Non è che ti serva una siringa per un’iniezione di fiducia

Mi sono vaccinato.

Ma ho dimenticato di farmi fare la foto e quindi ora temo che non sia valido.

Il processo di vaccinazione è stato alquanto curioso.

Martedì mi arriva la convocazione per il giorno successivo, ore 19.

Mercoledì mattina, alle 9, ricevo una telefonata.

«Pronto, parlo con il Sig. Gintoki? La chiamo dal Centro Vaccinale, lei è convocato per oggi alle 19. Potrebbe venire anche stamattina?»
«A che ora?»
«Quando vuole, anche ora»
«Va bene, mi dia una mezz’ora»

E quindi vado al Centro Vaccinale. Mi avvicino al soldato dell’esercito di guardia e gli dico che sono stato convocato.

«Lei è?»
«Gintoki»
«Aspetti un attimo»

Va dentro. Ne esce in compagnia di un altro soldato:

«Lei è?»
«Gintoki»
«Eh ecco forse c’è stato un Qui Quo Qua…mi lasci vedere»

E rientrano tutti e due dentro.

Ne escono stavolta in tre.

«Lei è?»
«Sempre Gintoki»
«Sì come pensavo c’è stato un problema, non hanno avvisato il Responsabile del Centro che lei sarebbe arrivato»
«E io che devo farci? A me hanno telefonato dicendo di venire anche subito»
«Eh non posso farci niente»
«Io da qua non me ne vado»
«Aspetti un attimo»

Stavolta rientrano in due, lasciando la prima guardia fuori. Dopo 5 minuti dall’interno mi fanno cenno di entrare.

Mi mandano all’anamnesi, dove mi attende una dottoressa con una soldatessa che scrive i dati al pc.

«Lei è?»
«Gintoki, presumo»

Dopo le domande di rito su Covid, tamponi, allergie, arriviamo ai medicinali:

«Prende regolarmente medicinali?»
«Nulla, a parte degli integratori per il cuoio capelluto»
«Quelli alla mela?»
«Sì esatto»
«Anche il mio fidanzato li prende»
«Ah»
«Comunque bisogna aspettare arrivi l’età che non ci si pensa più»
«Ah»
Poi si gira verso la soldatessa, che non era per niente interessata alla conversazione
«Comunque lui è fortunato è solo stempiato, il mio invece li sta perdendo dietro, non può neanche farsi il trapianto perché non sono ancora caduti tutti, quando cadranno poi gli resterebbe il vuoto intorno»
«Ah»
Poi scrive
«Va bene, quindi…non dichiara patologie…a parte i capelli…va be’»
«Grazie, tornerò a casa carico di autostima»

E mi mandano allo step successivo, la sala d’attesa. Ci sono 20 sedie libere, 3 persone sedute vicine, senza distanziamento. Io faccio per sedermi a una sedia di distanza dagli altri, ma vengo ripreso da un’infermiera che mi invita a sedermi accanto a un signore.

Arriva da una stanza un soldato, che fa:

«Qualcuno è stato convocato stamattina?»
«Io»
«Lei è?»
«A questo punto non lo so più…Gintoki?»

E rientra nella stanza. Non è più tornato.

Vengo convocato nella stanza per l’iniezione. Me la faranno al braccio sinistro. Segnalo che ho un tatuaggio fatto da poco che, in via di guarigione, sta spellando come di norma.

«Ma è vero o è finto?» mi fa il medico.
«…È vero…»
«Quindi la pelle tatuata quando guarisce perde pellicine?»
«…Ehm sì»

Mentre mi sorgevano dei dubbi sulle sue competenze mediche, mi aveva già infilato ed estratto l’ago.

Come dicevo, non ho autoscatti o foto del momento del vaccino da pubblicare sui social e quindi non so se sia valido o meno. Però ho una foto del post tatuaggio, di cui posso quindi dire che è vero.

 

Non è che ti fai impartire lezioni da una strada maestra

Cercando spunti da notizie d’attualità oltre gli argomenti pandemici, oggi ho deciso di intervistare una maestra d’asilo. Non quella che è stata vittima delle azioni di omuncoli vari e persone da poco, ma un’altra che ha deciso di condividere alcune opinioni col sottoscritto.

Per tutelare l’identità dell’intervistata, le sue dichiarazioni saranno doppiate dalla voce del Pupazzo Uan.


G: Togliamoci subito l’elefante dalla stanza. E non sto facendo allusioni alle proboscidi. Parliamo del sesso. Lei ne è stata esposta?
M: Sì, ammetto che ho fatto del sesso. Più volte. E mi è anche piaciuto.
G: Scusi, mi sta dicendo che lei, donna e maestra d’asilo, prova piacere nel fare certe cose?
M: Sì. Ho anche raggiunto più volte l’orgasmo.
G: Scusi se la blocco, ma qui parole come “orgasmo”, “godere”, “gender” e “fare il bagno dopo mangiato” non si possono utilizzare. Sa, ci leggono delle mamme.
M: Mi dispiace, mi perdoni. Comunque ho dei rapporti, col mio partner.
G: Immagino un partner stabile, col quale questi rapporti sono finalizzati a un concepimento?
M: Veramente ci frequentiamo da una settimana. Prima uscivo con un altro. E comunque usiamo contraccettivi.
G: Scusi, sono stato superficiale io. Neanche “contraccettivi” si può utilizzare in questa sede. Senta, mi sta quindi dicendo che lei cambia partner da una settimana all’altra? È conscia di essere una maestra, ha un ruolo pubblico nella società nel crescere i futuri manager di domani e non è mica una cocotte di Parigi dell’800?
M: Lo so, me ne vergogno assai. È che mi sono fatta influenzare da cattive compagnie e letture devianti. Dicono che le donne facciano sesso come e quando vogliono, che addirittura provino piacere…ho voluto provare anche io. E ora non riesco a smettere.
G: E quando al mattino va al lavoro e mette le mani su quegli innocenti pargoli con quelle stesse dita che hanno volgarmente e lascivamente tastato un corpo svestito, non prova alcuna vergogna?
M: Un po’ sì. Ne parlavo ieri con la commessa del supermercato qui vicino, anche lei ha un po’ di rimorsi.
G: Una cassiera del Despar? Quale? Anche quella fa sesso?
M: Tutte le cassiere del Despar lo fanno.
G: Devo cambiare posto dove faccio la spesa. Non riesco a tollerare che il mio cibo passi davanti a corpi che chissà quali volgarità hanno compiuto. Non oso immaginare quali pensieri osceni si affaccino nelle loro menti quando vedono scorrere sul nastro cetrioli e zucchine. Mi dovrò sfogare parlandone con la mia analista.
M: La dott.ssa XYZ? Ci vado anche io. Parliamo spesso di sesso, mi ha dato dei consigli.
G: Anche la dottoressa fa sesso? E dispensa addirittura consigli per diffondere questo morbo tra le femmine? Ma questa è una epidemia! Altro che Covid19 che guarda caso è una malattia e la malattia chi la curano? I dottori! E pensare che alla dottoressa ho anche parlato delle mie abitudini sessuali. Chissà che pensieri libidinosi avrà fatto mentre mi ascoltava…
M: Temo che siamo in tante, purtroppo, a essere cadute in questa storia del sesso. Ma lei, scusi, quindi sesso ne fa? Non le crea problemi?
G: Che c’entra, io sono maschio. Mica debbo dare spiegazioni di quel che faccio, le pare?
M: Ha ragione, che stupida!

Non è che il medico si lavi con l’Anitra WC perché è un prodotto per la pulizia dei sanitari

Trovo assurdo che ci sia bisogno di affiggere un simile cartello, ma è evidente che educazione&modi appropriati non appartengono a tutte le persone.

Capitò anche una volta a Madre, nel rivolgersi a una farmacista: “Signorina, scusi…”. Io la ripresi con un colpo di gomito: “Madre, per favore…”. E Madre non è affatto una persona ottusa, nel senso di persona che ottende. Eppure è evidente che anche lei risente di una certa cultura dominante maschilista che vuole che a un uomo in camice ci si rivolga con deferenza, a una donna in camice con confidenza.

Premetto che trovo ridicoli i titoli e gli appellativi. Io stesso, quando al lavoro mi dissero che dovevo presentarmi come “dottore” – non in quanto medico ovviamente ma in qualità di laureato – mi sentivo un po’ ridicolo. Ma sarà questione di autostima e di sindrome dell’impostore.


La sindrome dell’impostore colpisce le persone che non sentono un traguardo e un successo come propri, giustificandoli solo come frutto del caso e/o di circostanze fortunate. Essi vivono nella condizione di sentire di non meritare una posizione e temono di essere prima o poi scoperti.


Laddove però esistono contesti formali trovo molto irrispettoso che ci si rivolga a un uomo in un modo e a una donna in un altro.

Fatta tale premessa, al foglio che ho pubblicato all’inizio di questo articolo vorrei fare un’aggiunta sotto il dottoresse: “Ma davvero?”.

Perché l’ambulatorio veterinario che frequento e dove è presente quel cartello sembra gestito come una bancarella del mercato. La titolare fa sia il medico che (male) l’assessore all’ambiente e ha l’aria perenne di chi ha ricevuto una botta in testa e perso la memoria.

Un paio di mesi fa avevo la gatta ricoverata per un ciclo di terapie. Andai a vederla per controllare come stesse e la titolare disse a un tirocinante:

– Questa è la gatta col tumore allo stomaco
– Eh?

Dissi sbiancando

– Ah no no scusa mi sono confusa col cane di quell’altro.

Ah. Ah. A soreta.

Nell’ambulatorio si alternano non so quante dottoresse. Perché ne incontro sempre una diversa. Ho rinunciato a imparare i loro nomi.

Il problema sorge quando devi tornare più volte e a ognuna devi raccontare la storia daccapo perché non si parlano tra di loro. Anche perché quando si parlano ognuna ha la propria versione:

(dottoressa 1) Si deve operare, bisogna aprire
(dottoressa 2) Non si deve operare, basta un prelievo con l’ago
(dottoressa 3) È guarita
(dottoressa 4) Scusa, tu sei?
(va avanti con altre dottoresse)

Avevo la gatta -una quasi ventenne- che pisciava sangue come una statua della Vergine e la soluzione offertami da una dottoressa era darle un integratore e comprare un diffusore di feromoni perché “Sarà colpa dello stress”.

Le diedi solo l’integratore perché 25 euro per uno spruzzatore erano troppo. Tornai dopo una settimana:

– Ma tu lo spruzzatore non l’hai messo, vero?
– No
– Eh…bravo. Hai visto?

Alla fine quindi lo comprai visto che mi si indicava come corresponsabile della patologia per la mia negligenza sparagnina e inoltre tra i due il medico è lei.


I gatti possono soffrire di stress, è vero, e la cistite può esser causata da questo fattore.


Ovviamente non servì a nulla, così dopo un’altra settimana le facemmo un’ecografia e scoprimmo una palla di sangue che occupava 2/3 della vescica e cominciammo quindi delle terapie col cortisone. Avremmo potuto iniziarla facendo un controllo sin da subito ma non si può certo rinunciare a un po’ di feromoni sintetici. Che per la cronaca non sono serviti a niente, a parte che io adesso ho voglia di fare pipì sui muri.

C’è poi una dottoressa che ha un carattere scorbutico. Per esempio, una volta, sempre dovendo fare il consueto riassunto delle puntate precedenti:

– Settimana scorsa ho parlato con la dottoressa…ehm…non ricordo…
– Boadicea? Clitemnestra? Pentesilea?*
– È una giovane
– Più giovane di me? (si indica, con gli occhi sbarrati)
– No no…cioè di me, dico
– Ah ok, no perché già stavo…(e non completa la frase)


* Nomi di fantasia così a caso.


Stavi cosa? Sì, vuoi sapere la verità, lei sembra una liceale e tu sua madre. Ora posso avere il mio responso?

No, qua non ci sono signorine ma teste di clitoride.

Non è che ti serva un tribunale per giudicare le apparenze

Una dottoressa doveva presentarsi a casa, per mio nonno, in un orario non ben precisato durante la mattinata. Doveva piazzargli sul torace un apparecchietto per un ECG dinamico, o Holter cardiaco.

Ore 13
Eeeergh! (il citofono)


Il citofono di casa suona come un falco cui stanno strappando le penne.


Mi affaccio. C’è una donna con la coda di cavallo alta.


La precisazione sulla coda non è rilevante ai fini della narrazione, ma mi è saltata all’occhio e mi ha fatto riflettere. C’è una distinzione tra la coda di cavallo moscia e bassa e quella alta ma non ne ho colto ancora tutte le connotazioni.


Ha una maglia bianca con lo scollo ombelicale e un paio di shorts di cotone a fiorellini. Ai piedi ha un paio di sandali con la zeppa di dieci centimetri.

– C’è Nonno Gintoki?
– Scusi, non ci serve nulla
– Ma…Io sono la dottoressa, per la misurazione
– Ah ehm oh eh sì certo scusi mi avevano detto eh sì eh di là altro cancello eh mi scusi

E poi ho continuato a balbettare tra me e me per l’imbarazzo della brutta figura.


Adesso mi piacerebbe introdurre una parte in cui la dottoressa ha reagito dicendo Oh ma non imbarazzarti così, può succedere…Oh ma ti vedo tutto rosso…Ti senti bene? Vuoi che visiti anche te? e via in un climax dall’indubbio fascino erotico, purtroppo non è andata così.


Non sono purtroppo immune dal giudicare dalla prima impressione. E mi vergogno di ciò.

Mi successe una cosa simile anni e anni fa, in un negozio. All’interno c’erano due donne: una spingeva un passeggino ed era in abbigliamento piuttosto informale, l’altra, seduta, in abiti più smart casual qualunque cosa voglia dire questa definizione.

Mi rivolsi alla donna seduta chiedendo il prodotto che cercavo.
Lei mi indicò l’altra donna, sottolineando che fosse la proprietaria. La donna smart casual poi riprese il passeggino, salutò e andò via.

Non avevo colto quindi che si fossero scambiate di posto per delle prove di spinta col passeggino.


È una cosa che ha senso. Prima di avere un figlio credo chiederò a qualcuno di farmi esercitare, così nel caso commettessi errori almeno li farei con figli altrui e non con il mio.


E un’altra volta, sempre in un negozio, mi capitò un altro equivoco.

Entro in una cartoleria. Dietro al bancone ci sono tre persone: un ragazzo, seduto, sulle cui ginocchia si dondola una ragazza. Un altro ragazzo, in piedi e con un braccio poggiato sul bancone, che parla coi due. I primi due hanno l’aria piuttosto spensierata, il terzo sembra serioso e autorevole.

Dopo un’occhiata veloce a tutti e tre, chiedo al tizio in piedi. Il quale mi indica di rivolgermi al tizio che dondola la ragazza.

Questi tre esempi mostrano quanto io sia uno che si fa influenzare dalle apparenze senza riflettere.

Non mi consola che gli equivoci accadano a chiunque, anzi mi deprime: il pensiero di essere stato vittima di false impressioni a mia volta mi getta nello sconforto. E io so che è successo ma non posso farci nulla.

O forse almeno potrei almeno gettare dal guardaroba maglie come questa che indubbiamente mi qualificano come un serio professionista, cosa che io non sono e quindi vorrei evitare:

Le orecchie del gatto sono come un rebus: necessitano di una giusta soluzione

Non me ne voglia la cara ladykhorakhane, però ci sono alcune cose dei veterinari che io fatico a comprendere.

Inizio col precisare che trovo le mie veterinarie molto simpatiche, cordiali e gentili.


L’utilizzo del possessivo potrebbe generare equivoci: non sono veterinarie di mia proprietà né tantomeno io sono in cura presso di loro – anche se alcuni dicono dovrei.


46ee20ae8f28ac04004d9493861d021aSono però anche molto didascaliche perché ci tengono a spiegare sempre tutto. Come quella volta che una di loro mi ricordò la semplicità di un intervento di sterilizzazione di un gatto, in quanto i maschi hanno i genitali all’esterno e quindi l’operazione non è invasiva.

A volte mi ricordano le allucinanti conversazioni tra i detective di CSI, che amano sempre spiegare tra di loro le ovvietà. Probabilmente amano il suono delle proprie voci:

– La corda che hanno utilizzato per uccidere il Sig. Fottemberg sembra sia stata tagliata…potrei esaminarla al microscopio.
– Perché ogni lama genera un taglio diverso.
– E confrontando il segno del taglio sulla corda con le lame presenti in cucina…
– …potremmo scoprire che è stata tagliata in casa…
– …dove c’era soltanto la Sig.ra Fottemberg…
– Il che vorrebbe dire che potrebbe aver ucciso lei il marito soffocandolo con la corda del caciocavallo!


È chiaro che un simile espediente narrativo sia a beneficio dello spettatore, che altrimenti farebbe fatica a seguire. Ciò non toglie che io lo trovi irritante.


L’altra caratteristica è che fanno sembrare sempre qualsiasi intervento curativo o di medicazione molto facile. A parole. Del tipo “mettete la pillola dentro un boccone di cibo così la ingoia”.

Generazioni di gatti e non ce ne è stato uno e dico uno che non abbia ripulito chirurgicamente tutto il cibo intorno la pillola senza ingoiarla.

“Oppure gli aprite la bocca premendo ai lati del muso e gliela buttate giù in gola”.

Caratteristica dei gatti è quella di avere l’esofago di un prestidigitatore: tu infili la pillola giù in gola e lui la fa magicamente riapparire sul pavimento. Quando si è reso conto che il padrone è così ostinato da non desistere, il gatto è abile nel fingere di aver ingoiato per poi risputare la pillola mezz’ora dopo.

Ieri ho portato la gatta in visita perché si gratta di frequente e con violenza le orecchie, pur avendole somministrato l’anti-acari. Dottoressa Giganta mi ha dato una soluzione auricolare e illustrato l’operazione di pulizia che dovrò ripetere per 7 giorni.


Dottoressa Giganta è una veterinaria che lavora nell’ambulatorio dove vado di solito. Non è una trampoliera, direi che è alta sul metro e 85, ma essendo io 10 cm inferiore tendo a enfatizzare la cosa. Lei non ha ancora capito che porto i gatti in visita solo per vederla e osservarla fare flap flap con le ciglia, lunghissime anch’esse.


La pulizia – secondo lei – consta di 3 fasi:
1) girare il padiglione auricolare del gatto e versare la soluzione per la pulizia;
2) chiudere il padiglione e massaggiare sentendo un caratteristico ‘ciak-ciak’;
3) lasciare che il gatto si scrolli prima di procedere con un batuffolo d’ovatta a rimuovere il cerume.

E poi ripetere l’operazione per l’altro orecchio.

La pulizia – secondo me – consta invece di innumerevoli fasi:
1) afferrare il gatto che non appena ti ha visto prendere il flacone di soluzione è scappato, e dire che poco prima si lasciava grattare, prendere in braccio, giocava a morra cinese (perde sempre perché tira fuori carta) placidamente;
2) ricordarsi di qualche incontro di wrestling visto in tv e bloccare il gatto a terra con una presa di sottomissione;
3) infilare il beccuccio della bottiglietta di soluzione nell’orecchio del gatto e premere;

La divinità egizia spesso invocata

4) sbattere la bottiglietta per terra invocando divinità zoomorfe egizie perché dal beccuccio proprio in quel momento non esce niente;
5) ripetere il punto 3);
6) domare il gatto che si imbizzarrisce come un cavallo che non vuol essere sellato inarcando la schiena, mentre scuotendosi vi sparge la soluzione in faccia;
7) inseguirlo, perché buttandovi la soluzione in faccia ne ha slealmente approfittato per scappare come fanno tutti i cattivi in un duello a mani nude;
8) tagliargli la strada, saltargli addosso e poi bloccarlo a terra come hai visto fare tante volte a Chuck Norris in Walker Texas Ranger;
9) prendere l’ovatta precedentemente messa da parte e utilizzarla per tamponare le ferite che l’animale vi avrà inferto;
10) se è avanzata dell’ovatta, pulire l’orecchio al gatto;
11) scegliere se ripetere la stessa procedura per l’altro orecchio e togliersi il pensiero subito oppure rifiatare e rimandare a un secondo momento.

Ovviamente, quando alla visita di controllo Dr.ssa Giganta chiederà “Tutto a posto con la pulizia?”, io con la bocca a culo di gallina mi esprimerò in un chiaro e sincero “Siiii, nessun problema.”

Considerazioni a margine di un ambulatorio veterinario, tra nanette e castrazioni

20141107_113300[1]E ieri siamo finiti di nuovo dal veterinario, io e Baron. Siamo ancora alle prese con una tenia da debellare.

Aspettando il mio turno in sala d’attesa, sono giunto alla conclusione che, superati i 35, una donna amante dei gatti sia una vera stramboide. Non vi offendete se rientrate nel profilo, è detto con simpatia.

Una signora che attendeva insieme a me ha tenuto a condividere le sue congetture sulle possibili erezioni del suo gatto castrato. Ha aggiunto che, pur avendo subìto l’intervento, il tigrotto non ha perso l’istinto, tant’é che ha l’abitudine di accoppiarsi con una coperta. E mi ha anche descritto il come. Il micio ha un suo plaid preferito, si stende sopra, lo afferra con la bocca e poi mima le spinte. E lei ha accennato il movimento! Non solo, ha poi aggiunto: eppure non l’ha mai visto fare, guarda com’è l’istinto a volte… 

Peccato che poi Dottoressa Nana Bionda mi abbia convocato, avrei conversato ancora a lungo.

Nana Bionda ha un evidente problema a trovare un camice della propria misura. Sembra che sia vestita hip hop. E ogni volta che si china in avanti debbo essere più veloce di lei ad anticiparla e guardare altrove per rispettare la privacy della sua scollatura.

Secondo lei, dato che va in giro in giardino, Baron ha ripreso la tenia. Secondo me non l’ha mai persa, invece, dato che ha sempre la pancia gonfia. E comincio a dubitare dell’efficacia delle pipette che m’ha dato. Mah, riproviamo un altro giro di trattamento.
Nana Bionda comunque è fantastica: per chi non avesse seguito la puntata precedente, è quella che ci teneva a spiegarmi come hanno i genitali i maschi. E l’ha rifatto anche stavolta. Mi ha detto che, finché non ci liberiamo del vermone,a Baron non tocchiamo i gioielli. Appena è libero lo operiamo, tanto è un intervento che non richiede molto, si interviene esternamente, con i maschi.

Qualcuno dirà: per forza, è bionda!
No.
È ora di piantarla, perché io sono contro il razzismo sulle bionde e non sto facendo ironia.

Il vero problema è un altro.
È una nanerottola.
Sono giunto a un’altra conclusione, ieri. Le nane sono tutte delle svampite. Esperienza di trent’anni di vita, quindi lo affermo con sicurezza e pure sicumera.

Dottoressa Giganta invece m’ha tradito. Ha un anellone di fidanzamento che costerà quanto un’automobile.