Non è che la fabbrica di bici si rivolga alla Lines per problemi coi cicli

Considerazioni sparse.

– Ogni giorno, dal momento del risveglio a quando accedevo a internet/ai social (mezz’ora/un’ora dopo), facevo questo gioco: mi chiedevo quale sarebbe stata la polemica del giorno sulla quale chiunque si sarebbe sentito in dovere di dire la propria. Poi ho smesso sia perché era diventato troppo semplice indovinare sia perché saliva in me la voglia di partecipare a mia volta al dibattito polemico.

Quindi ho ripreso a drogarmi e mi è passata.

– Su un canale del digitale terrestre stanno riproponendo uno spin-off di Law&Order che all’epoca mi piaceva molto: Criminal Intent, con Vincent D’onofrio. In questa serie lo svolgimento è sempre il medesimo, impostato tutto sul personaggio del detective Goren/D’onofrio, un vero rompicoglioni: quando incontra qualcuno sospetto comincia a porgli domande curiose del tipo: “Scusi non sono un esperto, lei il salame lo affetta dall’alto verso il basso o inclinando il polso e tagliando dall’esterno verso di sé? È strano, sa, perché nel Vermont lo affettano proprio così. Lei viene dal Vermont, giusto?”. Il caso poi si risolve sempre nella sala degli interrogatori, dove Goren/D’onofrio spinge a confessare il sospetto provocandolo, a volte anche ingiuriandolo: “La ritenevano un piccolo uomo, non è vero? Incapace di soddisfarle! Un impotente!”. Alla fine il sospetto sbotta rabbioso e si tradisce.

Anche io so essere un insistente rompicoglioni. Ma non risolvo casi. Al massimo, li creo.

– L’industria delle biciclette da un paio di anni a questa parte è in grossa difficoltà: gli ordini sono aumentati di molto ma la produzione, complice la pandemia, non riesce a starvi dietro. Avevo ordinato una bici un mese fa che doveva essere pronta per la settimana passata, ma non lo è. Un pezzo della Shimano non è ancora arrivato e quindi la fabbrica non può consegnare la bicicletta. Sto provando a immaginare dove possa trovarsi in questo momento e ripenso sempre a quella storia del blocco del Canale di Suez e della coda stile esodo di agosto che si era creata e immagino il mio pezzo Shimano in questo momento a prendere il sole sul ponte di una nave.

– La mia collega ritiene che frequentare troppo a lungo amici omosessuali crei dei problemi poi nel relazionarsi con gli etero. In sostanza, tra gli amici omosessuali ti abitui a fare in libertà discorsi su culi e cazzi (testuale), poi tra gli etero ti ritrovi a esprimerti nello stesso modo libero e loro ti guardano scandalizzati.

I suoi amici etero sono dei repressi, immagino.

– Della mia collega ormai potrei quasi scrivere una biografia, visto ciò che mi racconta di lei. L’ultimo aneddoto lo vorrei citare testualmente, perché non renderebbe allo stesso modo raccontato.

«Non posso mai dimenticare quella volta, dopo un pomeriggio e una sera di sesso sfrenato con uno, che tra l’altro era il figlio di un’amica di mia madre ché io mi chiedevo Ma mia madre conosce questa gente e non ne sapevo nulla, questo si alza dal letto e mi fa Torno subito. Torna vestito da donna, con una minigonna di pelle. Pensavo volesse scherzare, invece era serio. Ti piaccio? mi fa. E mi racconta che che gli è sempre piaciuto vestirsi da donna e truccarsi. Però non è gay, mi diceva. Al che io gli domando: Scusa, l’hai mai preso in culo da un uomo? Sì? E allora sei ricchione!».

Io intanto avevo un file Excel davanti con cifre di qualche centinaio di migliaia di euro. Non sono più riuscito a fare alcun calcolo dopo questo racconto.

– Non riesco più a scrivere su questo blog con la stessa costanza di un tempo. Il lavoro, gli impegni vari, l’università mi portano via tempo e alla sera magari mi dedico ad altre cose. Soprattutto con l’università in questi giorni sono molto preso. Devo consegnare due saggi (intesi come elaborati, non come due individui molto colti e profondi), a breve. Uno è un lavoro di gruppo, il che dovrebbe rendere le cose più agevoli. Poi ho letto la bozza che ha caricato una mia collega sul gruppo. Mi sono fermato a questa frase priva di senso: La borghesia riteneva il nazionalsocialismo la soluzione al nazismo. Non sono più andato avanti a leggere. Penso che il lavoro sarà più ostico di quello individuale.

Non è che in Grecia si finisca tutti giù per Thera

Santorini è un’isola della Grecia, una di quelle molto note a livello turistico.


Quante cazzo di isolacce deve averci questa merda di una Grecia (citazione).


Circa 3500 anni fa non aveva la conformazione attuale (una mezzaluna): era di forma circolare, finché fu sventrata dall’eruzione del vulcano sommerso su cui poggia. Sembra che la violenza dell’eruzione dello tsunami che ne seguì sia all’origine del mito di Atlantide. Un libro che negli anni ’90 comprai da bambino in edicola per 5900 Lire – un tascabile Newton – si intitolava proprio La fine di Atlantide. L’autore, John Victor Luce – che mi ero immaginato avesse l’aspetto di Indiana Jones mentre invece era un distinto professore del Trinity College – ricollegava la storia di Atlantide all’evento catastrofico di Thera (Santorini), individuando nel declino della civiltà minoica a Creta, probabilmente proprio in seguito ai disastri causati dallo tsunami, l’altra componente del mito insieme all’inabissamento di un’isola: il crollo di una potente civiltà.

Non è un pensiero tanto peregrino che la mitologia antica si nutrisse di fondi di verità.

Anche il mito del Minotauro, del tributo di sangue dovuto da Atene, dell’impresa di Teseo, sembra attingesse dalla realtà storica di una sudditanza ateniese nei confronti di Creta e della sua successiva emancipazione.

È comprensibile il romanzare gli eventi così come, in un’epoca di circolazione delle informazioni molto dilatata e meno precisa e intensiva, affidare a spiegazioni fantasiose gli accadimenti passati.

Capisco meno che accada oggi, dove l’informazione è immediata e accessibile in qualunque momento. Eppure gli eventi vengono distorti e stravolti, fino a creare delle mitologie istantanee ed estemporanee.

Un battito di penna in California crea un uragano di polemiche nel resto del Mondo. Siamo ben oltre la mitologia e le eccentriche spiegazioni di Erodoto e di Plinio il Vecchio. Siamo alla completa distorsione della realtà.

Voglio essere comprensivo e accettare il fatto che alla base di tutto ciò possa esserci la paura. Mi immagino una mamma preoccupata per il destino del proprio figlio, minacciato da ogni dove da scambi di vestiti all’asilo per insegnare il gender (cit. di un esponente politico), dai vaccini che contengono piombo e feti (…no comment) e dall’abolizione delle favole perché non inclusive (lassamo perde…). L’ansia le farà credere di tutto.

In fondo è quel che succede a chiunque. La paura ci fa costruire scenari improbabili e assurdi, che ci sembrano verosimili perché, per quanto spaventosi, offrono delle spiegazioni a quel che ci è ignoto.

Mi ritengo un individuo privo di paure, ma in realtà non è così.

Paura della perdita, paura dell’abbandono, paura dell’inganno, mi espongono a una produzione mentale di miti e leggende sulle persone che mi circondano così arzigogolati e complessi che l’epica greca mi fa un baffo.

Delle volte mi sento così sciocco a credere alle fantasie che mi costruisco da chiedermi che problema io abbia per essere così bacato.

Poi ripenso ai tizi che credono ai microchip nel cervello e ai feti nei vaccini e mi sento meglio.

Non è che per sollecitare il tuo fisico devi spedirgli una raccomandata

Sono tornato dall’osteopata/fisioterapista dopo due mesi di stop dopo l’intervento. Con le piscine ancora chiuse e la noia che mi prende nel fare esercizio da solo a casa, sentivo il bisogno di una supervisione di un esperto per praticare un po’ di attività a corpo libero.


Anche perché il motivo per cui sono andato dal fisioterapista la prima volta è che durante il lockdown generale nel fare esercizio da solo mi sono incriccato il trapezio.


Mi ha rimproverato di essere risalito in bici dopo soli 40 giorni dall’operazione. Secondo lui è troppo presto e le sollecitazioni sulla zona interessata non sono indicate in questa fase.

Riconosco il suo parere di esperto anche se, confesso, non ho intenzione di seguirlo, seguitando a salire in bici.


L’osteopata/fisioterapista è un professionista che lavora bene, ma il suo approccio olistico non mi si confà in pieno. Per dire, alla prima visita posturale mi esaminò anche i tatuaggi perché a suo dire minano l’equilibrio corporeo. Magari è pure vero, eh.


Avrei voluto commentare che ci sono state anche altri tipi di sollecitazioni nella zona interessata e avrei voluto chiedere che tipo di implicazioni avrebbero, ma sono sempre molto riservato e timido sull’argomento sessuale con gli estranei – pur se professionisti – e i non estranei e gli estranei non binary (che sono quelli che non riconosco né come estranei né come non estranei).

Ricordo quando parlai la prima volta con il chirurgo che mi avrebbe poi operato. C’era anche M. con me. Io gli stavo facendo alcune domande generiche sui tempi di recupero e il ritorno alla normalità.

Poi M. tagliò corto chiedendo: «Sì, per quanto riguarda la riprese di attività ludico-sessuali?».


Che è una domanda più che legittima e tecnicamente medica, ma così all’improvviso non me l’aspettavo.


Così come sono più restìo a parlare del mio privato in pubblico, sono molto pubblico qui su questo spazio privato, giacché qui posso vestire i panni dell’esperto.

Salve, mi presento, Dott. Gintoki, Piacerologo. Mi sono dottorato con una tesi dal titolo Piacer figlio d’affanno? Siamo sicuri non sia un figlio illegittimo?.

Quando scrivevo Non è che ti serva chiedere indicazioni su come si raggiunge il piacere avevo concluso la mia breve dissertazione sul tema dell’orgasmo femminile con un «E sicuramente me ne sono persi altri ancora».

All’epoca ancora non avevo esaminato tutte le potenzialità di una persona come M..

Mi piacerebbe tanto ora millantare mie grandi capacità amatorie tal da consentire le manifestazioni fisiche che descrivo di seguito, ma credo semplicemente che sia lei, così poliedrica e frizzante, a offrire di sua sponte vario materiale di osservazione e studio in merito.

Detto in soldoni: il soggetto di studio – giacché questa è una ricerca scientifica per il mio prossimo libro, dal titolo Perché rompere il cazzo agli altri invece di utilizzarlo (il cazzo)? – conosce il soddisfacimento sotto aspetti diversi, che esterna senza tabù.

Ad esempio, una volta all’apice aveva assunto un’espressione, con un occhio girato all’insù e uno socchiuso, che mi ricordava qualcosa. Appurato che non fosse un principio di emorragia cerebrale, ho ripensato ai miei ricordi cinematografici e mi è venuta in mente Brigitte Helm in Metropolis:

Un’altra volta invece, al culmine, ha avuto uno sfogo così rabbioso che pensai stesse per impersonare Tony Montana.

E un’altra volta ancora si ritrovò in stile Esorcista a fare il ponte all’indietro. Non so se dovrei etichettarlo sotto i “cinematografici” o sotto quelli “possessione demoniaca”.

Sono invidioso e ammirato, invero. E anche curioso.

Sto pensando a quali altri riferimenti cinematografici ci si potrebbe ispirare:

Psycho: un urlo alla Janet Leigh sotto la doccia. Occorrerà poi prepararsi all’arrivo della polizia che qualcuno sicuramente chiamerà.
Il Signore degli Anelli: un bel sibilante Tesssssoro!.
L’avvocato del Diavolo: incoraggiare al grido di «Si! Dacci sotto, vai figliolo! Coraggio, molto bene, tienila stretta questa furia, vai!»


La scena in cui Keanu Revees/Kevin Lomax spara inutilmente ad Al Pacino/Satana.


Full Metal Jacket: nel caso il partner rischi di “anticiparsi”, sottolineare la cosa, con disappunto, con la battuta «Ma Cristo di un Dio, ma cosa fai, stai venendo?».


Riferita alla scena dell’addestramento massacrante cui viene sottoposto il soldato Palla di Lardo.


Il Padrino: «Che ti fici mai per meritare questa mancanza di rispetto?» Questa la utilizzerei in caso di orgasmo mancato.

Che grande il cinema!

Non è che con le nuove regole se il mare è una tavola possono starci solo in 4

Venerdì ho sostenuto una prova intercorso per un esame. La didattica a distanza mi permette di poter gestire l’impegno universitario senza muovermi da casa, nelle pause lavorative.

Da questo punto di vista, le restrizioni vantaggi indubbi ne offrono.

Gli svantaggi non sto qui a descriverli, ne siamo consci tutti. Tra i disagi che più avverto, a livello epidermico – ne ho già parlato qui, so di ripetermi – c’è una maggiore insofferenza verso il prossimo e una disabitudine alla presenza umana.

Non è la paranoia degli assembramenti o dei contagi. È proprio che le persone mi provocano più fastidio del solito. So di avere la puzza sotto il naso, come se ci fosse un cassonetto dell’organico di una pescheria a fine giornata piazzato sotto le mie narici.

D’altro canto, l’asticella di ciò che è scostumato è diventata molto facilmente scavalcabile, da parte di alcuni.

Venerdì ho pensato di andar via per un weekend con M., contro il logorio della vita moderna. Isolati, tranquilli.

Quella sera tutto nella norma. Nell’intero stabile eravamo da soli, eccezion fatta al piano di sotto per la governante dei proprietari, una sbrigativa, ermetica, asciutta e segaligna signora come solo la gente di borgo in altura può essere sbrigativa, ermetica, asciutta e segaligna. Ho apprezzato molto tali caratteristiche.

Il pomeriggio dopo nell’appartamento di fianco sono arrivati 4-5 ragazzi. Le pareti sottili che ci dividevano da loro mi hanno permesso di disprezzare a pieni timpani la musica che ascoltavano a volume alto.

Credo poi avessero dei problemi nell’utilizzo dello sciacquone: non tirandolo correttamente, l’hanno lasciato inserito a caricare e scorrere per 2-3 ore. Il tubo passava proprio nel muro confinante la nostra camera da letto. Ho disprezzato fin circa mezzanotte-l’una il rumoroso scorrere incessante. Pazienza.

Domenica eravamo a pranzo fuori. Le norme sul distanziamento dei tavoli mettono forse al riparo il naso dalle goccioline di saliva altrui ma non le orecchie dai suoni molesti.

Un tale, in particolare, alla mia destra, rappresentava un classico esempio di gentiluomo mancato. Mancato da diversi colpi educativi con un nodoso randello.

Verbalmente rumoroso e sguaiato come un ippopotamo flatulente (di cui riportiamo una testimonianza), come se non ci fossero altre persone intorno, faceva del rispetto del prossimo il proprio pezzo forte. Ha richiamato l’attenzione della cameriera al grido (ed era proprio un grido, infatti) di BELLLAAA. Al cameriere che gli ha chiesto come fosse il piatto – che aveva spazzolato a dovere -, per risultar simpatico ha risposto Poteva essere meglio. Ahr Ahr Ahr!. Non essendo le posate parte della propria religione, né il chiedere di avere il piatto, si alzava dal tavolo per andare a prendere con le mani ciò che gli serviva.

Sono perplesso.

Ho chiaramente bisogno di aiuto. Sto diventando insofferente e giudicante come un bisbetico pensionato. E il colmo è che manco la vedrò mai la pensione, probabilmente!