Tra le cose che mi hanno insegnato il nuoto e la bicicletta c’è il ragionare per piccoli traguardi.
Se devi completare un 400 metri (16 vasche), è utile ragionare di 25 metri per volta. Se sei in salita in bici, è meglio non pensare a quanto manca alla fine ma puntare a singoli arrivi: il prossimo lampione a 100 metri, quel pino a 200 e così via.
È un approccio che ho adottato anche nella vita quotidiana. Scompongo le cose in modo da non affrontare l’intero ostacolo ma dividerlo in scalini.
In quest’ottica ho adottato la tecnica del movediamo.
Il movediamo è un modo per spacchettare un’incombenza.
– Che ne diresti se spostassimo quel mobile nell’altra stanza?
– Movediamo.
– Se svuotassimo il cassetto spostando la roba nel cassettone e utilizzando lo spazio libero nell’armadio per queste altre cose?
– Movediamo.
In questo modo non mi sto ponendo davanti l’intera idea dello spostamento del mobile o dello svuotamento del cassetto, ma la sto affrontando molto alla larga cominciando a pensarci.
O fingendo di farlo.
Perché uno degli aspetti del movediamo è che puoi anche dare risposte fuffose. Movediamo può anche voler dire “Sto mostrando di pensarci ma in realtà è un modo per prendere tempo e non lo farò mai”.
Il movediamo va usato con parsimonia e non è adatto a sportivi inesperti.
Da buon produttore di fuffa e sportivo dilettante c’è un’altra tecnica che utilizzo per scansare responsabilità e incombenze. Si tratta del rilancio della palla nell’altra parte del campo.
La settimana scorsa in una chiamata di lavoro il mio interlocutore mi ha posto una serie di questioni di cui avevo una conoscenza scarsa o del tutto assente.
Piuttosto che mostrarmi incerto e smarrito, ho iniziato a replicare a suon di Tu che ne pensi? Tu che ne dici? Quindi tu faresti…(segue silenzio che l’altro si sentirà obbligato a riempire)?
Questo non è altro che il metodo della maieutica socratica: la risposta è già nell’altra persona, io gliene faccio solo prendere coscienza e la lascio emergere.
Poi se la risposta è sbagliata, come diceva il Messia che portava la parola di Quelo, è un altro discorso.
“Menomale che c’è Quello”, ah, che magnifici ricordi.
Mi fai ricordare anche la nota barzelletta zen in voga qualche anno fa: “come fa una formica a mangiare un elefante? Un pezzetto per volta”.
Che tempi, che tempi.
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Pensare che all’epoca il problema era solo uno di Arcore. Mo si son moltiplicati.
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Il movediamo è una filosofia di vita, altrochè!
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io, complice probabilmente il lavoro nel settore eventi in cui devi programmare tutto, sono diventata un esperta del metticheismo. perché magari va tutto bene, ma metti che?
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Beh in fondo è una swot analysis più immediata
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“la risposta è già nell’altra persona, io gliene faccio solo prendere coscienza e la lascio emergere” sarà la mia nuova filosofia di vita 😀
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