Non è che ti fai impartire lezioni da una strada maestra

Cercando spunti da notizie d’attualità oltre gli argomenti pandemici, oggi ho deciso di intervistare una maestra d’asilo. Non quella che è stata vittima delle azioni di omuncoli vari e persone da poco, ma un’altra che ha deciso di condividere alcune opinioni col sottoscritto.

Per tutelare l’identità dell’intervistata, le sue dichiarazioni saranno doppiate dalla voce del Pupazzo Uan.


G: Togliamoci subito l’elefante dalla stanza. E non sto facendo allusioni alle proboscidi. Parliamo del sesso. Lei ne è stata esposta?
M: Sì, ammetto che ho fatto del sesso. Più volte. E mi è anche piaciuto.
G: Scusi, mi sta dicendo che lei, donna e maestra d’asilo, prova piacere nel fare certe cose?
M: Sì. Ho anche raggiunto più volte l’orgasmo.
G: Scusi se la blocco, ma qui parole come “orgasmo”, “godere”, “gender” e “fare il bagno dopo mangiato” non si possono utilizzare. Sa, ci leggono delle mamme.
M: Mi dispiace, mi perdoni. Comunque ho dei rapporti, col mio partner.
G: Immagino un partner stabile, col quale questi rapporti sono finalizzati a un concepimento?
M: Veramente ci frequentiamo da una settimana. Prima uscivo con un altro. E comunque usiamo contraccettivi.
G: Scusi, sono stato superficiale io. Neanche “contraccettivi” si può utilizzare in questa sede. Senta, mi sta quindi dicendo che lei cambia partner da una settimana all’altra? È conscia di essere una maestra, ha un ruolo pubblico nella società nel crescere i futuri manager di domani e non è mica una cocotte di Parigi dell’800?
M: Lo so, me ne vergogno assai. È che mi sono fatta influenzare da cattive compagnie e letture devianti. Dicono che le donne facciano sesso come e quando vogliono, che addirittura provino piacere…ho voluto provare anche io. E ora non riesco a smettere.
G: E quando al mattino va al lavoro e mette le mani su quegli innocenti pargoli con quelle stesse dita che hanno volgarmente e lascivamente tastato un corpo svestito, non prova alcuna vergogna?
M: Un po’ sì. Ne parlavo ieri con la commessa del supermercato qui vicino, anche lei ha un po’ di rimorsi.
G: Una cassiera del Despar? Quale? Anche quella fa sesso?
M: Tutte le cassiere del Despar lo fanno.
G: Devo cambiare posto dove faccio la spesa. Non riesco a tollerare che il mio cibo passi davanti a corpi che chissà quali volgarità hanno compiuto. Non oso immaginare quali pensieri osceni si affaccino nelle loro menti quando vedono scorrere sul nastro cetrioli e zucchine. Mi dovrò sfogare parlandone con la mia analista.
M: La dott.ssa XYZ? Ci vado anche io. Parliamo spesso di sesso, mi ha dato dei consigli.
G: Anche la dottoressa fa sesso? E dispensa addirittura consigli per diffondere questo morbo tra le femmine? Ma questa è una epidemia! Altro che Covid19 che guarda caso è una malattia e la malattia chi la curano? I dottori! E pensare che alla dottoressa ho anche parlato delle mie abitudini sessuali. Chissà che pensieri libidinosi avrà fatto mentre mi ascoltava…
M: Temo che siamo in tante, purtroppo, a essere cadute in questa storia del sesso. Ma lei, scusi, quindi sesso ne fa? Non le crea problemi?
G: Che c’entra, io sono maschio. Mica debbo dare spiegazioni di quel che faccio, le pare?
M: Ha ragione, che stupida!

Non è che il giocatore di poker per fare il galante regali Fiori

Lo studio ti accoglie con dei colori molto neutri e opachi. Bianco, beige, sabbia. Guano. C’è una musica plin plon ovattata in diffusione. Un profumatore d’ambiente in un angolo in basso a destra sparge una fragranza floreale. Di fronte, un vaso con dei veri fiori finti.

Non ho mai capito – e mi fa strano anche un po’ – l’esposizione di fiori di plastica. Secondo me chi li usa per decorarci ambienti è un po’ psicopatico.


Ora son sicuro che tra chi mi legge ci sarà qualcuno che ha fiori di plastica in casa; mi piacerebbe dire No guardate non parlo di voi ma in realtà forse sto parlando proprio di voi: è ora che qualcuno vi dica la verità sui fiori di plastica, mi spiace.


Si dirà che i fiori veri hanno durata breve: fa nulla. Trovo abbia più senso e una certa sua bellezza una rosa secca che una finta. Senza contare che il suo smaltimento non produce rifiuti.

Non è che io voglia fare il Decadente con l’immagine del fiore appassito o che io sia un patito del rigorosamente tutto bio-natural-organic-verde-rotoliamoci nel muschio e facciamo l’amore con le piante.


Questo mi riporta alla mente quella ragazza inglese – storia vera – che afferma di essere innamorata di un albero e di farci anche del soddisfacente sesso. E si tratta di un caso non isolato.

Ora, io mi chiedo perché ciò non sia considerato violenza: se un albero è un essere vivente e se tagliarlo, bruciarlo, vandalizzarlo è reato, perché non lo è anche farci all’amore?

Ma soprattutto, tecnicamente, non è un po’ scomodo, irritante, se non doloroso, averci dei rapporti sessuali, che sia per sfregamento o per penetrazione?

Poi per carità, ognuno dei propri orifizi ne fa l’uso che ritiene opportuno: e questo mi riporta alla mente un’altra storia – poi la chiudo qui perché questo post non parla di abitudini sessuali -, quella di un tizio negli US che un giorno del 2005 decise di farsi sodomizzare da un cavallo, mentre un amico lo riprendeva con la videocamera. La storia non finì bene: il buontempone morì dissanguato. O lacerato. O entrambe le cose. Ma il risvolto “positivo” è che ha dato il via al dibattito per una legge contro gli abusi sessuali sugli animali.

Quindi chissà che non si arrivi a una regolamentazione anche per il sesso con le piante.


La mia è più una constatazione estetica: quelle corolle impolverate – perché essendo fatte per durare ovviamente la loro funzione alla fine diventa quella di pratici raccogli polvere da soggiorno – coi bordi zigrinati le trovo veramente brutte.

E anche un po’ ingannevoli perché da lontano ti sembrano fiori veri poi ti avvicini e scopri la realtà: da qui deriva la mia tesi della psicopatia dell’esporli. Chi li acquista lo fa infatti per far sembrare la casa decorata da fiori veri – sennò non li sceglierebbe con cura scartando quelli dozzinali che sembrano ritagliati con delle vecchie forbici – producendosi in un inganno e incurante poi del fatto che poi tale inganno verrà irrimediabilmente scoperto, anzi, dando a qualcuno anche l’idea di comprarli a sua volta, perché il kitsch è virulento.