Non è che il corrotto va fuori tema perché parte per la tangente

Per un futuro prossimo viaggio stavo esaminando qualche alloggio su Airbnb. Ho visto una casa che sembra disegnata da Salvador Dalí:

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È sicuramente intrigante e progettata da qualcuno sotto acidi ma mi ha trasmesso un senso di ansia. Non ne capivo il motivo, finché non ho realizzato: l’assenza di angoli e squadrature mi inquieta.

Mi sono sempre ritenuto un tipo che con l’ordine e l’inquadramento non va molto d’accordo. In un recinto chiuso non ci sto, come cantava Pierluigi Bersani. Eppure invece sono molto più avvezzo a cercare di raggiungere sempre una conformazione geometrica:

– Mi piace ritagliarmi degli angoli solo per me
– Spesso dimostro di essere acuto, delle volte mi sento ottuso
– Mantengo la linea
– Cerco di non deviare dalla retta via
– Mi piace esaminare le cose a 360°
– In una discussione accesa parto per la tangente
– I problemi si affrontano facendo quadrato
– Nonostante non sopporti chi abusa di calcio sono sempre attratto da un rettangolo di gioco

Non avevo piena coscienza di tutto ciò, come se finora avessi vissuto in uno stato di dissociazione tra il mio Io e la visIone che ne avevo.

E tutto ciò l’ho realizzato cercando un appartamento. Invece ho trovato me stesso. Forse non devo neanche partire per un viaggio, l’ho soltanto immaginato: era solo una scusa per rendermi presente a me.

Adesso andrò alla ricerca di me stesso e spero di trovare un alloggio. Possibilmente non lisergico.

Non è che ti serva la ceretta per non avere peli sulla lingua

Non amo fare la valigie perché dimentico sempre qualcosa. È inutile fare liste: nella lista dimentico sempre qualcosa, quindi avrei bisogno di liste per le liste di liste di cose da mettere in valigia.

Ho dimenticato i guanti.
Madornale errore in una città che ti accoglie con temperature intorno lo 0.

Ho rimediato oggi da H&M. Tra l’altro, nel reparto uomo adulto (e sottolineo adulto) avevano una specie di tutone-pigiama che replicava la divisa di Darth Vader.

Il cibo è stato un problema.
Sono arrivato ieri sera; la padrona del minuscolo studio che ho affittato su Airbnb – per avere una base d’appoggio per cercare casa – tra le cose che mi ha illustrato presenti nell’appartamento mi ha detto che nella credenza c’era un pacco di pasta.

Cosicché nel minimarket vicino, che stava anche per chiudere, non mi sono attardato nell’acquistare molte cose: avrei cenato con un po’ di pasta al sugo per quella sera.

Avrei dovuto controllare prima la credenza: la pasta era un pacco di tortelloni tedeschi alla mortadella (o presunta tale: sulla confezione c’era scritto che l’1,4% su 250 gr di tortelloni era mortadella!), conservati non in frigo.

Li ho indirizzati verso la pattumiera e la mia cena è stata quindi a base di fette biscottate, nutella e banane.

Osservando le abitudini altrui all’estero mi rendo conto che noi italiani siamo strani. Facciamo cose che nessuno fa. Lasciamo perdere le riflessioni sul bidet, che ormai hanno fatto il loro tempo.

Parliamo del pane.
In altri Paesi europei ho notato che lo tengono sfuso all’aria e la gente lo tasta, lo tocca, lo rigira tra le mani e poi magari lo rimette a posto. Solo in Italia abbiamo l’abitudine di imbustarlo o di avere un omino dietro a un bancone che serve il pane con le mani rigorosamente guantate.
Abbiamo delle fissazioni igieniche strane noi italiani.

Credo che non mangerò pane per i prossimi 6 mesi. Quantomeno il mio fisico si manterrà bello asciutto.

La ricerca della casa va così e così. Ho contattato decine di persone che avevano pubblicato annunci in questi giorni, soltanto la metà di questi ha risposto e con la metà di questi sono riuscito a vedere una stanza, mentre altri hanno dato buca all’improvviso.

Forse comunque una stanza l’ho trovata.
Io e la ragazza che vorrebbe affittare l’altra (in totale sono due) ci siamo incrociati quando ho visitato l’appartamento. Mi ha guardato con preoccupazione. Lunedì la proprietaria ha organizzato un incontro per conoscerci meglio.
Forse a inquietare è la barba. Qui non mi sembra che la villosità facciale vada per la maggiore.

In compenso le donne qui non si fanno la ceretta alle braccia. O almeno commesse e cassiere non lo fanno: sono le uniche che girano a maniche corte, visto che stanno tutto il giorno in un negozio. Probabilmente, visto il freddo, è utile. Se tantra mi dà tantra – come disse l’induista – non oso pensare alle gambe.
Ma forse va bene così: la depilazione è una convenzione sociale.

Ho visto poi un piccolo monolocale: la proprietaria, inizialmente, mi aveva detto che preferivano (il plurale verrà spiegato più avanti) affittarlo a una ragazza. Poi, dopo aver visto foto di gatti sul mio profilo fb, ha accettato di mostrarmelo.


Poi dicono invece che pubblicare foto di gatti sia una perdita di tempo o una malattia!


Mi ha dato appuntamento per oggi precisando che ci sarebbe stato anche il marito, O., che sa l’inglese molto meglio.

Quando lei mi apre la porta e io entro, fa il suo immediato ingresso O., il quale prima che io possa dire “ciao” si presenta dicendo: “Ciao! Sono il marito”.
Ma va’. Pensavo fossi l’idraulico.

Durante la visita parla sempre lui, lei si limita a dire qualcosa in inglese o in magiaro e lui la corregge o traduce.

Nel congedarci mi ha chiesto cosa io avessi studiato. Lui poi mi dice che fa l’ingegnere, io rispondo “Ah, interessante”, lui dice “Eh sì, ma solo per me. Con lei (la moglie) non posso parlare di ingegneria”. E poi aggiunge “Fortunatamente abbiamo tante altre cose in comune!” e la abbraccia vigorosamente col braccio sinistro trascinandola verso di sè.

Al che ho compreso il perché preferiscono affittarlo a ragazze. O perché mi si sia parato davanti qualificandosi come il marito.

Mi incuriosiscono sempre gli uomini che hanno questa esigenza viscerale di marcare il territorio.


Beninteso, a tutti è capitato di farlo, chi più chi meno, anche inconsciamente o velatamente.


Anche se non capisco a volte il motivo: io cerco casa, non una sveltina come contropartita in luogo dell’affitto. Anche perché comincio a invecchiare: magari potrei non garantire più pagamenti puntuali!


Tra qualche anno spero che lei si sveglierà una mattina che non ne potrà più e partirà in giro per il mondo con un intagliatore di candele rastafariano.


E questo è il resoconto di 24 ore in terra magiara.

Vorrei chiudere questo post con una conversazione avvenuta tra me e Nonna Materna ieri prima della mia partenza:

– Te le vuoi portare le noci?
– Nonna che debbo fare con le noci?!
– Te le metti in valigia. O’ spazio o’ tien?
– Ià che faccio, mi porto le noci appresso?!
– Te le mangi dopo mangiato. O Gesù (rivolta a Madre) chist non si mangia due noci dopo pranzo?

Avrei potuto risparmiare un intero post e riportare soltanto questo memorabile dialogo.

Se il proprietario di casa è triste vuol dire che paghi l’afflitto?

Le vacanze son finite ed è tempo di resoconti. In particolare, avendo trascorso il soggiorno per la terza volta di fila con Airbnb, credo sia tempo di fare un piccolo bilancio della mia esperienza con questo sito.


COS’È AIRBNB?
È un sito tramite il quale potete trovare un alloggio per le vacanze, dalla singola stanza a un intero appartamento, il tutto messo a disposizione dagli iscritti. Per non incappare in fregature è bene controllare foto e recensioni, poi dal momento in cui prenotate vi viene bloccato dal sito l’importo del soggiorno sulla carta di credito, ma verrà effettivamente versato a chi vi ospita solo 24h dopo il check-in.


Non so che tipologia di persona possa essere uno che affitta la casa in cui vive a un estraneo lasciandogli le chiavi. Per quelle che sono le mie esperienze – tre, come dicevo – bisogna essere secondo me persone un po’ stravaganti.

La mia prima esperienza fu nel 2013, a Berlino, a casa del buon Sebastian, che affittava la propria stanza mentre lui dormiva invece sotto un ponte nel camper di famiglia.

Non sto scherzando: abitava sotto un ponte della S-Bahn. Una volta gli chiesi il perché, lui disse che era andato a Bonn a vivere con la ragazza e a lavorare e nel frattempo la casa – che appartiene alla famiglia – la affittava, poi la love story finì e quindi è tornato a Berlino ma ha continuato ad affittare la casa (“sossoldi“). Aveva una bandiera gigante del Partito Pirata tedesco all’ingresso e durante il giorno capitava di trovarlo in cucina perché utilizzava il wifi di casa che gli serviva per lavorare (all’estero pare vada alla grande il telelavoro).

Il secondo fu Ivan di Bruxelles l’anno dopo: un tipo abbastanza anonimo e con l’aria afflitta come uno che ha ricevuto una inopportuna cartella di Equitalia. Sicuramente divorziato – c’era una stanza per bambini tenuta in ordine e completa di tutto, tranne che di bambini, presenti solo nel week end -, aveva una bella casa, con tanti libri sull’arte e un pianoforte d’epoca. Ma la cosa più interessante è che aveva piazzato nel proprio studio un’amaca giusto in mezzo la stanza. Non ho capito di cosa si occupasse, una volta scambiando due parole gli chiesi cosa stesse facendo, lui disse sto scrivendo la tesi per il mio master. Gli chiesi di cosa si occupasse come lavoro e lui fece vari versi che potremmo traslitterare in buuh beeeh pffff prima di dire no è troppo avvilente per parlarne. E non ho più affrontato l’argomento.

All’epoca poi sul mio profilo Airbnb avevo questa foto di Kurt Cobain:

Lui pensò fossi io, perché quando prenotai per me e un amico mi chiese: il tuo amico è il gatto? e io pensavo fosse una battuta. Se non che, quando ci incontrammo disse: Ah, non ti riconoscevo, hai tagliato i capelli.

Non sono stupito del fatto che fosse divorziato, ma che avesse trovato una moglie.


Per la cronaca: non c’è alcuna somiglianza tra me e KC e penso sarebbe più facile scambiarmi per uno dell’ISIS.


Infine quest’anno è stato il turno di Elizabeth la viennese, 32 anni, che affitta casa mentre lei va a farsi ospitare dal ragazzo. Aveva il frigo pieno di cose bio-vegan e l’appartamento era caratterizzato dal fatto di non avere mobilia. Nel salotto c’erano un divano e un tavolo e nient’altro: incassata sotto le finestre c’era un minilibreria contenente di tutto, dalle spezie ai soprammobili alle piante. Tutto tranne i libri, che occupavano invece la parete opposta, impilati da terra l’uno sull’altro contro il muro. Si alternavano volumi sulla storia della musica, libri di economia, guide (tipo “impara lo yoga in 10 minuti” o qualcosa di simile) e biografie come quella di Kurt Cobain.

La camera da letto era in linea con il non-arredamento del salotto: al posto di armadio o cassettiere, aveva una libreria Ikea fatta a scomparti quadrati in cui riponeva alla rinfusa tutti i propri abiti. Sulla parete opposta, appesi a dei ganci appendiabiti non c’erano ovviamente dei soprabiti – che senso avrebbe, in una casa dove era tutto al contrario! – ma c’era invece in bella vista tutta la sua collezione di reggiseni: ai quali confesso di aver gettato un’occhiata di sfuggita, constatando che la ragazza avesse buon gusto ma che fosse anche un’ingannatrice perché alcuni sembravano palesemente imbottiti.

Non vedo l’ora di partire per una nuova vacanza e scoprire chi mi ospiterà! Sarà un allevatore di cicale che per hobby suona il fagotto? Una stilista per giganti che in soggiorno ha un baobab? Lo scopriremo solo viaggiando.