La generazione di noi nati negli ’80 si sta ammalando della stessa malattia dei nostri genitori e dei genitori dei genitori a loro volta: il nostalgismo. Quello de “una volta c’era”, con un sottinteso giudizio di valore su quanto qualcosa fosse migliore in quell’epoca.
Seguendo la logica, suppongo che, andando a ritroso e accrescendo di volta in volta esponenzialmente il valore di ciò che si è perso, sia quindi esistita un’età aurea dell’umanità che più o meno potremmo far risalire all’epoca di Lucy.

Ma dici a me? Ma dici a me? Eh, con chi sta parlando? Ma dici a me?
Non è detto che qualche ominide precedente non fosse in disaccordo: Eh, quando una volta eravamo quadrumani, mentre ora i giovani tutti su due gambe perché lo dice la moda avrebbe detto l’australopiteco, se avesse saputo parlare.
Eppure, sulla scia del mio precedente post riguardo il perdere degli oggetti, anche io riflettevo su cose ormai perse.
Quindi vorrei creare, post per post – a periodicità casuale – una sorta di elenco personale di cose andate smarrite nel corso degli anni, sull’esempio di un libro di Francesco Guccini (che credo abbia avuto anche un seguito), che si intitola Dizionario delle cose perdute e che tanto tempo addietro ho sfogliato in libreria.
Il mio primo pensiero corre al catalogo del Postalmarket, che, tra l’altro, qualche mese fa è ufficialmente fallito (anche se aveva cessato le attività già da qualche anno) scatenando un’ondata di nostalgia nell’opinione pubblica.
È un segreto di Pulcinella il perché lo ricordino tutti, quantomeno il pubblico maschile.
Il motivo erano le pagine dell’intimo.
L’audacia di quei completi ricordava una commedia scollacciata all’italiana.
Pizzi e trasparenze esercitavano un’attrazione che non si poteva tenere a freno. Il non plus ultra della perversione era riuscire a intravedere della peluria in trasparenza, quando ancora le modelle non si strappavano via ogni singolo bulbo pilifero dal corpo facendolo scomparire come un hobbit che indossa l’Unico Anello: il famoso Bulbo Baggins.
Il fascino dello sfogliare quelle pagine risiedeva proprio in quell’atto immaginifico del poter scorgere. Come spiare dal buco di una serratura.
Oggigiorno grazie a internet è tutto più semplice. Esisterà ancora l’eccitazione connessa all’atto immaginifico? Io ne dubito. Perché un ragazzino dovrebbe “spiare da una serratura” quando può stare in prima fila a godersi un’esame ginecologico approfondito?
Il che credo crei quell’effetto da overdose informativa che affligge la società oggigiorno: avere accesso all’informazione e diventare allo stesso tempo più ignoranti.
Invece io difendo una insana educazione sessuale ottenuta in via graduale.
Non erano solo le modelle coi loro pizzi a farmi sbavare, va detto.
C’era anche la pagina dei giocattoli e quella delle modernità tecnologiche, perché ero nerd già all’epoca.
Il mio sogno proibito si chiamava Amstrad.
Oggi l’Amstrad è pressoché sparita dalla circolazione, ma un tempo era tra le marche di punta dell’elettronica.
Il mio primo televisore, mio nel senso che fosse collocato nella mia cameretta, fu proprio un Amstrad.
A inizio anni ’90 l’Amstrad produceva anche home computer e io ne volevo uno anche se non sapevo bene cosa avrei potuto farci. A parte utilizzarlo per i videogiochi, ovviamente.
Credo che il prezzo, convertendolo in scala ai giorni nostri, fosse pari a quello di un’automobile.
La cosa buffa è che strappavo le pagine contenenti giochi o tecnologia per tenermele da parte. Non potevo farlo con quelle dell’intimo perché si sarebbero accorti che le avevo strappate per ragioni diciamo anatomiche, quindi sostituivo i miei desideri sconci con quelli consumistici.
Il capitalismo ruba l’immaginazione.
L’antenato cartaceo dell’e-commerce odierno era già entrato in crisi quando io avevo cominciato a sfogliarlo. Dopo essere stato rilevato da un gruppo tedesco nel ’93 e aver attraversato una fase di ridimensionamento, negli anni 2000 viene rilevato da un imprenditore italiano che non riesce però a riportarlo ai fasti di un tempo.
Ed è entrato così a far parte delle cose perdute.

Cindy Crawford fiera di contribuire al buco dell’ozono con la propria lacca

Eva Herzigova fiera invece della propria mascella ipertrofica
Quanto mi piaceva sfogliarlo da piccola!!(ovviamente non per Vedere l’intimo)..ma finita la parte Indumenti mi fermavo..tutta la parte elettrodomestici e company non destava la mia attenzione. Peró fa proprio anni ’80!!
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Col senno di poi però quanto erano improponibili quei vestiti? Ricordo colori shock fluo o altre cose tipicamente eighties
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e le giacche con le mega spalline…ahahah orrore!
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Che magari addosso alla modella sembravano pure fighe, poi le compravi e parevi o un giocatore di football o che t’eri scordata di togliere la gruccia 😀
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La nostalgia per l’elettronica e la critica al capitalismo che ci deruba persino del sesso, sono nulla in confronto al mistero e al fascino dell’iniziazione mediante PostalMarket per la nostra generazione.
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È vero sono nulla in confronto all’educazione dei giovani fanciulli anche se devo dire che l’elettronica vintage mi fa nostalgia canaglia.
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È un mondo piú inquinato però.
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In che senso?
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Ci sono molto piú soggetti che dicono di rimpiangere cose elettroniche che non hanno mai visto o avuto di quanti dicono di rimpiangere le modelle di PostalMarket.
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Ah, ecco. È perché forse molti non lo ammettono.
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Non credo: va di moda vantarsi di ciò che una volta si teneva nascosto.
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Mi ricordi una canzone degli zen circus: “sembra che oramai vada di moda quello che prendeva solo schiaffi a farlo nel 93; i pantaloni stretti eran da froci non da fighi, le converse da pezzenti, computer da perdenti”
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Non ascolto quella musica ma non hanno torto pare.
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Dovresti dargli un ascolto!
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È difficile per me!
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Son curioso. Mi sa aggiungo un quesito al progetto (non mi sono scordato, mi farò vivo come un informatore losco in una bettola di un porto)
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Da grande voglio fare quello come lavoro!
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Non sembri losco!
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Neanche informatore o bettola o porto? Dovrò impegnarmi!
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Informatore direi ci siamo. Hai l’aria del tipo che sa e tace per acuta opportunità oppure non sa ma non tace per acuto depistaggio oppure sa e non tace perché perché mai dovrebbe?
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Depistaggio a rotta di collo!
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Ma quanto mi piaceva Postalmarket! L’arrivo del postino era più atteso di quello di Babbo Natale.
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Era sempre una piacevole attesa. E un tempo i postini non portavano solo bollette come oggi.
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“Sana” educazione sessuale ottenuta per via graduale !!!!! Non sapevamo niente del sesso e così sviluppavamo curiosità e fantasia, ed eravamo in continua ricerca sul campo perché non c’era internet. Bei tempi.
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Il fascino della scoperta step by step
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Uh, Postalmarket, che ricordi!… A un certo punto era anche confluito nella francese La Redoute, infatti dieci anni fa passai un uggiosissimo mese di ottobre a casa di un’amica a Pavia: tutte le mattine andavamo in un posto improbabile alle porte di Milano per tradurre il catalogo francese. Il mio primo contatto ravvicinato col nebbione perenne…
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Ah questo non lo sapevo. La redoute è un colosso di abbigliamento ecommerce. E aveva comprato Postalmarket?
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Non mi è chiaro com’erano andate le cose, ma noi avevamo il catalogo La Redoute da tradurre, e poi quando andò in stampa ci mandarono una copia di quello italiano, che aveva entrambi i loghi in copertina. Ma la cosa durò solo due anni (purtroppo!! era un lavoro per certi versi alienante, ma fra i pochi pagati decentemente e per tempo…)
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Lavoro…pagato?!…Un’altra cosa che sa di nostalgia, oggi!
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Già…. sigh!
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bello il post-nostalgiaportamivia….
Postalmarket… la mia prima fonte di ritagli e scarabocchi… e così mi viene in mente che i pennarelli dell’epoca avevano tutto un altro profumo… tutto diverso e mooooolto più buono!
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I pennarelli carioca: profumavano. Chissà quali composti chimici c’erano dentro XD
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non lo voglio nemmeno sapere! 😀
potevi anche smontarli e girare il tampone… o metterli in frigo per farli funzionare ancora un po’…
ma ora non profumano più… e al primo posto è arrivato il fissativo per disegni e la benzina ( non è che li sniffo… ma che profumo!)
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Mmmh sto pensando che uno degli episodi del dizionario delle cose perdute potrebbe essere dedicato a penne, pennarelli ed evidenziatori
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mmmm…. ‘spetta… ( ne butto lì una poi taccio…) la Coccoina!
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Alle elementari la sniffavo. Ma non era manco l’originale ma una imitazione!
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adesso la fanno in stick…. che tristezza…
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Se penso che postalmarket non è sopravvissuto e teletutto sì… non mi spiego la selettività di certe esecuzioni. Per dire e solo per dire: postalmarket a casa arrivava gratis!
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Teletutto esiste ancora?? Quella si che è pure roba vintage. Ma il porno “tira” sempre…
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Esiste esiste
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Devo dire che i pensieri perversi fatti davanti al postalmarket non possono rivaleggiare con quelli di tumblr di oggi. E’ una questione di ormoni e di consapevolezza più che di media 🙂
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Non ho manco idea di cosa ci sia su tumblr, vedi te!
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credo solo quello, almeno credo 🙂
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Hai risvegliato ricordi belli…Postalmarket aveva un fascino tutto suo…faceva sentire grandi sfogliarlo e ancora di più pensare di indossare qualcosa scelto tra quelle pagine!
Bello il tuo blog, sono già passata a curiosare l’altro giorno e ci tornerò…e non è una minaccia 😉 Saluti MrsBean
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Benvenuta 🙂
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ah cosa mi ricordi!
http://forum.spinoza.it/viewtopic.php?f=3&t=73438
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ci sei anche tu là in mezzo, confessa. e secondo me sei quello con l’avatar di Bill Hicks!
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c’ero nella community, e anche in uno dei 3 libri… 😉 ma non in quel 3d!
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gli abiti da sera per capodanno, quelli con lo spacco. Io sognavo quelli. Non ne ho mai più visti di così tamarri 😦
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concordo pienamente sull’importanza della gradualità dell’educazione sessuale: in questa, come in tutto nella vita, il troppo stroppia!
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Il troppo e il subito direi anche
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