Forse non ve ne siete accorti, ma gli scorsi giorni in Italia ci sono state delle votazioni. Lo sapevate?
Non mi cimenterò in analisi politiche, basta già la televisione a disorientarci.
Mi vorrei concentrare più sull’elettorato e, da insigne antropologo dotto di sociologia e e scienze dis-umane qual io sono, laureato doloris causa all’Università di Scarborough, ho qui pronta una lista di tipici elettori che forse avrete incontrato almeno una volta nella vita.
Il sommergibile
Elettore sommerso che naviga lontano dalla visuale mantenendo un basso profilo senza entrare nel merito, né schierandosi. Fino al giorno dopo le elezioni, in cui emergerà trionfante (in caso di vittoria).
Il pentito
Quello che viaggia sotto scorta perché, dopo anni, all’improvviso ha cambiato decisamente sponda politica.
Il bellissimo perdente
Quello che sceglie rigorosamente di votare un partito nuovo che non si allea con nessuno ed è strenuamente orgoglioso dello 0,9% raggiunto, senza compromessi, senza inganni, senza giochi.
(Poi il partitino svanirà ma il bp tanto alla prossima tornata troverà un altro elemento subatomico da votare).
Il perdente e basta
Quello che gira e rigira alla fine da quando ha la tessera elettorale ha sempre votato per perdenti o gente che poi è scomparsa dal giro.
L’indignato (pre)
Quello che è incazzato con tutto e con tutti, vorrebbe la rivoluzione, vorrebbe le bombe nei seggi perché solo così si possono cambiare le cose.
L’indignato (post)
Quello che è incazzato con tutto e con tutti, ma soprattutto con la gente che non capisce niente perché non ha votato come diceva lui, ci vorrebbero le bombe perché solo così si possono cambiare le cose.
Spesso indignato pre e indignato post coincidono.
Il dissimulatore
Quello che votare non serve a niente, ormai è tutto un magna magna, sono tutti uguali, ci fanno votare per finta ma poi decidono tutto “loro”, quello che è meglio andare al mare quella domenica.
(Oh, com’è come non è poi a votare ci va).
A-me-non-la-si-fa
Quello che ha qualche trucco appreso da qualche parte (internet) per non farsi fregare da “loro”, tipo leccare le matite, tipo far mettere astruse dichiarazioni di non voto a verbale, insomma una qualsiasi minchiata inutile per rendersi ridicolo credendosi furbo.
San Pietro
Prima che il gallo canti una seconda volta lui avrà rinnegato tre volte: «No, io quello non l’ho votato».
Il saldo d’occasione
Tipo delle elezioni Comunali (ma non manca a livelli più alti), è in vendita al miglior offerente. Ma non chiamatelo voto di scambio: tanto i politici sono tutti uguali, che fa se ci guadagno qualcosa?.
Lo scrutatore non votante
No dài, leccare le matite no! Adesso non potrò mai più entrare in una cabina elettorale tranquillo.
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Penso per la pandemia abbiamo smesso. Peccato. Ero tentato di strusciarmela nelle mutande, casomai qualche complottista dopo di me volesse tentare di umettare la grafite.
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Tutto ciò è parecchio malato. E poi il mondo si divide nettamente tra chi lecca le matite e chi morde le gomme. Io mordo le gomme. Con una particolare predilezione per quelle bicolori di forma squadrata.
I leccatori di grafite non li capisco proprio. Come i fruttariani. Poi magari è un limite culturale, non dico mica. Ma non li capisco.
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Anche io mordo le gomme. Mi piacciono particolarmente le Staedler bianche. Secondo te all’interno dei masticatori di gomme ci sono diversi tipi oppure siamo genericamente “masticagomme”?
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Beh, io ci terrei a tenere distinti i masticatori per bene da quei pervertiti che si smandibolano solo su gomme pane. Credo poi che una nicchia a parte sia costituita dagli amanti delle gomme gialle da rapidograf – una delizia ma non per tutti. Per il resto non ne farei una questione strettamente razziale, o genetica, ma certo non si può ignorare che una qualsiasi forma di interazione sociale sia impossibile tra chi attacca le gomme scolastiche dalla parte dura, azzurra, e chi invece ciuccia prima quella morbida, rosa.
Io sono tendenzialmente contrario ai settarismi, ma è chiaro che qui si parla di ceppi culturali diversi.
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