Principi di fisica domestica

La densità interna di casa mia è paragonabile a quella di una Nana bianca. Che non è una donnina caucasica con problemi di statura, ma una stella di dimensioni ridotte (ovviamente relativamente alle dimensioni stellari) estremamente compatta e caratterizzata da densità e gravità molto elevate.

La stessa cosa avviene all’interno di casa mia. La quantità di oggetti presenti in uno spazio non grandissimo è tale che se volessimo metterli tutti in fila occuperebbero probabilmente la distanza che c’è tra la Terra e la Luna.

È difficile che un oggetto che entri tra queste quattro mura finisca per uscirne sotto forma di rifiuto. Per sopravvivere, tale oggetto ha a disposizione numerose nicchie in cui stabilirsi. Innanzitutto, se è piccolo, può insinuarsi in qualche interstizio nella libreria. Lì può rimanervi anni, indisturbato e ignorato da tutti. È la sistemazione più consona per i soprammobili orribili, quelli che è cattiva educazione gettare o nascondere in cantina, perché si tratta di un regalo. Ma considerata la loro bruttezza, è ovvio che non possano stare in bella mostra su una mensola.

Per gli oggetti più ingombranti, la sistemazione che adotto io consiste nel piazzarli o in cima alla libreria o ai lati dell’armadio, tra la parete e il mobile. Si tratta di una collocazione momentanea, un parcheggio in attesa di stabilire il vero destino dell’oggetto: cioè, ti troverò uno spazio migliore in casa, oppure…

L’oppure. L’oppure è lo spauracchio di ogni oggetto. Nessuno può ritenersi al sicuro, tutti sanno che prima o poi potrà essere il proprio turno. Tirano un sospiro di sollievo quando tocca a qualcun altro, oggi a te quindi io sono salvo. Ma prima o poi quel momento arriverà.
Il momento di finire in cantina.

La cantina si compone di oasi ambientali e strati geologici. Da un lato vino, conserve, prodotti mangerecci, sistemati lì per esigenze di conservazione.
Dall’altro, giacimenti fossili di scatole e ciarpame, catalogati e conservati per i posteri. Se un oggetto è finito in cantina, è difficile che possa uscirne. Anche dopo un repulisti generale lo spazio a disposizione non aumenta, anzi, sembra diminuire. È la prova che il tessuto spaziale interno della cantina non è tridimensionale ma si compone di molteplici dimensioni ripiegate su se stesse. Anche dopo aver ripulito una dimensione, lo spazio da essa lasciato vuoto verrà occupato da un’altra, come in un effetto fisarmonica. Elimini la compressione e questa si espande.

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Rappresentazione stilizzata dello spazio dimensionale interno della cantina

Se la cantina è l’inferno, esiste una sorta di purgatorio a cui un oggetto può aspirare. È l’esatto opposto della cantina, invece di andare giù va su: è costituito dalle scale che conducono al tetto. Dato che nessuno ha esigenza di salire in cima alla casa (peccato, vi si può godere una bella vista di svincoli stradali e fare il dito medio agli automobilisti che sfrecciano sulle rampe), le scale sono il luogo ideale dove poggiare oggetti che non servono ma che possono sempre servire. Il caso più elementare è quello delle valigie. Le valigie si utilizzano una volta all’anno, quando va bene due. In casa ingombrano, in cantina è troppo umido, la scala per il tetto è la collocazione ideale.
Nel corso degli anni dalle valigie si è passati ad accogliere qualsiasi altro tipo di oggetto, tanto che le scala oggi hanno seri problemi di sovraffollamento ed è in corso una procedura di infrazione dell’UE nei nostri confronti per questo motivo.

In questa breve trattazione non ho citato un fenomeno fisico di cui si ignorano le caratteristiche precise: il buco nero.
Il buco nero è quel posto che fagocita gli oggetti che non hai idea di che fine abbiano fatto. Tutti hanno un buco nero in casa. E inghiotte le cose che non ti sono mai servite fino a quel giorno in cui invece ne avevi bisogno ma ahimé non ritrovi più.
Non è ben chiaro se un oggetto che finisca in un buco nero sparisca per sempre dal tessuto spazio-temporale o se invece ci sia un corrispettivo all’estremo opposto (un buco bianco) che invece lo sputi fuori. Se fosse così, esisterebbe allora da qualche parte nell’Universo un luogo pieno di cose perdute dalle persone.

Dev’essere un posto alquanto zeppo di roba.