano saranno presenti anche camici a rete e con effetto vedo/non vedo per chi non vuol rinunciare a quel tocco di sensualità&glamour anche in corsia.

La Geox invece ha sospeso le attività: sembra che la sua idea per “la mascherina che respira” non sia stata giudicata utile.

La Ferrari intende destinare un reparto alla produzione di macchinari per gli ospedali. Al momento però dai primi test sembra che le macchine si fermino dopo il primo giro o che si scontrino tra di loro, quindi ci sarà ancora da lavorare.

Infine anche l’ente previdenziale, l’INPS, per rompere la monotonia, oggi si è prodotto nella diffusione di un po’ di panico da furto di dati (per chi non avesse seguito, una grave falla nel sistema – andato in tilt per le troppe richieste di accesso – ha reso visibili i dati degli iscritti).

Non è che ti serva un’asticella sotto cui passare per trovarti nel limbo

Leggo, guardo serie tv, qualche film.

Non è il menù da isolamento. Questo è quel che faccio di solito. Ne ho solo incrementato le ore dedicate.

Mi sembra di stare in uno strano limbo, e non per le misure di sicurezza.


È ancora di moda il limbo (il ballo, in questo caso)? Ricordo fosse il mio incubo alla festa delle medie.


Un mese fa circa, il 18 febbraio, sono tornato a casa. Non per l’emergenza, anche perché in Italia in quel momento non erano ancora segnalati casi (mancavano 3 giorni prima che in laboratorio venisse scoperta la particella Codogno). Avevo pensato sarebbe stata una sosta ma col passare dei giorni mi è stato sempre più chiaro che si sarebbe tradotta in una permanenza.

Mi ricordo di un tizio che era di fianco a me mentre attendevo il treno e che poi è salito nel mio stesso vagone. Portava con se 3 trolley, più un borsone lungo un metro e mezzo a tracolla. Avevo pensato di dargli una mano per caricare sul treno, poi ho visto che era stato sgarbato con una signora e ho rimesso il mio proposito nell’armadio delle buone azioni da compiere.

Scelgo di compiere i miei gesti altruistici in base a una valutazione meritocratica personale. Credo sia un po’ complesso della divinità.

Milano in questo momento mi sembra così lontana e rarefatta. Mi capita a volte di ripensare a delle esperienze che ho fatto come se fossero cose che ho soltanto immaginato.

Stanotte ho sognato che ero in Islanda. In realtà nel sogno ero in un supermercato islandese in cerca di qualcosa per un pranzo veloce.

Ci sono stato neanche 2 anni fa – in Islanda, dico. Ma anche nei supermercati islandesi – e ora mi sembra tutto così lattiginoso come un banco di nebbia, come se l’avessi soltanto sognato.

A gennaio si era rivista la nebbia a Milano. Uscivo la mattina di casa in bici e tornavo la sera senza vedere nulla intorno a me. Secondo la teoria di una tizia nella piscina dove andavo il ritorno della nebbia era buon segno perché voleva dire che era diminuito l’inquinamento. Io credo che funzioni al contrario ma non ritenni di dover intervenire, per preservare il suo libero arbitrio in materia (sempre la questione del sentirsi divinità).

Venerdì sera ho seguito il tutorial di Zerocalcare (min. 1:14:00) a Propaganda Live su come disegnare l’armadillo. Ieri sera ci ho provato e mi è riuscito abbastanza decente:

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Ho provato a rifarlo e non mi riesce più. Forse ho esaurito il mio bonus di tentativi. O forse li avevo soltanto sognati.

Disco ascoltato oggi:

Non è che uno col sangue blu preferisca la stampa a caratteri nobili

Due giorni fa un 17enne alla guida senza patente ha investito una ragazzina. Mentre raccontava l’accaduto, la giornalista ha poi aggiunto “Resta da chiarire il perché fosse alla guida dell’auto…”.

Come perché? A me sembra palese.

Perché è una testa di cazzo. Non vedo quali altri chiarimenti siano necessari.

Mi sfugge quand’è che il giornalismo sia diventato il racconto dell’ovvio. O se io in realtà non ne abbia mai capito nulla e sia invece proprio l’ovvio la materia da raccontare per la stampa.


Io però ricordo quel vecchio adagio che diceva che non fa notizia il cane che morde l’uomo, in quanto cosa banale, ma l’uomo che morde il cane.


Per un ebreo invece fa notizia l’uomo che Mordecai.


Tra le cose che più mi suscitano ilarità è la classica domanda “Che cosa prova/Che cosa ha provato” rivolta ai superstiti di tragedie e calamità. Vorrei che uno rispondesse “Ah guardi mi sono divertito un mondo, non vedo l’ora di rifarlo. Insieme a lei che mi fa domande del cazzo”.

Però se certe abitudini sono così diffuse sarà perché hanno successo.

Sulla base di queste riflessioni, ho pensato di stilare delle breve indicazioni per essere un buon cronista. Ovviamente non ho nessuna competenza in materia per fare ciò, a parte aver scritto tanti anni fa su qualche testata locale, pagato in visibilità (e in banca dovrei averne ancora un po’ messa da parte). Ma oggi l’importante è essere giovani e onesti poi la competenza vien da sé e io modestamente giovineggio e onesteggio.

  1. Se un tizio che fino a quel momento non aveva mai ucciso nessuno commette un omicidio, è sempre un raptus di follia.
  2. Intervista sempre i vicini di casa del sopracitato tizio. Se non lo dicono loro, chiedi tu se era solito salutare.
  3. Le operazioni delle Forze dell’Ordine da mezzanotte a mezzogiorno saranno sempre dei blitz che scattano alle prime luci dell’alba.
  4. Gli inquirenti di mestiere vagliano ipotesi.
  5. Se lavori per Libero Online ricorda che…(spoiler: si vede la patonza).
  6. Ai parenti di una vittima di omicidio chiedere se perdonano.
  7. Le tragedie devono suscitare almeno due reazioni. Suggerimento: sgomento&rabbia.
  8. Ricorda di celebrare il calore del popolo del Sud. Magari che partecipa a una gara di solidarietà.
  9. In politica, sono necessarie le riforme. Non importa quali.
  10. Trova sempre un’emergenza. Che sia caldo, freddo, neve, pioggia, vento, traffico, suocere. Magari potresti dire che è record, ma non esagerare.
  11. Cerca di essere il primo a denominare un grande scandalo con un neologismo formato da oggetto dello scandalo + suffisso -poli.
  12. Non trascurare qualche tetta e qualche culo (spoiler: si vede tutto!).
  13. C’è sempre qualcosa che crolla. Le temperature, i mercati, la fiducia….
  14. Se lavori per Tuttosport ricorda che la Juventus…No scusa ma non ce la faccio, arrangiati da solo, a tutto c’è un limite.

Spero che i miei consigli possono essere d’aiuto per diventare dei grandi giornalisti!

Non è che per un focolare domestico serva legna da ardere

Buone nuove.
Non sono più un homeless. Mi sono insediato nella mia nuova stanza, di cui allego qualche testimonianza fotografica.

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Il simbolo della conquista di una nuova stanza è la camicia a quadri gettata sulla sedia.

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E così ampia che potrei montare un canestro da basket su una parete e organizzare tornei 3 vs 3. C’è pure il parquet.

Mi accompagna sempre il caro Jesus, perché, si sa, ci vuole un Jesus personale come dicevano i Depeche Mode.

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Notare la asettica semplicità di un arredamento IKEA.

Ho notato che qui a Budapest sembra essere tutto IKEA.

Ho notato anche altro. Che, ad esempio, in tutte le case che ho visto e compresa la cucina dell’ufficio, il mobiletto sopra il lavandino non ha lo scolapiatti.

Non esiste lo scolapasta.
Ho notato però in più case, compresa quella in cui ora vivo, la presenza di un oggetto cilindrico e bucherellato, che pensavo fosse appunto usato per quello scopo.

Ho scoperto poi che serve per metterci le posate ad asciugare.

Come avevo anticipato, avrò una coinquilina cinese.
Non è un soprano e credo abbia abitudini alimentari sobrie e parche. È già un buon punto di partenza.

Non ho ancora capito che opinione abbia di me.

La prima volta che ci siamo incrociati, mi ha guardato con un misto di preoccupazione e perplessità.

Quando ci incontrammo la seconda volta, per un caffè organizzato dalla proprietaria per darci modo di conoscerci, mi ascoltava rispondere alle sue domande con un’espressione del tipo “Non ce sto a capi’ un cazzo di quel che dici” o anche “Sì aspetta che mo me segno che nun me ne frega un cazzo”.


Per scelta stilistica, i pensieri di CC (coinquilina cinese) saranno espressi in romanesco.


Forse mi odia perché voleva la stanza grande, ma, dato che sono stato il primo a rispondere all’annuncio, la proprietaria ha dato precedenza a me.

La sua stanza è più piccolina e col letto su un soppalco.

Ieri, quando mi sono trasferito, lei mi ha chiesto se potesse dare un’occhiata alla mia stanza, esclamando poi “Aò, stanotte dormi come er Papa”.

Sapete, per un attimo ho pensato di proporle di scambiarci le stanze. Tanto il contratto non era stato ancora firmato e il suo andava anche modificato a causa di un errore.

A me in fondo non costava niente, anzi, avrei risparmiato 30 € di affitto mensili investibili poi in bagordi e trastulli.

Poi forse fa più per me una stanza piccolina. Sono un gatto, noi amiamo infilarci nei posti piccoli.

Per un attimo ci ho pensato.
Poi l’ho guardata e mi son detto “Nah, non ne vale la pena”.

Secondo me questo doveva essere uno di quegli eventi Sliding Doors che mettono la vita su due binari differenti. Se le avessi proposto di scambiare le stanze la nostra convivenza avrebbe preso un’altra strada, forse.
Adesso invece è possibile che tenti di uccidermi nel sonno.

Comunque sono contento. Ho trovato un posto che è in ottima posizione. A 30 mt ho tram, metro, taxi. Anche se credo mi asterrò dal prendere un tram con le lucine.

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Ho il supermercato sotto casa. C’è un sushettaro (da verificare), un greco e due kebabbari che ho visto frequentati da arabi, quindi presumo debbano essere buoni. C’è una farmacia a 50 mt e un H&M a 40.

Mi manca internet al momento, infatti adesso sto scroccando il wifi di uno Starbucks e credo farò lo stesso domani per seguire le partite del campionato.


Ma come, Gintoki, fai tanto l’anticonformista e poi vai da Starbucks?!
In assenza di meglio, perché no. Non ho problemi con Starbucks, ho problemi con gli starbucksminchia.


A proposito di H&M, ho già fatto i primi incauti acquisti. Volevo un pigiama e ho optato per questo abbinamento.


La maglietta di Topolino credo comunque non sia un pigiama ma venga venduta come t-shirt da esterno.


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Insomma, qualsiasi tipo di emergenza, alimentare, sanitaria, trasporti, camicie a quadri, può essere soddisfatta immantinente.

Il tutto spendendo un niente rispetto ai prezzi romani.

Eppur mi manca Roma.