Non è che in viaggio puoi fare i conti senza l’hostess

Delle volte, in stazione, mi soffermo ad ascoltare la voce sintetica che annuncia le partenze. Ricorda che esiste altro oltre un mondo fatto di alte velocità e grandi ritardi, di località note e gettonate.

Mi affascinano i luoghi più disparati dislocati lungo lo stivale. Il treno IC proveniente da Nduja Calabra e diretto a Vergate sul Membro è in partenza dal binario 14. Ferma a Sdraio a Mare, Santa Maria di Buonadonna, Città di Bordello, Reggipetto sul Reno.

Mi piacerebbe viaggiare  più spesso lungo lo Stivale, seguire il paesaggio che scorre lungo il treno – perché è il mondo intorno che scorre, il mezzo è fermo, non so se ve l’hanno detto – esplorando la realtà di posti a me ancora sconosciuti.

Poi ricordo lo stress psico-fisico che comporta un viaggio in IC o Regionale e la voglia tende a scemare. Negli IC quando sali a bordo spesso trovi gente che dorme e considera lo scompartimento come composto da due letti, non da 6 posti a sedere. Oppure c’è una famiglia con un numero imprecisato di bambini che si comportano come delle scimmie evase da uno zoo, col beneplacito dei genitori che già sono costretti a subirli a casa e non si prendono quindi la briga di seguirli nel treno.

Non è sempre tutto negativo, però. A volte si fanno conversazioni interessanti con gli altri passeggeri.

Come quando m’imbattei in una coppia di anziani che da Modena scendevano ad Aversa dai parenti. La signora partì dall’Emilia parlando col tipico accento di quelle zone ma man mano che il treno scendeva giù incominciava a cambiare intonazione e parole. Arrivò ad Aversa che parlava come Nino d’Angelo.

Una volta invece mi stavo lamentando con un mio amico seduto di fianco, che mi aveva svegliato mentre mi ero assopito, facendogli presente che mi ero alzato alle 6 e che avevo sonno. La signora seduta di fronte mi fa: Poverino! Si è svegliato alle 6!…Sai a che ora mi sveglio? Alle 3, per prendere l’IC ed arrivare a Pomezia ed essere a scuola a insegnare alle 8:30.

Al che ho imparato una cosa: bisogna stare attenti a ciò che si dice in treno perché ci sarà sempre qualcuno intorno a te che avrà un interesse specifico nell’argomento e/o qualcosa da ribattere. Come quella volta che stavo spiegando a un amico che sul CV quando ci si candida a offerte di lavoro è utile espungere le esperienze non attinenti o poco rilevanti: se ti stai candidando per una banca, non scrivere che in passato hai fatto il bagnino, ad esempio.


DIDASCALIA LAVORATIVA
In teoria, uno dovrebbe preparare un cv fatto ad hoc per la posizione cui si sta candidando.

In pratica, per come la vedo io, nel mondo odierno questa minchiata non funziona più. Se non vuoi stare a casa a videogiocare tutto il giorno a retrogames sugli emulatori online, devi prepararti a fare tutto. Dal cameriere, al postino, al cassiere, all’arzigogolatore, in attesa poi del posto che ti permetta di fare ciò che volevi e/o per cui avevi studiato. Devo togliere quelle esperienze dal curriculum perché non attinenti? Perfetto. Salvo poi venire escluso a priori perché risulterà che dal 2011 al 2015 non ho fatto nulla, così il selezionatore dirà “Ah! Questo di sicuro passa le giornate sugli emulatori di retrogames e non ha mai lavorato!”.


DIDASCALIA SUL RETROGAMING
A proposito di videogiochi: ecco cosa mi sta rovinando la vita in questi ultimi giorni (sono tutti gli originali, non sono meri rifacimenti):
http://www.ssega.com
http://www.snesfun.com
http://www.8bbit.com

per non parlare di archive.org che ha caricato online un catalogo di giochi DOS.

Io vi avverto. Questo l’OMS non lo dice: questa roba fa male più della carne rossa e dà dipendenza più del formaggio che dicono sia come una droga (infatti al contadino non devi far sapere quanto è buono il formaggio nelle pere).


In quel momento intervenne un tipo vicino a noi, dicendo: Scusa perché hai parlato di bagnini?…Sai io sono bagnino, che poi in realtà si chiama addetto alla sorveglianza balneare, ho anche il diploma…
E io gli rispiegai la cosa del CV. E lui di nuovo insistette sul fatto che per fare il bagnino aveva fatto un corso ed era stato certificato.

Insomma, meno male che era arrivato il momento di scendere perché non ho capito cosa si aspettasse da noi, un riconoscimento ufficiale? Un posto di lavoro? Mah.

Un capitolo a parte meritano gli amori da treno. A volte innescati da qualche scambio di parole. Altre volte invece fatti di platonicismo puro, come il Sommo Poeta ci ha insegnato. Basta un dettaglio, il libro che legge, il tipo di abbigliamento, la musica che dalle cuffiette prorompe all’esterno, per farmi capire che può essere la donna della mia vita.


Insomma, una che ad esempio ha una borsa con dei gatti disegnati sopra può essere una cattiva persona? Può essere una ragazza non interessante? Io non credo.

Può essere una malata di mente? Questo è probabile.*


* Io credo che le donne che amano i gatti non stiano a posto con la testa. E lo dico da gatto, amante dei gatti, amante delle donne che sono amanti dei gatti e amato da donne che erano amanti dei gatti.


Almeno fino a che non è il momento di scendere dal treno.

I viaggi lunghi e con soste frequenti hanno quindi un loro perché: purtroppo noto in me un imborghesimento che mi porta a scegliere le alte velocità. E, a tal proposito: perché gli steward/le hostess a bordo di Trenitalia sono sempre scazzati mentre quelli di Italo sono giovani, splendenti e sorridenti come un spot Mentadent?

Sforzi che vanno in fumo

Faccio una premessa: non intendo parlare degli svantaggi, dei pericoli del fumo, della lobby del tabacco, dell’importanza di smettere di fumare e quant’altro, perché non me ne cale né tanto né poco. Ciò che mi appresto ad esaminare è il comportamento del fumatore incallito e degli aspetti che suscitano in me ilarità.

Seconda premessa: anche io ho fumato. A 17 anni ho provato due tiri, tra i 18-19 ho cominciato a farmi qualche sigaretta, più che altro perché mi ritrovavo in una compagnia di 5-6 persone, tutti fumatori, che mi svampavano in faccia contemporaneamente, creando intorno la mia testa una nebbia da brughiera: più volte, sentendo un cane abbaiare, pensavo fosse il mastino dei Baskerville. Giunto a questi livelli,  una sera dissi ok, datene una anche a me. Non ho mai preso il vizio, però, pur andando avanti per 2-3 anni a fumare, tant’é che un giorno ho detto stop al tabacco sì a valsoia, di punto in bianco.

Detto questo, quello che non riesco proprio a comprendere è l’ansia di doversi mettere in bocca la bionda, come se non esistesse nient’altro. Un giorno ero in pausa pranzo con due colleghi, quel turno era un sabato straordinario e, dovendo lavorare meno ore del solito, in luogo della canonica ora di relax c’era solo mezz’ora. Ho visto lui e lei ingoiare il pranzo senza masticare, bruciare l’esofago coi bocconi appena scaldati dal microonde, perché dovevano correre fuori a svampare nel poco tempo restante.

E che dire del Polacco e Patti Smith al cinema? Nei 5 minuti di intervallo ogni volta li vedo correre fuori ad aspirare. Maremma tabaccaia, due ore di fila non resistete?

I pendolari sulla banchina, in attesa del treno: meravigliosi. Un viaggio di soli 20 minuti, nell’attesa devono fumare comunque. E poi, regolarmente, buttare la sigaretta neanche a metà perché arriva, incombente, il treno (poi si lamentano che hanno già consumato il pacchetto, con quello che costa!). In quei frangenti non capisco se è più l’esigenza di fumare o l’ansia di dover attendere senza far nulla. In quest’ultimo caso un po’ lo capisco, anche io, a volte, non riesco a stare con le mani in mano e mi ritrovo a giocare con lo smartphone o col lettore mp3. È la società moderna, comprendo. Ha ritmi tanto serrati che ci ricopre di un vestito di disagio quando ci ritroviamo in nullafacenza solitaria. Però per l’appunto, gioca con lo smartphone, o pendolare, mio pendolare!

Per non parlare delle conversazioni in treno con la Giovane Maga Nera, che mi raccontava della sua sigaretta elettronica, delle sostanze contenute nella soluzione da vaporizzare che si era fatta calibrare a livello molecolare, del numero di tirate ogni tot minuti che doveva fare e così via. Non ascoltavo discorsi così deliranti da quella volta che la radio mi si bloccò su Radio Radicale durante un discorso dell’On. Razzi.

Insomma, fumare dovrebbe essere un piacere (giusto o sbagliato o deprecabile che sia); io ad esempio ogni tanto vorrei provare i sigari, sedermi in poltrona con fare contemplativo e godere i piaceri del “fumare lento”. Ma se deve essere una fissazione, che piacere è? Il fumo dà dipendenza, ok, ma se ne fumi un pacchetto al giorno ci credo! Forse se non ho mai avuto la dipendenza sarà questo il motivo