Non è che serva un barbiere per darci un taglio

Oggi mi sono tagliato con il rasoio mentre ascoltavo un podcast di Alessandro Barbero. Spiegava che al tempo di Dante l’appellativo di “messere” non era appannaggio di tutti, mentre imboccavo la galleria a 90 km/h cercando di evitare la coda per salire a fare un attimo una sosta in bagno dopo il viaggio (che è sembrato breve). Ho fatto in tempo per la festa nel bosco di ieri, visto che ho dato un orario preciso mentre mi parcheggiavo sotto la tovaglia del picnic della festa perché stava piovendo, bisogna smontare la brace subito – ho detto mentre ripulivo le scarpe dal fango e stavo a letto a leggere prima di svegliarmi ché è ora di andare.

Oggi mi sono tagliato con il rasoio mentre mi guardavo allo specchio pensando di dover ripulire un po’ il collo sotto la barba, ma non mi sono accorto che mentre mi insaponavo mi ero già ripulito e il puntino rosso si era anche fermato dal gocciolare sangue che stava uscendo copioso dal gomito per colpa della rete arrugginita, fortuna che sono vaccinato contro il tetano da quella volta che mi stavo vaccinando contro il tetano.

Oggi mi sono tagliato con il rasoio e direi è ora di cambiare lama ma l’avevo già cambiata mentre lo dicevo. Forse potevo riprovare a radermi ma nel 2013 non rasavo né rifinivo nulla intorno la barba e difatti non ho più lamette in casa per questa scelta e sono uscito a comprarle a Budapest, ma in aereo non va la carta ma per fortuna qui in Islanda mi sono portato degli yen che ho cambiato dopo una lunga fila per parlare con la farmacista che era accanto allo stand dei preservativi.

È successo più o meno una decina di anni fa che il contropelo stamattina mi ha dato problemi, nel 2010 comprai subito una crema emolliente ma ieri è già finita, è pazzesco come passa il tempo quando ti sei tagliato.

Oggi mi sono tagliato con il rasoio, stavo tamponando il puntino rosso e la professoressa mi ha richiamato che facevo troppo chiasso. Stavo provando a giustificarmi che non era colpa mia ma in strada c’ero solo io in bici e per di più procedevo in modo spericolato, era inevitabile che rischiassi di affogare in piscina perché mi ero messo paura dopo un volo dal divano: a 3 anni è pericoloso – ha detto la ginecologa a mia madre congratulandosi per l’ottimo stato di salute mio nella pancia.

Oggi mi sono tagliato con il rasoio e non mi ricordo come sono arrivato sin qui oggi a scrivere che

22 Pensieri su &Idquo;Non è che serva un barbiere per darci un taglio

    • Almeno a Firenze, dove erano molto “snob”, ti chiamavano messere solo se eri Cavaliere. Per quanto riguarda la nobiltà, ecco a quell’epoca non c’era il concetto di nobiltà che ritroviamo nell’Ancien Regime secoli dopo: nasci nobile, hai titoli, stop. All’epoca di Dante ci si interrogava chi fosse nobile e come lo diventasse.
      Ecco, l’esser Cavaliere era nobilitante. Ma non era un titolo ereditario: si veniva investiti tali.

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      • Da toscano posso dirti che i fiorentini sono tuttora molto snob: loro si considerano una spanna sopra tutti gli altri, e già se vieni dalla provincia di Firenze ti reputano un essere inferiore. Se vieni dal Meridione poi… grazie per la risposta! 🙂

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        • Sì sì sono conscio di un certo sciovinismo fiorentino :D…che, come vedi, ha radici antiche. Anche la questione di guardar male chi viene dalla provincia: anche lì, al tempo di Dante, chi era forestiero era considerato un povero villico, inferiore: e per forestiero era da intendersi uno di San Casciano eh, no da Bergamo o da Bari. E come lo riconoscevano? Beh, dal fatto che non aveva cognome. Il cognome era una cosa rara, veniva fuori dall’essere un esteso gruppo familiare: a un certo punto, figli, cugini, zii, parenti, venivano tutti nomati, identificati, col nome del capo di quel gruppo familiare. Ma chi veniva da fuori era invece uno che si era trasferito venendo a cercar fortuna da solo o al massimo con moglie e prole: non era una Famiglia con la F maiuscola, era un nessuno.

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