Non è che se metti qualcuno da parte è perché ne hai imparato l’arte

Non ci si aspetta mai che certe cose capitino a sé stessi. Eppure, poi, quando accadono, ci si rende conto che, veramente, nessuno ne è immune.

Sono qui oggi a denunciare un caso di sessismo subìto.

Diciamo che io e M. stiamo mettendo in essere un’organizzazione di una cosa da organizzare. Un paio di mesi fa, abbiamo parlato con una persona che si occupa di organizzare per chi appunto vuole organizzare.


Sì, tutto ciò è successo due mesi fa. So già che qualcuno polemizzerà dicendo Ah e perché denunci solo ora?.


A quanto pare quella di costei è una presenza necessaria: a noi bastavano un tavolo e delle sedie, ma sembra esistano annessi e connessi vari e c’è una persona che si occupa di ciò.

La cosa non mi crea problemi, se non nella misura in cui la suddetta organizzatrice ho notato parlava rivolgendosi solo a M:
«Tu cosa avevi pensato? Tu cosa volevi? A te come piacerebbe?».

In pratica, alla sua presenza, io ero un semplice cartonato.

Un po’ deluso dal primo incontro, ho sperato che, magari, il secondo sarebbe andato meglio.

Invece si è ripetuto lo stesso copione. Al che, a un certo punto, non ne ho potuto più e ho chiesto:
– Mi scusi, ma perché parla rivolgendosi solo a lei?
L’organizzatrice, un po’ in imbarazzo, si è schermita:
– Ah no mi scusi, è che non sono molti gli uomini che si interessano…

Gli uomini. Quindi io vengo messo in disparte per il mio sesso. Io non esisto, non sono una vera persona. Sono una coppia di cromosomi XY col pene e null’altro.

A parte poi vorrei sapere chi gliel’ha detto a costei che io sia uomo? E se fossi io una donna e M. l’uomo? E se fossimo entrambe donne? E se fossimo entrambi uomini? È incredibile la superficialità con la quale si affrontano le cose.

Rimettete sempre al suo posto chi vi giudica solo per il vostro pene!

Non è che lo chef per sfidare a un duello lanci il guanto da forno

Organizzarsi per cambiare casa può essere una cosa impegnativa.


Sì, mi trasferisco. A 500 metri in linea d’aria da dove vivo ora, ma comunque mi trasferisco.


Per semplificarsi la vita – e risparmiare un bel po’ di cocuzze – uno prende un appartamento già arredato.

Semplificare. Illuso! Anche se già arredata ci sono comunque tutta una serie di annessi e connessi da considerare che non avevi considerato!

Va detto che io ho una mentalità, forse tipica di noi del cromosoma XY, un po’ limitata: degli oggetti mi limito a considerarne la funzionalità. Citando il film di Woody Allen, Basta che funzioni. Un tavolo deve fungere da tavolo. Una lampada deve fungere da lampada. Nei negozi di design c’è una mia foto con scritto IO NON POSSO ENTRARE.

Per le donne è diverso: loro hanno una visione a 360° gradi che riesce a cogliere tutti gli aspetti che tu non avevi preso in considerazione e di cui non te ne fregava niente.

Torniamo al trasloco: ad esempio la cucina c’è. Ma le presine? Come puoi vivere senza? Vorrai mica arrangiarti con lo straccio per toccare le pentole calde o tirar fuori la roba dal forno? Sei un cavernicolo, per caso?

Allora si comprano le presine.

Quali? Facile a dirsi.

Vuoi il guanto?
La normale presina quadrata?

La presina quadrata ma dentro la quale ci puoi infilare le dita e farci pure il ventriloquo simulando una bocca?

Di stoffa?
Di gomma?

Una simile valanga di opzioni – da moltiplicare per qualsiasi accessorio che serve in una casa, dal tagliere al portaombrelli – finisce per mandare il cervello del maschio in caricamento perpetuo come un video con la connessione scarsa.

E stiamo solo parlando degli accessori indispensabili, come dicevo.

Perché poi vuoi non prendere un vattelapesca componibile da ripiano che fa un po’ di arredo? È così carino e costa soltanto due spiccioli e 99 centesimi €.

Stranamente, quindi, ti ritrovi un carrello pieno di “accessori indispensabili” per solo diverse centinaia di euro.

E la teglia dal forno continuerai a prenderla con uno straccio. Lo stesso straccio che usi per pulire la bicicletta e per il bidet, magari.