Non è che chi monta le macchinette del caffè debba ricordarsi la proprietà distributiva

Al lavoro. Vado nella zona dei distributori e noto che qualcuno ha dimenticato la chiavetta ricaricabile inserita. Il display lampeggia 2.16 €.

Non passa nessuno. Ho pensato che un caffè “offerto” ci sarebbe stato bene. Poi in fondo sono in credito con quella macchinetta. Un paio di volte mi ha fregato il denaro non elargendomi niente: in una occasione mi ha dato solo il bicchiere, nell’altra è andata in tilt. Senza contare di quando mi ha rifilato dell’acqua sporca perché la stronza non avverte che la miscela è esaurita.

L’equilibrio cosmico distributivo andava un attimo chiarito e rimesso in pari.

Tutto questo l’ho pensato in una frazione di secondo, nel frattempo avevo già rimosso la chiavetta, che ho portato in reception affinché la restituissero a chi l’avesse reclamata. Ho preso il mio solito ginseng macchiato – ho scoperto la macchinetta ne fa uno buono – a spese ovviamente mie e non altrui.

Tornando verso il mio edificio l’accaduto mi ha innescato delle riflessioni. Mi sono chiesto: è davvero buona e onesta una persona che ha pensieri truffaldini/maligni seppur poi non li mette in pratica?

Ho concluso che, alla fine, la via giusta non quella di ignorare il male o vivere fingendo che non esista ma riconoscerlo, venirne anche a contatto ma scegliere ogni volta di farne a meno.

Mi sembra ci fu un tizio una volta che andò nel deserto 40 giorni a parlare con un povero diavolo che lo tentava ma lui non gli diede ascolto.

Io però al secondo giorno consecutivo di chiavetta abbandonata avverto che cedo, eh.