C’è un tarlo in Europa.
Un tarlo che sta minando le travi che sorreggono l’Unione.
E’ il tarlo dello scetticismo, quello che con sapienza sintattica i giornalisti definiscono “euroscetticismo”.
Si perchè quello che ci dicono queste elezioni europee, al di là dei rituali commenti sulle cifre e sui partiti (su cui tornerò dopo), è che c’è qualcosa che non funziona nel processo di integrazione europea.
Andiamo a guardare innanzitutto la partecipazione: si sa che le europee, rispetto alle regionali e alle nazionali raccolgono meno partecipazione, ma il dato di questa tornata è indicativo: il 7% di partecipanti in meno rispetto al 2004:

Ma in questa prospettiva gli italiani si dimostrano abbastanza virtuosi, perchè non va meglio negli altri Paesi, anzi: in Francia si è recato alle urne il 40.5%, in Germania il 43.3%, in Spagna il 44%. Il record negativo spetta alla Slovacchia col 19%.
Complessivamente è andato a votare il 43% dei cittadini europei aventi diritto al voto.
Se uniamo il dato con la crescita dei partiti cosiddetti “euroscettici” (adeguiamoci al dizionario comune), che spingono per un freno alla integrazione europea, è palese che il processo – ancora in divenire – di costruzione dell’Unione subisca un severo giudizio negativo da parte dell’elettorato europeo.
Ad avallo di questa considerazione potremmo anche aggiungere la bocciatura in passato della Costituzione europea al referendum in Francia ed in Olanda, e il successivo “no” al Trattato di Lisbona (che dovrebbe sostituire il progetto di costituzione) in Irlanda. Se il referendum si fosse tenuto in tutti i Paesi probabilmente i risultati sarebbero stati ancora più negativi.
La crisi economica degli ultimi mesi ha influito su questi risultati, soprattutto nelle nazioni dell’est Europa dove sono avanzati partiti antieuropeisti e nazionalisti: nell’individuare le cause della crisi economica in questi Paesi si è puntato il dito contro l’integrazone europea: l’analisi in realtà sarebbe più complessa di queste affermazioni, perchè senza l’UE probabilmente molti Paesi dell’est Europa che ora ne fan parte si troverebbero in acque ancor peggiori; ma di fronte alle paure dei cittadini, le proposte di sicurezza di una certa destra estrema appaiono concrete e affidabili e certi assiomi demagogici risultano poi difficili da smontare.
A Bruxelles avranno da lavorare, e tanto, per arginare i movimenti xenofobi e per rendere convincente il Trattato. Ne va del destino stesso dell’Unione; questo a cui assistiamo è il prezzo che si paga per la lontananza delle istituzioni comunitarie dai cittadini. E anche per la mancanza di informazione: l’uomo della strada cosa sa del Trattato di Lisbona?
Tralasciando i problemi europei, veniamo a quelle che son state, per la maggioranza delle persone, queste elezioni: e cioè puramente un costoso sondaggio politico. Certo, sicuramente più affidabile di alcuni sondaggi che davano percentuali bulgare al Pdl, sulla cui bontà adesso è lecito nutrire dubbi (i dubbi erano leciti anche prima, ma almeno ora ci son le urne che parlano chiaro, che non posson esser smentite).
Il dato che vien fuori è una conferma della crescita di quei partiti che, anche se su punti diversi, battono molto su temi che gli elettori sentono di più, stiamo parlando di Lega* e Idv.
Pdl e Lega. Se da una parte il Pdl si conferma nel Sud d’Italia, raccogliendo da quel serbatoio di voti che prima fu della Dc, il Nord vede emergere il potere della Lega. Il successo del proprio partito può dar adito ai leghisti, nei prossimi mesi, di rilanciare le pressioni sulle questioni settentrionali, col Pdl che dovrà barcamenarsi tra le concessioni all’alleato – sempre più scomodo – e la necessità di non scontentare l’elettorato meridionale. Il fatto stesso che sia Bossi a dover rassicurare Berlusconi, dicendogli che con queste elezioni non è cambiato nulla, dà l’idea di un mutamento nei rapporti di forza, che a questo punto stanno decisamente prendendo la strada del nord. Non è improbabile che Berlusconi cerchi di ricucire il rapporto con l’Udc per cercare di cautelarsi costruendo attorno a sé un’alleanza più vasta e solida. Il partito di Casini, intanto, anche se ottiene una lieve crescita rispetto alle elezioni politiche, non sfonda e non riesce a tentare di proporsi come terza forza alternativa nel Paese. L’ipotesi di un ripensamento ed un ritorno alla vecchia alleanza, non è vaga.
Pd. Il Pd dal canto suo tira un sospiro di sollievo, perchè il temuto crollo non si è verificato, il partito perde voti ma rimane ancorato alla speranza di sopravvivere. Considerando che all’epoca della fuoriscita di Veltroni il Pd era accreditato di poco più del 20% – sempre che il dato del sondaggio sia affidabile – è segno che Franceschini è riuscito in qualche modo a salvarsi e a fare i compiti per l’esame di ottobre (quando verrà comunque silurato da D’Alema). Di fronte all’immobilismo veltroniano, chiunque avrebbe fatto di meglio. Franceschini stia quantomeno attento a non tirare troppo la corda, perchè già ora parla in termini quasi vittoriosi annunciando la fine del mito dell’invincibilità di Berlusconi. Tutti quelli che han parlato così son stati poi smentiti duramente. Quindi non è il caso di tirarsi la sfiga addosso.
* E’ doverosa una citazione per coloro che nel Meridione hanno votato la Lega.
Per chi non se ne fosse accorto, la Lega si è presentata anche nella circoscrizione Sud ed in quella delle isole, proponendo candidature di politici locali. Ce n’erano anche un paio di Napoli città, uno di Torre del Greco ed uno di Marigliano. Complessivamente, tra Sud ed Isole, la Lega ha raccolto poco meno di 50mila voti. Una miseria, certo, ma considerando che parliamo della Lega il dato è indicativo.
Un pensiero per i napoletani, candidati ed elettori Lega, da parte di Calderoli:
«Adesso basta con Noemi. Primo è di Napoli […]»
Piccola nota a margine: il Partito Pirata, di cui avevo accennato quale post fa, in Svezia ha raggiunto il 7% e otterrà un seggio al Parlamento. Potrà portare in seno all’Assemblea così le istanze di chi si batte per una ridefinizione del copyright e per una cultura digitale libera. Complimenti.
