Non è che il commercialista ti inviti a rivolgerti a lui al grido di “Se hai bisogno fammi un fisco!”

È stata una settimana particolare.

Martedì ho contratto un virus intestinale che mi ha accompagnato per tutta l’ebdomada.
Anzi, lui ha contratto me: nel senso che andavo in giro tutto rattrappito su me stesso dal dolore.

Giovedì sono dovuto andare a Roma per affari.


Dire “affari” conferisce un certo tono autorevole.


Purtroppo son partito carico di buoni propositi e di enterogermina ma il risultato è stato un buco nell’acqua.

Venerdì mattina ho invece ricevuto una telefonata dall’ufficio postale che qualche giorno prima mi aveva respinto quando volevo chiudere un conto Bancopostaclick.

Ho pensato che si fossero pentiti o volessero profondersi in scuse o che altro. No. Il direttore mi comunicava che era stata sbloccata la pratica di conversione di un vecchio libretto postale che avevo fatto anni fa e di cui avevo dimenticato l’esistenza.

Così, insieme a un conto che volevo chiudere, ora mi ritrovavo anche con un libretto che non desideravo.

Sono andato all’ufficio postale per ritirare il nuovo libretto e ne ho approfittato per far presente la mia richiesta di chiusura del Bancoposta, chiedendo di parlare col direttore. Quest’ultimo mi ha ricevuto e mi ha spiegato:

– Allora, è vero che il bancoposta si può chiudere ovunque, ma, non avendo noi qui il fascicolo e dato che dobbiamo richiederlo e poi io debbo inviare la richiesta alle Poste, se in questi passaggi si perde qualcosa ne sono io responsabile nei confronti dell’utente…quindi, in genere, dico agli impiegati di sconsigliare tale procedura.

Tradotto: non voglio rotture di cazzo.

– Purtroppo, gli impiegati – ha proseguito – ecco, dovrebbero anche essere un po’ psicologi e capire chi hanno di fronte: alle persone anziane noi diciamo che una cosa non si può fare, senza impelagarci in spiegazioni lunghe e poco comprensibili per loro, ai giovani dovrebbero forse spiegare come stanno le cose…

Quindi sono anche stato trattato da anziano dall’impiegato.


Comunque alla fine mi ha fatto la richiesta di chiusura.


Più tardi, sempre di venerdì, ho ricevuto una proposta dalla Capa dell’ufficio finanza della mia vecchia società di Budapest. Una proposta che non so bene come valutare, perché fatico a comprendere come si possa conciliare con le normative fiscali italiane. Secondo la Capa sarebbe tutto normale, ma la Capa è ungherese e di normative fiscali italiane ne sa quanto me, cioè zero. Io in genere vado dal commercialista, chiedo “Debbo pagare?”, lui mi risponde “No, ci vediamo l’anno prossimo” e finisce tutto così. Sono un ignorante felice.


Con questo non voglio incentivare all’uso dell’ignoranza in campo fiscale e, d’altro canto, neanche io sono in realtà così ignorante in materia. Mi tengo aggiornato sullo stretto necessario, forse delle volte è troppo stretto o ti mette troppo alle strette.


Nel caso tornassi a Budapest il mio primo proposito sarebbe quello di evitare il ripetersi di pericolosi doppisensi con CR, già verificatisi in passato quando lei voleva il mio cannellone.

Si sa che Malizia è sotto le ascelle di chi se lo spruzza e che quindi il deviato sia io. Ma, quando le ho detto della proposta che mi avevano fatto, lei mi ha scritto:

Io volevo solo dirti che se vieni mi farebbe super piacere

Mi ha ricordato lo slogan di m3mango.

Non contenta, ha aggiunto – è tutto vero, che Zeus mi fulmini altrimenti –

mi farebbe piacere se venissi tanto

Non si può pensare di ricominciare con queste premesse.

Ho concluso la settimana quest’oggi dovendo constatare, ancora una volta, che Madre sia nel suo inconscio alquanto razzista e/o sessista.

Conosco una ragazza che vive al di sopra della Linea Gotica e che vedo quando posso, vista la distanza. Dopo aver riferito a Madre delle origini della fanciulla, lei ha commentato:

– Ah! Quindi sa cucinare i notoprodottotipico!
– Madre, si rende conto di cosa sta dicendo?
– Perché, cosa ho detto?
– Solo perché è donna allora cucina e solo perché è di quel posto sa fare i notoprodottotipico?
– Embé, cosa c’è di strano?
– È come se mi dicessero: Ehi, napoletano? Ah, pizza, mozzarella e spaghetti, eh?! Le par bello, Madre?
– Cosa hai mangiato ieri a pranzo?
– Spaghetti al pomodoro…
– Cosa hai mangiato ieri a cena?
– Mozzarella…
– Cosa mangiamo oggi?
– Spaghetti con le vongole…
– Ecco.

27 Pensieri su &Idquo;Non è che il commercialista ti inviti a rivolgerti a lui al grido di “Se hai bisogno fammi un fisco!”

  1. I buoni propositi ebdomadari, da stilare ogni giorno del Sole.
    Il direttore delle poste aveva paura, giustamente, che le poste non funzionassero.
    Secondo me devi andare da CR e mettere piú doppi sensi in fila di Massimo Boldi a cena con la famiglia Vanzina e Lino Banfi.

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  2. Ai tempi dell’adolescenza. Messaggiata con un amico:
    Io: “Allora, arrivi o no che ti stiamo aspettando?”
    Lui – ore 16:00: “Aspetta che mo vengo.”
    – ore 16:10: “Sto venendo.”
    – ore 16:14: “Aspetta, vengo con un pò di ritardo”.
    – ore 16:20: “Sto venendo, 5 minuti.”
    – ore 16:24: “Sono venuto. Dove cazzo sei?”

    Ovviamente da sottolineare la parolaccia a scanso di equivoci. Letta come la messagistica di whatsapp sarebbe risultata squallida ai tempi odierni. All’epoca c’era il Nokia 3330 che ti faceva leggere un messaggio alla volta, quindi l’equivoco non ci stava.

    A parte ciò i commercialisti… gran bella categoria. Ho imparato a fare la commercialista di me stessa perchè secondo quella che mi dirige i conti io dovrei pagare tutto, ma proprio tutto, compreso l’IMU a sindaco del mio paese e l’IRPEF del presidente della repubblica.

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