Il rumore del latte freddo è una cosa che non si coglie se non ci hai fatto l’abitudine. Sono anni che io la mattina scaldo il latte e ne sbaglio sempre la temperatura: troppo caldo o troppo freddo. Quando è freddo me ne accorgo versandolo: fa un suono diverso nella tazza. Lo so è pazzesco quel che sto dicendo: come si fa a sbagliare la temperatura del latte?
Eppure è così, come capita con le interazioni sociali: si è sempre o troppo caldi o troppo freddi e a volte alcuni hanno i fornelli che funzionano proprio male e neanche si rivolgono a quello che ripara cucine a gasse. E del malfunzionamento te ne accorgi da quel rumore, che a volte sembra più simile a quello di un frigorifero vuoto. Hai proprio la sensazione di essere riuscito a inquadrarlo, quel vuoto che senti proprio lì da qualche parte e di cui vorresti liberarti. E non ha senso, perché se sottrai vuoto sempre vuoto ti resta. Ci provi a darlo via. Vuoto a rendere. Ti porto il mio vuoto e me torno a casa riempito ed è così che sopravvive la razza umana, perché più ci si evolve più si creano nuovi bisogni e dipendenze che ci rendono dei cuccioli di civiltà. Siamo drogati di emotività fino ad assuefarci e non percepire più nulla.
Poi dimentichi tutto ciò e ti concentri su particolari diversi e più prosaici. La cameriera è culona, ad esempio. Ho sempre apprezzato una carnale particolarità di questo tipo, so che non è una elegante considerazione, un po’ come mettersi a dire cose inopportune in una chiesa o almeno credo possa esserlo. Sono 15 anni che in chiesa entro solo per funerali o matrimoni. Più funerali che matrimoni, il che rispecchia l’andamento statistico del Paese, anche se i conti non mi tornano perché qui intorno vedo solo gente che si sposa, ma si sa che siamo dei terroni e qui se non ti sposi vuol dire che non hai la testa a posto. Ma in fondo chi se ne frega, la religione, come dicevano i Fratelli Marx, è l’oppio dei popoli. Sto scherzando. Lo so che è una frase di Eddy Merckx, il cannibale che divorava ciclisti.
Ricordarsi i nomi dei Fratelli Marx è un po’ come dire tutti i nomi dei 7 nani. Te ne dimentichi sempre uno. Il mio preferito, comunque, è Harpo. Groucho è fantastico, ma Harpo vince. È quello che non parlava mai. Il silenzio è spesso sottovalutato. O sopravvalutato, a seconda dei casi. Le persone a volte ne sentono troppo il peso e non riescono a conviverci. Penso avrò profonda venerazione per la donna in grado di non avvertire l’ansia del silenzio. Se non altro, perché avrà le orecchie sensibili e avvertirà anch’essa il rumore del latte freddo.