Shock Anafilattico

Gatti non foste a viver come bruti

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antropologo

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Non è che il dentista ti metta il voto perché si occupa del giudizio

Posted by Gintoki

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C’è un tizio, che si potrebbe dire non del tutto avvezzo alla conformità sociale, che da qualche tempo a questa parte gira per le strade della città con un microfono e una cassa altoparlante. Canta, finge sketch, finge di parlare alla radio, mette musica. La strada dove abito è tra le sue preferite, vuoi per il traffico, vuoi per la presenza di un paio di locali da ristorazione. Ha pubblico per i suoi show.

Sono sempre per il vivi e lascia vivere. Delle volte però è dura.

Una sera sono corso sul balcone e gli ho urlato più volte HAI ROTTO IL CAZZO. Lui si è inchinato. Poi ha proseguito a cantare.

Martedì sera, un’ora prima dell’inizio della partita dell’Italia, si è piazzato sempre nella mia strada a vendere bandierine e trombette. E fin qui nulla da dire.

Peccato che le suddette, fastidiose, trombette le suonava a ripetizione.

Mi sono scocciato e ho chiamato la Municipale. Volevo godermi la cena tranquillo.

La Municipale è arrivata, gli ha detto di silenziare le trombe. Lui si è lamentato che vengono sempre a riprenderlo. Ho sentito distintamente l’agente dirgli «Purtroppo ci hanno chiamati».

Già. «Purtroppo ci hanno chiamati».

Quindi immagino di essere io il coglione che disturba la forza pubblica per ciò.

Forse lo sono. Sento infatti, ed è da un po’ che lo notavo, che mi sto incattivendo. Troppo spesso percepisco di diventare il cittadino indignato che vuole ordine e repressione per la propria tranquillità.

Io stesso, che poi osservo con ribrezzo quelli che, ad esempio, plaudono alle violenze nelle carceri. «Sono delinquenti, se lo meritano». Come se il fatto di aver commesso un reato implichi in automatico un pestaggio, in nome di un principio educativo non dimostrato: spero che costoro non crescano i figli allo stesso modo, perché non credo affatto che mazzate e punizioni aiutino nella crescita, così come le manganellate non restituiscano alla società dei cittadini modello.

Ma io non sono un educatore, un sociologo o un antropologo, costoro pensino ciò che vogliono. Lontano da me.

L’altro giorno, per restar in tema di punizioni, poi ho ricevuto una bella lezione morale.

Nell’arco di una settimana ho portato a casa un paio di esami all’università. La mia attività parallela/hobby/impegno personale di conseguire una seconda laurea procede bene.

Per il primo dei due esami il docente, dietro consegna di un elaborato di gruppo, ha dato un voto politico a tutti.

Per il secondo esame, invece, c’era lo stesso da consegnare un saggio ma individuale e molto più articolato. Sabato notte il professore ha pubblicato giudizi e correzioni, invitando tutti a leggere tutto (giudizi e saggi).

Premettendo che ognuno guarda e pensa a sé stesso, ho comunque sbirciato i lavori altrui. Leggendo giudizi e commenti del professore, ci sono state due cose che mi hanno colpito.

La prima è la quantità di giudizi negativi sull’uso dell’italiano, per diversi elaborati. Ma che ormai non si sappia più scrivere, credo sia un fatto noto.

La seconda cosa è che due elaborati sono stati respinti perché macchiati da plagio: pezzi interi copiati e incollati. Uno dei due era un copia-incolla di una sintesi di un libro.

Tra me e me pensavo come si fa a far una cosa del genere e credere poi di sfuggire sia al software che ormai hanno tutte le università e che scova i plagi, sia anche al professore che, del libro plagiato, ne ha perfetta conoscenza.

Ritenevo che avrebbero meritato la bocciatura.

Invece, in sede di verbalizzazione, il docente ha tenuto a fare un chiarimento in merito. Innanzitutto, riteneva che il plagio fosse stato effettuato più per ingenuità che per malizia. In secondo luogo, la sua non era una bocciatura: le due persone sarebbero state convocate a esporre oralmente l’elaborato, per chiarire cosa avessero compreso riguardo la materia oggetto del lavoro.

Secondo lui, da parte loro un lavoro di ricerca c’era stato e l’aveva riconosciuto: tale ricerca era stata poi utilizzata male. Da qui il suo giudizio da non leggersi con intento punitivo ma come invito a riflettere.

Sono tornato a casa un po’ vergognandomi dei miei pensieri. Se un docente, con esperienza ultradecennale e che per conoscenza e cultura mi infila nella sua tasca senza problemi, ritiene di non assumere un atteggiamento punitivo, io chi minchia sono per avere questa posizione?

Io mentre giudico gli altri

Ogni tanto devo riascoltare questo discorso, per ricordarmi che cos’è l’acqua, ma, soprattutto, la consapevolezza di aver sempre una scelta:

Inviato su Io e...l'assurdo mondo degli umani

Tag agente, antropologo, bocciatura, cantare, cittadini modello, cittadino indignato, conformità sociale, David Foster Wallace, delinquenti, docente, educatore, elaborato, esame, esami all'università, figli, Hobby, lezione morale, manganellate, Municipale, Musica, ordine, partita dell'Italia, pestaggio, plagi, plagio, principio educativo, professore, radio, reato, repressione, saggio, seconda laurea, sintesi di un libro, sociologo, This is water, Università, violenze nelle carceri, voto politico

Lug·09

Non è che Neo fosse l’Eletto perché qualcuno l’aveva votato

Posted by Gintoki

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Forse non ve ne siete accorti, ma gli scorsi giorni in Italia ci sono state delle votazioni. Lo sapevate?

Non mi cimenterò in analisi politiche, basta già la televisione a disorientarci.

Mi vorrei concentrare più sull’elettorato e, da insigne antropologo dotto di sociologia e e scienze dis-umane qual io sono, laureato doloris causa all’Università di Scarborough, ho qui pronta una lista di tipici elettori che forse avrete incontrato almeno una volta nella vita.

Il sommergibile
Elettore sommerso che naviga lontano dalla visuale mantenendo un basso profilo senza entrare nel merito, né schierandosi. Fino al giorno dopo le elezioni, in cui emergerà trionfante (in caso di vittoria).

Il pentito
Quello che viaggia sotto scorta perché, dopo anni, all’improvviso ha cambiato decisamente sponda politica.

Il bellissimo perdente
Quello che sceglie rigorosamente di votare un partito nuovo che non si allea con nessuno ed è strenuamente orgoglioso dello 0,9% raggiunto, senza compromessi, senza inganni, senza giochi.
(Poi il partitino svanirà ma il bp tanto alla prossima tornata troverà un altro elemento subatomico da votare).

Il perdente e basta
Quello che gira e rigira alla fine da quando ha la tessera elettorale ha sempre votato per perdenti o gente che poi è scomparsa dal giro.

L’indignato (pre)
Quello che è incazzato con tutto e con tutti, vorrebbe la rivoluzione, vorrebbe le bombe nei seggi perché solo così si possono cambiare le cose.

L’indignato (post)
Quello che è incazzato con tutto e con tutti, ma soprattutto con la gente che non capisce niente perché non ha votato come diceva lui, ci vorrebbero le bombe perché solo così si possono cambiare le cose.
Spesso indignato pre e indignato post coincidono.

Il dissimulatore
Quello che votare non serve a niente, ormai è tutto un magna magna, sono tutti uguali, ci fanno votare per finta ma poi decidono tutto “loro”, quello che è meglio andare al mare quella domenica.
(Oh, com’è come non è poi a votare ci va).

A-me-non-la-si-fa
Quello che ha qualche trucco appreso da qualche parte (internet) per non farsi fregare da “loro”, tipo leccare le matite, tipo far mettere astruse dichiarazioni di non voto a verbale, insomma una qualsiasi minchiata inutile per rendersi ridicolo credendosi furbo.

San Pietro
Prima che il gallo canti una seconda volta lui avrà rinnegato tre volte: «No, io quello non l’ho votato».

Il saldo d’occasione
Tipo delle elezioni Comunali (ma non manca a livelli più alti), è in vendita al miglior offerente. Ma non chiamatelo voto di scambio: tanto i politici sono tutti uguali, che fa se ci guadagno qualcosa?.

Lo scrutatore non votante

Inviato su Io e...la res publica

Tag analisi politiche, antropologo, elettorato, elettore, elettori, Elezioni, elezioni comunali, in Italia, partito, Rivoluzione, seggi, seggio, sociologia, vittoria, votare, votazioni, voto di scambio

Set·23

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Gintoki

Il godimento di me stesso viene turbato dall'idea che io ho di dover servire ad un altro, di aver degli obblighi verso quest'altro, di esser chiamato a sacrificarmi a lui, a dimostrargli abnegazione o entusiamo. Ebbene, se io non sono più servo di nessuna idea, di nessun ente supremo, è ovvio che io non sarò più servo di alcun uomo, ma tutt'al più di me stesso. in tal modo però io sono, non soltanto nel fatto, ma anche nella mia coscienza, l'unico.

[Max Stirner - L'Unico]

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Produzioni seriali di testi

  • Non è che ti serva un pugile per stendere i panni
  • Non è che ti prendi un’ascia per accettare i consigli
  • Non è che abbondi col risotto perché il riso fa buon sangue
  • Non è che un esame ti riempia di fiducia perché ti dà il credito
  • Non è che non sai dire il plurale di ‘belga’ e allora dici che hai un amico belga anzi due
  • Non è che il trappista sia quello con le scritte in faccia che canta con l’autotune
  • Non è che i Fantastici 4 non fossero artefici del proprio Destino
  • Non è che fai fare il dottorato alla vigna per farla diventare DOC
  • Non è che per costruire casa prendi dei libri noiosi perché sono dei mattoni
  • Non è che devi essere un pianista per toccare il tasto giusto

In cosa mi suddivido

  • Brutte Strisce (16)
  • Io e…cose che fanno ridere solo me (150)
  • Io e…gli incontri con gli esauriti (92)
  • Io e…i fatti del mondo (103)
  • Io e…i libri (10)
  • Io e…i viaggi (mentali) (95)
  • Io e…i viaggi (reali) (61)
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