In settimana sono stato a una lezione di prova di tango.
Lungi da me avere ambizioni da ballerino. Più che un tanguero al massimo potrei esser un tanghero.
CR aveva bisogno di un partner e il buon GG si era reso uccel di bosco per questa settimana. Ho accettato di far da sostituto a patto di considerarlo un episodio unico ed estemporaneo. E poi le dovevo un favore, giusto la settimana precedente sono stato via dall’ufficio e in quei 5 giorni si è materializzata una mole notevole di grane.
Inoltre nella vita bisogna pur provare cose nuove. Come quella volta che volevo farmi la besciamella ma avevo in casa solo latte di riso alla vaniglia. L’ho preparata lo stesso. Mi ha provocato schifo&disgusto ma ho provato: e ora so che non riproverò.
Il corso era immediatamente dopo l’orario d’ufficio. La mattina, dimenticando che fosse quello il giorno, mi sono presentato in jeans e anfibi con suola carrarmato. Tanto per stare comodi e accentuare le mie movenze fluide.
Le lezioni erano tenute da una coppia. Lui argentino – ovviamente – asciutto ma col profilo vagamente scimmiesco. Lei ungherese, dal fisico flessuoso come un’anaconda.
In materia di ballo sono ignorante come uno che ignora.
Ad esempio ignoravo che dietro la schiena della partner si ponesse la mano destra. Io volevo partire con la sinistra, perché mi ci trovavo meglio. Il maestro argentino ha detto che da che mondo è mondo si usa la destra. La cosa – ha aggiunto lui – tra origine dall’usanza in altri tempi di portar la spada e quindi dall’esigenza di avere la mano destra pronta a estrarre.
Da qui la famosa frase: Porti una spada o sei solo contento di vedermi?.
Ho scoperto poi che le mie doti di coordinazione sono messe peggio di quanto ricordassi. Ero capace di andare fuori tempo di tre battute ogni due. Il maestro argentino mi guardava chiedendosi come fosse possibile.
Essendo io un tipo maldestro e temendo poi che con le mie delicate calzature finissi per mandare CR all’ospedale con un piede amputato, quando si trattava di danzare avanzando io allargavo di lato la falcata, invece. Con passi simili e fuori tempo a un certo punto penso di aver trasformato il tango in un valzer. Il maestro argentino era sempre più incredulo e ammirato.
Non immaginavo fosse attività così faticosa. Ho sudato in maniera invereconda, fino alla punta delle dita. Ero diventato così scivoloso che la CR mi stava sfuggendo dalle mani per finire contro al muro.
Sarei però poco onesto se non dicessi che, alla fine, mi sono anche un po’ divertito.
Ma, citando David Foster Wallace, è Una cosa divertente che non farò mai più.