Non è che un tipo è riservato perché prenotato da qualcuno

Alla Sgranocchia&Sottrai Inc. abbiamo una stampante con sensore di rilevamento presenza. Se ti avvicini, lei si attiva.

Non ero ancora avvezzo a una simile modernità – ho frequentato posti dove il modello più evoluto funzionava a caratteri mobili di piombo – e la prima volta che vi sono passato accanto pensavo di aver toccato qualcosa per sbaglio. Quindi, come mio solito fare quando penso di aver combinato un guaio, ho sbattuto gli occhi da un lato all’altro per controllare che nessuno mi avesse visto e mi sono dileguato.

Ogni volta che percorro il corridoio finisco per attivarla, perché tendo sempre a stringere troppo l’angolo – mi piace imitare Valentino Rossi che nel GP di Catalunya 2009 sorpassa Lorenzo all’ultima curva rimanendo cucito al cordolo – e passarvi vicino.

Ora, sarà la suggestione, ma ho come l’impressione che quel crrr crrr di attivazione che la stampante fa sia in qualche modo modulato, ogni volta. Mi sembra di intendere che da parte dello strumento tecnologico ci sia qualche tentativo di comunicazione attraverso gli scricchiolii delle sue rotelle. Oggi ho risposto con un crrr crrrr e mi è parso che ci si è in qualche modo intesi.

Forse sarà un po’ la suggestione, dicevo, perché oltre la mia collega di ufficio non ho altri con cui parlare. Nelle altre stanze sono presenti solo ricercatori, che tendono a restare un po’ sulle loro.

I ricercatori li riconosci dalla cifosi del collo, probabilmente dovuta all’ingobbimento da microscopio. Non sono nemmeno trentenni e hanno le vertebre di un 80enne.

I primi giorni la loro riservatezza tendevo a confonderla per spocchia. Poi mi sono reso conto che è l’isolamento del laboratorio a renderli un po’ così. Insomma, non credo che si possa sviluppare molta socialità stando a fissare una gametogenesi per 8 ore di fila, per dire.

Allora ho iniziato, ogni volta che ne incrocio uno, a salutare con un radioso Ciao! e osservare compiaciuto il remissivo imbarazzato Ciao di risposta che ricevo. Penso che poco a poco potrebbero abituarsi alla mia presenza. Più in là magari potrei tentare mettendo del cibo sulla mano per vedere se uno di loro si avvicina.

Sennò mi resta sempre la stampante.


Per questo post sono stati utilizzati solo ricercatori provenienti da allevamenti selezionati.

La stampante è un’attrice professionista.


 

Non è che il motto del notaio sia “Rogito, ergo sum”

Ogni individuo di questo Pianeta sente di appartenere a un qualcosa di più grande e significativo, per dare un senso alla propria esistenza. Nel caso appartenga invece a un qualcosa di non-significativo, il fatto stesso di caratterizzarlo come tale è una autoesaltazione del sé: guardatemi, sono il primo tra gli ultimi, quindi sono degno di nota.

La mia, ad esempio, è una non-generazione.
Noi nati negli Ottanta siamo compres(s)i tra la Generazione X che ha posato i bomber e i jeans a vita alta e probabilmente oggi vi sta negando un prestito in banca, e i cosiddetti nativi digitali, gente che non ha fatto neanche in tempo a nascere e già era degna di nota perché vomitava la pappa su un tablet. Probabilmente mentre adesso scrivo sul blog c’è una youtuber quindicenne in diretta video che fa centomila visualizzazioni parlando di assorbenti di Hello Kitty.

In teoria siamo ancora noi non-significativi quelli che dovrebbero avere in eredità il mondo da chi li ha preceduti. Un mondo fatto di linee di comunicazione, anticrittogamici, prodotti per la calvizie, cialde per il caffè e agenzie interinali.


Ho tralasciato l’olio di palma perché adesso stanno tutti facendo in modo di farlo scomparire e non lasciare niente alle generazioni future. Se questo non si chiama egoismo, non so.


Ma come si eredita il Mondo? Esiste un notaio che convoca l’interessato e gli comunica che una generazione gli ha lasciato il Mondo o una porzione di esso? E come fa tale notaio a rintracciarti? Usa la geolocalizzazione di Google?

Ho scoperto che Google adesso sa dove sono stato anche se ho cercato di evitare di farglielo sapere. In pratica è una versione 3.0 di una madre.
L’assistente di Google Foto (e non sapevo di avere un assistente) ha organizzato le mie foto senza che glielo avessi chiesto e ha identificato dove mi trovassi in base a ciò che avevo fotografato.

Ma va’? Non lo sapevi? Ma dove vivi?

Ecco, appunto, non lo so più dove vivo.
Ho tre vite separate al momento. Ho il lavoro all’estero, la famiglia al Sud e una Trallallà al Nord. Comincio a sentirmi sfasato. E sono anche preoccupato: se mi cercasse il notaio per consegnarmi il Mondo, riuscirebbe a trovarmi?


Mi sono accorto che avevo già utilizzato la battuta sul rogito, ma mi sento troppo stanco per cambiare titolo.