Rubrica estemporanea a periodicità seminale.
“Stasera non scendo”
Non so quando sia accaduto che scendere sia divenuto sinonimo di uscire. Fin quando il soggetto si muove da un luogo in alto a uno più in basso ha un senso dir così: abiti in un palazzo, puoi quindi affermare che scendi da casa.
Già io che vivo a un piano rialzato non so se tecnicamente sia valido che al citofono mi dicano “scendi”. Potrebbero anche dirmi “salta”, visto che mi basterebbe scavalcare il balcone come nella miglior esperienza olio Cuore.
Ma, ecco, tu che vivi al pianterreno, anzi, in un sottoscala, in una città costruita interamente in una depressione caspica, che ragione hai per scendere di casa per scendere in piazza?
Tralasciamo poi altre aberrazioni come il “Scendo a pisciare il cane” che sono entrate nell’immaginario collettivo come allegoria della barbarie linguistica attuale ma che dubito abbiano un reale riscontro.
Si spera.
Non posso però dimenticare, e qui torno al verbo uscire, il bidello della scuola elementare che ci invitava a entrare in classe al grido di “Uscite dentro, forza”, generando una comprensibile confusione.
Proprio l’altro giorno ho chiesto al mio interlocutore un documento.
“Mi scusi dottorè che non gliel’ho uscito subbbito!”
Ho riso a crepapelle 😂
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Ma poi alla fine l’ha uscito?
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So incutere timore sai! 😁
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Una domanda: tu fai condividere i tuoi articoli su Skype?
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Non me ho idea, perché?
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Hai messo questa opzione. Anche su Telegram. Per condividere i miei articoli su Telegram lo metto anche io!
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Ah pensa non mi ricordavo di aver aggiunto il tasto e manco ci facevo caso.
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Interessante però.
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Che sbrego!
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Delle vere svirgole.
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A questo punto mi esce una risata!
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Entrala fuori!
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