Non è che gli uccelli possano essere amici di penna

Quando tre mesi fa ormai era stato annunciato il bonus bici non vedevo l’ora fosse attivo per poter richiedere il voucher (perché non ci pensavo proprio a comprarla in anticipo, con soldi che non avevo e che non sapevo se mi sarebbero stati rimborsati!) e passare dalla mia city bike a una vera bici da strada.


Poi il tempo è passato è l’applicazione web che doveva servire allo scopo non è ancora entrata in funzione. Ora sembra non ci sarà nessuna app ma sarà accessibile una richiesta di rimborso da inoltrare tramite il sito del Ministero dell’Ambiente, attiva (forse) da settembre. Il contributo verrà erogato in base alla data di acquisto, quindi teoricamente il finanziamento per chi acquista una bicicletta ora è già esaurito. Che pocus di bonus!


Ammesso e non concesso di trovare una bici ancora disponibile. Oggi guardavo Decathlon e molti modelli risultano esauriti sia online che in negozio. Tra l’altro ho scoperto che Decathlon viene considerato ciclomale.


Digitando l’hashtag #ciclomale su Google si troverà molto materiale in merito.


Esiste infatti una corrente di pensiero tra i ciclisti amatoriali secondo la quale comprare lì oltre a essere una poracciata sia un insulto all’arte delle due ruote.

Ignoravo esistessero simili fisime, ma il dubbio mi sarebbe dovuto venire osservando i ciclisti della domenica mattina, con le loro belle tutine nuove delle squadre che partecipano al Tour de France (e sai che son nuove perché ogni anno ci sono squadre nuove partecipanti), in sella a bici da 5000 € almeno: e poi arriva uno con la bicicletta da 299,99 € e il pinocchietto nero bitume da 4,99 € e praticamente agli occhi loro fa la figura del chiosco dei supplì piazzato accanto al ristorante di Cracco.

E difatti Cracco lo reputo un esaltato di stocazzo.

Com’è come non è, la mia bici attuale deve aver letto le mie intenzioni di accantonarla e stasera mi ha disarcionato: e dire che rispetto alle altre volte stavo andando piano, fatto sta che la ruota anteriore mi si è piantata su un tombino e io sono stato catapultato al suolo. Non mi sono fatto niente ma i miei pantaloncini preferiti si sono strappati.

Una ventina di minuti dopo invece sono stato colpito sulla spalla dalla deiezione di quello che, dalle dimensioni del prodotto e dal colpo avvertito, presumo fosse un condor.

E da qui viene la mia domanda che è alla base di questo post che non tratta affatto di cicli e due ruote: perché i volatili hanno sempre la diarrea? È un problema di alimentazione cittadina? Perché le istituzioni non provvedono a un piano di distribuzione becchime speciale che ripristini la loro flora intestinale?

Domande che non avranno risposta.

Non è che al cittadino indignato basti una crema emolliente per calmare l’irritazione

Ho riprovato l’ebbrezza di andar dal barbiere e ho smesso di andare in giro con una coppola à la Peaky Blinders per nascondere un tentativo di taglio casalingo mal riuscito.


È bella la coppola ma non quando ci sono 30°.


Andare su prenotazione e non dover attendere un paio d’ore è certamente un’innovazione, ma qualcosa nel contesto è venuto a mancare: le presenze solite.

L’habitat del salone di un barbiere è stato, dai tempi antichi, il social network per eccellenza, dove la predominanza l’hanno sempre avuta i discorsi d’indignazione (magari più pacati ma pur sempre con quel dna di sdegno primigenio).


Prova ne è Per l’invalido, una celebre orazione di Lisia del V secolo a.C.; in questa, l’imputato, tra le varie accuse mossegli doveva difendersi dall’ospitare nella propria bottega (quella di un barbiere, per l’appunto) mascalzoni dediti a insolenze e cospirazioni verso il prossimo.


Io confesso di provare un piacere al limite del feticismo per i discorsi dell’uomo della strada, purché a piccole dosi e dal peso specifico contenuto. Potrei sembrare un po’ borioso e con la puzza sotto il naso – e probabilmente è così – ma il mio non è un esercizio di scherno e dileggio, quanto più un interesse viscerale di chi vuol conoscere e capire il mondo che lo circonda.

Mancandomi il contesto della barberia, durante questi tre mesi ho scoperto, su segnalazione di un amico, un gruppo facebook di indignati (il titolo della pagina precisa proprio che sono degli indignati) della mia città. Mi offre dei retroscena su una realtà nella quale io non mi sono mai integrato e che cerco di recuperare attraverso un’analisi dei contenuti veicolati attraverso lo strumento social.

A inizio quarantena ricordo il post di un cittadino che lamentava di essere uscito di casa per andare a fare la spesa e di aver visto troppe persone in fila al supermercato. Un altro ha risposto “Sì vero anche io, è uno scandalo”, un altro faceva eco “Anche io sono uscito e ho visto un sacco di gente ma cosa hanno da uscire” e così via finché qualcuno ha fatto notare che probabilmente si erano quindi visti tra di loro.

Qualche giorno fa, invece, una cittadina preoccupata postava la foto di un vespidae appoggiato contro la sua finestra, annunciando terrorizzata l’arrivo, anche nella nostra città, del terribile calabrone asiatico o vespa killer: il sindaco cosa fa? Perché non interviene?


Ogni inizio estate arriva la notizia della vespa killer, perché si sa che certe vespe fanno giri immensi e poi ritornano.


A parte qualcuno che faceva notare che al massimo era un comune calabrone, il vero genio è stato quello che ha commentato scrivendo Bravi fate bene proteggetevi: zanzariere di XXX a YYY (nome di città) tel. 000000. Marketing 1 – 0 Indignazione.

Molte poi in questa pagina le segnalazioni di disservizi: la TIM per cadute di linea, l’Enel per interruzioni energia elettrica, le Poste per il postino che sbaglia sempre buca delle lettere. Purtroppo queste aziende, per evidente codardia, ancora non hanno deciso di iscriversi alla pagina degli indignati e le denunce cadono nel vuoto.

Infine, il dibattito che mi ha illuminato: le piste ciclabili costruite per accaparrarsi i voti dei ciclisti.

Analisi del contesto: a fine 2019 è stata creata una pista ciclabile (anche spezzata) che fa il giro di un isolato. Lunghezza: 600 metri. Presenza di noi ciclisti (occasionali e regolari) in città: insignificante. Per dar l’idea, in base al principio Gallera occorrerebbero due ciclisti per formarne uno.


Il principio Gallera è quel fenomeno fisico per cui, per esempio, se metto vicine sul fuoco due pentole d’acqua quando la temperatura di entrambe sarà a 50° potrò dire che la temperatura dell’acqua sarà 100.

 


Però a quanto pare qualcuno ha il timore che una segreta lobby del pedale stia tramando per mettere le mani sulla città.

E secondo me hanno ragione. Ho visto le città europee cosiddette bike friendly: Berlino, Copenaghen, Utrecht e così via. I ciclisti, da noi esemplari timidi e timorati, lì sono sciami sfreccianti che travolgono tutto e tutti. Le strade appartengono a loro, non frenano mai ma scampanellano per terrorizzare come fossero tanti Hector Salamanca.

La verità è che ogni popolo oppresso si trasforma in oppressore: per questo la lobby del pedale fa paura, perché la storia è destinata a ripetersi.

Indignate, gente, indignate.