Nel precedente post avevo detto che avrei raccontato qualcosa in più sulla mia esperienza islandese. Ho riflettuto su cosa potessi dire:
– Che i giovani di Reykjavík amano sgommare ai semafori provando partenze da F1 e comportandosi proprio da kjavik?
– Che la birra è acquistabile solo nei negozi che hanno la licenza del monopolio statale, quella invece venduta nei supermercati fa al massimo 2,0 gradi, praticamente conviene sballarsi di RedBull?
– Che un tizio voleva a tutti i costi andare in giro in escursione con l’ombrello e credo a quest’ora stia sorvolando il Baltico, aggrappato al suo ombrellino?
E poi ho pensato di parlar di cetacei.
Le balene vengono nei fiordi dell’Islanda a trascorrere l’estate, mi han raccontato. Passano lì alcuni mesi per riposarsi perché non ci sono rotture di maglioni.

Turisti sporcaccioni che lanciano tanga nell’oceano
Proprio pensando alle rotture di maglioni, ho chiesto alla guida che accompagna i turisti in nave a veder cetacei se tali attività non fossero di disturbo agli animali.
– Caghiamo di sicuro loro il cazzo.
Mi ha fatto capire.
Poi ha aggiunto:
– Ma, per quel che facciamo, al livello di una mosca per noi.
Io odio le mosche, quindi la sua risposta non mi ha rassicurato.
E poi mi ha spiegato come si approccia un cetaceo in modo da non arrecargli stress o non dargli modo di pensare che vogliamo andare in culo alla balena.
Innanzitutto non si usano metodi di ricerca tecnologici per trovarne una. Niente Tinder o siti di incontri, quindi. Si procede vecchia scuola: si naviga a vista osservando il pelo. Il pelo dell’acqua, s’intende.
In genere le balene salgono in superficie per respirare e poi si immergono per un periodo che va dai 5-6 agli 8-9 minuti. Dipende da che polmoni c’ha e se è fumatrice o meno.
Una volta avvistata si procede nella sua direzione e poi ci si ferma a debita distanza aspettando che riemerga.
Ma se l’animale non ha voglia di farsi vedere, vuoi perché si scoccia, vuoi perché non si è truccata o non si è fatto la barba e quindi si vergogna a non farsi vedere in tiro, può anche riemergere molto più lontano e fregarti! Questo è un chiaro messaggio che non vuole incontri ravvicinati e che quindi va lasciata stare.
Ricordate: se la balena dice No, vuol dire no. Non è tipo da far giochetti del tipo “Scappo perché voglio che tu mi insegua”.
Se invece è tranquilla e rimane in zona, la volta successiva che riemerge ci si può avvicinare di più. L’accortezza è quella di non tagliarle la strada passandole davanti: non è bello sentire una balena che ti bestemmia gli antenati e ti urla Chi ti ha insegnato a navigare?!.
Dopo averla seguita da dietro e aver appurato che si sente tranquilla, la si può affiancare.
A quel punto lei ti guarderà un po’ di sottecchi come quando accosti qualcuno al semaforo che pensa tu lo voglia sfidare.
Dopo averti osservato e deciso che sei senza dubbio un parvenu, con uno sbuffo e una scodata si immergerà di nuovo, sdegnata, e filerà via come fanno i giovani di Reykjavík .
A quel punto sarà chiaro che i cetacei sono dei tamarri.
L’esemplare avvistato era lungo circa 7 metri. Pensate in città che scomodità sarebbe parcheggiarlo.