Non è che un esame ti riempia di fiducia perché ti dà il credito

Giovedì ho sostenuto l’ultimo esame. Ora manca solo il tassello finale, la seduta ad aprile (certo, in mezzo ho una tesi da completare).

È una bella soddisfazione e anche una liberazione. Anche perché questo esame l’avevo rimandato a lungo: doveva essere il primo, poi pensai di riprovarlo l’anno successivo (cioè l’anno scorso), e, alla fine, è diventato l’ultimo.

Mi sono reso conto che portare avanti un percorso di laurea, per il me stesso attuale, è un po’ faticoso.

Fin quando si tratta di preparare esami in forma scritta, ricerche, presentazioni, tesine eccetera riesco a conciliare l’attività con il resto della mia vita, anche perché per scrivere qualcosa basta anche una mezz’ora al giorno. Tra l’altro, come ho già raccontato su questo blog, mi capita durante il giorno mentre sto facendo altro di pensare a quel che devo scrivere – sia un post di cazzeggio qui sopra o una ricerca – e, quando mi metto davanti al pc, devo solo trascrivere quel che avevo in mente.


Delle volte appartenere alla specie dei rimuginanti, quelli col cervello diviso in omaso, abomaso e rumine, ha i suoi vantaggi.


Prendere in mano un libro da 600 pagine da conoscere a fondo mi è invece impegnativo. Tra il lavoro, lo sport, la gestione di una vita di coppia e di una casa, non basta aprirlo per mezz’ora al giorno come fosse un testo di narrativa. Mezz’ora mi serve giusto per concentrarmi, mi ci vorrebbero 3 ore in cui avere la certezza e la tranquillità di non avere altro da fare. Cosa che, mi son reso conto, attualmente non ho.

È quindi per questo sono ancor più soddisfatto del risultato. Nel 2020 quando decisi di prendere una seconda laurea, in storia, lo feci un po’ per sfida, un po’ per hobby, un po’ per passione. Un po’ perché se a settembre di ogni anno non inizio qualcosa mi sento demotivato. Non nascondo a tratti mi sia stata di peso questa scelta, per il discorso di sopra. Però sempre meglio far qualcosa che piace che ricevere un calcione, diceva il saggio, quindi il senso è: non ti lamentare o riceverai un calcione.

Diciamo però che studiare lo metto nella lista delle “Cose divertenti che non farò mai più”. Per ora.

Non è che per costruire casa prendi dei libri noiosi perché sono dei mattoni

Ho quasi tre mesi di assenza dal blog da recuperare. Come faccio però a raccontare delle cose in sospeso se, nel frattempo, ce ne sono di nuove?

Ad esempio, questo 2023 è iniziato dando uno sguardo ad appartamenti in vendita. Non che abbiamo impellenza di acquistarne uno, è giusto per farsi un’idea di cosa c’è in giro. Il periodo storico comunque è il peggiore per un mutuo.

Inoltre, ci sono una serie di complessità e insidie di cui tener conto. Ne ho fatto un piccolo elenco spiegando cosa stanno a significare alcune definizioni negli annunci:

In costruzione
I lavori verranno bloccati perché manca qualche permesso o perché la ditta edile è in odore di rapporti poco trasparenti.

Da ristrutturare
Un rudere da abbattere e rifare da zero.

Buono stato
Da abbattere e rifare da zero.

Appena ristrutturato
C’è un soppalco non a norma e quindi nessuna banca concederà un mutuo.

Appena ristrutturato #2
Presenta soluzioni prive di senso tipo la cucina in uno sgabuzzino per ricavare spazio a una stanza in più, la quale suddetta stanza ha delle pareti che formano una zeta per riuscire a prendersi una finestra e non essere cieca.

Palazzo storico
Edificio che cade a pezzi e quindi dovrai sobbarcarti i costi quando decideranno di ristrutturarlo (cosa che avverrà non appena avrai acquistato un appartamento lì dentro).

Contesto signorile
Ci vivono anziani che odiano gli animali, i bambini, le piante e anche te.

Contesto silenzioso
Un quartiere-dormitorio dove alle cinque del pomeriggio non c’è più nessuno in strada.

Centralissimo
È in periferia.

Buona posizione
Estrema periferia.

Ben servito dai mezzi
Niente posto auto.

Trattativa riservata.
Costa un milione d’euro.

Grazioso
È grande quanto un trasportino per gatti.

Elegante e rifinito
C’hanno posato un parquet (che sia di qualità o meno poco importa, l’importante è mettercelo).

Sontuoso
Pacchiano come un vestito di Malgioglio.

Ottima esposizione
Caldo d’estate e freddo d’inverno.

Occasione
Cerchiamo il pollo giusto a cui rifilarlo.

Non è che devi essere un pianista per toccare il tasto giusto

Ebbene sì, son sparito. Non credevo fosse trascorso così tanto tempo. Invece vedo che il mio ultimo post è del 24 ottobre.

A esser sincero a un certo punto riflettendo sulla cosa credevo di aver abbandonato a titolo definitivo il blog.

Non mi è successo niente in questo periodo tal da impedirmi di scrivere. Soltanto che mi sembra di non trovare mai tempo per far tutto. Una volta gli articoli che pubblicavo me li ero già formulati in testa nel corso della giornata e, quando mi sedevo al computer la sera, non facevo altro che trascrivere quello che avevo già pensato.

Adesso cosa mi tiene occupata la mente durante il giorno?

– Cose di lavoro da fare
– Un altro lavoro da cercarmi
– Esami/Tesi da completare*
– Cosa diavolo mangiamo stasera?
– Devo curarmi la spalla/lo stomaco/il raffreddore/altro malanno occasionale sopraggiuntomi
– Se vado via alle…arrivo alle…farò in tempo per occuparmi di questo…e poi andare in palestra/piscina?


* La settimana scorsa comunque ho sostenuto il penultimo. Vedo il traguardo.


Oggi ho detto basta a questo circolo abbastanza triste di pensieri.

Già, ma cosa scrivo? Mi sento fuori allenamento.

Per riprendere confidenza col mezzo offerto da Parolastampa, riprendo un articolo che in realtà era in bozza da parecchio e che riformulo per adattarlo a delle considerazioni.

Tempo fa regalai a M. delle mutande un po’ porcelle, come capita di far in una coppia. Nello specifico erano del genere con apertura sul davanti.

Ci siamo poi accorti che doveva averle ideate o un uomo poco pratico o comunque una persona che concepisce un incontro porcello solo con modalità, come dire, di inserimento.

Come mi spiego meglio? Faccio un esempio: immaginate di comprare una cover per il telefono che lascia scoperto lo schermo ma che copre però il tasto centrale. Voi potete comunque utilizzare il telefono con la cover indosso perché lo schermo è touch: ma se il tasto centrale è coperto direi che non è comodo. E senza utilizzare il tasto centrale ci si perde un bel po’ di funzionalità, credo possano confermarmi le proprietarie di telefono!

La mutanda ha lo stesso problema: è aperta sì ma copre il tasto centrale.


Certo, la cosa si risolve rimuovendo il capo in questione e liberando le parti interessate. Ma se uno progetta una mutanda aperta è per un utilizzo senza la rimozione della suddetta, presumo? Non lo so, non mi sono mai interrogato se, oltre a mutanda mutandis, in certi frangenti valga sempre il mutanda rimuovendis o no.


Mi scuso comunque per la pessima similitudine e l’analogia con il pulsante di un telefono, sono arrugginito alquanto come dicevo.


Questa progettazione mutandara discutibile mi fa pensare a quante cose vengono ideate, messe in piedi, organizzate, giusto per rendere tutto meno semplice, scomodo, magari dietro l’apparenza di funzionalità estetiche o connesse all’ordine.

Le panchine individuali. Perché poi magari su quelle lunghe ci si coricano i senzatetto e a noi poi rovina la giornata un’immagine del genere, signora mia che tempi.

Le stazioni senza posti a sedere e senza più sale d’attesa. Sempre antibivacco, così lei è serena signora mia.


Esiste una definizione per tutto questo: design ostile o architettura ostile. Per approfondire (PDF).


L’università che tiene le aule non utilizzate chiuse a chiave perché «Sennò poi entrano gli studenti», come mi hanno detto. I quali studenti, vivendo la giornata in facoltà, cercano dei posti dove potersi sedere a studiare, perché le aule studio sono

– piccole e non sufficienti
– chiuse
– non ci sono aule studio

Ma a quanto pare signora mia anche questo è brutto da vedersi.

È chiaro che ci sono anche altre esigenze di cui tenere conto ed è difficile conciliare gli interessi di tutti, ma se le soluzioni proposte sono per il rendere l’ambiente che ci circonda meno accogliente lo trovo un po’ triste.

Come una mutanda che sceglie di ignorare un tasto.

Non è che l’ecologista cerchi sinonimi di “no” per differenziare un rifiuto

Scrivo molto di meno qui sopra. Leggo anche con meno frequenza, sia altri blog che libri. Ho terminato due giorni fa un Urania che avevo iniziato partendo per le vacanze il 5 di agosto. A me che in un mese leggevo 3-4 libri. Almeno.

Il tempo. Dove se ne va il tempo? Esce, fa due passi, torna fischiettando mentre tu sei sul divano preoccupato fino a prima che apra la porta. Poi lui entra e tu cambi volto e lo guardi male perché se ne è andato via.

In realtà sento il mio corpo che rallenta o chiede di rallentare. E se non sei tu a fermarti sono gli altri che te lo fanno fare, imponendoti di non andar sempre di fretta.

L’altra sera stavo rientrando a casa dopo 12 ore che ero fuori, di cui 10 passate attaccato a uno schermo a riempire celle Excel. Parcheggio e vedo fuori al cancello del palazzo le due inquiline del primo piano che litigano.

Non mi hanno visto. Potrei girare al largo e camminare intorno l’isolato, entrare nel supermercato per uscirne mezz’ora dopo con un pacchetto di caramelle, andare a farmi un bicchiere di vino all’angolo, qualunque cosa pur di evitarle. Ma io sono stanco, voglio solo togliermi i vestiti e girare nudo per casa.

Allora opto per la tattica ariete: testa bassa mi dirigerò verso l’ingresso, saluterò con un cordiale ma volante “buonasera”, infilerò la chiave nel portone e schizzerò sopra.

Nella mia testa è tutto giusto. Nella pratica loro, vedendomi arrivare, si sono girate e piantate davanti al cancello stile picchetto del liceo al grido di Oggi non si entra.

I fatti, in breve: una fa presente che i sacchi dei rifiuti, quando vengono portati fuori di sera, non debbano essere messi in corrispondenza – in linea d’aria – del suo balcone, perché sale cattivo odore fin al primo piano, dove abita. Una volta infatti la trovai che prendeva a calci i sacchi per spostarli più in là, verso un muretto perpendicolare al cancello. E accusava l’altra – che negava, difendendosi – di non rispettare l’indicazione di mettere i summenzionati sacchi più in là.


Qui nel palazzo funziona così: per secco e umido ci sono dei bidoni all’interno, che vengono svuotati dai netturbini. Invece plastica, cartone, vetro, devono esser posti fuori la sera prima.


Bisogna trovare una soluzione, dicono in coro. Parlare con l’amministratrice, affermano sempre in coro. Nessuno però fa niente, cantano ancora in coro. Io guardo in basso a destra seguendo con gli occhi un piccione che prova a rimorchiare una picciona, fingendo di non cogliere la velata richiesta di ergermi a loro capopopolo.

Una delle due, l’accusata, poi getta in campo un altro argomento: afferma che le dicono di non essere pulita, che dal suo appartamento arriva cattivo odore. Ma lei sotto il balcone (che dà sull’interno, non sulla strada) si ritrova i bidoni dove viene messo indifferenziato e umido. E mi invita ad andare a osservare (come se non li avessi mai visti). Poi trascina uno dei bidoni e fa per mettermelo sotto il naso: «Sentite come puzza, io non dico bugie!».

Mi scosto, dicendo di non dubitare certo che un secchio del pattume esali cattivi odori.

Lei, proseguendo, lamenta che nessuno provveda alla loro pulizia. E fa di nuovo per mettermelo sotto il naso per mostrarmi il lerciume all’interno.

Mi scosto di nuovo, dicendo di non dubitare che non sia certo pulito come la palandrana del Papa.

L’accusatrice dà ragione all’accusata. I bidoni sono gestiti e posizionati male, il sistema stesso della differenziata in questo palazzo non è eseguito bene.

«Tutti si lamentano e però nessuno dice niente», fa la prima accusatrice.

Io cerco con gli occhi il piccione che vedo è rimasto solo. Avrà ricevuto un due di penne. Approfitto di un momento di pausa – la capacità invidiabile di queste persone è quella di sparare raffiche di parole senza respiro – per congedarmi con un «Eh va così qui le cose vanno sempre peggio» e salire verso la mia dimora.

Che dire, in questo mondo in cui si corre, esci da una scatola (la tua casa), per entrare in una scatolina (l’auto) che ti porterà verso un’altra scatola (l’ufficio) dal quale, ore dopo, farai il percorso inverso, senza pause, ben venga chi ti blocchi, ti dica, portandoti anche in situazioni surreali, che tu ti devi fermare un attimo.

Il giorno dopo, sempre tornando dal lavoro, ho trovato di nuovo le due signore a parlare fuori il cancello. Questa volta, però, amabilmente come due comari.

Io ho girato al largo rientrando solo quando se ne erano andate via.

Non è che il can che abbaia non rompa le scatole

Considerazioni sparse in un mondo venusiano.

Sembra che oggi non sia più possibile avere una bici nuova senza che ti domandino “Ma è elettrica?”. No, porcoddue, è una cavolo di bici a energia umana, pedalo perché mi piace pedalare, non perché debbo spostarmi.

In città abbiamo quasi 600 candidati consigliere alle elezioni Comunali. Su 33mila aventi diritto al voto è circa l’1,7%, ma, se consideriamo il numero delle famiglie, c’è almeno un candidato per famiglia. Non mancano i casi in cui ce ne è più di uno. Magari di schieramenti avversi. A me nessuno cerca il voto, sostanzialmente perché per lo stile di vita che ho adottato – la desistenza – appartengo alla gente che non esiste. E frequento solo persone che, come me, desistono. Ogni giorno, con devozione e discernimento. Quindi nessuno ci cerca né ci cercherà mai.

Per il post dell’altro giorno ho fatto una ricerca Google per ritrovare questa immagine che avevo intravisto da qualche parte su fb e di cui ricordavo vagamente la didascalia. Fare ricerche legate a cani, leccate e buchi mi ha aperto pagine che non avrei voluto vedere, soprattutto un blog – tra l’altro ospitato su WP – dove molte donne fieramente rivendicavano l’utilità del cane per sopperire attivamente in campo sessuale – in maniera descritta come molto soddisfacente – al maschio umano. Nonostante io mi stia ripetendo che sicuramente saranno dei commenti finti, ora non riesco più a vedere un cane che annusa tra le gambe qualcuno senza provare un misto di orrore, paura e Andrea Scanzi.


La sensazione Andrea Scanzi è tipo quella che si prova, mentre si rivolta un frutto, nel sentire uno splof perché da un lato è marcio e il tuo pollice è affondato nella parte andata a male.


Ho deciso di iscrivermi di nuovo all’università.
In verità mi sono già iscritto, la settimana scorsa.
Voglio conseguire una seconda laurea, questa volta in storia. Ovviamente non intendo fare lo studente a tempo pieno, non ne ho il tempo né la voglia. Mi limiterò a sostenere gli esami, se riesco a capire come funzionano oggi gli adempimenti burocratici (in 10 anni sono cambiate un po’ di cose).

Al lavoro sembra si prospettino situazioni interessanti per me.
Almeno a parole.
Sulla carta ancora non ho nulla. È sempre curioso infatti che le parole sono sempre elargite spesso e volentieri, ma quando bisogna mettere nero su bianco non si trova mai qualcuno disponibile.

Non è che il portalettere faccia tutto a bella posta

Ogni tanto ricevo lettere dai lettori di questo blog, che stampo per poi bruciare nel camino (adoro l’odore di inchiostro nel fuoco). Solo che un camino non ce l’ho e quindi alla fine oggi ho deciso di pubblicarle.


Spett.le Dott. Gintoki,
Le scrivo dall’Organizzazione del I Congresso della Famiglia Trapezoidale, manifestazione per la difesa della famiglia costituita da due genitori paralleli che non si incontrano fisicamente mai. Riteniamo che questa sacra istituzione euclidea sia oggi minacciata da altre forme di geometria. Vorremmo pertanto avere il piacere della sua presenza riservandoLe un angolo dedicato in cui dispensare consigli ai nostri visitatori. In omaggio alla presente troverà il gadget che abbiamo preparato per tutti i partecipanti: un simpatico rombo di gomma.
Bernarda Umida – Ufficio Stampa del Congresso
Masturbo sul Brenta (TV)

Cara Bernarda, credo che non potrò essere dei vostri. Gli angoli che proponete mi sembrano ottusi e le palle che ci avete gonfiato con questa storia non sono euclidee perché sferiche. Grazie comunque dell’omaggio. Il rombo fatto gratinato al forno è una ricetta squisita.

Caro Gin,
ho appena finito di vedere la miniserie Rai del Nome della rosa di Eco. Mettendo da parte i giudizi tecnici, che lascio ad altri, ho trovato veramente deludente non l’aver dato spazio a una figura chiave della storia come Fra Cazzo da Velletri. Dimenticanza o volontaria censura politica?
Massimo Riserbo
Goldone Bucato (VI)

Ciao Massimo. Scandaloso, davvero. Per non parlare dell’assenza di riferimenti a Santa Fregna da Frosinone. Non so che dirti, a parte che il nome della rosa in eco è rosa…osa…sa…a.

Dear Lord Gintoki,
I’m a your lettore from the United Kingdom. I’m writing this letter because this faccenda of the Brexit is preoccupanting. Our Prime Minister, Theresa May, doesn’t know what fish to take. She will provare for the 4th volta to vote the deal. The deal that the Parliament said ‘no’ for 3 times. This is crazy!
Tyromp O’Cool
Spitting-on-your-ass (London UK)

Dear Mr. O’Cool,
this are dicks vostri. Next time think much before. If you are a Star Wars fan, I can say you: May the Fourth be with you.

Ciao Gin, io non ne capisco molto di economia ma alcune cose non ci vuole una laurea per capirle, tipo che quando mia madre mi mandava a fare la spesa mi dava i soldi in mano, contati; quando servivano più cose da comprare, me ne dava di più. Allora dico, per superare la crisi economica, perché non usciamo dall’Europa e non ci stampiamo più soldi quando ne abbiamo bisogno? Così ci compriamo quello che ci serve, quando ci serve? Mia madre non ha mai sbagliato a fare la spesa, non può avere torto.
Mani Goldo
Scorbuto sul Trasimeno (PG)

Caro Mani, i Carabinieri ti ringraziano perché era da tempo che cercavano quella nota falsaria di tua madre.

Caro Gin, dicono che sei intelligente e che conosci bene Roma. Me lo sai di’ che diavolo sta accadendo alla metropolitana? Tutte ‘ste stazioni chiuse?
Uro Genitale
Tor Cicollo (Roma)

Ciao Uro. Stanno realizzando un direttissimo capolinea-capolinea.

Caro Gin,
ma tu che ne pensi del sesso prima del matrimonio?
Valeriana Officinalis
Maremma Maiala (FI)

Che deve essere veloce sennò fai tardi al ricevimento e gli sposi si incazzano.

Gintoki, alcuni scienziati dicono che per risparmiare acqua dovremmo fare pipì nella doccia. Io ho iniziato a farlo, anche se è un po’ scomodo usare invece il water per lavarmi. Sto facendo bene? Altri consigli?
Cedrata Tassoni
Saluta Staminchia (MN)

Ciao Cedrata, se usi lo scopettino come spazzolino per i denti risparmi anche l’acqua del lavabo.

Non è che per il fotografo la prima impressione sia tutto

È settembre. È lunedì. Urge riprendere.

Il lavoro? No, il blog.

In questa nuova stagione ci saranno tante novità interessanti. Ci sarò io, sempre io e solo io. Sono tornato dalle vacanze carico di voglia di pensare soltanto a me. E con 4 kg in meno. È il peso di tutti i soldi che ho speso in Islanda (tendo a convertire tutto in spiccioli).

Non è settembre e non è lunedì senza la ripresa delle rotture di maglioni. Oggi mi ha chiamato un tizio dalla sede centrale, un tizio che ha due nomi di battesimo e un cognome che è formato da altri due nomi di battesimo. Praticamente è uno e quadruplo. Non ho fatto in tempo a rispondere, mi ha lasciato un messaggio in segreteria. Era mia intenzione richiamarlo dopo pranzo. Mi ha richiamato lui prima.

Voleva sapere degli sviluppi di un progetto di cui si era parlato a inizio estate:

– Gintoki, se ricordo bene ti avevano detto a giugno che non si poteva far niente e di riprovare a settembre. Quindi?

Quindi cosa? Oggi è lunedì 3 settembre. Mi chiedo secondo lui quando avrei dovuto vedere questi tizi.

Il problema lì su nella sede centrale della Spurghi&Clisteri SpA per cui lavoro è che ognuno per cui svolgi delle mansioni pensa di essere l’unico da servire e accontentare o, quantomeno, il primo della lista dei tuoi pensieri.

Io per ora ho solo una lista di postulanti e seccatori e costui ha fatto un bel balzo in classifica quest’oggi.

Pensare che una settimana fa ero qui:

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A spaventare i turisti vestito come un rapinatore.

Per lo scatto di questa foto fornisco alcune info per gli appassionati di tecnica fotografica:

– mi sono immerso con i piedi nel fiume per ottenere un maggiore realismo;
– l’effetto della cascata schiumosa e schiumante si ottiene con un paio di fustoni di Dixan rovesciati nell’acqua;
– gli occhiali a specchio servono alla fotocamera per prepararsi allo scatto mettendosi in ordine;
– il cielo è un allegro pomeriggio d’estate di Domodossola gentilmente fornito in prestito dalla Sovrintendenza;
– se ascoltate la foto al contrario il rumore della cascata sembra una canzone di Julio Iglesias.

La location è ovviamente islandese – qui ero a Gullfoss – ma potete ottenere ottimi risultati anche con una vasca da bagno e un secchio. Se poi non vi piacciono le cascate in alternativa potete andare uscire a prendervi un gelato.

Non è che devi conoscere l’ordinamento giudiziario per metter mano alla cancelleria

Sono stato un po’ assente dal blog in questi giorni. Il lavoro mi ha un po’ assorbito e non lo dico come scusa. Posto qui delle prove fotografiche delle mie recenti attività in ufficio.

Certe volte il lavoro ti divora proprio:

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O ti stringe a tenaglia:

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Ho avuto poi da fare con le banche, che mi hanno fatto delle offerte a cui non ho abboccato:

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Poi all’improvviso mi balena un’idea:

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Perché non tirarsi su con delle pillole di vitamine e integratori?

O forse è meglio evitare schifezze e trovar ristoro al fresco sotto un albero:

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Però con sto caldo si dovrebbe solo andare al Polo per rinfrescarsi:

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Un narvalo

Sono giorni di attività frenetica.

Non è che al tipo prolisso tu possa far dono della sintesi

Per la rubrica Cose originali che accadono nella vita quando ci si circonda di persone originali, racconto di quella volta che un regalo che mi fecero deluse quelli che me lo avevano fatto.

C’è un autore di fumetti molto quotato che aveva scritto un romanzo, molto atteso e sul quale si creò molta aspettativa nell’ambiente, che non saprei definire bene quale tipo di ambiente ma in questi casi basta dire “ambiente” e hai risolto.

Degli amici, pensando di farmi cosa gradita, dopo averlo visto in vetrina in una libreria comprarono il volume per farmene dono.

Quella in vetrina credo fosse l’unica copia, oppure forse al piano di sopra ce ne erano altre, fatto sta che io la scena me la immagino così – e non credo di andare molto lontano dalla realtà visto il colpo di scena finale:

– Vogliamo quello (indicando col dito)
– Ve lo prendo subito
– È un regalo
– Ok, allora tolgo il prezzo e ve lo incarto?
– Sì, grazie.

Salto temporale di un tot di ore dopo:

– Sorpresa!
– No dai ragazzi m’avete fatto il regalo? (mannaggia la miseria vorrei sotterrarmi dalla vergogna mi sento sempre a disagio e ho paura di fare espressioni deludenti)

Scarto il regalo

– Vediamo…Oh! Ma è lui!

Mentre lo sfoglio, un amico fa:

– Non ha alcun disegno…?!

Un’altra fa:

– Non è un fumetto?!

Vediamo, cos’è che ha le dimensioni di un libro, sembra un libro ed è completamente scritto?

Un romanzo!

D’un tratto quindi realizzai che a essere delusi erano coloro che avevano fatto il regalo. Un caso più unico che raro di vita vissuta. Come diceva il mio docente di Analisi della semiotica istituzionale, il Prof. Durbans dell’Università di Scarborough (North Yorkshire), È la vita vissuta a dare il senso della vita, vissuta.


Si dilettava in aforismi. E qualcuno dei suoi l’ho anche usato in questo blog.


La storia di come da Scarborough si sia umilmente prestato a insegnare in Italia dopo una messa al bando permanente dagli ambienti accademici britannici è molto interessante ma non nel contesto di questo post.


E in secondo tempo provai un incredibile senso di sollievo: sono sempre terrorizzato dal ricevere regali perché ho paura di deludere chi me li fa; anche se il regalo è la cosa più bella che possano farmi, temo che le mie espressioni non siano in grado di soddisfare abbastanza i presenti e non compensino il pensiero che hanno avuto per me.

Cosicché da alcuni anni metto in scena questa rappresentazione

Ma in quel frangente erano tutti così delusi da non essere interessati alla mia interpretazione. Che delusione!


Qualcuno si può chiedere come sia possibile, seppur è vero che non era stato sfogliato, pensare che un libro sia una graphic novel; la risposta è che non lo so. Va detto che essendo il nostro autore noto soprattutto come fumettista, una sua opera in circolazione può facilmente essere indicata come fumetto, per chi non la conosce. Esteticamente ci sono poi graphic novel che possono sembrare libri, anche se ora così su due piedi non me ne vengono esempi.


 

Non è che gli acari sarebbero pessimi pugili solo perché vanno sempre al tappeto

Visto il buon successo che la scorsa settimana ha avuto la pubblicazione del racconto della scrittrice transizionale Lira Trap, mi sono messo alla ricerca di altre sue opere.

Ricordo che l’artista scrive solo su rotoli di carta igienica che abbandona nei bagni pubblici. Ho girato quindi i peggiori bagni di Terracina, che vi assicuro sono proprio i peggiori, ho visto cose che neanche Mark Renton in crisi d’astinenza avrebbe voluto vedere, senza costrutto.

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Pensavo che Lira Trap avesse abbandonato l’attività letteraria.

Poi invece nella mia buca delle lettere ho trovato un fagottino di carta igienica. Non so come lei abbia recuperato il mio indirizzo, in ogni caso sulla carta c’era un ringraziamento per me e dei complimenti per il blog. Ha detto che andrebbe benissimo per pulirsi il sedere. In allegato c’era il racconto che vado ora a condividere con voi e una presentazione scritta in terza persona (o forse da una terza persona, visto lo stile stranamente senza errori):

Lira Trap venera la penetrazione rettale elevata al rango definitivo di nuova penetrazione vaginale; nello stesso tempo è impegnata a raggiungere per via chirurgica e omeopatica uno stadio che trascende genere, identità e biologia uomo-donna per poter compiere un atto di auto-penetrazione pene-vagina-retto, relegando il sesso interpersonale alla dimensione di semplice forma onanistica e porre fine al dibattito omo-etero-bisex-pansex.

Lira Trap ci sta forse prendendo in giro? Che cosa vuole dimostrare: che quella che credevamo fosse masturbazione era in realtà sesso completo e che quello che crediamo sesso, cioè i rapporti con le altre persone, è una masturbazione?

Non sta forse andando troppo oltre? Ai postumi della sbronza l’ardua sentenza. Io faccio solo da portavoce visto che sembra io ora sia stato riconosciuto come tale. A voi l’opera:

Homo homini anus

Il direttore quella mattina mi aveva convocata. Ero emozzionata, da un pò di tempo avevo puntato su di lui i miei occhi. Non era tanto belloccio, 50 anni, un pò di pancetta, pelato e coi baffoni. Non era un modello però era direttore e io volevo essere sottomessiata da un direttore perché a me mi mancava nella mia collezzione.

– Posso?
– Venghi, Trap. E chiuda la porta.

Il suo tono gelido e severo già mi rendeva umidiccia nell’intimo.

– Trap, il suo rendimento peggiora di giorno in giorno. Guardi questo report: è incomprensibile. Numeri a caso, grafici senza riferimenti…ma dove ha la testa?

E mentre lo dice sbatte i fogli sulla scrivania e alquni volano per terra.

Mi chino a raccoglierli facendo a posta a dargli le spalle mostrandogli il mio sedere tondo. Avevo proprio quel giorno una minigonna stretta e perdevo tempo coi fogli per mostrargli lo spettacolo sperando gli venisse duro. Però lui non dava reazzioni. Mi giro e lo trovo distratto a guardare il computer. Mi incazzo. Non faccio mica gli spettacolini per essere ignorata.

– Direttore! O lei mi incula o la denuncio dicendo che mi ha inculata!
– Ma cosa dice, Trap? È impazzita?
– Sono seria. Guardi, questo è il numero del mio sindacalista. E né lui né il sindacato intero si è mai rifiutato di incularmi. Che faccio, lo chiamo per denunciarla?

E mi giro sollevando la gonna e abbasando il perizzoma mostrandogli il mio buchetto già lubrificato. La mattina non esco di casa se non l’ho cremato bene perchè non si sa mai, metti che ti arriva qualche sodommia a sorpresa meglio farsi trovare pronte.

– Allora, direttore…che cosa dice?
Gli dico voglittiosa mentre gli dimeno davanti il fondoschiena.

Lui allora non resiste e mi prende da dietro perchè in fondo gli uomini li conosco e a un buco non sanno mai dire no. Sentivo che aveva proprio un bel fallo mentre mi prendeva. Volevo gridare di piacere ma non potevo farmi sentire dal resto dei dipendenti fuori e allora buttavo la faccia sul tappeto mordendolo per trattenermi. Solo che il tappeto era parecchio sporco e una palla di polvere mi ha fatto tossire fino a che ho vomitato mentre lui mi stava ancora sottomizzando.

– Ma che schifo!
– Direttore, la prego…non smetta…voglio che mi farcisca del suo piacere cremoso…BLUOARGGGH
– Dio santo…ma che ha mangiato?…Si ricomponghi e se ne vadi!

E dopo averlo detto il suo volto si era corrucciato mentre si guardava in basso. L’ho guardato anche io: il suo glande si era fatto tutto rosso e pulsante e lui diceva che gli bruciava forte.

Istintivamente prendo dalla borsetta una bottiglina per versargliela sopra e aiutarlo ma lui urla e gli scappa una bestemmia. Pensavo che l’acetone funzionasse come disinfettante ma forse non è così.

Il grido richiama dei dipendenti che entrano nell’ufficio e trovano il direttore col coso in mano che li guarda rosso in viso. Loro poi notano me che nel frattempo mi ero risistemata e poi notano la chiazza del mio vomito. Io faccio spalline come a dire di non saper niente e poi scappo via a casa perché non ce la facevo più, mi dovevo masturbare selvaggia come una mangusta pensando che gli altri avevano visto una cosa intima come il mio vomito. Poi il pensiero del direttore che mi inculava e il suo cazzo pulsante sul quale ora ci saranno i miei batteri che lo stanno ancora facendo bruciare dal dolore mi inebriava ancora di più. E proprio pensando al dolore ho acceso youtube e mi sono guardata quando Fantozzi sale sulla bici senza sellino e proprio lì ho scuirtato come sempre immaginando di essere posseduta da una bicicletta coi baffoni come il direttore. Perchè è bello andare in bici sul bagnato specialmente se il bagnato è scuirt.

Alla prossima, monellacci
La vostra Lira Trap

Due note a margine: la prima è che Lira Trap sembra porsi come scrittrice indipendente da qualsiasi opera creata sinora ma poi ama gli omaggi e le strizzate d’occhio. Questa avventura – non sappiamo se vera o meno – si rifà evidentemente a Paolo Villaggio.

La seconda annotazione è che Lira Trap è una scrittrice politica. Quello che abbiamo letto è chiaramente un racconto politico e io mi chiedo se sia l’inizio di un nuovo filone narrativo – l’eros politico – nella sua storia letteraria o sia anche questa una strizzata d’occhio. Magari per adescare qualche giovane pseudo attivista iscritto a Scienze Politiche attratto da facili avventure socialmente impegnate.

L’apostata del cuore – Comunicazioni di servizio

La pagina di consigli sentimentali che curo su questo blog può sembrare una rubrica umoristica. In realtà cerco davvero di offrire degli spunti di riflessione, per vie non convenzionali. È un esercizio di pensiero posteriore, che è come un pensiero laterale però considerato un po’ sfigato perché troppo vicino al buco del culo.

Le lettere che pubblico, a parte qualcuna scritta da me di sana pianta, le recupero online, magari adattando il testo per le mie finalità o aggiungendo parti non presenti.

Pensavo di non far nulla di male.

Se non che ieri pomeriggio ho ricevuto l’email che riporto qui sotto.


Egregio Signor Gintoki,

sono Uterina Cervice, Direttrice di Non solo pegging, portale di fashion style, glamour, new trends, love & sex e naturopatia anale. Ma credo che lei già ci conosca, quindi scrivo queste cose giusto perché mi piace leggermi.

Abbiamo fatto da palestra per molte tra le più quotate fashion blogger del momento, tra cui Romina Stracciamaroni e Maria Elisabetta Catarrosa e anche Chiara Ferragni seppur dalle sue successive scelte di vita abbiamo preso le distanze.

Seguo con interesse il suo blog o almeno così sembra dai miei feed RSS. Oppure è una delle mie stagiste che usa il pc per scopi personali al lavoro e dovrò licenziarla. Scherzo: mi paga bene – lavorare con noi è un grande privilegio e questo lo capiamo offrendo comodi pagamenti rateali ai nostro volontari – come potrei? Al massimo le farò causa.

Vengo subito al dunque perché mi sono già stancata: trovo assolutamente inappropriato l’utilizzo che lei fa delle lettere che i nostri lettori e lettrici ci inviano per chiedere un aiuto in amore e/o sesso e che noi pubblichiamo. Lei, oltre a copiare e ripubblicare tali lettere senza autorizzazione, fornisce consulenza sentimentale privo di alcuna qualifica. Per giunta, si fa anche definire Dottore. Io ho effettuato dei controlli e all’Albo dei Consulenti Sentimentali non risulta alcun Gintoki iscritto.

Lei crede che in questo campo ci sia spazio all’improvvisazione? Sa se fosse un mio collaboratore per quanti anni dovrebbe leccare le mie secrezioni dalla mia biancheria intima per riuscire a essere degno quel tanto che basta per mettere le mani su una tastiera?

Potrei anche forse accettare il desiderio di emulazione nei confronti della Testata che dirigo ma dalle risposte che fornisce si nota tutta la sua inesperienza, la sua presunzione e i suoi non risolti conflitti anali.

Lei infatti soffre chiaramente di Sindrome Sannitica.

Ricorderà in modo vago, data la sua ignoranza, l’episodio delle Forche Caudine in cui i soldati Romani furono costretti dai Sanniti non solo a passare sotto il giogo seminudi, ma anche a subire un atto di sodomia. L’episodio fu fonte di infamia e scoramento a Roma tutta.

I Romani, negli anni successivi, riuscirono poi a prendere via via il controllo dei territori dei Sanniti in varie battaglie, lasciando una scia di sangue nemico sul terreno.

Ebbene, lei vive la condizione di chi vorrebbe praticar la sodomia su una donna per esprimere il suo controllo e dominio e non vi riesce per un blocco mentale, perché inconsciamente vive l’atto come impuro, innaturale e lesivo della dignità e teme per questo di incombere in una tremenda punizione. L’unico modo per sbloccarsi sarebbe una sodomia, ma la sodomia è proprio ciò che le impedisce di sbloccarsi. A causa di questo Limbo in cui si trova, lei scarica la sua frustrazione sui nostri lettori sodomizzandoli con le sue parole.

Con la presente, dunque, oltre a invitarla a praticare su sé stesso della sodomia, la diffido dal proseguire le sue attività con la sua rubrica.

Per qualsiasi chiarimento voglia da me, la invito nuovamente ad autosodomizzarsi.

ps. per dimostrarle comunque la mia assoluta bendisposizione nei suoi confronti, al di là dello spiacevole e fastidioso equivoco tra di noi, le svelo in anteprima la copertina del prossimo numero della nostra versione cartacea, con una esclusiva speciale. Sperando di farle cosa gradita e umiliarla sbattendole in faccia il mio successo.

In Fede,

Uterina Cervice,
General Art Director & Stylish Manager


Sto valutando come approcciare una replica con questa persona, nel frattempo, in ogni caso, mi vedo costretto a sospendere la pubblicazione della rubrica.

L’apostata del cuore

Mi sono chiesto cosa mancasse al mio blog e quali campi io potessi ancora esplorare. E sono giunto alla conclusione: ci vuole una posta del cuore! Non ho però a disposizione esperti o professori per fornire consulenze, quindi mi adopero io in prima persona. Tanto ho imparato su Google tutto il necessario.

Appena ho pensato di iniziare questa rubrica sono arrivate già le prime lettere. Alcune erano finite per sbaglio nella posta di altre poste del cuore: che distratti!


Caro Gintoki,
il mio fidanzato è diventato gay. Mi ha lasciata, svicolando sui motivi e poi sparendo. Poi un giorno riaccompagno un amico che ha un coinquilino gay a casa e lì sotto trovo lui, il mio ex, col coinquilino, in atteggiamenti piuttosto confidenziali. Era gay e io non l’avevo mai capito, mai sospettato. Siamo stati insieme due anni, mica due mesi. Facevamo sesso, ovviamente, e solo ora mi sembra di notare certe sue stranezze, come quando mi chiedeva di non far la ceretta ai baffi o di schiaffeggiarlo col mio clitoride (ho un clitoride di 10 cm e questo mi ha sempre creato qualche imbarazzo). E da conoscenze comuni mi hanno confermato che si sta vedendo con quel ragazzo. Mi chiedo che cosa ho per aver attratto questa persona bugiarda che è diventata gay e si è presa gioco di me.
Gioia Maina, Chepalle (SO)

Cara Gioia,
io eviterei di correre a conclusioni affrettate e giudizi severi. Magari il tuo ex è un amante dei baffi. Se vuoi riconquistarlo, lascia perdere la ceretta e comprati una buona cera per baffi e un pettinino per prendertene cura. Suggerisco di adottare lo stile Fu Manchu, quest’estate va molto.
Riguardo il tuo clitoride, comprendo che 10 centimetri possano creare qualche imbarazzo sotto la doccia in palestra. Però ti rammento che dicono che le dimensioni non contano ma basta saperlo usare. Un caro saluto.

Ciao Gintoki, ho 24 anni e ho un problema…credo proprio di aver trovato il ragazzo perfetto…intelligente, laureato, ottima famiglia, lavora, è affidabile è religioso, credente e praticante come me. L’unico problema è che lui crede nell’importanza del matrimonio e non vuole saperne di rapporti. Io gli ho proposto in alternativa l’anal, in modo da mantenermi illibata per la prima notte, ma lui dice che vuol conservare la purezza del suo cero (e così che chiama il suo membro, da quella volta che ci conoscemmo nel coro della chiesa e io gli dissi Hai un cero in tasca o sei solo contento di vedermi?). Che devo fare?
Devota Cappella, Piove di Sotto (PD)

Cara Devota,
credo ci sia un fraintendimento. Probabilmente col mantenere la purezza del cero il tuo ragazzo si riferisce ad altro. La prossima volta che gli proponi un anal usa prima un microclisma o un clisterino per la pulizia del retto. Fammi sapere.

Caro Gintoki: vengo al dunque. Io la amo. E lei dice di amarmi. Solo che mi accusa di essere soffocante. Dice che sono opprimente, che il mio amore è assillante, assillante, assillante. Ok, forse debbo mettermi nei suoi panni. Ma nei miei chi ci si mette? Mi domando perché se è libera la sera non ha voglia di vedermi, perché devo insistere e insistere e poi quando ci vediamo sta bene. Perché devo insistere per portarla fuori per un weekend, lei dice che non ama viaggiare, poi la volta che ci riesco, mi sembra sia felice. Ma allora, perché fa tante storie? Perché devo essere io a insistere per cenare insieme, poi viene da me, e si gode la serata… Non capisco perché tante storie, perché quando è libera non sempre ha voglia di vedermi… è così sfuggente che a volte penso abbia un altro.
Sonoro Acufene, Trebbiano nella Botte (PE)

Caro Sonoro, vengo al dunque: sei un vero cagacazzi. E ha ragione lei a dire che sei fastidioso. Ripeti le stesse cose, hai scritto tre volte di fila assillante e a me la gente che ripete quello che dice dà ai nervi. Hai capito? Hai capito? Hai capito?
Son certo che lei veda un altro uomo: lo psicoterapeuta che la ha in cura per lo stress.

Gin, ho una questione molto semplice da porti. Sono andata a letto con quasi tutti i miei migliori amici e non me ne pento per niente. Solo che ora ho un fidanzato che ha una visione del mondo un po’ meno liberale della mia. Che cosa dovrò dirgli quando dovrò presentarglieli?
Malvasia del Salento, Bucchinasco (MI)

Cara Malvasia,
credo tu abbia preso alla lettera il concetto di “farsi degli amici”. Non fatico inoltre a credere che, andandoci a letto, tu sia la loro migliore amica.
Venendo alla tua questione, io credo che una relazione debba basarsi su sincerità ed equilibrio tra le parti. Quindi per pareggiare i conti il tuo fidanzato deve fare sesso con i tuoi migliori amici.

Ebbene sì, anche questa mattina mi ritrovo a fissare il telefono in attesa di un messaggio da lui. Lui che è affascinante ma sposato. Forse per questo ai miei occhi affascinante. Lui che con classe e ironia è riuscito a trascinarmi in un vortice di passione e felicità, ma che ancora non chiama. Sono una quarantenne bella e disinibita ma sempre sola. Scappano tutti, sposati e no. Anche se confido nel grande amore… Uffa, sempre da sola non ce la faccio più. Help.
P.S. Scusa la punteggiatura inadeguata, ma sono una patita dell’Ulisse di Joyce.
Sevizia Bonazzi, Ratto delle Sabine (VT)

Cara Sevizia,
scusa se ti rispondo in blu ma sono un patito del primo Picasso. Se parli come scrivi non fatico a credere che scappino.

Caro Dottor Gintoki,
so che lei si occupa di cuore ma mi chiedo se fosse anche esperto di medicina generale. Volevo chiedere un parere su una cosa che mi vergogno un po’ a raccontare. In pratica, quando ingerisco alcuni alimenti noto che dopo un po’ la mia urina ha lo stesso odore di ciò che ho mangiato! E non mi succede solo con gli asparagi, che come saprà hanno questo effetto collaterale. Mi succede anche con i funghi, la pizza, l’ananas, il pesce e i mufloni grigliati. Cosa dovrei fare?
Candida Albicans, Sega Adduemani (VE)

Cara Candida,
è vero, mi occupo di cuore, ma solo perché, rimasto privo di connessione internet, non ho avuto modo di specializzarmi in altro. Ti consiglio di sfruttare la tua condizione per un’attività di pissing gourmet. Ti auguro di diventare mistress stellata.


Alla prossima settimana (forse) con altre lettere del (o dal o per o in con su per tra fra) cuore!