Non è che da forestiero irriconoscente io sia un immingrato

Trovandomi da più di tre mesi in Ungheria sono andato all’ufficio immigrazione per chiedere un tessera di registrazione per la permanenza nel Paese oltre i 90 giorni.

Il primo ostacolo è stato che il suddetto ufficio preposto al rilascio tessere si trovi in un posto dimenticato da dio e divinità minori. Capolinea della metro e tre fermate di un autobus degli anni settanta per giungere in un quartiere dormitorio.

Sul mezzo ho avuto difficoltà a reperire il pulsante di prenotazione della fermata, fino a che ho pensato che fosse del tutto assente e che l’autista fosse obbligato a fare tutti gli stop. Poi mi sono reso conto del mio scarso spirito d’osservazione quando una signora ha pigiato un bottone verde, simile come forma a quello ON/OFF che c’è sulle ciabatte elettriche, posizionato in alto sopra la porta.

È chiaro: qui se vuoi far fermare l’autobus devi spegnerlo.

La prima sorpresa è stata trovare un clima più rigido rispetto al centro città: essendo a 11 km di distanza dal centro in spazi più aperti il freddo si faceva sentire, grazie a un vento che spazzava via anche le adenoidi.

La zona inoltre è territorio di caccia di cornacchie, corvi e corvidi vari. Mentre camminavo mi osservavano dall’alto forse pregustando il momento in cui avrebbero cavato gli occhi dal mio cadavere assiderato.

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Un simpatico esemplare è anche sceso dall’albero per seguirmi da vicino:

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Dopo qualche invocazione ad Anubi, sono arrivato dove sarei dovuto arrivare.

Dall’esterno l’ufficio è irriconoscibile: in pratica l’edificio è una casa, fatta eccezione per un cancello di lamiera sul quale è appiccicato un foglio stampato al computer che ti dice che, sì, quello è proprio l’indirizzo di Harmat utca 131!

L’ambiente interno è molto più accogliente. C’è persino una macchinetta per fare le fototessere e una fotocopiatrice a gettoni. Strumenti molto utili perché quando ci si reca in un ufficio pubblico capita sempre di dimenticare una foto o una copia di un documento. Sarebbe bello trovarli anche negli uffici nostrani.


Ora so che qualcuno commenterà dicendo “Guarda che anche qui a Cunnilinguo sul Clito tutti gli uffici pubblici hanno queste macchinette…”: ne sono lieto e non vedo l’ora di visitare questi uffici pubblici, perché io in tanti anni di frequentazioni non ho avuto il piacere di usufruire di simili modernità.


L’impiegata all’accoglienza richiama la mia attenzione.
Mostro orgoglioso la ricevuta della mia prenotazione. Sono un cittadino diligente e mi sono prenotato online come prescrive il sito internet.

Mi dice che non serve.

L’impiegata controlla i documenti che ho con me, li guarda una volta, li guarda due, poi scappa via sul retro per tornare con una collega.

Alla collega mostro di nuovo con orgoglio la mia prenotazione, che lei con orgoglio mi respinge.

Controlla i documenti una volta, poi li mischia e poi li controlla di nuovo. Stavo per chiederle se dovessi dividere il mazzo, ma poi lei è sparita sul retro dicendomi di aspettare.

Torna dopo 10 minuti, dicendomi che devo pagare il bollo da 1000 fiorini (3 euro e qualche chicco d’orzo).
Ah. Ecco cosa avevo dimenticato.

Mi indirizza a un ufficio postale. Lei parla bene inglese, tranne che per dare indicazioni. L’ufficio l’ho io trovato a istinto: sono in quartiere dormitorio, sulle strade non si affacciano negozi. Dove potrebbero essere dei servizi? Al centro di un aggregato di palazzi.

Difatti, all’interno di una lunga fila di container (la zona è in ristrutturazione), tra tabaccai, negozi di alcolici, negozi di tutto al prezzo che vuoi, c’è anche un ufficio postale.

Vuoto.

Entrare in un ufficio postale e non dover fare la fila è sempre un momento da assaporare con soddisfazione. È una di quelle occasioni in cui sfodero la camminata da Sceriffo di Nottingham nel Robin Hood della Disney: pancia avanti, testa alta e braccia ciondolanti all’indietro.

“Salve! Stavate aspettando me?” è da esclamare entrati nell’ufficio postale

Una volta nel fare ciò sono stato bruciato da una vecchina apparsa da dietro che mi è passata avanti.


Le vecchine sono sempre infide. Riescono a esibirsi in scatti da velocista per soffiarti il posto, per non parlare dei colpi proibiti che ti sferrano con i gomiti ossuti per farsi largo.


Torno all’ufficio immigrazione.
Mi danno un numero. Con la mia prenotazione ormai ci ho fatto dei filtrini.

Finalmente è il mio turno, vado allo sportello dove c’è la stessa tizia di prima che non sa dare indicazioni. Esamina di nuovo i miei documenti, li gira, li mischia e li timbra a caso.

E poi mi dice che non vanno bene perché ci vuole anche un estratto conto bancario perché vogliono essere certi che io sia in grado di mantenermi e quindi devo tornare giovedì.


Onde evitare di dare un’immagine distorta o sembrare un ingrato, vorrei anche sottolineare che nell’ufficio sono molto gentili e cortesi e che la suddetta impiegata prima di dirmi di tornare giovedì si è assicurata ci fosse qualcuno che parlasse inglese perché lei non ci sarebbe stata.


 

Non è che sia meglio Han Solo che Maul accompagnati (SPOILER!)

SPOILER SPOILER SPOILER


Sì, sembra che ci siano spoiler sull’ultimo Star Wars, qui.


Anche se, essendo ormai uscito da due settimane, lo spoiler dovrebbe essere in prescrizione. O no?


QUESTO POST POTREBBE URTARE LA SENSIBILITÀ DEI FAN DELLA SAGA


Sono anche io un sagaiolo, però il mio spirito polemico vince sempre.


Ho visto il Risveglio della Forza e ho messo insieme alcuni pensieri sparsi che mi sono venuti in mente durante (e dopo) la visione del film.

Considerazioni che, metto le mani avanti, sono smentite da qualunque altro commento che ho letto in rete – finalmente posso disinstallare il bloccaspoiler da Chrome – da parte di appassionati entusiasti per i quali le opinioni divergenti sono confutabili così:

– Non hai capito niente
– Vai a vedere Checco Zalone, vai
– Che film hai visto??
– Ma stai zitto
– Quanto ti ha pagato Renzi, eh?!!!1!!11!!!!

Amenità a parte, comprendo il perché stia facendo record di incassi. Ho visto tanti occasionali al cinema. Potere della Disney.

Mark Hamill negli anni era diventato un barilotto, ch’io ricordi. Non devono essere riusciti a farlo dimagrire, perché, quando compare alla fine, è inquadrato da lontano coperto da un saio (di sicuro sotto c’era una controfigura!) e poi è mostrato in primo piano dal petto in su. Consiglio una panciera. Ah, già la indossava?

Protesta, bordello, si fa un po’ di casino bella raga

Kylo Ren è un adolescente brufoloso ed emo-tivo, che se poi s’arrabbia rompe tutto perché Cioè figa bordello raga cioè spacchiamo tutto.

In quanto adolescente brufoloso ed emo-tivo, Kylo deve rafforzare la propria scarsa autostima esprimendo voglia di figosità repressa con qualche orpello estetico. L’abbiamo fatto tutti. Io da adolescente andavo in giro con le catene sul braccio, figuriamoci se non lo capisco. Poi lui ha l’aggravante di un padre che in età da pensione fa ancora il pirata spaziale sbarazzino. Ecco che quindi si mette un ridicolo caschetto e va in giro con una lightsaber con la guardia fatta di laser. Figa, eh. Ma a che serve? Non ti tagli una mano quando la impugni?

Mi ha fatto rimpiangere il buon vecchio Darth Maul: lui era stato furbo. Tù is megl che uan: prese due spade.

© Leo Ortolani

Ho avuto la sensazione che senza Han Solo il film sarebbe stato più scadente. I nuovi personaggi non è che mi abbiano preso molto. O forse gli eventi sono corsi in modo così veloce che i protagonisti non stavano loro dietro. Invece di Han sai già che è Han Solo, sai che farà un paio di battute, dirà un paio di cose burbere, salverà la baracca con qualche trovata, insomma è come andare in quella trattoria dove alla fine sai che mangerai sempre la stessa cosa ma ti tratteranno bene e a poco prezzo.

E sarò onesto: Harrison Ford anche a 153 anni è un bell’uomo.
A parte la mascella che un po’ gli casca col labbro che gli pende a sinistra. Secondo me a ogni “ciak” c’era una truccatrice addetta ad asciugargli la bava che gli colava dalla bocca.

Secondo me l’hanno ucciso perché girare i prossimi film facendo frequenti pause-toilette (si sa la prostata causa problemi) avrebbe fatto slittare l’uscita dei film nel 2017 e nel 2019.

Scusa non mi distrarre, mi sto concentrando per spararmi le pose mentre cammino in modo figo in mezzo al deserto

Tra le cose che mi hanno lasciato perplesso è come sia possibile che Rey, che, a quanto ho capito, fino a poco prima credeva che quella dei Jedi fosse una favola, all’improvviso si metta a utilizzare la Forza. E senza aver mai toccato una lighsaber riesca a combattere alla pari – o a tratti in modo superiore – con uno che un addestramento l’ha ricevuto.


Sì, se vogliamo anche Luke diventò dal nulla abilissimo a parare colpi con la lightsaber a bordo del Millennium Falcon, bastarono solo un paio di consigli di Obi-Wan. Ma, appunto, almeno qualcuno diede consigli!


L’attrice che interpreta Rey (Daisy Ridley, che secondo me manco si chiama Daisy ma la Disney le ha imposto di cambiare nome*) è del 1992. Ancora non mi sono abituato all’idea che una nata negli anni ’90 sia maggiorenne. Per me sono tutte delle nipoti di Mubarak.


* Daisy è il nome americano di Paperina.


BB-8, il nuovo droide, è Wall-E.

Ha gli stessi atteggiamenti, fa le stesse cose pucciose.

Tanto è sempre roba Disney: se nel prossimo Star Wars vogliono metterci un clone di Capitan America, chi può dir loro nulla?


Abbiamo capito, inoltre, che è carino vedere in azione il droide rotolante. Magari una volta, due al massimo. Era necessario riservargli così tante inquadrature inutili che non fanno altro che mostrarlo mentre rotola? Ma tanto nell’epoca del food porn e dei gattini un droide che rotola ha quel mix di nerdoso e carino che tanto piace.

Esiste anche in vendita un modellino in scala che è uguale. Sapete quali sono le sue funzioni? Rotola. E poi? E poi basta: finalmente un modellino che è completamente uguale all’originale. Così come avviene nel film, rotola soltanto. 

Carino, vero? 170 euro su Amazon.

Con 25 euro dopo aver mangiato sino a scoppiare nella trattoria di Giggino il sozzone posso rotolare meglio.


In conclusione, questo film è un’operazione marketing per nostalgici. Difatti, le cose che non mi hanno turbato sono tutte idee riprese da VT (Vecchia Trilogia: si sa che le fonti sono VT e NT, Nuova Trilogia) e riproposte. E forse è il motivo per cui questo film non sia uscito una cagata come NT e si è cucito bene con VT.

Forse con la riproposizione si è però un po’ esagerato: è mai possibile che siamo alla terza Morte Nera (o quel che era nel nuovo film) e tutte e tre siano finite distrutte e che ci sia sempre un buco vulnerabile dall’esterno che è il punto debole dell’intero sistema? Non sarebbe il caso di cambiare ingegnere? Con tanti laureati che sono a spasso è una vergogna.

Da un punto di vista meramente tecnico, il film è uscito benissimo. Non ho avuto quella spiacevole sensazione di posticcio digitale, freddo e asettico come un laboratorio della Lines dove viene sintetizzato il lacti-fess.

Vorrei scrivere comunque andate a vederlo, ma non posso perché, caro lettore, se sei arrivato a leggere sin qui vuol dire che l’hai già visto, se invece non l’hai visto vuol dire che non sai leggere perché sopra c’era scritto spoiler, quindi vuol dire che non hai letto nemmeno l’invito ad andarlo a vedere. Se invece non te ne frega nulla e hai letto per pura curiosità, in ogni caso allora non andrai a vederlo. Grazie quindi per avermi fatto sentire inutile, sei proprio dispettoso come un Kylo Ren!


Se volete leggere qualcosa di meglio, consiglio Leo Ortolani, da cui ho preso la vignetta più sopra
https://leortola.wordpress.com/2015/12/25/star-wars-vii-mi-risveglio-a-forza/


 

Se vuoi superare la delusione, almeno metti la freccia

Salve, sono Gintoki, e forse vi ricorderete di me per la mia iniziativa imprenditoriale sull’apertura di una scuola deludente, dove poter apprendere la sublime arte della delusione.

La vita è fatta di delusioni, non di priorità, come erroneamente e fraudolentemente diceva lo spot del Magnum Algida. E a proposito di televisione, ho deciso di raccogliere degli esempi di delusioni audiovisive che saranno oggetto di studio nella mia scuola.

Rimasi malissimo quando scoprii che Giovanni Mucciaccia non era l’autore dei disegnini o dei lavoretti che mostrava in tv: che delusione! Lui col suo faccione sorridente e perennemente giovane anche a 40 anni, sicuramente frutto di iniezioni di botox, collagene o altre cose somministrategli dalla Disney dietro minaccia di fargli perdere il posto di lavoro alla prima ruga, lui col suo taglio di capelli a spiovente che sicuramente gli permetteva di fare a meno dell’ombrello in caso di pioggia, era un truffatore! Un imbonitore, presentava lavori che non gli appartenevano, illudendo giovani telespettatori che anche con un taglio di capelli orribile si potesse esser creativi.

Credo una delusione simile sia comparabile ai sequel di Matrix, che rappresentano quanto di più inutile cinematograficamente parlando io abbia visto.


Sottolineo il “che io abbia visto”, quindi è ovviamente possibile e plausibile che ci sia di più inutile e deludente in giro, ma che io non ho visto per fortuna o purtroppo.


E quando pensavi che i film fossero già abbastanza inutili di per sé, all’interno poi c’era l’inutile recitazione di Monica Bellucci, espressiva come una statua del Madame Tussaud. Qual deludente sorpresa!

Qual musicale delusione quando circolò l’ipotesi che una delle mie canzoni preferite potesse esser frutto di un plagio: mi riferisco a Enter Sandman dei Metallica

Non sono molto convinto della similarità ma il dubbio si è impossessato di me, anche se potrebbe il tutto essere frutto di un’impressione che a 10 anni circa da quando la notizia cominciò a circolare non si è ancora dissolta: ma non ho orecchio musicale per poter esprimere un parere autorevole. Ho un buon indice musicale, però,  e suono il citofono con arte e maestria come pochi.

L’ultima delusione è freschissima: la sigla italiana della nuova serie di Lupin III è cantata da Moreno.


A partire dal 29 agosto Mediaset trasmetterà in anteprima mondiale la quarta serie di Lupin III, ambientata in Italia. Dalla fine della terza serie a oggi nel frattempo era comunque uscito molto materiale, tra film, oav e spin-off: c’era molta attesa però per un vero e proprio ritorno in una serie a episodi.


Non so chi sia Moreno, o meglio so dell’esistenza di un tal Moreno, ma non me ne sono mai interessato come non mi sono mai interessato ai tapiri del Borneo pur sapendo che esistono dei tapiri del Borneo: certo un fan dei tapiri del Borneo potrebbe accusarmi di parlare di un animale senza conoscere, ma io rispetto i tapiri del Borneo, quantomeno non producono obbrobri come la sigla che propongo qui sotto:

Mi ritrovo

– Tu sei gintòchi?
– Ghìntochi.
(con stupore) Eh?*

È cominciato così, con questo colpo di scena, il mio svelamento di identità.
A pensarci su, l’evento era già stato preceduto da altre sconvolgenti rivelazioni. Conversazione con Madre di venerdì sera:

– Ma quindi, non ho capito, che vai a fare a Roma domani?
– Ho un raduno.
– Di cosa?
– Di blogger.
– E che sono i blogger? Che fanno?
– Scrivono.
– Ah. Ma perché, tu scrivi?
– Certamente, Madre. E so anche leggere e far di conto.
(riprendendo l’argomento, mezz’ora dopo) Ma vi vedete in un palazzo, c’è tipo una conferenza?
– Sicuro. Viene anche Barack Obama a inaugurare l’evento.
(le conversazioni con Madre sono sempre di questo tenore. Se le riunissi tutte potrei scriverci una sit-com).

Riflettendoci, tecnicamente è così. Io scrivo. Cosa, in concreto non lo so bene se dovessi darne una definizione. Però scrivo e grazie a ciò mi sono ritrovato con persone che scrivono. Per me era un fatto nuovo e strano. Infatti credo di aver dato l’impressione di un alieno al quale non parte più il disco volante dopo essere precipitato sulla Terra e si adatta, con le difficoltà del caso, a vivere in mezzo agli umani.

Quanto erano kitsch e belli i film Disney di una volta?
Amenità a parte, come direbbe Bruno Pizzul tutto molto bello, riferito all’evento.

Domanda di Madre, al ritorno:
– Cos’hai mangiato?

I blogger hanno già perso il suo interesse.
Ma non il mio.

* Caro lettore che passi su questi lidi, lo so che anche tu hai fatto la faccia stupita perché mi leggevi gintòchi, con la g morbida e l’accento sulla penultima come fosse una parossitona, ma ti dirò No! Sono duro e proparossitono, quindi è ghìntochi 😀

(fuori dal contesto precedente, un pensiero per chi mi viene incontro strusciando le scarpe sulla pavimentazione, per richiamare la mia attenzione mentre attendo seduto su una panchina di marmo col capo chino sul telefono. La prossima volta, se, come mi auguro, ci sarà, offro io. Non voglio sentire ragioni)