Non è che sei nuotatore perché il sabato pomeriggio vai a fare le vasche in centro


Anni or sono venni a conoscenza che nello slang urbano giovane del Centro-Nord andare a passeggio lungo il corso principale della propria città si dice “Fare le vasche”, per analogia con l’attività natatoria che prevede per l’appunto di andare avanti e indietro lungo uno spazio limitato¹. Mi chiedo però perché girare intorno a una medesima area allora non si dica “Ehi raga, andiamo a farci un circuito?” e cambiare improvvisamente verso e tornare indietro non sia “Bella raga, facciamoci ‘sto contropiede”.


¹ Anche se forse l’espressione sta cadendo in disuso. Mi sembra tipica degli anni novanta.


Si dice sempre che si impara solo buttandosi in acqua.
È un’affermazione sbagliata, in quanto su di me non vale. L’infallibilità dell’enunciato viene quindi a cadere, un po’ come la storia di Popper, noto zoofilo, e dei cigni bianchi che molestava.

Nella mia presentazione in questo blog (Chi mi credo d’essere?) ho accennato al mio rapporto conflittuale con l’acqua.


Ogni frase di quella presentazione ha un suo retroscena o aneddoto collegato e un giorno spero di spiegarli tutti.


A scanso di equivoci, io mi lavo.
Mi riferisco alla piscina, cui da piccolo fui iscritto in modo coatto perché “Il ragazzo è gracilino, dovrebbe fare sport”.

Io non ero d’accordo e, come tutti i bambini maschi, volevo giocare a calcio. Sembra che però non fosse di giovamento alla salute.


E io che speravo di essere convincente dicendo che il calcio fa bene alle ossa¹.


¹ Ironia della sorte, il calcio anni dopo mi è costato due fratture al braccio e diversi traumi alla caviglia che ancora oggi fanno sentire i loro effetti.


Inoltre, a casa mia veniva considerato sport da giovani delinquenti.


Il che, guardando alcuni iscritti alle scuole calcio dalle mie parti, era in parte vero.


La piscina dove fui iscritto mi inquietava. C’era un bar all’ingresso dove a volte mi fermavo a prendere una pizzetta perché dopo l’attività sportiva mi veniva fame. L’impasto era vischioso e il sugo di pomodoro puzzava di vernice.

Per accedere agli spogliatoi si dovevano scendere delle scale, sbarrate da porte automatiche e dotate di allarme. Come in una casa circondariale.

Una volta provai a nascondermi nei suddetti spogliatoi per poi scappare perché non volevo entrare in acqua. Si scatenò una caccia all’uomo in tutta la struttura, culminata con me che venivo identificato e bloccato mentre mi trovavo con indosso accappatoio, asciugamano in testa a celare il volto e costume bagnato ai piedi per fingere di avere appena finito il turno. Fui additato al pubblico ludibrio.

In acqua ricordo soltanto episodi curiosi. Come quando una compagna di corsia di fianco a me, afflitta da catarrus horribilis, con uno starnuto sputò in acqua una chiazza di muco di dimensioni notevoli. Un’altra bambina, alla vista di tale isoletta gialleggiante* di leucociti morti, vomitò. Ricordo ancora il suo pranzo, che doveva constare di prosciutto a dadini.


*Gialla+galleggiante¹.


¹ Io mi scuso per la nauseante immagine ma non posso nascondere la verità e voltare la testa dall’altra parte. Salveeny eroicamente avrebbe fatto una foto a muco e vomito per sensibilizzarci tutti.


Una volta fui invece centrato in faccia da una tavoletta, lanciata da un’istruttrice che voleva rendersi simpatica con l’istruttore ma che difettava in mira. Lei per consolarmi, con una carezza dietro la testa, mi disse “Se a fine lezione vai al tavolo laggiù, vicino la mia borsa trovi una gomma da masticare”. Io andai ma non trovai nessuna gomma. In fondo non la volevo neanche ma era per quietare i sensi di colpa della mentecatta.

A parte questo, io avevo di mio una fobia dell’acqua. L’ansia si accentuò quando un giorno, mentre nuotavo a dorso convinto di avere ancora il gancio di sicurezza dietro la testa, mi voltai e vidi che l’istruttore a bordovasca l’aveva tolto a tradimento.

È come quando si impara ad andare in bici senza rotelle: ti lasciano andare senza preavviso. Ma io, da buon imbelle, mi spaventai e finii sott’acqua. La cosa si ripeté altre due volte di seguito.

Mi affidarono a un ragazzo poco più che adolescente. Non ho capito mai se fosse un istruttore o uno che si allenava lì, comunque era il mio tutor anti-fobia. Lui sembrava mi odiasse. Facevamo però attività divertenti: ad esempio mentre nuotava a delfino io mi aggrappavo a lui tenendogli le braccia intorno al collo e respirando in sincrono. Ovviamente, molte volte inalai acqua. Il tempismo non è mai stata una delle mie abilità migliori.

Visti comunque gli scarsi risultati e i primi accenni di una colite spastica che mi ero fatto venire, dopo tre mesi i miei decisero di non rinnovarmi l’iscrizione.

Ci riprovarono qualche anno dopo, quando ero in prima media.
La struttura era un’altra. Niente sbarre e allarmi stavolta. Forse non era un bene, dato che negli spogliatoi, dove potevano accedere anche i genitori, quando lasciavi la borsa in un punto la trovavi poi gettata via in un angolo da chi veniva dopo di te.


Ed erano gli adulti a farlo.


Una volta dovetti cimentarmi in una caccia al tesoro per rimettere insieme tutto il mio corredo.

In acqua fui assegnato alla corsia incapaci/traumatizzati, che era composta da me, una signora 50enne, un ragazzino 12enne alto 1.80 che pesava 40 chili, un bambino paffutello che conosceva solo il napoletano e una coppia fratello e sorella, lui due anni più giovane di me e lei di un anno più grande, invece.

L’istruttrice era simpatica. Era una nana svampita.


Ricordo sempre la mia teoria in base alla quale le nanerottole siano delle svampite ma siano anche molto simpatiche ed estrose.


La ragazzina mi piaceva, almeno sino a quando non la vidi vestita. Non saprei come spiegarlo, ma con gli abiti era completamente diversa rispetto a quando era in costume e non mi attirava più. E i suoi capelli non mi piacevano, portando la cuffia non li avevo mai visti.

Perso qualsiasi pungolo ormonale nell’andare a nuotare, non feci molti progressi. In acqua ero sinuoso e agile come una tavola di legno massello.

In compenso mi guadagnai più di una infezione da funghi lì dentro. Avevo i piedi che erano pronti per un sugo alla boscaiola.

Alla fine anche lì, dopo 6 mesi stavolta, i miei non gettarono più il denaro ma la spugna.

Non è vero che nuotare sia come l’andare in bicicletta e non si dimentica mai: io quando oggi vado in piscina non so nemmeno più stare a galla.

“Fai il morto”, dicono tutti.
Sì, grazie.

Il problema è che mi viene sempre da impersonare il morto di mafia newyorkese, con due scarpe di cemento.

60 Pensieri su &Idquo;Non è che sei nuotatore perché il sabato pomeriggio vai a fare le vasche in centro

  1. Una brutta brutta storia. Io avrei voluto fare piscina. Fidati, il mare è molto piú grande ed insidioso.
    Sai che io pensavo che fare le vasche fosse per i pesci rossi? Penso ci fosse anche una critica sociale, quelli che girano per il centro avanti e indietro sono stupidi o alienati come pesci rossi in un acquario. Peccato.

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  2. Anche io odio la piscina, con tutto il cuore! Però so più o meno nuotare….diciamo che so stare a galla e muovermi da un punto A fino a un punto B senza affogare.
    L’ultima volta che sono stata al mare però ero convintissima di riuscire a nuotare nel mare mossissimo, e un’onda mi ha giustamente fatto abbassare la cresta facendomi fare una specie di capriola sott’acqua…mi sono ritrovata in ginocchio sulla riva e non sapevo bene quello che era successo, se ero viva o morta, perché tutti mi stavano fissando e perché mai avevo dei sassi nel costume.

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  3. Odio la piscina. E anche io ho un rapporto conflittuale con l’acqua. Feci un corso di nuoto alle medie..era ogni lunedi.piuttosto che andarci avrei preferito ordinare i gessetti di tutta la scuola in ordine di lunghezza.
    Per fortuna poi i miei non insistettero(si dice cosi?) su questa strada e feci altro sport.
    Tutte le volte che qualcuno mi dice”ma come..non sai nuotare?” Io ribatto dicendo che c’é chi sta messo peggio e non sa andare in bici.(sono una pirla* lo so!)
    *pirla:deruva dal verbo “pirlare”,girare. Tipica espressione del milanese che viene usata per indicare una persona un po’ stupidotta,che fa cavolate.

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  4. Gintoki questo post è da oscar! Ho riso tutto il tempo. Fare le ‘vasche al borgo’ per me era una espressione tipica del sud. Strane a volte la provenienza di certe forme quasi dialettali.

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  5. Ma che schifo la cosa gialleggiante! Grazie per averci coinvolti nei tuoi ricordi con tanto realismo ma la prossima volta fai anche un po’ meno 😝
    Scherzo, ovviamente. È sempre un piacere divertente leggere le tue (dis)avventure!
    Buona giornata e buon weekend!

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  6. Probabilmente vado controcorrente (anche in acqua) ma io nuoto ogni giorno e amo la piscina. Mi sono avvicinato tardi al nuoto, fino a 9-10 anni sapevo a malapena stare a galla e per uno che è nato in mare era un po’ umiliante, d’estate, in spiaggia. Tu a quell’età stavi avanti rispetto a me. Conosco tutte le situazioni di cui parli: le corsie lente, gli anziani, i funghi… poi passa. Non so perché. Quando inizi a nuotare veramente, perché ti piace (altrimenti, come hai fatto, lascia stare), cambia ogni cosa. Saranno dieci anni che non ho funghi e vesciche, quelli delle corsie lente ora nuotano con me e gli anziani di allora… beh, hanno smesso.

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    • Sapevo il titolo ti avrebbe attirato, ricordo i tuoi post sul nuoto. 🙂

      Io in realtà in acqua mi diverto. In piscina, il mare non mi piace: troppa gente, troppo caos, troppo. A meno di non andare su una spiaggia deserta in mezzo al nulla.

      Soltanto che più di camminare in acqua (per camminare sulle acque mi sto attrezzando) o fare sciaf sciaf con le braccia non so/posso fare. Il che mi deprime.

      Mi dirai: impara. Non ho mai tempo o voglia e mi sento anche a disagio a essere così inabile da adulto e dover imparare.

      Saranno tutte scuse, probabilmente non ho comunque quella propensione all`acqua così forte, sarei più motivato a prendere una bici e scalare una salita senza allenamento.

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  7. Tu mi confermi che ho fatto bene a non obbligare mai il Principe ad andare in piscina. Sempre fatto calcio. Ed in mare ha imparato ad essere come un pesce, anche se non ha alcuno stile.

    Invece per quanto ti riguarda, dovresti provare a farti insegnare da mia cognata. E’ brava e simpatica, ottiene sempre buoni risultati. Certo, un po’ scomodo per te.

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  8. Come me!! Mi piacerebbe nuotare ma ho troppa paura… E pure io ho avuto una brutta esperienza con muco. Inoltre nella piscina in cui ero andata (e dove non ho imparato nemmeno a stare a galla) girava la leggenda che un compagnuccio avesse fatto la cacca in acqua. Bene.
    Ps: io sono una nanerottola, ma non sono………Scusa, cosa stavo dicendo? 😛

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  9. Io ho sempre odiato fare piscina.
    Mi ero iscritta a 12 o 13 anni per poter migliorare i primi segni di scoliosi da studente, ma dopo 3 mesi, per mia fortuna, ho dovuto lasciare causa trasferimento con la mia famiglia.
    In realtà, mi piace stare in acqua (non in piscina, però) ed infatti, quando vado al mare, adoro addentrarmi in acque alte, ma non sono mai stata capace di andare sott’acqua senza tapparmi il naso. Tutte le volte che ci provo, mi entra sistematicamente l’acqua nel naso. Potrei affermare di essere composta per un 30% di acqua marina 🙂

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  10. Anche io sono stata portata in piscina da piccola “perché il nuoto è un sport completo” (frase che rientra nella top 10 dei luoghi comuni, o forse è vero). Ma quanto mi urtava andare in piscina, soprattutto perché dovevo asciugarmi i capelli e uscivo da li che sembravo Maga Magò. La pizzetta dopo però era buonissima.. la pizzeria (che esiste ancora ) si chiama “il delfino” tutto è collegato.
    P.s. a Perugia si “fanno le vasche” il sabato pomeriggio, da adolescente ne ho fatte molte più lì che in piscina… la pellegrini mi faceva un baffo 😂

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  11. Il quindicenne da piccolino l’ho obbligato a fare nuoto.
    Lo ha praticato per due anni e poi mi ha detto che non ne poteva più. Per convincermi mi fece vedere le foto che facevano a fine anno, tutti i bambini sorridevano tranne lui. Lo cancellai immediatamente dal corso di nuoto e lo iscrissi a Karate, su sua indicazione questa volta.
    Noi genitori siamo terribili!

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Si accettano miagolii

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