Quando tornerò in Italia so più o meno quale sarà il tenore, e anche il baritono con tutta l’orchestra, delle domande che mi saranno rivolte:
– Ora che farai?
Che è una delle domande che mi dà più fastidio ma che ho imparato a svicolare con delle supercazzole, del tipo “Vado a fare volontariato per una associazione che raccoglie fondi di caffè per comprare scarpe agli ordini monastici scalzi”. Tanto chi ti pone la domanda in genere smette di ascoltare nel momento stesso in cui te la sta ponendo, un po’ lo stesso principio del “Come stai?” di circostanza.
e
– Quindi son bone le ungheresi?
Per dare l’idea del livello intellettuale che, in taluni casi, può raggiungere una conversazione.
Delle volte io vorrei parlare di altro.
Della mia infelicità.
Vorrei ma non lo farei.
Ovunque mi giri vedo il male. Vedo difficoltà, problemi. Chiunque conosca ha un fardello pesante da portare. Non mi sembra il caso di presentargli il mio.
Inoltre, uno dei problemi della società odierna è che tutti parlano e nessuno ascolta più. Siamo invasi da chiacchiericcio e blablabla, siamo portatori virulenti di egocentrismi.
Una delle prove è secondo me il fatto che quest’epoca è inflazionata da artisti. L’arte è comunicazione e oggi tutti sentono la necessità di comunicare. Molti però comunicano di merda.
Io preferisco ascoltare.
Va anche detto che non saprei da dove iniziare, se volessi parlare: sono infelice per il lavoro? Confesso che, di tanto in tanto, mi sale lo sconforto più che altro a pensare che probabilmente morirò prima di andare in pensione e quindi poter vedere i cantieri con le mani dietro la schiena commentando caustico e cercando l’assenso di altri anziani miei pari.
Ma non è questo.
Sono infelice perché le mie relazioni durano meno di una promessa elettorale? Guardiamo il lato positivo: posso mangiare tutto l’aglio e la cipolla che voglio senza preoccuparmene.
Non c’è un motivo concreto per cui io debba sentirmi giù di toner, come direbbe una fotocopiatrice.
Essendo io incline al leopardismo – tra felini ci si intende – delle volte rifletto su questa frase che da anni mi dà da pensare:
Quando l’uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente in generale l’infelicità nativa dell’uomo, e questo è quel sentimento che si chiama noia [Zibaldone di pensieri]
Tendo a diventar inquieto dopo poco appena mi fermo.
Non è che io sia sempre così, beninteso.
Mi rallegro e godo di tante cose. Mi affascinano soprattutto i piccoli momenti che regalano un sorriso.
Un messaggio inaspettato in cui ti chiedono Come stai?, che, a differenza dell’incontro casuale e del Come stai? di circostanza, implica che in quel momento alla persona tu sia venuto in mente.
Aprire il frigo pur sapendo di non avere nulla dentro ma poi ricordarsi che nel congelatore avevi messo da parte una porzione di qualcosa di buono per ogni evenienza.
Leggere un libro sotto un albero.
La minzione liberatoria quando stai scoppiando, dopo un litro di birra.
Un complimento ricevuto.
Un complimento fatto e vedere il piacevole apprezzamento negli occhi altrui, di chi comprende che non è una affermazione buttata lì per riempire un vuoto.
I momenti strani quotidiani, come quando l’altroieri ho alzato la testa perché mi sentivo osservato e mi son trovato un piccione che mi scrutava dal fondo del corridoio.
Ho aperto la porta e l’ho seguito finché non è uscito. Tanto è noto che i piccioni, se inseguiti, camminano invece di svolazzare.
Quando è arrivato sullo zerbino, si è girato a guardarmi. Allora mi è venuto spontaneo, mentre chiudevo la porta, dirgli per educazione: “Ciao, eh! Stia attento, mi raccomando”
Dopo ho riso di me pensando al fatto che parlo agli uccelli.
E poi mi son chiesto: e se un giorno non traessi più piacere da nulla? Se non ridessi più?
E un po’ mi son incupito.
come stai?
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Momenti di trascurabile felicità che però colorano le nostre giornate. E poi c’è sempre l’alcol!
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penso che…siano le parole più belle che tu abbia mai scritto.
penso anche che il tuo sia uno dei pochi blog che leggo di gusto.
ciao!
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Hai saputo tradurre in parole quello che è il mio stato d’animo, da sempre. Era così anche quando ero piccola. Esisterà un nome per questo modo di sentirsi? Ho pensato che magari è per il fatto che nella vita non ho sofferto abbastanza e non so essere felice per quello che ho. Mia madre dice sempre che la felicità risiede nel saper riconoscere la bellezza delle cose semplici. Io la so riconoscere quella bellezza, la riconosco e ne so trarre un fugace piacere, ma in generale mentirei se dicessi che io sono una persona felice. O magari non so riconoscere la felicità, forse la felicità è solo avere questi momenti di bellezza e piacere abbastanza frequentemente da farti mantenere un livello costante di soddisfazione. Non so.
Scusa, seguo il filo dei miei pensieri e non sono certa che quello che sto scrivendo abbia veramente un senso.
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La chiamerei “malinconoia”, forse.
È vero che bisognerebbe imparare ad apprezzare più ciò che si ha, prendersi un momento per essere contenti, contenti di qualunque cosa anche una sciocchezza perché una giornata è fatta di tanti momenti, solo che il nostro cervello ha una attenzione selettiva e, spesso, non ci badiamo.
ps. ha completamente senso ciò che hai scritto.
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mi sono emozionata, per una volta anziché ridere ho sorriso. Scrivi bene. Ciao Gin! 🙂
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Benvenuto nel Fantastico Club del Bipolarismo! Ricchi premi, cotillons e una bella retrospettiva su Chernobyl!
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E un bar che serve cicchetti? C’è?
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Certo! E serve solo biancosarti senza ghiaccio.
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Allora è perfetto.
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bello questo post, molto differente dal solito.
essere felici non è cosa facile, negli ultimi tempi ci rifletto spesso e quando si entra in quel vortice è un attimo a farci venire il magone. meglio fare tanti elenchi di piccole felicità semplici. 🙂
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I piccioni sono particolari. Anche io me ne trovato uno in casa.
Il pensiero di Leopardi è molto importante.
Ma come stanno messe a zinne e culo le ungheresi?
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Ce ne è per tutti i gusti.
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Questo è bene!
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Pene, penissimo!
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Senza pene accessorie!
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Gatto…ma che succede???
dai su’ il prossimo piccione lo facciamo alla griglia…
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Quando ho postato la foto su fb mi hanno per l’appunto linkato una ricetta a base di piccione 😀
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mi pare giusto..e’ un picciono sfrontato invasore della privacy 😂😂😂😂😂
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Non è noia ma malinconia… Sensazione tipica degli animi gentili…
UN GATTO CHE ACCOMPAGNA FUORI UN VOLATILE!! Che momento incantevole! 😉
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“Storia del piccione e del gatto che l’accompagnò a uscire”, prossimamente stampato!
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Voglio sapere quando uscirà ! Devo averlo nella libreria!!!
” in un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare” Cioran
( … Scusa ma mi piaceva un sacco questa!) 🙂
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Teniamoceli stretti i momenti in cui si ride o sorride, perchè a volte sono quelli che ci svoltano la giornata (e anche la vita).
Come ti capisco quando dici che preferisci ascoltare che parlare, anche perchè la gente che ascolta davvero è davvero poca, quindi, per fortuna, che esistono persone come noi. Ecco, potresti farne una professione! cosi quando la gente ti chiederà cosa farai ora, potrai dire loro L’ASCOLTATORE.
A tutti ne serve uno: anche solo per lamentarsi della propria vita, non è detto che si aspettino risposte. Ma tu stai lì come un piccione e ascolti. E non corri nemmeno il rischio che ti venga chiesto di parlare..a quelli non interessa mica cosa ne pensi te davvero.
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È una idea imprenditoriale da sfruttare!
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Fa davvero molta impressione leggere qualcosa scritto da un’altra persona e sentirla come se l’avessi scritta tu. Mi riconosco moltissimo nelle tue parole. Il tuo blog è davvero molto bello. Se posso, vorrei dirti che se con la noia ci fai un po amicizia, non è poi tanto male…o comunque sempre meglio di tante persone. E io trovo meraviglioso che esistano ancora persone capaci di avere una tale sensibilità, persone che “notano le piccole cose”, che sanno ancora usare il cuore…anche con un piccione. Resta sempre come sei, puoi esserne orgoglioso. 😊
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Grazie 🙂
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Mi è piaciuto tanto quello che hai scritto, l’ho sentito molto mio, troppo mio.
In questo periodo ho iniziato a capire i veri “come stai?” ed ho anche capito che tra amici veri i fardelli pesano di meno, ce se li può scambiare per un tratto di strada in modo che pesino di meno sulle spalle dell’altro e viceversa. Tutto il resto, anzi tutti gli altri sono noia.
Ah…ecco l’unica cosa che non avrei mai fatto è accompagnare gentilmente un piccione all’uscio..sono ornitofobica..in quel caso il piccione avrebbe dovuto chiamare il 118 per salvarmi dall’infarto.
Maledizione 🙂
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Hai visto il film di Hitchcock?…Ho un’amica che anch’essa è terrorizzata dai piccioni, anche sullo schermo 😀
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No, mai visto per scelta. Anni fa mio padre gran burlone mi regalò il dvd per vedere la mia faccia durante la visione. Inutile dire il dvd è ancora incartato…brrr brividi 🙂 Massima solidarietà alla tua amica..pugno alzato! 😀
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Ahah no scusa mi faceva ridere la cosa di tuo padre che ti dà il dvd…magari tu avrai riso di meno 😛
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No no, appoggio. Ridere fa ridere..anche io se non fossi stata così impegnata a mandarlo a cagare avrei riso 🙂
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Io sono più grande di te, anche se non so di quanto.
Credo che nella vita di ogni persona abituata a far funzionare il cervello capitino momenti così. Più o meno lunghi.
Poi le cose a volte cambiano all’improvviso e si dispiegano meravigliosamente.
Se però ci si incupisce troppo, non c’è possibilità di meraviglia.
In bocca al lupo!
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Mi sono trovato spesso a riflettere su questa cosa, che chi rimugina troppo i pensieri alla fine finisca, a forza di impastarli, per trovarsi poi in momenti di inquietudine.
I momenti in cui mi sento più sereno sono quelli in cui non penso a niente. Che in realtà non è che non stia pensando, ma, ad esempio, se ti stai godendo una passeggiata, un bagno, un pranzo, un abbraccio, un bacio e via dicendo, non c`è in moto un flusso di pensieri.
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Non preoccuparti, uno come te, avrà sempre un piccione in mezzo a un corridoio a ricordargli il piacere del vivere… perchè tu guardi e guardi da una angolazione strana, del resto sei gatto e puoi infilarti ovuqnue, sia un sottoscala o un tetto e da lì scrutare il mondo
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In fondo è bello guardare il mondo da altre prospettive, ci sarà sempre qualcosa di curioso che salta all`occhio :)…
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“ma l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente”…
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È un bel concetto 🙂
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Sono due righe di canzone, in realtà…
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Sì ho visto ora gugolando. Non la conoscevo, musica italiana sono fermo a cantautori trapassati o anziani (che, oddio, visto il post ora amplifica l`immagine di me come individuo malinconico e depresso, non è così!)
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Ahahaha ma no, non necessariamente…
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ti sarai incupito ma sei gradevole da leggere.
ml
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Grazie 🙂
Un saluto 🙂
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