Mi ritengo un buon lettore. Non riesco a leggere tutto quel che vorrei, però riesco a scoprire di frequente tante cose nuove. Leggo 20-25 libri all’anno e mi sembrano troppo pochi.
Ogni tanto mi capita davanti il mio incubo. Il libro che non se ne scende giù, come una quinoa alle verdure che in realtà è piena di cipolle.
Spero sempre di averlo scampato, e, di solito, mi riesce. Arrivato ad agosto, quando metà anno ormai era scavallato, pensavo che sarei riuscito a farla franca per questa annata.
Poi, proprio pochi giorni dall’inizio di agosto, mi hanno prestato un libro. Chi me l’ha dato ci teneva anche a consegnarmelo. Lo aveva appena finito di leggere mentre attendeva il treno prima di vederci e, mentre me lo raccontava, ha esclamato “Sai che c’è? Te lo presto”.
Quindi alla lettura si aggiunge anche il peso emotivo di sapere di una persona che ti ha prestato il libro che ci tiene probabilmente al tuo parere e al sapere se ti è piaciuto.
Il libro, a dire il vero, è scritto bene. E oggettivamente è credo sia un buon libro.
Solo che io l’ho trovato pesante e poco scorrevole. Ho veramente faticato ad andare avanti. A un certo punto leggevo le pagine senza che del filo del discorso mi rimanesse nulla, anche perché il filo lo perdevo di vista in mezzo alle digressioni mentali che si aprivano da una pagina all’altra.
L’ho terminato per senso del dovere. Detesto non concludere un libro. E odio ancor di più dover deludere le attese di qualcuno.
D’altro canto questa cosa mi ha spinto a una riflessione. In questi giorni sto tornando a casa tardi e mi resta poco tempo per dedicarmi ad altro e, quel poco, l’ho impiegato per terminare il libro.
Facciamo un sacco di cose nella vita che ci portano solo via tempo ma che portiamo avanti per obbligo. Tralasciando cose di cui non si può fare a meno, io vorrei dare un taglio col fare cose che non mi scendono giù. Come mangiare quinoa dichiarata alle verdure ma in realtà piena di cipolle (che è stato il mio pranzo odierno).
Quindi la prossima volta che mi propongono un libro, o farò il difficile nell’accettare o, al limite, sarò onesto e dirò Guarda non ce l’ho fatta a terminarlo.
Il che vorrebbe dire combattere contro un altro mio lato caratteriale, cioè la sensazione di fastidio di fronte alle cose incomplete, non terminate o fuori posto.
Ma facciamo che ho spazio per risolvere un sol buon proposito alla volta.
Anche per me non finire un libro è un’esperienza frustrante, ma mentre fino a qualche anno fa non ce la facevo proprio, ora forzando la mia natura, riesco a dire “non mi piace, basta non vado oltre”. Una grande vittoria, per quanto mi riguarda!
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Come si raggiunge questa consapevolezza?
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È una conquista importante. Di solito quando si raggiunge tale “traguardo” si smettono anche di ascoltare le persone che non hanno nulla da dire ma continuano a parlare per inerzia
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Ecco, in quell’ultimo caso io non so mai come comportarmi. Di solito non capiscono (o fanno finta di) che il mio restare in silenzio e annuire distrattamente non è per invitare a continuare a parlare, è solo un modo educato per farli smettere.
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La quinoa a differenza di quel che ci vogliono far credere non è salutare. A Milano per secoli hanno mangiato polenta e hanno costruito.il Duomo. Quelli che mangiavano quinoa non mi pare, ma posso sbagliare. E’ giustissimo mollare un libro troppo pesante, anche le persone troppo pesanti vanno mollate…
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sono dello stesso avviso. Quando vedrò qualcuno che mangia quinoa alzare qualcosa allora mi ricrederò.
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Io non l’ho mai avuta, questa malattia del finire i libri per forza, perché trovo che non abbia senso soffrire per fare qualcosa che ti dovrebbe piacere.
Idem per videogiochi, serie tv etc.
Spero che riuscirai a saltare quella staccionata, così da gestire il tuo tempo libero nel modo migliore 😉
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Con i videogiochi diciamo lo superai presto. Va be’, diciamo che un tempo, fino a una decina di anni fa, non utilizzavo proprio copie originali, diciamo così. Cioè, non io, un amico. Comunque, avendo la possibilità di godere di tanti titoli in qualunque momento, allora tendevo a buttar via tanti giochi che non mi interessavo o non mi prendevano. Senza citare quei titoli dove al secondo riquadro già ficcavano un boss impossibile da superare.
Quindi la remora di insistere per andare in fondo, se ne andò presto.
Poi quando ho cominciato a prendere copie originali, cioè sempre il mio amico, ho iniziato a selezionare accuratamente i titoli e ad avere solo giochi da portar fino in fondo.
Però, ecco, è un caso limite.
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Son carica di libri che non son riuscita a finire. Col tempo alcuni li ho ripresi e amati mentre altri stanno aumentando lo spessore a causa della polvere che hanno sopra.
Se una cosa non mi piace cerco di farlo capire o dirlo apertamente con parole fini e delicate anche se un ” mi schifo al gatto” sembra appaia a caratteri al neon direttamente sulla fronte.
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Sei giapponese!…Fino a un certo punto: I giapponesi si aspettano sempre che l’altro capisca il loro disagio/imbarazzo di fronte a una cosa. Solo che non direbbero mai “mi fa schifo al gatto”. poverini
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In effetti l’altezza è quella 🙂
Ma nemmeno io lo dico! Ma mi appare in faccia senza possibilità di nasconderlo
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Beh però è comodo! Tu non fai la figura di essere apertamente scortese! Alla peggio puoi sempre dissimulare “Cosa?! Noo hai pensato tu male…”
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Secondo me è divertente avere opinioni radicalmente diverse su certa musica o certi libri, stuzzicarsi e prendersi in giro a vicenda. In più, uno dei lati belli dei libri è che, a differenza delle persone, non si offendono se li pianti lì per mesi o per sempre.
E quelli che marchiano un’opinione differente dalla loro come “scortese”… non hanno ben capito il significato della parola opinione 🙂
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Sì magari non la marchiano apertamente però ci rimangono un po’ così perché è come se la prendessero sul personale: non ti piace questo -> stai facendo una critica ai miei gusti
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