Non è che solo perché sei giovane tu non possa avere un pasto fisso

Un diagramma di flusso che sinteticamente spiega una conversazione telefonica-tipo con Madre.

Diagramma Madre

Potrebbe sembrare che Madre si preoccupi che il figlio assuma il corretto quantitativo di kcal e nutrienti giornalieri. Il “cosa?” è invece puramente retorico: in realtà non gliene frega nulla, la domanda sussiste in virtù dell’atto stesso di dover sussistere in funzione dello stereotipato rapporto Madre-Figlio del Sud, che viene poi parodisticamente replicato in aneddoti finti e sketch di dubbia comicità da presunti comici dalla dubbia comicità.

Siamo noi stessi il nostro sketch comico e perpetuiamo un sistema fondato sulla derisione delle abitudini alimentari altrui.

Tentando di bloccare lo scorrere del diagramma ho esposto polemicamente le mie rimostranze a Madre, la quale, dopo aver espresso disappunto per il mio atteggiamento acido, mi ha chiesto: Quindi ti stai preparando per mangiare?.

Il Subito del villaggio

Ovvero, prima di vendere qualcosa ricordati che non sei su Real Time.

A volte mi capita di mettere in vendita qualche oggetto su Kijiji o Subito.it. Non mi riesce sempre di fare un buon affare, capita infatti che l’oggetto rimanga invenduto e l’annuncio scada.


DIDASCALIA PUBBLICITARIA
A tal proposito, se siete interessati a una giacca neo goth o al manga Zetman volumi 1-12, contattatemi pure


Mettere un annuncio vuol dire essere contattato da tipologie diverse di utente. Esiste ad esempio il timido, che dopo aver inviato un messaggio in cui si dichiara interessato sparisce. Lui magari scrive “ciao, sono interessato. Fammi sapere”, tu gli rispondi e lui, arrossito e in imbarazzo perché gli è stata rivolta la parola, non si fa più vivo.

Poi c’è l’affarista, quello che ha guardato troppi programmi su Real Time o su Cielo dove dei tizi col fegato steatosico e la pappagorgia realizzano affari milionari scambiando ciarpame. Lui ti contatta e ti propone un baratto. Anche se tu hai specificato nell’annuncio “No scambi”, arriva sempre il genio che vuole scambiare un orologio per un telefono o un telefono per la Playstation.

E poi capita sempre il tipo strano, come quello che mi ha contattato negli ultimi giorni.

Ho messo in vendita un lettore mp3 Samsung, un oggetto secondo me invendibile perché ormai tutti ascoltano musica dallo smartphone.


DIDASCALIA POLEMICA
Poi ci si chiede perché la batteria di uno smartphone duri quanto un fiammifero acceso. Una volta prima di uscire di casa dovevi fare attenzione a non dimenticare il telefono, oggi non devi dimenticare telefono, caricabatterie e, già che ci siamo, anche la batteria d’emergenza, col risultato che un moderno telefono comporta ingombro (distribuito in pezzi) quanto un DynaTAC Motorola anni ’80.


Mi ha scritto un tizio dicendo di essere interessato. Mi lascia il suo numero, io lo chiamo e lui mi dice che vorrebbe acquistare ma non riesce a trovare le specifiche tecniche del lettore su internet perché il codice del modello che ho scritto nell’annuncio non gli dà alcun risultato. La cosa è strana perché il numero l’ho scritto in modo esatto, comunque gli mando via mail l’indirizzo della pagina web sul sito della Samsung. Mi risponde dicendosi interessato (per la precisione mi ha scritto “molto interessante”) e poi mi ha chiesto il prezzo senza spedizione.

Da premettere che l’annuncio l’ho pubblicato sulla città di Roma e lui nella prima telefonata, probabilmente sentendo il mio accento bolzanese, mi ha chiesto se fossi a Roma. Il suo accento era invece fiorentino, dettaglio non secondario.

Quando l’ho chiamato la seconda volta e gli ho chiesto “tu sei a Roma, giusto?”, lui mi ha detto
“No, sono a Firenze”
“Scusami, come fai col ritiro? Perché mi hai poi chiesto il prezzo senza spedizione” ho risposto, dubbioso.
“No tranquillo poi vedo di organizzarmi”
“Tu a Roma studi?” ha proseguito
“Sì, frequento un master”
“E in che sei laureato?”
“Scienze Politiche”
“E com’è questa politi’a? Un gran ‘asino, eh?”


DIDASCALIA LINGUISTICA
Da qui in poi la conversazione viene riportata con l’inflessione dell’interlocutore per renderne meglio l’efffetto. Non si tratta di luogocomunismo o di qualche allusione sul fatto che il parlato del toscano – toscano con la gorgia* – abbia connotati buffi o comici. Perché poi ognuno potrebbe dire la propria, che a far ridere sia il siciliano, o il milanese, o il bolognese o il napoletano e così via. Del resto molti comici e pseudo tali impostano i propri sketch – a volte in maniera discutibile – sul dialetto, calcando molto sull’intonazione originaria o addirittura imitando altre inflessioni con intento parodistico. Non è scopo di questo blog fare della pseudo comicità spicciola.

* NOTA ALLA DIDASCALIA
Dall’enciclopedia Treccani: La gorgia è un fenomeno fonetico diffuso nei dialetti toscani (noto anche come spirantizzazione o aspirazione toscana). È un processo di ➔ indebolimento che coinvolge le consonanti ➔ occlusive scempie determinando la perdita della fase di occlusione, motivo per cui le consonanti interessate sono pronunciate ➔ fricative o spesso approssimanti.


“Sì…in Italia è difficile governare e far politica perché ci sono molte linee di frattura e particolarismi…” rispondo in politichese.
“E ‘he ne pensi del mio ‘oncittadino, eh?”
Non riporto per intero la risposta ma, sostanzialmente, in maniera ampollosa e retorica ho ripetuto la mia frase precedente.
“Eh ma sai quale è la verità? La gente s’è rotta i ‘oglioni, scusa la parola, ma perché vedi in tempi di crisi non poi mi’a fa’ chiacchiere, prendi pure la ‘osa degli immigrati, se non c’ho soldi mi dici te ‘ome si fa a mantenerli? Qua non c’è lavoro per gli italiani, ma fi’urati te per gli immigrati”
“Purtroppo sono processi lunghi che necessitano di valutazioni che al momento il dibattito politico anche a livello europeo sembra non concedere” ho esclamato mentre mi trattenevo dal mettere un dito nel naso nonostante una crosticina che mi prudeva, primo perché ero su un autobus, secondo perché evito di toccare qualunque parte del mio corpo se prima non ho lavato le mani.
“Eh se parliamo dell’Europa ti mando giù la batteria del cellulare. Va bene, ‘scolta ti fo’ sapere domani o al più tardi tra due giorni, va bene?
“Va bene”
“Allora a presto, tante ‘are ‘ose e buon tutto”
“Grazie, anche a te”.

Impostazioni->Impostazioni chiamata->Rifiuto Chiamata->Elenco rifiuto automatico.

La signora indossa capi di lino. Ma come: mette vestiti di un maschio?

In allegato: consigli per essere perfetti conversatori

Puntata II della telenovela Io e la mia Pdc (vedasi post precedente).

Innanzitutto ringrazio l’artista trascendentale ysingrinus e il suo tutorial per la postura digitale, che mi ha aiutato ad assumere un’aria di autorevole saccenza.

Come avevo avuto modo di intuire dalle mail e dalla telefonata, PdC è molto esperta nella conversazione ampollosa e retorica, una tecnica in cui mi sto impratichendo anche se il mio scopo non è essere uno specialista ma un duttile giocoliere di qualsiasi tipo di conversazione, da quella con le ricche e aristocratiche signore PdC a quella col black blogger che minchia frate stai tranzollo perché cioè dobbiamo spaccare tutto perché cioè wordpress.

Consiglio I – Occorre elasticità mentale e flessibilità linguistica.

Amabili e ampollose conversazioni nel secolo decimonono

Per raggiungere PdC percorro una stradina immersa in tantissimo verde, arrivo in un residence presidiato da un custode che non ti lascia passare se prima, come fosse un perfetto maggiordomo, non ha provveduto ad annunciarti. Le megaville dei residenti all’interno del residence sono cinte da muri in mattoni rossi, alte siepi e/o alberi che creano delle bolle di verde in modo che nessuno possa vedere nel giardino dell’altro. Così si risolve l’annoso problema del confronto con l’erba del vicino: non c’è che dire, i ricchi ne sanno una più del diavolo.

A proposito di erba, mentre conversavamo io e Pdc un giardiniere era all’opera nella villa di fianco. Quando il rumore del tosaerba è cessato, Pdc ha tirato un sospiro di sollievo:
“Ah, finalmente. Sa, qui siamo abituati al canto degli uccellini tutto il giorno e quindi al minimo rumore uno pensa oddio ma che succede! Ah ah ah ah (risata finta)”.

Consiglio II – La risata finta è sempre un buono strumento, ma va usata con parsimonia e attenzione. Altrimenti si rischia di essere come quei pessimi comici che mentre recitano il loro sketch ridono da soli alle proprie battute per invogliare il pubblico alla risata.

Andiamo con ordine: all’ingresso nella villa sono stato accolto da questa donna dall’età intorno ai 55 anni, dai lunghi capelli d’argento, il fisico asciutto e vestita interamente di lino bianco: era la signora PdC in persona. Ho avuto l’impressione di ritrovarmi di fronte l’adepta di una setta parareligiosa. Non so perché ma i membri di una setta li immagino sempre magri, con la pelle liscia, vestiti di lino bianco.

Come dicevo, PdC è esperta della conversazione ampollosa e retorica:  una persona così per esprimere un concetto userà locuzioni articolate e complesse che impiegheranno il quintuplo del tempo normale.

Ma tutto ciò che mi ha detto era sintetizzabile semplicemente così: loro non vogliono esporsi a problemi fiscali o legali, vogliono un contratto ma non sanno da chi farlo scrivere perché il famoso avvocato che l’ha fatto a titolo di favore non è reperibile. Mi ha chiesto se avessi io contatti di fiducia, ho negato categoricamente.

Ho evitato di riportare parola per parola la conversazione perché avrei bisogno di fare altre tre puntate di questo post, dato che anche io mi ero adeguato ricorrendo alle locuzioni articolate.

Consiglio III – Sintonizzatevi sul registro linguistico dell’interlocutore, ma non copiatelo: siate simmetrici, siete artisti della conversazione, non scimmiottatori.

Così, per spiegare che io sarei anche pronto a fare le valigie e togliere le tende perché non voglio restare a certe condizioni, ho usato queste parole (non invento nulla, mi sono espresso proprio così):
Ecco, avevo premura di far presente a lei e la sua famiglia che onde evitare di porvi in uno stato di disagio con la reiterazione di pagamenti monitorabili ma non legalmente giustificabili, nel caso non si giungesse a una soluzione che sanasse la situazione mi dichiaro pronto a congedarmi in via anticipata.

Abbiamo concluso che parlerà con Marito sia riguardo il poter giungere a stilare un nuovo contratto sia riguardo quest’ultima cosa e mi farà sapere.

Detto ciò, si è concessa una decina di minuti a delle chiacchiere generiche. È buona norma, tra conversatori, dedicare infatti un po’ di attenzione alla chiacchiera generica. Dovendo evitare argomenti che possano creare conflitti o urtare la sensibilità, come politica, religione e via dicendo, in genere si discorre del tempo, ad esempio. Altro argomento molto in voga è “la situazione italiana odierna”. Che non va specificata aggiungendo chissà quale altro commento, basta buttare lì la frase e qualsiasi persona troverà qualcosa da dire al riguardo, sulle opportunità per i giovani, sulla ricerca, sulla burocrazia…ci sarà sempre qualcosa da dire sulla “situazione italiana”. Essendo PdC maestra della conversazione formale, mi ha anticipato e ha tentato tre volte di introdurre l’argomento accennando alla “situazione italiana”. Io non ho raccolto l’invito né la prima né la seconda volta e non mi sono agganciato al discorso. Ho atteso la terza per dar modo di far capire che non era lei a introdurre la chiacchiera generica, ma ero io che decidevo quando sarebbe stato il momento.

Consiglio IV – Abbiate sempre pronta la chiacchiera generica e non fatevela soffiare.

In conclusione, in trasferta su un campo difficile e con un avversario ostico non ho concluso granché riguardo la mia situazione abitativa (se non il far presente che sarei orientato ad andarmene al più presto) ma riguardo la conversazione ampollosa e retorica ho riportato un bel pareggio a reti inviolate.

Il mio mito resta comunque costui e spero un giorno di poter raggiungere tali vette artistiche.