Non è che se la paura fa novanta tu debba farle gli auguri di compleanno

Ascolto discorsi di persone che si confessano le proprie paure.

Si stanno in realtà a vicenda identificando in un qualcosa di comune. Hanno paura dei treni, hanno paura delle bombe, hanno paura di questo e di quello. Le chiamerei paure generali, perché ne parlano tutti e perché sono contagiose, a differenza di quelle personali che se le hai alla fine son cacchi tuoi.

Delle volte la paura instrada su ragionamenti irrazionali. Come il tizio che ti manda da un’altra parte quando chiedi indicazioni.

Ricordo una volta, di ritorno dalla gita al liceo, lungo l’autostrada il pullman perse un pezzo di battistrada. Ci fu uno scossone e un po’ di apprensione. Durante la sosta in autogrill, mentre l’autista controllava il tutto, una compagna di classe esclamò

– Questa gita non si doveva fare, era stato annullata, infatti.


Nel 2003 causa lo scoppio della II Guerra del Golfo i viaggi scolastici all’estero furono annullati e sostituiti con viaggi nazionali.


Loro sono voluti andare contro il destino – proseguì – e il destino ora ci punisce.

La guardai desiderando di cospargerla di pece e piume e farla rotolare lungo il pendio dell’area di sosta dell’autogrill perché a me i discorsi “1000 e non più 1000!” danno fastidio.

Non che la paura non sia utile. Probabilmente è quella che ci ha fatto sopravvivere ed evolvere.

Sarà andata così: una mattina, milioni di anni fa, un homo si svegliò. Probabilmente era un Abilis, anche se alcuni ritrovamenti lasciano ipotizzare che già Australopithecus afarensis avesse dimestichezza con gli arnesi. Senza impelagarci in dispute scientifiche, restiamo sul fatto che un homo si svegliò un mattino. Forse un po’ erectus perché al risveglio succede sempre così.

Un giorno se ne doveva andare in giro, ma aveva paura di fare brutti incontri. Allora portò un bastone con sé perché non si può mai sapere, infonde sicurezza e può venir buono per mazzolar qualcuno. Un altro homo lo vide e pensò: E che son scemo io? Prenderò un bastone più bello. E di bastone in bastone, di perfezionamento in perfezionamento, l’homo è arrivato a questo:

Anche io ho paura, come tutti.

Ma le mie paure non riesco a confessarle, perché non sono generali. Dietro la collina.

Una delle mie paure è quella di rimanere solo. Può sembrare paradossale, considerato che da solo mi trovo bene. Ma posso dire di trovarmici bene finché sono certo di non essere realmente solo.

E ho paura che gli altri se ne accorgano e di ritrovarmi con il non avere niente da offrire perché Ehi, sono qui solo per accompagnare la paura, poi me la vengo a riprendere dopo. E la gente penserà Ti presenti a mani vuote con la paura di star solo mentre qui si bussa coi gomiti.

E dovrei far vedere che i gomiti me li son mangiati, a forza di ri-morsi.