Non è che nell’800 piangessero spesso perché si andava in giro con la cipolla

Ho fatto un incontro sgradevole, per strada.

Ho incontrato un conoscente, uno di quelli che ti trattiene a parlare con discorsi pedanti e pesanti. In particolare il suo tema preferito è la “questione Meridionale”: il mio conoscente è esponente di un movimento borbonico.

Già temevo, avendolo avvistato, qualche comizio da parte sua. Se non che, si è concentrato sulla mia barba:

– Ti vuoi tagliare ‘sta barba?
– No.
– Ti vedo filosofo.
– Ah.
– Marxista.
– Ah.
– E juventino.
– Eh?
– Sì, facci caso, tutti gli juventini tengono ‘sta barba.

Juventino a me, mai.
Tralascio tutto il resto dell’incontro, volevo soffermarmi sull’offesa ricevuta, una macchia sull’onore che un tempo si sarebbe lavata con un duello.

E ho riflettuto su come appunto, nell’età dei gentiluomini, certe cose fossero molto più semplici. Almeno stando al quadro della società e dei rapporti personali dipinto da romanzi coevi a quell’epoca.

1) Le offese, come dicevo, venivano risolte con un duello. Con regole certe e convenute dai duellanti, un appuntamento preciso, testimoni e medico al seguito. Non era necessario che l’incontro si concludesse con la morte di uno dei contendenti: molto spesso bastavano un paio di tiri di spada sulla coscia o un buco in più nel panciotto per porre termine alla questione e dopo magari amici più di prima. Un sistema regolativo delle divergenze efficace e discreto: i duellanti si incontravano in un luogo isolato, senza coinvolgere terzi (salvo i ‘secondi’ e il medico che assistevano) nello scontro.

2) Le relazioni sentimentali erano più semplici e immediate: il gentiluomo notava una fanciulla interessante a una festa, le chiedeva un ballo, dal giorno dopo cominciava a frequentare, con visite di cortesia, casa sua. Alla quarta-quinta visita i familiari si aspettavano una proposta ufficiale perché non è che uno può venire a casa a rompere le palle pretendendo di far conversazione e scroccando colazioni, tè, cene, ad libitum.

3) Sempre a proposito di relazioni, il marito stanco e annoiato di adempiere ai propri doveri coniugali poteva ben accettare la presenza di un accompagnatore per la propria consorte per le occasioni sociali. Spesso trasformato in vero e proprio amante, il cicisbeo in questa veste era accettato purché l’adulterio non si compiesse sotto gli occhi del coniuge.

4) Se una conversazione si faceva troppo accesa, se un argomento finiva per coinvolgere troppo personalmente, se la discussione cominciava a farsi scomoda, il gentiluomo o la gentildonna potevano farsi cogliere da uno svenimento, che il giorno dopo evolveva in febbre cerebrale impedendo di ricevere visite di postulanti e seccatori – gli stessi che erano causa dello svenimento – per giorni.

5) Per inviare delle comunicazioni si utilizzavano dei bigliettini. Che si potevano ignorare senza l’ansia di far venire a conoscenza al mittente di aver visualizzato e non risposto.

6) Le questioni importanti, in molti casi quelle di cuore, si comunicavano con lunghe, prolisse e verbose lettere, alcune della lunghezza di un romanzo. Si potevano utilizzare vaghi e vari giri di parole senza arrivare mai al punto, tanto il destinatario poteva ben dedicarsi alla lettura non avendo altro da fare né esistendo tv, cinema, computer,internet e altri intrattenimenti/distrazioni. La corrispondenza, anzi, era un modo di impiegare e trascorrere il tempo.

7) Fino al 1897 non esistevano juventini.

Mi sembrano tutte valide ragioni per trasferirsi nell’800!

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Si accettano miagolii

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