Non è che il pizzaiolo nervoso abbia una diavola per capello

Stasera in piscina mentre ravanavo l’acqua cercando la famosa “presa” – che non trovo mai; lo scopo dell’atto natatorio sarebbe quella di “prendere” l’acqua ma a me sembra sempre di prendere ‘sta ceppa e una volta mi è successo anche di attaccarmi alla verga di un signore che mi ha attraversato la corsia – mi si è impigliato tra le dita un lungo capello.

Ho continuato a frullare le braccia seppur avvertivo il fastidio di una cosa tra le dita, col pensiero del contatto indesiderato con un altro essere umano, cosa paradossale perché in fondo tu lì stai condividendo la stessa acqua con altre persone e coi loro batteri e fluidi corporei.

Mi son chiesto a chi appartenesse: alla simpatica culona? Simpatica non so se lo sia, ma già il fatto che mi lasci passare avanti per paura di intralciarmi – unica – la rende personcina a modo. Culona è un appellativo affettuoso, anzi, complimenti per la sua steatopigìa che in vasca le consente un baricentro più spostato in avanti e una linea di galleggiamento migliore.

Purtroppo questa società così gender non è pronta per simili apprezzamenti sportivi, anzi, il gender fa credere alle donne che esser culone sia qualcosa da nascondere, evitare, guarire. E allora il governo precedente??????? #iostoconleculone


#sempredettoinmodoaffettuoso


#ancheparaculo

 


Forse il capello apparteneva alla scassapalle? È una tizia che sembra venga a farsi il bagnetto, ride, si ferma, intralcia, scherza col fidanzato che le fa il solletico sott’acqua.

Ci sono: forse erano della ragazzina insicura: al termine di ogni 25 metri dimentica sempre che serie di vasche bisogna fare e chiede conferma per sicurezza.

No, ho capito.
Era del tizio della grande verità, quello de “Il nuoto è uno sport completo”, che ha una massa di capelli che manco Antonio Razzi giovane.

Nello spogliatoio, dopo, mi ha fatto: “Quando sei proprio carico…hai bisogno di scaricarti”.

È un grande. Dev’essere allievo anche lui del Prof. Durbans, dell’Università di Scarborough. Il Prof. in questo frangente avrebbe replicato: “Quando ti senti scarico hai bisogno di ricaricarti”.


Ultimamente sono monotematico, non voglio far di questo spazio un blog acquatico – anche perché gatti e acqua non van d’accordo – ma è che ultimamente la mia allegria è in ferie a tempo indeterminato e ciò mi rende poco creativo.


Il rumore del latte freddo. Pensieri sparsi

Il rumore del latte freddo è una cosa che non si coglie se non ci hai fatto l’abitudine. Sono anni che io la mattina scaldo il latte e ne sbaglio sempre la temperatura: troppo caldo o troppo freddo. Quando è freddo me ne accorgo versandolo: fa un suono diverso nella tazza. Lo so è pazzesco quel che sto dicendo: come si fa a sbagliare la temperatura del latte?

Eppure è così, come capita con le interazioni sociali: si è sempre o troppo caldi o troppo freddi e a volte alcuni hanno i fornelli che funzionano proprio male e neanche si rivolgono a quello che ripara cucine a gasse. E del malfunzionamento te ne accorgi da quel rumore, che a volte sembra più simile a quello di un frigorifero vuoto. Hai proprio la sensazione di essere riuscito a inquadrarlo, quel vuoto che senti proprio lì da qualche parte e di cui vorresti liberarti. E non ha senso, perché se sottrai vuoto sempre vuoto ti resta. Ci provi a darlo via. Vuoto a rendere. Ti porto il mio vuoto e me torno a casa riempito ed è così che sopravvive la razza umana, perché più ci si evolve più si creano nuovi bisogni e dipendenze che ci rendono dei cuccioli di civiltà. Siamo drogati di emotività fino ad assuefarci e non percepire più nulla.

Poi dimentichi tutto ciò e ti concentri su particolari diversi e più prosaici. La cameriera è culona, ad esempio. Ho sempre apprezzato una carnale particolarità di questo tipo, so che non è una elegante considerazione, un po’ come mettersi a dire cose inopportune in una chiesa o almeno credo possa esserlo. Sono 15 anni che in chiesa entro solo per funerali o matrimoni. Più funerali che matrimoni, il che rispecchia l’andamento statistico del Paese, anche se i conti non mi tornano perché qui intorno vedo solo gente che si sposa, ma si sa che siamo dei terroni e qui se non ti sposi vuol dire che non hai la testa a posto. Ma in fondo chi se ne frega, la religione, come dicevano i Fratelli Marx, è l’oppio dei popoli. Sto scherzando. Lo so che è una frase di Eddy Merckx, il cannibale che divorava ciclisti.

Ricordarsi i nomi dei Fratelli Marx è un po’ come dire tutti i nomi dei 7 nani. Te ne dimentichi sempre uno. Il mio preferito, comunque, è Harpo. Groucho è fantastico, ma Harpo vince. È quello che non parlava mai. Il silenzio è spesso sottovalutato. O sopravvalutato, a seconda dei casi. Le persone a volte ne sentono troppo il peso e non riescono a conviverci. Penso avrò profonda venerazione per la donna in grado di non avvertire l’ansia del silenzio. Se non altro, perché avrà le orecchie sensibili e avvertirà anch’essa il rumore del latte freddo.