La settimana scorsa ero seduto accanto al capo nella sala riunioni. A un certo punto, prima di parlare, ha schioccato la lingua.
L’ho guardato con ammirazione e sorpresa per il gesto. Lui avrà pensato che apprezzavo la bontà del discorso. In realtà non me ne importava né tanto né poco dei suoi vaniloqui.
Mi ritengo un buon lettore. Medio. Diciamo un tipo. Non brutto lettore ma simpatico.
Leggo molti libri all’anno, anche se mi secca non aver letto fino ad ora tutto ciò che avrei voluto leggere. Ci sono poi cose che forse avrei dovuto leggere ma non mi riesce perché non vi trovo interesse.
Nel romanzese*, schioccare la lingua è tra i cliché più comuni.
*Cioè la lingua dei romanzi.
Sembra infatti che dopo che ha aperto bocca sia necessario precisare che il personaggio abbia schioccato. Come se fosse una sorta di certificato di qualità dell’affermazione appena fatta. Se c’è schiocco non c’è inganno.
Nel momento in cui il nostro ha proferito verbo, inoltre, nessun altro personaggio presente risponderà: nei romanzi, infatti, tutti “replicano”, “ribattono”, “esclamano”, “contestano”.
Poi, quando nessuno se l’aspetta, fa la sua comparsa Lei. La donna con “le gambe fasciate dalle calze”. È tra i luoghi comuni più diffusi, che prolifera spesso tra le produzioni amatoriali di scrittori wannabe.
Io una così me la figuro sempre con le cosce ferite e scorticate e delle vistose fasciature intorno come medicazione.
Lo so che “fasciato” in senso esteso può riferirsi anche a dell’abbigliamento che avvolge in modo stretto.
Dizionario De Mauro.
È più forte di me, la trovo una forzatura. Le gambe fasciate non riescono ad avere credibilità letteraria per me.
E quel che mi sfugge è perché mai debba sempre comparire una donna con queste “gambe fasciate dalle calze”. Magari potrebbe indossare dei pantaloni, invece. Certo, poi molte donne indossano lo stesso delle calze al di sotto dei pantaloni. Ma di questo il narratore non potrebbe esserne a conoscenza per esibirsi nel proprio virtuosismo retorico fasciante. A meno che non sia un subdolo maniaco che spia all’interno dei pantaloni delle donne.
E mi domando: le donne con le calze si sentono fasciate? Gli uomini che vedono donne con le calze le considerano fasciate?
La mia unica esperienza con una calzamaglia risale a quando da piccolo volli vestirmi da supereroe a Carnevale. Desistetti quando realizzai che le mutande stanno meglio sotto che sopra.
Non mi sentivo fasciato quanto piuttosto imbecille.
Ecco, nel romanzese che vorrei dovrebbero esserci declinati più imbecilli. Sarebbe più vicino al cosiddetto Paese reale.
Che, se vogliamo, il concetto di Paese reale è anch’esso un cliché. Cos’è un Paese reale? Una monarchia? Un Paese concreto? Non ho mai messo piede in molti Paesi, questo non li rende reali? Siamo tutti reali ma alcuni sono più reali degli altri? Questo concetto potrebbe essere pericoloso e per tanto non lo declino in romanzese per evitare che qualcuno ne faccia un uso non congruo.
Non ci hai detto perché ha schioccato la lingua, stava assaporando il gusto delle proprie parole? Anch’io leggo molti libri all’anno ma ho una cattiva memoria e me ne ricordo pochissimi, così sembra che legga molto meno di quanto leggo. Poi non ricordo ne i titoli ne gli autori e li mischio spesso, questo non mi permette di fare la figura che meriterei nelle cene tra amici.Il paese reale di solito è una merda, molto meglio quello irreale. La calzamaglia ha un suo fascino! Ci vogliono gambe adatte, però, non bastoncini, dei bei tronchi di pino o almeno tronchetti. Nelle sfilate medioevali ogni tanto mi permettono di indossarla e la indosso tronfio come un tacchino! Le gambe fasciate mi ispirano pensieri che non riporto ma sostanzialmente di ispirazione allo sfasciamento.
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Probabilmente prima di riversarle all’esterno se le è rigirate in bocca e ha schioccato proprio mentre faceva ciò.
Ah, tu sfili medievale, allora! Pensa se magari sei fonte di ispirazione per altri!
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Si sfilo anche se spero quest’anno di risparmiarmelo, ma comunque adesso mi fanno fare il signorotto e la calzamaglia non l’indosso più… solo le brache…
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Ah, ci siamo imborghesiti!
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Quando porti collant riposanti, o graduati proprio (quelli per i problemi di circolazione, per intenderci) ti senti fasciata, fasciatissima!
Le calze antitrombo invece sono più confortevoli, ma brutte assai.
Devi distinguere tra calza e collant. Le calze sono secsi a prescindere. Ovviamente le calze vere, con il reggicalze, che stanno bene anche ad una donna che non ha la gamba stile Charlize Theron…
Io però sto pensando a quando mi sono imbattuta in una donna fasciata dalle calze nei libri… e non me ne sovviene nessuna!
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Potresti approfondire il concetto di calze antitrombo? Le immagino bruttissime.
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Sono quelle che ti fanno indossare in via preventiva per alcuni interventi (ad esempio per la laparoscopia). Sono a pressione graduata, che fatichi ad infilarle, punta del piede libera. In una sorta di misto cotone che fa pensare alle canottiere dei nonni, bianche. Insomma una calza da suora, ma più brutta. Però una volta indossate, non danno fastidio, almeno non a me.
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Ecco, queste rendono esattamente l’idea di fasciatura, però!
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Forse hai letto libri migliori allora!
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solo diversi
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Io mi sento fasciata anche nelle calze normali purché non autoreggenti. Vedi che l’espressione deve averla lanciata una donna!
Ps. Io leggo molto, ma poi confondo e rielaboro. Per es. ora se penso al tuo articolo.. c’è una donna fasciata dalle calze che entra nella stanza, schiocca la lingua e inizia a parlare del Paese reale. In romanzese.
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Da’ vita a questa donna, allora, scrivendo qualcosa per lei!
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E l’altro topos del “crollare le spalle” (o “scrollare le spalle”)? Non ho mai capito come funzioni. Ci ho provato diverse volte, allo,specchio, ma davo più che altro l’idea di un tarantolato che prende la scossa. Boh.
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Ora che mi ci hai fatto pensare a provato a scrollare le spalle, la sensazione è esattamente quella di uno che prende la scossa. Forse non siamo abituati e siamo poco elastici nelle spalle: nei libri, facendolo appunto di continuo, sono snodabili!
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E hanno il palato appiccicoso. Per far schioccare la lingua.
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Non voglio sapere cosa mangino.
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Quando sento fasciato penso ai balloni impilati di fieno fasciato. Forse sono attratto dal fieno, se è così lo accetto.
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Addirittura piú di quanto ti attraggano i minerali?
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Sono passioni erotiche essenzialmente diverse, un po’ come chi ama le donne le ama ognuna a suo modo
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Ogni fibra ed ogni granello hanno una meraviglia tutta loro da scoprire dentro?
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Hanno ognuno una sensualità ammaliante
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Ma certo!
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Interessante.
Ma è un feticismo? Nel senso, questa attrazione ha una sorta di valenza erotica oppure è solo l’allegoria di un amore per la bucolica vita agrestre?
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È entrambe le cose, un sentimento così forte è necessariamente complesso
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Il problema, secondo me. è quando nei romanzi d’avventura o di guerra, si fasciano le ferite. Immagina il medico di campo che arriva trafelato perché l’amico del protagonista è stato mortalmente ferito e questi, con aria grave, tira fuori un paio di calze e sentenzia «per ora possiamo solo fasciarlo, non posso fare di piú.» con sgomento del protagonista in lacrime.
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Qual pathos drammatico in questa scena!
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EMPFT.
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