Sono in treno. Alla partenza da Napoli il vagone è quasi vuoto. Mi siedo in un’altra fila di posti per stare più largo e comodo: accanto al posto assegnatomi c’è invece seduto un tipo con una camicia orribile.
Arrivati a Roma mi alzo. Bevo un lungo sorso d’acqua e poi getto la bottiglietta sul mio sedile, di fianco al tipo con la camicia orribile. Esco fuori a prendere una boccata d’aria durante la sosta.
Quando rientro, non trovo più la mia bottiglietta. Mi guardo intorno e poi incrocio il mio sguardo con quello del tipo dalla camicia orribile.
– Ah…la bottiglia?
Mi fa.
– Ehm…L’ho gettata…pensavo l’avesse buttata perché era sceso…
Dice giustificandosi.
– No no…era il mio posto.
Dico con un sorriso di circostanza mentre mi siedo.
Certo se ne incontra di gente che non si fa i cazzi propri.
Sono in treno.
C’è un ragazzo accanto a me, è salito anche lui a Bologna. Sembra simpatico, mi ha dato una mano a connettermi col wifi.
Tira fuori un libro e poi mette le cuffie. Io lavoro sul mio notebook, intanto.
A un certo punto dal suo cellulare parte una cover slow version della sigla di Jeeg Robot. Lui guarda fuori dal finestrino noncurante.
Mi viene da ridere. Attiro la sua attenzione dandogli un colpo di gomito. Lui si gira e mi guarda perplesso. Gli indico il cellulare: la musica vien fuori dall’altoparlante.
– Oh cavolo! Io convintissimo…scusami…mi sembrava di ascoltare con le cuffie, non mi ero proprio accorto!
Risponde.
– Tranquillo!
Faccio io.
Certo se ne incontra di gente stordita.
In questi due episodi avvenuti nell’arco di 24 ore non sono io il narratore: dato che sono solito prendermi gioco degli altri, ho pensato di riequilibrare il karma immaginando cosa avranno pensato i miei due vicini di posto in treno di fronte alle mie ‘prodezze’.