Non è che a Siena si senta puzza di Chiusi

Piove. Sembra inverno. Un po’ egoisticamente non me ne dispiace, tanto mi sono rintanato in casa negli ultimi giorni dovendo studiar delle carte. C’era chi sognava di andar già in spiaggia, in questi giorni. Ci saranno altre opportunità, non disperate.

Mi piace l’odore della pioggia.
Non mi piace l’odore di calzino bagnato.

Stasera rimetto dei vestiti invernali. Puzzano di chiuso.
Non mi piace la puzza del chiuso.
A meno che non sia l’odore di chiuso di un’auto nuova.

Da quando ho cambiato auto ho apprezzato di più l’odore del gpl. Quando il benzinaio stacca la pompa, che fa quel tipico sbuffo, si leva nell’aria qualche molecola di quello che credo sia etantiolo.

Parlando di odore di gas mi viene sempre in mente questo episodio di Friends in cui Ross prova a flirtare con la ragazza che consegna le pizze.

 

Gli anni ’90 hanno un po’ esagerato nel propagandare l’immagine del maschio imbranato che suscita simpatia. Credetemi, non è tanto simpatico. E io ne so qualcosa perché avrò esasperato tante persone con i miei atti goffi.

A volte vorrei chiedere scusa a tutti quelli che avrò fatto sbuffare o alzare gli occhi al cielo.

A volte mi chiedo invece se si ricordino queste cose che ricordo io e giungo alla conclusione che probabilmente non è così.

Allora prendo quei ricordi, li sbatto un po’ per togliere la puzza di chiuso e poi li ripongo di nuovo.


Non ho nulla contro Chiusi, bellissima città che ho visitato due volte – la prima volta, tra l’altro, andando via scordandomi di pagare l’albergo – il titolo era solo un gioco di parole.


Non è che se sei partenopeo e sostieni il Papa puoi atteggiarti a guelfo di Napoli

2015-08-26 16.30.12

Mentre scattavo questa foto sono stato bonariamente preso in giro per essermi comportato da turista. Avrò visto questo panorama migliaia di volte – da diverse angolazioni – e chissà quanta gente avrà scattato la medesima foto.

Eppure c’è un meccanismo perverso in tutto ciò, la voglia di rubare un qualcosa che è di tutti ma vorresti far tuo.


DIDASCALIA GEOLOGICA
Ho constatato che, erroneamente, da parte di molti non Campani il Vesuvio viene associato a questa forma che ricorda un po’ un cappello da cowboy – che in realtà poi sarebbe un serpente che ha divorato un elefante come ci hanno insegnato ne Il Piccolo Principe:

È un’identificazione erronea, in quanto il Vesuvio vero e proprio è il conetto alto sulla destra, mentre l’altra punta è ciò che resta del Somma, un antico cono vulcanico al cui interno poi sorse il Vesuvio e il cui versante dal lato del mare è poi collassato.

Molti ignorano che il versante opposto, quello che dà sull’entroterra, è rimasto invece in piedi, cosicché ciò che noi entroterranei vediamo è questo:

Un frastagliato tronco di cono, in pratica.


Fin quando si tratta di rubare con una foto, va bene. Penso a quelli che invece si portavano via la sabbia dalle spiagge della Sardegna, o i sassi dalle montagne nei parchi naturali. O al turista tedesco di cui parlai che in una cisterna romana a Chiusi voleva staccare un pezzo di muro.

E ripensavo quindi oggi al post in cui diamanta poneva la differenza tra turisti e viaggiatori. Il turista alla fine vuol solo dire di esserci stato e vuol “rubare” una qualche testimonianza della propria presenza.

Il viaggiatore non è una presenza, non timbra un cartellino: il suo è un flusso, o forse più propriamente un’onda che viene e che va. E l’onda conosce tutte le coste su cui si infrange e collega con un filo invisibile tutti i posti che ha visto.


DIDASCALIA-FREDDURA
Ma un ornitologo timbra il cardellino?


Non so dove volessi arrivare con questo post se mai si possa dire che io cerchi di giungere a qualcosa, di sicuro però a dispetto del titolo non mi sono cimentato in dissertazioni su papi, imperatori o cesaropapismo, per quanto interessanti sarebbero state.


Per cesaropapismo si intende il fenomeno dell’unione di potere temporale e potere spirituale concentrati nella persona del sovrano. Un esempio odierno potrebbe essere rappresentato dal Regno Unito, dove la Regina è capo di stato e capo della Chiesa anglicana.


Turisti per caos

Per il secondo anno consecutivo ho trascorso una breve vacanza nell’ubertosa provincia senese. Mi piacerebbe raccontare delle bellezze turistiche e gastronomiche del territorio, ma su questo blog si fanno solo trip mentali e non tripadvisor.

Vorrei porre l’accento (acuto e anche un po’ grave ma non circonflesso) su discutibili comportamenti dei turisti in vacanza.

A Chiusi, ad esempio, per il secondo anno consecutivo ho visitato il labirinto di Porsenna (su richiesta, non perché m’aspettassi che da un anno all’altro fosse cambiato!). Durante la visita alla cisterna romana la guida ha spiegato che la muratura era stata fatta con cocci impastati, indicando proprio un visibile pezzo di terracotta nella parete: un turista tedesco nel gruppetto ha pensato bene con le dita di verificarne la tenuta, tentando di staccarne un pezzo dal muro. L’imbarazzo della giovane guida – un liceale volontario, perché il labirinto è gestito dalla cittadinanza – era così tangibile che ho temuto che il tedesco volesse provare a tastare anche quello.


DIDASCALIA ARCHEOLOGICA
Quello che chiamano labirinto non è altro che il sistema idrico della città, di fabbricazione etrusca. Quando scavarono nel sottosuolo e trovarono questi cunicoli, pensarono bene, rimembrando la leggenda di Porsenna e del labirinto e del mausoleo, di dire “Ah! Ma questo deve essere il labirinto di Porsenna!”. Un po’ come Colombo che arrivò nelle Americhe convinto di essere nelle Indie esclamando “Ah! Eccoci nelle Indie! E quelli che ci vengono incontro ignari del loro futuro tra conquistadores, gesuiti e anche euclidei vestiti come dei bonzi, devono essere degli indiani!”.


Sono poi stato a Monteriggioni, in uno dei giorni direi di massima calura, ma sono incerto nel dirlo perché ogni giorno è il più caldo degli ultimi 150 anni, quindi, riscrivendo, sono stato a Monteriggioni in uno dei giorni che in quel momento si riteneva il più caldo degli ultimi 150 anni.

Monteriggioni mi ricorda un pueblo messicano dei western americani: pietra, paesaggio stepposo e niente ombra.

Quindi per rinfrescare la giornata, una turista nordica (credo anglosassone) ha pensato di far urinare la bimba all’ingresso della città sulle mura della porta medioevale. Da notare che 10 metri più avanti c’è la piazza del paese con i bar, oppure più lateralmente c’erano degli spiazzi erbosi. Ma forse la bimba ci teneva a farla lì, così la mamma le ha alzato il vestito, l’ha sollevata e tenendola come una manichetta l’ha spruzzata contro le mura.


DIDASCALIA STORICO-ANTROPOLOGICA
In fondo nel Medioevo però le mura avranno visto di peggio, e la gente svuotava i propri pitali dalla finestra, rischiando di colpire ignari passanti.


Si dice che quella dei bimbi sia santa, ma non ne capisco il motivo. E perché quella dei bimbi dovrebbe essere più santa di quella di Sasha Grey? Se Sasha Grey volesse urinare contro delle mura qualcuno le direbbe “Ah, lei non può: non è santa”?

“Non sarò santa ma me ne intendo di gesuiti


DIDASCALIA SUL RINNOVAMENTO DELLA COMICITÀ SCONTATA
La battuta sottointesa nella didascalia dell’immagine è scontata (del resto siamo in periodo di saldi), quindi ho pensato che sarebbe più divertente la battuta scontata ma scritta male, cambiandone un elemento. Del tipo: Un uomo entra in un caffè. E ordina un Campari.
Dato che l’originale è una battuta arcinota, tutti rammenteranno a cosa ci si sta riferendo, ma l’inserimento dell’elemento estraneo a sorpresa spiazzerà l’interlocutore, che non potrà più dire di aver udito una battuta scontata.
Ancora: un bambino cade, si sbuccia un ginocchio e si mette un cerotto.
Cosa fa un maiale che cade dal quinto piano? Muore.


Infine, a Montepulciano, un’altra turista sempre nordica (forse anglo, forse sassone, forse della Sassonia o chi lo sa), dopo aver svampato la sua bella sigarettina, ha gettato la cicca in mezzo la strada.

A me la cosa di gettar le cicche per strada ha sempre dato fastidio, ma purtroppo almeno dalle mie parti lo fanno tutti. All’estero però ti guardan male se lo fai, che sia in una strada normale che tra le vie di un borgo. E allora, borgo gane, ghe non si gettino cicche per terra!


DIDASCALIA CULTURALE NIPPONICA
In Giappone credo ci sia l’arresto immediato per aver buttato la cicca per terra. L’ho raccontato nel mio breve resoconto nella terra del Sol Levante, ma ora vallo a ripescare il post, quindi lo riscrivo: in Giappone addirittura se fumi (all’aperto) fuori dalle aree dove è espressamente previsto poter fumare (con tanto di bidoncino per cenere e cicche), appare un agente all’improvviso da non si sa dove (forse nascosto in una sfera Poké) che ti fa la mossa Mara Maionchi per dirti che è vietato.

A differenza di Mara Maionchi, dopo averlo fatto si scuserà per il disturbo che ti ha arrecato e si inchinerà con deferenza e rispetto.


Tra le discutibili abitudini del turista c’è quella di fare foto astruse o ridicole, come ad esempio reggere la torre di Pisa. Confesso che neanche io sono immune alla cosa, però mi scelgo obiettivi originali.

Ditemi se mai qualcuno, incontrando un ippogrifo, ha pensato di cimentarsi nel “Fulmine di Pegasus” (nella sua versione originale, “Pegasus Ryu Sei Ken”)!

Notare anche la mia somiglianza nella mimica del viso, mi mancava soltanto l’armatura (per quanto stilosa, una camicia a quadri non può sostituire delle vestigia cavalleresche, purtroppo).

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DIDASCALIA TOPOGRAFICA
Se volete incontrare l’Ippogrifo della foto e cimentarvi nel Fulmine di Pegasus (si potrebbe dar vita a un contest fotografico!), lo troverete a Castelnuovo Berardenga.